Castello di Gazzuolo
Castello di Gazzuolo | |
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Ubicazione | |
Stato attuale | Italia |
Regione | Lombardia |
Città | Gazzuolo |
Coordinate | 45°04′N 10°35′E |
Informazioni generali | |
Costruzione | XV secolo-XV secolo |
Costruttore | Gianfrancesco Gonzaga |
Materiale | pietra, malta |
Primo proprietario | Gianfrancesco Gonzaga |
Demolizione | inizi XVIII secolo |
Condizione attuale | abbattuto |
Informazioni militari | |
Funzione strategica | difesa del borgo |
Eventi | Sede di importante corte rinascimentale |
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Il castello di Gazzuolo era una roccaforte situata a Gazzuolo, in provincia di Mantova.
Collocazione e storia
[modifica | modifica wikitesto]Alla morte nel 1478 del marchese di Mantova Ludovico III Gonzaga avvenne la divisione dei territori fra i suoi cinque figli maschi con il conseguente smembramento dello Stato gonzaghesco:[1][2] A Gianfrancesco Gonzaga (1446-1496) e al fratello cardinale Francesco Gonzaga (1444-1483) toccarono le terre di Gazzuolo, Rivarolo Fuori, Bozzolo, San Martino, Commessaggio, Sabbioneta, Isola Dovarese e Dosolo. Nel 1483, alla morte del fratello cardinale, Gianfrancesco divenne unico signore dei territori ereditati.
Il castello di Gazzuolo venne edificato in questo periodo: nacque così la signoria di Gazzuolo, che nel 1565 ottenne il titolo di marchesato.[3]
La corte gonzaghesca di Gazzuolo
[modifica | modifica wikitesto]Grazie al matrimonio nel 1479 tra Gianfrancesco e la contessa di origini napoletane Antonia del Balzo, Gazzuolo divenne sede di un'importante corte rinascimentale.[3][4][5] I coniugi si circondarono di artisti (tra i quali Andrea Mantegna e Francesco Bonsignori) e di letterati (tra cui Torquato Tasso, Baldassarre Castiglione, Mario Equicola, Giovanni Muzzarelli) anche dopo la morte del marito nel 1496.
Nel 1501 Ludovico Gonzaga (vescovo di Mantova), ospite a Gazzuolo del nipote Ludovico, creò una sua piccola corte, dedicandosi al mecenatismo artistico e commissionando importanti opere agli artisti dell'epoca, tra questi, Pier Jacopo Alari Bonacolsi l'Antico.[6] Fece realizzare il suo studiolo, alla stregua di altri importanti signori del Rinascimento[7] ed ebbe numerosi ospiti tra i quali Girolamo Casio, Paride da Ceresara, Angelo Poliziano, Giovanni Sabadino degli Arienti, Battista Spagnoli, Niccolò da Correggio e Matteo Bandello.[8][9]
Nel 1513 nel castello di Gazzuolo nacque Giulia Gonzaga,[10] figlia di Ludovico Gonzaga e di Francesca Fieschi. Sposò il condottiero Vespasiano Colonna e si stabilì a Fondi, dove nel locale castello creò un raffinato circolo intellettuale.
Anche Lucrezia Gonzaga, destinata a diventare una letterata e una delle donne più importanti del Rinascimento, nacque nel 1522 in questo castello.[11]
Nel 1552 il marchesato di Gazzuolo fu incorporato nel ducato di Mantova, seguendone le sorti fino alla sua decadenza.[3]
Il castello venne definitivamente abbattuto intorno al 1705, durante la dominazione austriaca.[3]
Galleria d'immagini
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Gianfrancesco Gonzaga, a sinistra.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Il marchesato, poi ducato di Mantova (sec. XIV - 1530; 1530 - 1786).
- ^ Il ducato di Mantova e la corte spagnola., su repositorio.uam.es. URL consultato il 19 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2016).
- ^ a b c d Comune di Gazzuolo. La storia, su comune.gazzuolo.mn.it. URL consultato il 18 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2018).
- ^ Novelle. Matteo Bandello.
- ^ Roberto Brunelli. Passeggiando in piazza Sordello. Dietro le quinte della storia di Mantova., su books.google.it. URL consultato il 19 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 20 aprile 2018).
- ^ Treccani.it. ALARI BONACOLSI, Pier Iacopo, detto l'Antico.
- ^ Brunelli, pp. 73-85.
- ^ Matteo Bandello. Novelle, vol. 2.
- ^ Daniele Bini (a cura di), Isabella d'Este. La primadonna del Rinascimento, Modena, 2001, ISBN 88-86251-45-9.
- ^ Giulia Gonzaga Colonna: tra Rinascimento e Controriforma.
- ^ Treccani.it. Gonzaga Lucrezia.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Daniele Bini (a cura di), Isabella d'Este. La primadonna del Rinascimento, Modena, 2001, ISBN 88-86251-45-9.