Global Voices in Italiano https://it.globalvoices.org Prospettive locali per un pubblico globale Sat, 04 Jan 2025 06:06:24 +0000 en-US hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 Prospettive locali per un pubblico globale Global Voices in Italiano false Global Voices in Italiano podcast Prospettive locali per un pubblico globale Global Voices in Italiano https://globalvoices.org/wp-content/uploads/2023/02/gv-podcast-logo-2022-icon-square-2400-GREEN.png https://it.globalvoices.org Il ricordo dell'ex presidente americano Jimmy Carter in Cina e a Taiwan https://it.globalvoices.org/2025/01/il-ricordo-dell-ex-presidente-americano-jimmy-carter-in-cina-e-a-taiwan/ https://it.globalvoices.org/2025/01/il-ricordo-dell-ex-presidente-americano-jimmy-carter-in-cina-e-a-taiwan/#respond <![CDATA[Marisa Petricca]]> Sun, 05 Jan 2025 15:04:03 +0000 <![CDATA[Asia orientale]]> <![CDATA[Cina]]> <![CDATA[Citizen Media]]> <![CDATA[Inglese]]> <![CDATA[Nord America]]> <![CDATA[prima pagina]]> <![CDATA[Relazioni internazionali]]> <![CDATA[Taiwan (ROC)]]> <![CDATA[U.S.A.]]> <![CDATA[weblog]]> https://it.globalvoices.org/?p=200880 <![CDATA[Nella Cina continentale, Jimmy Carter è spesso definito “un vecchio amico della Cina” in quanto ha svolto un ruolo fondamentale nello stabilire relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese.]]> <![CDATA[

La visione pacifica di Carter sta svanendo a causa dell'escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina

Screenshot del discorso di Jimmy Carter del 15 dicembre 1978 sull'instaurazione di relazioni diplomatiche con la Cina sul canale YouTube di Miller Center.

Jimmy Carter, centenario ex presidente degli Stati Uniti (1977-1981) e premio Nobel per la pace (2002), è morto il 29 dicembre 2024.

Negli Stati Uniti, Carter è ricordato [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] come un leader dedito al mantenimento della pace nel mondo, in linea con la democrazia, i diritti umani e i valori cristiani.

“Un vecchio amico della Cina”

Nella Cina continentale, è stato spesso soprannominato “un vecchio amico della Cina” poiché ha svolto un ruolo fondamentale nel tagliare i legami con la Repubblica di Cina (ROC, nota anche come Taiwan) e nello stabilire relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e la Repubblica popolare cinese (RPC) durante la sua presidenza.

In risposta alla scomparsa di Carter, il presidente cinese Xi Jinping ha elogiato il suo contributo diplomatico nel messaggio di cordoglio al Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. L'ambasciatore cinese negli Stati Uniti, Xie Feng, ha aggiunto che la mossa di Carter per normalizzare le relazioni con la Cina è stata “una delle decisioni più corrette” che abbia mai preso:

Vorrei porgere le mie più sincere condoglianze alla famiglia del Presidente Jimmy Carter per la sua scomparsa. Il Presidente Carter ha ritenuto che stabilire relazioni diplomatiche con la Cina fosse una delle decisioni più corrette che abbia mai preso nella sua vita. Il suo storico contributo alla normalizzazione e allo sviluppo delle relazioni Cina-USA sarà sempre ricordato dal popolo cinese. Possa riposare in pace e possa la sua eredità continuare a vivere.

Le relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese furono stabilite attraverso tre comunicati congiunti emessi tra il 1972 e il 1982.

Taglio dei legami con la Repubblica Cinese

Il Primo Comunicato fu pubblicato nel febbraio 1972 durante la visita rompighiaccio dell'allora presidente americano Richard Nixon [it] in Cina, sullo sfondo della crisi sino-sovietica [it]. Gli Stati Uniti “riconoscono” nel documento diplomatico congiunto che “tutti i cinesi, da entrambe le parti lo Stretto di Taiwan, sostengono che esiste una sola Cina e che Taiwan fa parte della Cina”.

Dopo che il Kuomintang (KMT), l'allora partito al governo della Repubblica Cinese, fu sconfitto dal Partito Comunista Cinese (PCC) nella guerra civile cinese [it] (1927-1949), i funzionari del KTM fuggirono a Taiwan e continuarono a rivendicare la sovranità sulla Cina continentale.

Il Primo Comunicato sottolineava che la questione di Taiwan dovrebbe essere risolta attraverso “una soluzione pacifica” da parte degli stessi cinesi.

Le relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e la Cina furono stabilite nel Secondo Comunicato, rivelato il 15 dicembre 1978, e firmato durante la visita ufficiale dell'allora vice premier cinese Deng Xiaoping negli Stati Uniti, il ​​1 gennaio 1979. Il documento diplomatico afferma il governo della RPC come unico governo legale della Cina, e riconosce la posizione della RPC secondo cui Taiwan fa parte della Cina. Lo stesso giorno, Carter ha tagliato i legami con la Repubblica Cinese annullando il Trattato di Mutua Difesa tra gli Stati Uniti d'America e la Repubblica Cinese .

Tuttavia, la decisione di Carter fu contestata da membri del Senato e del Congresso degli Stati Uniti e, infine, il 29 marzo 1979, il Congresso degli Stati Uniti approvò il Taiwan Relations Act [it], che garantisce de facto, ma non ufficialmente, relazioni diplomatiche e scambi (anche militari) tra Taiwan e gli Stati Uniti. La legge è stata firmata dal presidente Carter il 10 aprile 1979 ed è entrata in vigore retroattivamente a partire dal 1° gennaio 1979.

Allora, la mossa diplomatica di Carter scatenò forti reazioni da parte della Repubblica Cinese. L'account ufficiale del KMT su X non ha potuto fare a meno di menzionare l'amaro momento storico nel suo messaggio di cordoglio:

Le nostre condoglianze alla famiglia dell'ex presidente Jimmy Carter per la sua morte. Sebbene sarà ricordato a Taiwan per la sua decisione di non riconoscere la Repubblica di Cina, ammiriamo il suo impegno in tutto il mondo per l'edilizia popolare, la risoluzione dei conflitti, i rifugiati e altre cause.

Vecchie foto con striscioni di protesta che accusano Carter di tradire Taiwan riemergono anche sulle piattaforme dei social media. Un utente di Twitter, @Lovelifetaiwan, ha condiviso le foto storiche su X (ex Twitter), ma ha notato che la decisione di Carter non ha ostacolato la democratizzazione e lo sviluppo di Taiwan [zh]:

L'ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter è morto oggi all'età di 100 anni. Riguardo alla rottura dei rapporti diplomatici con la Repubblica Cinese, Carter ha affermato senza esitazione che la decisione di stabilire relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e la Cina è stata corretta, anche se non è stata “del tutto positiva” per i taiwanesi, cosa di cui si rammaricava. Non avrebbe dovuto assumersi la responsabilità della decisione poiché negli ultimi 20 anni la democrazia, i diritti umani e l'economia di Taiwan sono migliorati notevolmente. Non aveva bisogno di scusarsi con Taiwan e il suo popolo per la sua decisione di tagliare le relazioni diplomatiche.

In effetti, alcuni commenti  hanno sottolineato che, poiché Taiwan era sotto una dittatura militare monopartitica del KMT sostenuta dagli Stati Uniti tra il 1949 e il 1987, la decisione di Carter ha creato spazio per il movimento di democratizzazione a Taiwan.

La visione evanescente di Carter

Nel gennaio 2019, in occasione del 40° anniversario della pubblicazione del Secondo Comunicato, Carter ha descritto la normalizzazione delle relazioni tra Stati Uniti e Cina come un “risultato storico”, e credeva che la decisione avrebbe fatto avanzare la causa della pace in Asia e nel mondo.

Tuttavia, la visione di Carter sta svanendo nel contesto dell’escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina [it], in corso dal 2018, così come delle controversie territoriali nella regione del Pacifico. Bao Pu, editore di libri e figlio dell’ex funzionario cinese Bao Tong, ha pianto la scomparsa di Carter e l'ha definita come la fine di un'era [zh]:

Il periodo di luna di miele tra Cina e Stati Uniti risale a 50 anni fa. L’amicizia è finita. Il Presidente Carter ha tentato di fare della promozione dei diritti umani un principio chiave delle relazioni diplomatiche degli Stati Uniti con gli altri paesi, ma ha fallito. In realtà il suo doppio standard è la causa principale di molti problemi. La strategia politica di Deng [Xiao-ping] di nascondere la propria forza è diventata un gioco di “mostrare la propria spada” oggi e “nascondere la propria spada” domani.

“Mostrare le spade” è un termine politico usato spesso da Xi Jinping per descrivere la sua politica del pugno di ferro, sia nella diplomazia che nella repressione interna della corruzione e del dissenso politico.

Molti osservatori di affari esteri prevedono che, dopo l’insediamento presidenziale di Donald Trump il 25 gennaio, le relazioni sino-americane diventeranno più instabili e imprevedibili, se non addirittura peggioreranno.

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Film campione d'incassi del Kirghizistan è un racconto commovente del legame tra una madre e un figlio https://it.globalvoices.org/2025/01/film-campione-dincassi-del-kirghizistan-e-un-racconto-commovente-del-legame-tra-una-madre-e-un-figlio/ https://it.globalvoices.org/2025/01/film-campione-dincassi-del-kirghizistan-e-un-racconto-commovente-del-legame-tra-una-madre-e-un-figlio/#respond <![CDATA[Sara Scibetta]]> Sat, 04 Jan 2025 11:15:11 +0000 <![CDATA[Arte & Cultura]]> <![CDATA[Asia centrale & Caucaso]]> <![CDATA[Citizen Media]]> <![CDATA[Film]]> <![CDATA[In breve]]> <![CDATA[Inglese]]> <![CDATA[Kirghizistan]]> <![CDATA[Kirghizo]]> <![CDATA[prima pagina]]> <![CDATA[Religione]]> <![CDATA[Storia]]> <![CDATA[weblog]]> https://it.globalvoices.org/?p=197220 <![CDATA[Per il regista Ruslan Akun, l'obiettivo principale del film è quello di incoraggiare le persone ad essere più misericordiose tra loro e fare del bene.]]> <![CDATA[

Quasi tutti hanno versato una lacrima alla fine del film

Locandina del film “Beyish enenin tamanynda” (Il paradiso è sotto i piedi di una madre). Immagine dal video  “Эрлан Андашев – Апа (“OST БЕЙИШ-ЭНЕНИН ТАМАНЫНДА”)”  sul cannale Youtube  di on Erlan Andashev .  Uso consentito.

Il primo di Marzo, presso tutti i cinema kirghizi, c'è stata la première del film kirghizo “Beyish enenin tamanynda” (Il paradiso è sotto i piedi della madre). Il film racconta la storia [ru, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] del 35enne Adil, la cui crescita intellettiva è rimasta pari a quella di un bambino di otto anni, e della madre settantacinquenne Raykhan. Gli spettatori vengono invitati a seguire il loro viaggio mentre Adil trascina sua madre in un carro per trasportarla dal Kirghizistan in Arabia Saudita per compiere l'hajj, un pellegrinaggio religioso diretto alla Mecca.

Ecco il trailer del film disponibile su YouTube.

Adil viene cresciuto dalla madre, la quale, cerca di proteggerlo dagli scherni dicendogli che lui è tra le persone predilette da Dio e che andrò in paradiso. Dopo aver appreso da un amico che, le mamme che vengono portate dai figli alla Mecca per compiere l'hajj vanno in paradiso, decide di compiere questo pellegrinaggio per assicurarsi che anche sua mamma possa avere accesso al paradiso e raggiungerlo.

Il loro lungo  e pericoloso viaggio li vede attraversare molti  paesi, facendo fronte a numerose sfide che comportano il viaggiare a piedi, con l'aiuto di estranei di buon cuore.

Il film è ricco di momenti di gioia in cui gli estranei, senza alcuna pretesa, aiutano Adil e sua mamma. Secondo quanto afferma il regista Ruslan Akun, l'obiettivo principale [ky] è quello di incoraggiare le persone ad essere più  misericordiose nei confronti del prossimo e di fare opere di bene.

Ecco un video YouTube contenente l'intervista con il regista e gli attori protagonisti.

Per ricreare  la via del pellegrinaggio percorsa a piedi, il film è stato girato [ky] in sei diversi paesi: Kirghizistan, Uzbekistan, Kazakistan, Azerbaijan, Turchia, Siria,e Arabia Saudita, rendendolo il più grande progetto cinematografico nella storia del Kirghizistan in termini di produzione. Secondo l'attore protagonista e  co-sceneggiatore, Emil Esenaliev, il contributo del presidente kirghizo   Sadyr Japarov è stato sostanziale [ky] nel sormontare ostacoli di natura logistica e  amministrativa relativi al girare il film in così tanti luoghi.

Il supporto di Japarov al progetto del film non è una coincidenza e si inserisce nella sua più ampia politica di promozione dei valori tradizionali. Ad esempio, nel 2022, ha firmato il decreto “Sulla Tradizione Nazionale” e ha chiesto alle parti interessate di fare una campagna di sensibilizzazione fra la popolazione per diffondere le tradizioni dei kirghizi, inclusa la tradizione del rispettare  e prendersi cura dei propri genitori anziani che è il messaggio trasmesso dal film.

Il film è stato approvato [ky] anche dai leaders islamici  religiosi kirghizi, i quali, hanno presenziato alla première, tessendone in seguito le lodi. Il film può essere recepito come la promozione dell'Islam, essendo focalizzato su uno dei suoi pilastri, l'hajj e, prende il nome dal detto del profeta Maometto, il quale  disse [en]  che il paradiso si trova sotto i piedi delle madri. Indubbiamente, riflette il ruolo sempre più ampio che ha ricoperto l’ Islam nella società  Kyrghisa dal momento in cui il paese, nel 1991,  è diventato indipendente in seguito al crollo dell'Unione Sovietica. Il numero delle moschee nel paese ad esempio, è salito alle stelle, da  39 nel 1991 a 2,669 nel  2020.

Con l'intento [ky] di tradurre il film in altre cinque lingue e di proiettarlo nei cinema di almeno altri tre  paesi,  si tratta senza dubbio del più grande successo cinematografico dell'industria cinematografica  kirghisa della storia moderna del paese. Tuttavia, è ben lungi da essere al livello che la produzione raggiunse tra il 1960 e il 1970, guadagnandosi l'appropriato soprannome di “meraviglia del Kirghizistan”.

Un video YouTube sul successo dell'industria cinematografica kirghisa tra il 1960 e 1970.

A tal proposito, il  più recente film dell'era passata  di  Ruslan Akun segue le orme dei grandi film kirghisi del passato che erano famosi anche fuori dal Kirghizistan, incassando centinaia di  milioni di dollari al botteghino e perfino vincendo una nomination per l'Oscar.

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Trinidad e Tobago: per risolvere il problema della crudeltà sugli animali serve molto di più di una legge https://it.globalvoices.org/2025/01/trinidad-e-tobago-per-risolvere-il-problema-della-crudelta-sugli-animali-serve-molto-di-piu-di-una-legge/ https://it.globalvoices.org/2025/01/trinidad-e-tobago-per-risolvere-il-problema-della-crudelta-sugli-animali-serve-molto-di-piu-di-una-legge/#respond <![CDATA[Sara Scibetta]]> Fri, 03 Jan 2025 10:59:57 +0000 <![CDATA[Caraibi]]> <![CDATA[Citizen Media]]> <![CDATA[Inglese]]> <![CDATA[Istruzione]]> <![CDATA[Legge]]> <![CDATA[Politica]]> <![CDATA[prima pagina]]> <![CDATA[The Bridge]]> <![CDATA[Trinidad & Tobago]]> <![CDATA[weblog]]> https://it.globalvoices.org/?p=197490 <![CDATA[Nell aprile 2020 un video di un cane impiccato ha scioccato i social media: non è purtroppo un caso isolato.]]> <![CDATA[

Il benessere degli animali non si limita alla legislazione e all’applicazione delle norme

Immagine in primo piano da Canva Pro di un cucciolo malnutrito.

Nell’ aprile 2020, durante il culmine della pandemia di Covid-19, il cane nero di Embacadere [en, come i link seguenti], un paese della periferia della città a sud di Trinidad, San Fernando, ha trafitto cuore e mente degli utenti social di Trinidad e Tobago a causa di un video apparso su Facebook  in cui tre uomini lo hanno brutalmente impiccato.

L'indignazione si è diffusa in modo rapido, molti attivisti hanno chiesto una pena severa per ciò che ritenevano esser stato un atto inutilmente crudele e spregevole.

Tuttavia la loro protesta non è stata un caso unico.I siti web e i canali social di ogni associazione animalista locale o di gruppi che si occupano di adozioni per animali, sono solitamente inondate da storie che sembrano venir aggiornate mensilmente o perlomeno ogni settimana.

Storie di percosse,  di cani perennemente legati, e persino di gattini lanciati dai finestrini dei camion, tutto ciò ci porta a chiederci se a Trinidad e a Tobago vi sia un'epidemia di violenza sugli animali domestici. Anche una rapida ricerca su Google rivela una serie di  articoli di giornali che chiedono a gran voce giustizia.

Sebbene la maggior parte dei crimini commessi sugli animali nel paese non siano così apertamente crudeli come lo è stato nel caso del cane nero, non si può negare che  gli animali domestici siano in gran parte protetti solo dalla benevolenza degli amanti degli animali.

Sara Maynard, membro fondatrice dell'Animal Welfare Network (AWN) e responsabile delle operazioni della Società di Trinidad e Tobago per la prevenzione della crudeltà verso gli animali (TTSPCA), afferma che i rifugi della TTSPCA funzionano attualmente a pieno regime, mentre in precedenza funzionavano a tre quarti. “Si vedono spesso delle scatole  [in cui vi sono animali abbandonati] lasciati davanti [ai nostri cancelli],” dice Maynard.

A queste esperienze si aggiunge quella di  Elspeth Duncan, che gestisce un'associazione non governativa, la Venus, Doggess of  Love che si occupa di salvataggio/tutela degli animali e che ha    sede a Tobago. Putroppo, dice Duncan, “La gente  la vede  [la trascuratezza] come una cosa normale.” Racconta di una situazione in cui era coinvolto un cane gravemente denutrito. “Sono andata dalla polizia con una sua foto  [del cane] e gli ho chiesto, ‘Cosa ne pensa?’ Nessuna reazione, per niente inorridito, nulla. Questo dipende dal fatto che  è normale vedere un cane rognoso con ciuffi di pelo e  [presupporre] che si tratti semplicemente di un randagio.”

Le percosse fisiche o i tagli non sono comuni ma neanche rari. Duncan ha raccontato la storia di un Siberian Husky di otto mesi che, nel  2022, è stato fucilato con una Softair, poi  trascinato sulla strada e colpito a morte con una pala. Gli avvelenamenti sono un'altra infelice scena;  cani e gatti sono spesso alla mercé di vicini o agricoltori  scontenti. Inoltre, sia quando gli animali vengono abbandonati sia quando vagano liberamente, sono maggiormente a rischio di venir avvelenati.

 La palude di Caroni, un luogo molto conosciuto per l'abbandono di animali  — specie quando sono piccoli — é stato negli ultimi anni,  il luogo dove i gatti sono stati avvelenati in massa,  e i proprietari di tutto il paese possono testimoniare di vicini che avvelenano i loro cani o gatti se questi oltrepassano il confine del loro giardino.  Duncan spiega che avvelenare viene considerato “quasi come sbarazzarsi dei ratti,” soprattutto a Tobago, dove  viene data la priorità alla sicurezza del bestiame, una fonte di reddito comune. Vi è anche un danno collaterale sulla popolazione di uccelli nelle aree dove è stato depositato il veleno.

Da anni gli animalisti protestano per far in modo che la tutela degli animali sia adeguatamente sancita dalla legge. Poco dopo l'orribile destino del cane nero, sono stati fatti degli emendamenti sulla Legge dei reati sommari (SOA) tramite il disegno di legge sui vari emendamenti e,  proclamato dall'allora presidente Paula-Mae Weekes,  l'11 maggio 2020.

Gli emendamenti legislativi principali relativi alle Sezioni  79, 80 and 83 della SOA, con il cambiamento più importante che consiste nell'incremento delle pene per atti di crudeltà contro gli animali. I colpevoli di tali reati  verrebbero multati [en] con delle 100,000 dollari di Trinidad e Tobago (un pò meno di  15,000 dollari americani ) e un anno di detenzione, rispetto ai 400  Dollari di Trinidad e Tobago ( al di sotto dei  60 Dollari americani ) e due mesi di reclusione.

Oltre  a ciò, vi è stato un  emendamento applicato anche alla Legge sugli Animali (Malattie e Importazione), che è stato progettato per sostituire le disposizioni del SOA  con un linguaggio più diretto e pene più severe. L'emendamento, che è stato fatto dopo una consultazione con una coalizione di attivisti, ha riformato la legge in vigore da 65 anni con multe che ammontano fino a  200,000 dollari di Trinidad e Tobago (meno di  30,000 dollari americani ) e cinque anni di prigione per abuso e crudeltà sugli animali.

Il disegno di legge è stato caldeggiato dall'allora Ministro dell'Agricoltura Clarence Rambharat, ed è stata approvata in Parlamento il 2 luglio 2020, entrando in vigore nel luglio dell'anno successivo. Sebbene la Legge sugli Animali non copra l'ampio spettro della crudeltà come invece fanno le leggi negli Stati Uniti e nel Regno Unito,  essa comprende gli aspetti più importanti.

Nell'ottobre  2020, i responsabili dell'impiccagione del cane nero sono stati multati per il loro illegale e doloso atto  ai sensi dell'art. 16 del SOA, e condannati al pagamento dell'allora insignificante multa di 400 dollari di Trinidad e Tobago o alternativamente, trascorrere tre mesi in carcere. In tribunale, il loro avvocato ha sostenuto che avevano agito per compassione, affermazione che è stata fortemente contestata sui social media. Nello specifico, i trasgressori non sono stati multati per crudeltà sugli animali, contrariamente a quanto previsto a sensi dell'art. 79 della Legge.

Le contraddittorie disposizioni legali sulla crudeltà e la tutela degli animali  inseriscono un livello di incertezza nella Legge, che ne  rende difficile la tutela e l'applicazione.  Cosi com'è,  sebbene la Lege sugli animali ha abrogato le disposizioni del SOA sugli abusi su animali,  non è stato fatto nessun emendamento alle pene presenti ai sensi dell'art 16 che riguarda l'illecito atto di uccisione di un animale, dando origine ad una spiacevole anomalia legale in cui un soggetto può  maltrattare crudelmente un animale pagando una multa massima di  200,000 dollari di Trinidad e Tobago o scontare cinque anni di prigione  Legge sugli animali, o uccidere illegalmente e in modo crudele un animale, pagato una multa massima di 1,000 dollari di Trinidad e Tobago o, scontando un anno di prigione (SOA).

Riflettendo su questo risultato in relazione all'uccisione dell'Husky, Duncan ha espresso il proprio dissenso in un articolo di giornale, “Con esiti legali di questo tipo, come possiamo sperare che giustizia sarà mai fatta [a Trinidad and Tobago]  quando l'essere umano commette tali atrocità inimmaginabili contro i membri del  regno animale?” Anche con un'arma potente come la Legge sugli animali in vigore, alcuni temono che, almeno nel caso dell’ Husky, la giustizia possa essere stata elusa: nell'agosto 2022  è stata decisa una data per il processo ma da allora non si è più saputo nulla.

Da quando è entrata in vigore la Legge sugli Animali, non è stato processato nessun reo di abusi sugli animali è stato perseguito ai sensi di questa legge –  e da quando coloro che hanno ucciso il cane nero sono stati multati ai sensi dell'art. 16 del SOA invece che ai sensi dell'art. 79, è probabile  che, l'art.16- non ancora abrogato- possa essere nuovamente utilizzato.

Nonostante la richiesta formale di regolamentazione della Legge sugli Animali  espressa dal TTSPCA  — che rientra nell'ambito di competenza del Ministero dell'agricoltura, della Terra e della Pesca non è stato fatto nulla, anche se gli standard di tutela sono stati elaborati dal Comitato consultivo per il benessere degli animali dal 2020.  Le regolamentazioni potrebbero arricchire le altrimenti  vaghe disposizioni nell'attuale legge madre e adottare disposizioni in grado di trattare specifiche questioni relative agli animali.  Potrebbero anche essere più incentrate e più semplici da modificare al contrario di una  legge parlamentare che deve esser sottoposta all'intero processo legislativo.

Attualmente, gli attivisti devono collaborare con la vigente legislazione. Sebbene questi ultimi la vedano come una battaglia difficile da vincere, sono tutti  fin troppo coscienti del fatto che la legislazione può essere efficace solo se viene fatta rispettare.  Secondo l'attivista Nalini Dial, presidente dell’ Animals are Humans Too, “ Abbiamo una legislazione ma tutto qui. Non si può fare nulla.”

Dial ha lavorato con l'allora commissario di polizia Gary Griffith al fine di costituire un'unità contro la crudeltà sugli animali. Sotto la sua direzione, il Dipartimento di polizia di Trinidad e Tobago  (TTPS) nell'aprile 2019  si è impegnata nel far rispettare le pertinenti leggi relative al disumano e crudele trattamento degli animali, promettendo di affidare agli ufficiali l'incarico di lavorare con le associazioni e i gruppi che si occupano della tutela degli animali e intervenire secondo la legge.

Questa promessa è stata rinforzata in seguito ad un incontro con   Animals are Humans Too nell'ottobre del 2019, durante il quale Griffithha annunciato di aver incaricato due ufficiali di polizia in tutti e nove i distretti, di assistere le organizzazioni che si occupano di tutela degli animali nel condurre delle indagini e nell'applicazione delle leggi contro la crudeltà sugli animali. A quell'epoca, essi lavoravano secondo quanto previsto dalla disarmata SOA.

Tuttavia, i piani per mettere in opera un'Unità contro la Crudeltà sugli Animali non si sono mai realizzati durante il mandato di Griffith, e apparentemente sembra che sia stata abbandonata da quando  ha lasciato l'ufficio. Nonostante Dial afferma che l'ex commissario “ha anche suggerito di istituire un tribunale che si occupi solo di crimini contro gli animali”, ella fa notare che   “ la polizia non ha mai avuto agenti veramente interessati alla questione della violenza sugli animali… non la vedono come un crimine.”

Duncan, dal canto suo incoraggia i membri del pubblico  ad abbandonare la diffidenza che possono avere nei confronti della polizia riguardo i crimini contro gli animali, dal momento che lei stessa è riuscita a denunciarne molti. In un caso,  si è fatta scortare  dalla polizia per portare cibo ad un cane che si trovava legato nel giardino del suo padrone da molti giorni. In un altro caso,  dopo che un proprietario si era trasferito lasciando il proprio cane legato nel vecchio cortile, la polizia è intervenuta, anche se non è riuscita a rintracciare il padrone per emettere un'accusa formale.

“Non abbiate paura!” dice Duncan. “Siate rispettosi e andate con qualcuno se é necessario. Fino a che la gente non denuncia, la polizia non prende sul serio la questione. Non vi astenete dal fare qualcosa perché c'è il mito della polizia che non interviene.”

Oltre alla legislazione e l'applicazione, entrambe gravemente carenti, anche la tutela a lungo termine degli animali necessita di investimenti  pubblici e azioni che vanno al di là delle modifiche legislative. Ciò comprende la creazione di  un cambiamento culturale, finanziamenti appositi e risorse al fine di ridurre i casi di trascuratezza degli animali, e un approccio  multi-stakeholder per occuparsi di questioni che riguardano la sensibilizzazione e la  formazione del corpo di polizia. La Tutela degli animali non si limita solo alla legislazione e alla sua applicazione.  Se tutto ciò che la Legge fa consistesse solo  nell'accusare i trasgressori, il benessere dell'animale, dopo che è stato allontanato dall'abitazione dove ha subìto abusi, non verrebbe  preso in considerazione. Spesso, questi animali domestici diventano un fardello che pesa su rifugi che hanno già risorse limitate  oppure finisco per venir completamente abbandonati. The state,  Lo Stato dunque, deve ricoprire un ruolo maggiore nella riabilitazione e la tutela di questi ultimi.

La dott.ssa Shirelle Sammy, medico veterinario, afferma che la castrazione e la sterilizzazione non solo riducono la sovrappopolazione ma, prevengono anche il fenomeno del randagismo, assicurano dei benefici a lungo termine per la salute e fondamentalmente riducono la sofferenza degli animali. Maynard é d'accordo: “Se non si fanno nascere cucciolate indesiderate, non ci saranno animali abbandonati o avvelenati.” In collaborazione con AWN, il TTSPCA ospita una struttura adibita alle sterilizzazione  e alla  castrazione  aperta tutto l’anno al costo di 300 dollari di Trinidad e Tobago  (40 dollari) per animale, che collabora con veterinari in tutto il paese, ma la formazione  è fondamentale.

A tale scopo, il TTSPCA ha raccolto informazioni circa gli abusi perpetuati sugli animali, e la maggior parte di essi vengono commessi a causa dell'ignoranza, come ad esempio i bracconieri  che affamano i loro cani prima dell'inizio della stagione perché credono che così facendo i cani cacceranno meglio oppure quelle persone che adottano degli animali domestici senza sapere come prendersi cura di loro.

Un altro aspetto che concerne la violenza sugli animali è il rumore. La musica assordante durante il Carnevale ad esempio, o esplosioni di fuochi d'artificio nei vari festeggiamenti durante tutto l'anno, sono  la fonte maggiore di stress sia  per gli animali domestici che  selvatici. Dial è una delle tante voci che chiede al Governo  di imporre l'obbligo di usare dei fuochi d'artificio che non emettano suoni oppure di vietarli del tutto.

Se quanto diceva Mahatma Gandhi  fosse vero, e il progresso morale di una società potesse essere giudicato dal modo in cui vengono trattati i suoi animali, Trinidad e  Tobago possono solo migliorare  a partire da ciò.

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Dare forma alla cultura della lettura in Nepal: intervista a Saguna Shah, fondatrice di bOOkahOlics https://it.globalvoices.org/2025/01/dare-forma-alla-cultura-della-lettura-in-nepal-intervista-a-saguna-shah-fondatrice-di-bookaholics/ https://it.globalvoices.org/2025/01/dare-forma-alla-cultura-della-lettura-in-nepal-intervista-a-saguna-shah-fondatrice-di-bookaholics/#respond <![CDATA[Eleonora Pepe]]> Thu, 02 Jan 2025 10:51:21 +0000 <![CDATA[Arte & Cultura]]> <![CDATA[Asia meridionale]]> <![CDATA[Citizen Media]]> <![CDATA[Good News]]> <![CDATA[Inglese]]> <![CDATA[Istruzione]]> <![CDATA[Letteratura]]> <![CDATA[Linguaggi]]> <![CDATA[Nepal]]> <![CDATA[Nepali]]> <![CDATA[prima pagina]]> <![CDATA[Storia]]> <![CDATA[weblog]]> https://it.globalvoices.org/?p=199124 <![CDATA[Global Voices ha intervistato Saguna Shah, fondatrice di bOOkahOlics, il più grande club di lettura in Nepal, per analizzare il suo impatto nel transformare la cultura della lettura in Nepal e far entrare in contatto i lettori nepalesi.]]> <![CDATA[

Coltivare una comunità letteraria in Nepal

Saguna Shah, founder of BOOkahOlics. Image via author. Used with permission.

Saguna Shah, fondatrice di BOOkahOlics. Immagine ricevuta dall'autore, utilizzata con la sua autorizzazione.

La cultura della lettura [en, come i link seguenti] in Nepal sta prendendo progressivamente sempre più piede influenzata dalla globalizzazione e da un accesso sempre maggiore alle tecnologie. Tuttavia, nonostante tali progressi, resta ancora poco sviluppata, con un ampio margine di crescita.

Ciononostante ci sono persone entusiaste che lavorano attivamente per cambiare tale scenario e un nome che tra questi spicca è quello di Saguna Shah — una personalità eclettica nella scena letteraria e culturale del Nepal. Saguna Shah è conosciuta come scrittrice, traduttrice, attrice teatrale, insegnante e fondatrice di bOOkahOlics, il più grande club del libro online del Nepal. Al di là delle sue attività letterarie, Shah svolge un ruolo cruciale nel forgiare la cultura della lettura in Nepal tramite il suo club del libro, gli incontri mensili e i workshop di scrittura creativa. bOOkahOlics non è diffuso solo in Nepal, viene anche molto utilizzato da amanti dei libri nepalesi che risiedono in vari paesi, permettendo loro di avere uno spazio per entrare in contatto sulla base della loro passione comune per la lettura e la letteratura.

Bhupeen, un poeta e romanziere del Nepal, membro di bOOkahOlics, ha condiviso il suo ottimismo in un'intervista a Global Voices, affermando: “la profondità dello studio e della ricerca che vengono portati avanti all'interno del gruppo bOOkahOlics infonde in me la speranza che la cultura del libro in Nepal stia diventando vivace e forte.” Egli ha rimarcato l'entusiasmo dei giovani lettori e la loro apertura a diversi generi letterari.

Un altro membro, Nirmala Prasai Sapkota, una BookTuber che vive nel Regno Unito, in un'intervista rilasciata a Global Voices concorda con tale stato d'animo, dicendo: “È un gruppo attivo di persone appassionatissime di libri… La parte migliore di bOOkahOlics è ‘Chakati Bahas’ (collana mensile di recensione di libri) che amo e apprezzo molto,” riflettendo sull'impatto di enorme portata che il gruppo ha sui lettori. Anche un altro membro, Jayant Sharma, un traduttore dell'Australia, riconosce il progresso del gruppo, osservando che “la cultura della lettura in Nepal non è mai stata particolarmente forte ma ha fatto passi significativi negli ultimi anni, come si può vedere dall'aumento dei club di lettura e delle conversazioni sui libri, specialmente a Kathmandu.” Egli pone l'accento sulla necessità di continuare a nutrire l'interesse per la letteratura nepalese e su come bOOkahOlics sia stato fondamentale nel cambiare il panorama letterario del paese.

Global Voices ha intervistato Saguna Shah tramite email per capire che ruolo ha svolto nel trasformare la cultura della lettura in Nepal e per mostrare come le sue iniziative, quali bOOkahOlics, stiano mettendo in contatto tra loro i lettori nepalesi. Tale intervista è stata adattata per ragioni di lunghezza e chiarezza.

Sangita Swechcha: Ci può raccontare della nascita di bOOkahOlics e di come esso si sia trasformato nel corso degli anni? Che cosa l'ha ispirata ad avviare il più grande club di libri online del Nepal?

Saguna Shah: Reading, though inherently an act of solitude, demands active engagement with the text itself. However, my quest for learning extended beyond this solitary pursuit. After completing my Master’s degree and beginning my career in teaching literature, I sought more than just classroom discussions; I longed to be among others who shared my love for books and engaged in thoughtful conversations outside of academic settings. Despite my enthusiasm for discussing literature on social media, some perceived my passion as pretentious. In 2011, with limited platforms available for meaningful literary discussions, I had an idea: to create a virtual space dedicated solely to book discussions. Thus, bOOkahOlics was born, starting with just a handful of friends.

Saguna Shah: La lettura, anche se di per sé è un atto di solitudine, necessita di coinvolgimento attivo con il testo stesso. La mia sete di conoscenza tuttavia andava oltre questa ricerca solitaria. Dopo aver concluso il Master e aver iniziato la mia carriera nell'insegnamento della letteratura, non mi bastavano le semplici discussioni in classe; desideravo essere tra persone che condividevano il mio amore per i libri e che volessero avere conversazioni di riflessione al di fuori degli ambienti accademici. Nonostante il mio entusiasmo nel discutere di letteratura sui social media alcune persone hanno percepito la mia passione come pretenziosa. Essendo poche piattaforme disponibili per condurre conversazioni letterarie significative, nel 2011 ho avuto un'idea: creare uno spazio virtuale dedicato esclusivamente alle conversazioni sui libri. Così è nato bOOkahOlics, partendo da un piccolo gruppo di amici.

Sangita Swechcha: Conversazioni mensili come “Chakati Bahas” sono caratteristiche uniche di bOOkahOlics. In che modo questa evoluzione ha trasformato la missione originale di promuovere la cultura della lettura in Nepal?

Saguna Shah:Martin Chautari, primarily envisioned as a research-based library, facilitated discussions that met the needs of researchers, social activists, journalists, and other professionals. In 2013, Prabhakar Gautam, a journalist and a fellow admin at the time, proposed the idea of hosting monthly discussions in that very space. Chautari welcomed the idea. Two years after its inception as a virtual platform, we launched Chakati Bahas, an initiative that bridged the gap between readers and writers by bringing them together in one space to engage in critical discussions about selected books.

The outbreak of COVID-19 disrupted many aspects of our lives that we had long taken for granted. Not only were all activities halted, but the fear of isolation, confinement to our homes, and maintaining social distance from one another was overwhelming. During this time, the current team of admins  Ganesh Karki, Mohit Joshi, Sanjit Bharati, Richa, Bibek Mishra, and Karmath Subedi — came up with the idea, during a casual virtual meeting, to host an hour with the authors each evening. The goal was to have authors share their experiences as readers, their writing journeys, their books, or anything else they wished to discuss with their readers. While some authors were enthusiastic, others were initially skeptical. This initiative continued for one hundred days with one hundred consecutive sessions. We had never imagined that this would become something we eagerly anticipated each evening, but it provided a significant sense of solace.

Saguna Shah: Martin Chautari l'ha concepita all'inizio come una biblioteca basata sulla ricerca, ha facilitato i dialoghi per soddisfare le esigenze di ricercatori, attivisti sociali, giornalisti e altri professionisti. Nel 2013 Prabhakar Gautam, un giornalista e all'epoca collega amministratore, ha proposto di ospitare conversazioni mensili proprio su questa piattaforma. Chautari ha accolto l'idea. Due anni dopo il suo esordio come piattaforma virtuale, abbiamo lanciato Chakati Bahas, un'iniziativa che ha colmato il divario tra i lettori e gli scrittori unendoli in un unico spazio per partecipare a discussioni critiche su libri selezionati.

La pandemia del COVID-19 ha sconvolto molti aspetti delle nostre vite che per molto tempo abbiamo dato per scontati. Non solo sono state interrotte tutte le attività ma anche la paura dell'isolamento, il confinamento nelle nostre case e il distanziamento sociale sono stati angoscianti. Durante questo periodo, il team attuale di amministratori Ganesh Karki, Mohit Joshi, Sanjit Bharati, Richa, Bibek Mishra e Karmath Subedi — durante un casuale meeting virtuale ha avuto l'idea di ospitare ogni sera un'ora di incontro con gli autori. L'obiettivo era quello di far condividere agli autori le proprie esperienze di lettori, il loro percorso di scrittura, i loro libri o qualsiasi altra cosa che volessero discutere con i loro lettori. Mentre alcuni autori erano entusiasti, altri erano inizialmente scettici. Questa iniziativa è continuata per cento giorni con cento incontri consecutivi. Non avremmo mai immaginato che ciò sarebbe diventato qualcosa che aspettavamo con ansia ogni sera ma ciò ci ha dato un grande conforto.

Chakati Bahas, a discussion forum of BOOkahOlics. Image via author. Used with permission.

Chakati Bahas, un forum di discussione di BOOkahOlics. Immagine inviata dall'autore, utilizzata con l'autorizzazione.

Sangita Swechcha: Dalla sua prospettiva, come è cambiata la cultura della lettura nel corso degli anni in Nepal, specialmente con l'ascesa delle piattaforme digitali e dei social media?

Saguna Shah:We have grown from a small group of readers to a community of nearly twenty-six thousand members, and the number continues to rise. With the advent of digital platforms and social media, we have witnessed significant changes over the past decade. Books have become more accessible, not only in print but also in audio formats. Numerous groups and communities of writers and readers have emerged, such as Shabdapath, Aahwaan, Random Readers’ Club, Gunjan, Sahitya Post, and The Gorkha Times, to name a few. Whereas there was once only the Nepal Literature Festival, now there are many literary festivals. Additionally, communities of literary enthusiasts have sprung up in nearly every town, contributing to the flourishing reading culture.

Mist and Mountain, an international creative platform based in Scotland, in collaboration with bOOkahOlics, organized a Creative Writing Retreat in Kathmandu in 2022. The retreat was led by Amal Chatterjee, an author and senior tutor and assistant course director at Oxford University’s Creative Writing Programme, and Nabin K. Chhetri, an author and poet at the Scottish Book Trust (UK). The workshop was designed to help creative writers and poets refine their craft. Our plans for another workshop soon underscore that such initiatives are made possible by the goodwill bOOkahOlics has earned over the years.

Saguna Shah: Siamo passati dall'essere un piccolo gruppo di lettori a una comunità di circa ventisei mila membri e il numero continua a crescere. Con l'avvento delle piattaforme digitali abbiamo assistito a cambiamenti significativi nell'arco del decennio scorso. I libri sono diventati più accessibili, non solo in formato cartaceo ma anche nei formati audio. Sono nati numerosi gruppi e comunità di scrittori e lettori, quali Shabdapath, Aahwaan, Random Readers’ Club, Gunjan, Sahitya Post e The Gorkha Times, per citarne alcuni. Mentre una volta c'era solo il Nepal Literature Festival, oggi ci sono vari festival della letteratura. Inoltre, sono sorte in quasi tutte le città comunità di appassionati di letteratura che contribuiscono a far fiorire la cultura della lettura.

Mist and Mountain, una piattaforma creativa internazionale con sede in Scozia, in collaborazione con bOOkahOlics, ha organizzato un ritiro di scrittura creativa a Kathmandu nel 2022. Il ritiro è stato guidato da Amal Chatterjee, un autore e tutor esperto e assistente del direttore del corso di scrittura creativa all'università di Oxford e Nabin K. Chhetri, un autore e poeta allo Scottish Book Trust (UK). Il workshop era stato concepito per aiutare gli scrittori creativi e i poeti ad affinare le loro tecniche. I nostri piani per un altro workshop a breve sottolineano che queste iniziative sono state possibili grazie all'apprezzamento che bOOkahOlics si è guadagnato nel corso degli anni.

Sangita Swechcha: Quali pensa che siano le sfide che la letteratura nepalese deve affrontare oggi per raggiungere un pubblico più ampio, sia a livello locale che internazionale?

Saguna Shah:We are rich in cultural diversity and literature, with phenomenal works written not only in Nepali but also in other regional languages. However, only a few of these have been translated into English. There is no shortage of progressive authors who have been writing for years, but to gain global recognition, translations are crucial. While much foreign literature is widely read in Nepali through translations, the reverse — Nepali literature translated into other languages — remains quite sparse. Nepali authors who primarily write in English often face challenges in gaining widespread recognition. This could be due to various factors, including the limited reach of English-language publications in Nepal, a preference for local languages, or simply the smaller audience for English literature in a primarily Nepali-speaking country. Increasing visibility and fostering cross-cultural exchange are essential.

Saguna Shah: Abbiamo una grande ricchezza di diversità culturale e di letteratura, con opere maestose scritte non solo in nepalese ma anche in altre lingue regionali. Però, solo poche di queste sono state tradotte in inglese. Non mancano gli autori progressisti che hanno scritto per anni ma per avere un riconoscimento a livello mondiale, le traduzioni sono fondamentali. Mentre molta letteratura straniera viene letta ampiamente in Nepal attraverso le traduzioni, il contrario — letteratura nepalese tradotta in altre lingue — è abbastanza raro. Gli autori nepalesi che scrivono principalmente in inglese spesso hanno difficoltà ad avere un ampio riconoscimento. Questo può avvenire a causa di vari fattori, tra cui la portata limitata delle pubblicazioni in lingua inglese in Nepal, la preferenza per le lingue locali o semplicemente un pubblico più ridotto per la letteratura in lingua inglese in un paese in cui si parla prevalentemente nepalese. È essenziale aumentare la visibilità e promuovere lo scambio interculturale.

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Parola alle parole: Episodio #17 https://it.globalvoices.org/2024/12/parola-alle-parole-episodio-17/ https://it.globalvoices.org/2024/12/parola-alle-parole-episodio-17/#respond <![CDATA[Valeria Paterino]]> Mon, 23 Dec 2024 15:31:37 +0000 <![CDATA[Africa sub-sahariana]]> <![CDATA[Camerun]]> <![CDATA[Citizen Media]]> <![CDATA[Francese]]> <![CDATA[Linguaggi]]> <![CDATA[Musica]]> <![CDATA[Portogallo]]> <![CDATA[prima pagina]]> <![CDATA[Russia]]> <![CDATA[Russo]]> https://it.globalvoices.org/?p=200614 <![CDATA[Questa settimana ci concentriamo su tre parole: “tchop”, che ha un doppio significato in Camerun; Batom, un intruso francese in portoghese, e una parola franco-russa.]]> <![CDATA[

In Camerun, “j’ai envie de tchop” vuol dire “Ho voglia di mangiare”

Screenshot del videoclip della canzone “Tchop” di Keblack su YouTube

Le diverse varianti della lingua francese, parlate nei quattro angoli del mondo, non sempre si somigliano. Nella nostra rubrica “Parola alle parole”, poniamo l'attenzione sulle parole o le espressioni che sono specifiche di una regione, un paese, una comunità, ma anche parole intraducibili che vengono mantenute in francese così come sono o che vengono tradotte solo a metà, e infine parole francesi adottate in altre lingue, che non vengono tradotte, ma a volte assumono un nuovo significato. Tutti i nostri episodi precedenti si possono trovare qui: Parola alle parole [fr, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione].

Oggi abbiamo scelto questi tre termini ed espressioni:

Маршрутка: in russo  questa parola, pronunciata ‘marshrutka’,  si riferisce a una rete di taxi collettivi, istituiti in epoca sovietica, che sopravvive in diversi paesi dello spazio post-sovietico, sia in Ucraina che in Asia centrale.

Questo termine deriva da due parole francesi [ru]: “marche” (marcia) e “route” (percorso) – la versione russa è adattata dal tedesco – e si riferisce allo spostamento di un oggetto dal suo punto di partenza a quello di arrivo. Nello scenario sovietico e post-sovietico questi minibus, che possono trasportare una ventina di persone sedute e altrettante in piedi, attendono di essere pieni, prima di partire su un itinerario noto a tutti, e si fermano su indicazione dei viaggiatori che pagano la loro corsa, passando l'importo agli altri passeggeri seduti davanti a loro.

La maršrutka è un simbolo di lunghi viaggi, spesso in condizioni disagevoli (freddo, lunga attesa, troppi passeggeri che litigano) e a suon di musica (a scelta dell'autista), e rimane un'esperienza di vita condivisa da molti paesi dell'ex Unione Sovietica, che conservano nelle loro lingue questa parola russa, senza tradurla. Questo cortometraggio kazako illustra bene il funzionamento delle maršrutka che circolano anche in campagna e nei villaggi vicini alle grandi città:

Batom, al plurale batons: significa “rossetto”, ma deriva dalla parola francese “bâton” (bastoncino),“pau” in portoghese, con riferimento alla sua forma. Si pronuncia quasi allo stesso modo che in francese, nonostante la lettera “m” alla fine, perché in portoghese si nasalizzano le “n” o le “m” che seguono una vocale.

Il portoghese ha importato diverse parole [pt] francesi dal mondo della moda e dei prodotti di bellezza. Ad esempio, in portoghese “maquillage” è diventato “maquiagem”, e “boutique” è diventato “butique”. Il termine è entrato nella cultura popolare e nelle canzoni [pt] che portano questo nome. “Batom” è anche il nome di un popolare cioccolatino del marchio Garoto (che significa “bambino”), la cui forma e dimensione ricordano quelle di un rossetto. 

Tchop: in Camerun, questa parola è un'espressione gergale, usata nella lingua della strada come sostantivo o verbo, per parlare del cibo o dell'azione di mangiare. Ma, ha anche un secondo significato che rimanda al cattivo umore di una persona. Questo articolo del sito Black Square fornisce alcuni esempi dell'uso del termine “Tchop”:

J’ai envie de tchop = ho voglia di mangiare.

Quand le professeur parle, ça me tchop = Quando l'insegnante parla, mi dà sui nervi.

L’espressione si trova tra diverse parole adottate dal Camfranglais, che è una delle lingue creole del Camerun, come il “Nouchi” parlato in Costa d’Avorio. Proveniente dall'ambiente studentesco di Yaoundé, il Camfranglais viene parlato in tutto il Camerun. Keblack, artista francese di origine congolese, ha usato “Tchop” come titolo di una delle sue canzoni di successo in cui parla del suo malumore in seguito a un'avventura amorosa finita male. Ecco il video del brano di Keblack Tchop” :

Se hai parole o frasi da condividere da inserire nella nostra rubrica “Parola alle parole”, contattaci: [email protected].

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Turchia: il disegno di legge sui cani randagi non riguarda realmente la sicurezza delle strade https://it.globalvoices.org/2024/12/turchia-il-disegno-di-legge-sui-cani-randagi-non-riguarda-realmente-la-sicurezza-delle-strade/ https://it.globalvoices.org/2024/12/turchia-il-disegno-di-legge-sui-cani-randagi-non-riguarda-realmente-la-sicurezza-delle-strade/#respond <![CDATA[Sara Scibetta]]> Sun, 22 Dec 2024 14:31:17 +0000 <![CDATA[Animal Rights]]> <![CDATA[CANALI]]> <![CDATA[Citizen Media]]> <![CDATA[Diritti umani]]> <![CDATA[Governance]]> <![CDATA[Inglese]]> <![CDATA[Legge]]> <![CDATA[Medio Oriente & Nord Africa]]> <![CDATA[Politica]]> <![CDATA[prima pagina]]> <![CDATA[Protesta]]> <![CDATA[Religione]]> <![CDATA[Turchia]]> <![CDATA[weblog]]> https://it.globalvoices.org/?p=200124 <![CDATA[é più semplice affrontare questioni visibili e che attirano l'attenzione, come i cani randagi, piuttosto che questioni più sottili e insidiose come la sicurezza sul posto di lavoro e la violenza di genere.]]> <![CDATA[

Nonostante le proteste dell'opposzione e dell'opinione pubblica, il disegno di legge resta in attesa di approvazione dal Parlamento.

Immagine a cura di  Arzu Geybullayeva

Dal 17 luglio, i membri del parlamento turco sono stati coinvolti in una serie di accese discussioni in merito ad una proposta legislativa [en] del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP), che ha lo scopo di ridurre il numero di cani randagi considerati dal governo [tr, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] come un pericolo per la popolazione. Il 24 luglio, il disegno di legge é stato approvato soprattutto tramite voto dell'AKP e del suo alleato, il Partito del Movimento Nazionalista (MHP), avvicinandosi alla trasformazione in legge ancor prima della discussione in parlamento, nonostante le critiche e l'opposizione da parte degli animalisti, associazioni non governative e politici dell'opposizione. Il parlamento si prepara a portare a termine la discussione sulla legge prima del 1 agosto, data della pausa estiva.

Un disegno di legge controverso

Secondo le stime dei funzionari dell'AKP, in Turchia vi sono nelle strade circa 4 milioni di cani randagi. Tuttavia, alcuni parlamentari mettono in dubbio questa cifra. Quando Deniz Yavuzyilmaz, parlamentare dell'opposizione, ha chiesto al partito del governo i dati che confermino la presenza di 4 milioni di cani randagi, non ha ricevuto ulteriori risposte. “Dov'è la vostra fonte?  Nessuno di voi  ci dite da dove prendete questi dati!” ha detto  Yavuzyilmaz.

In origine, la proposta del partito al governo prevedeva che i randagi venissero soppressi  tramite iniezione entro 30 giorni dall'annuncio su un sito governativo, a meno che non venissero adottati. il partito dell'AKP  ha dichiarato che il sistema preventivo della sterilizzazione si é rilevato inefficace nell'esercitare un controllo sulla popolazione di cani randagi e che non sia riuscito a far fronte alla questione della sicurezza pubblica.

Gli animalisti e i comuni cittadini hanno espresso il loro dissenso, accusando il governo di non essere riuscito ad affrontare il problema , nonostante le promesse fatte in precedenza. Un recente sondaggio sulla percezione pubblica in merito al disegno di legge sui diritti degli animali dal luglio 2024 da parte di KONDA,società di ricerca e consulenza, ha rivelato che  il 63% degli intervistati, ha attribuito allo stato e ai governi locali la responsabilità di trovare una soluzione senza adottare metodi crudeli come l'eutanasia. Circa il 22% dei partecipanti al sondaggio, ha affermato che i cani randagi non fossero affatto  un problema, mentre solo il 15% ha dichiarato che i randagi possono essere soppressi qualora sia necessario.

Durante i dibattiti, i comuni guidati dai partiti dell'opposizione, hanno votato [en] contro l'eutanasia sui cani randagi  [en] anche se la legge é stata promulgata. Agli attivisti civici che in data 17 luglio  hanno presenziato al dibattito, durato sino a tarda notte,  non é stato permesso di tornare alla riunione [en]  quando il dibattito é stato ripreso in data 22 luglio. A  seguito delle proteste pubbliche,il  partito AKP ha fatto marcia indietro [en] in merito all'originaria proposta sull'utilizzo dell'eutanasia, prevedendo che venga utilizzata [en] solo nel caso in cui “il loro  comportamento costituisca un pericolo per la vita delle persone e degli animali, oppure siano gravemente malati, o laddove il loro abbattimento sia necessario al fine di evitare  la diffusione di una malattia infettiva acuta”.

Misure in vigore

Nel 2018, dopo aver ottenuto la vittoria alle elezioni presidenziali, il Presidente Recep Tayyip Erdoğan ha promesso [en] di rinforzare  le vigenti leggi sulla protezione degli animali. Nel  2021, il parlamento turco ha approvato [en] un nuovo disegno di legge sui diritti degli animali. La legge ha vietato la vendita di tutti i cani e i gatti nei negozi per animali, definendoli [en]  “esseri sezienti” piuttosto che merci, e [en]  ha reso il maltrattamento animale passabile di pena con una detenzione che prevede fino a quattro anni di carcere. Secondo quanto previsto dalla nuova legge, é stato vietato l'allevamento e la vendita di cani appartenenti a razze quali Pit Bull, Tosa, e altre razze per stereotipi considerate pericolose. I proprietari colpevoli di non aver rispettato la legge, sono stati multati. Tale legge prevede inoltre l'obbligo da parte dei proprietari, di registrare i propri animali domestici con delle carte d'identità digitali. Il 7 dicembre 2021, la legge sulla protezione animale ha subìto una modifica, ponendo ai proprietari di cani di razze definite “pericolose” l'obbligo [en] di sterilizzazione e registrazione con le autorità  prima di gennaio 2022.

Nel  dicembre 2021  [en], Erdoğan ha esortato tutti i comuni delle città dell'intero paese a  radunare i randagi e a portarli nei canili. Il Presidente ha anche chiesto che i proprietari di animali domestici, che lui chiama “bianchi turchi” un termine usato per  designare le persone laiche, occidentali, e in maggioranza di sinistra  che si occupano dei loro animali da compagnia. In quel periodo, la polemica si é fomentata quando una bambina di quattro anni é stata aggredita [en]  da due pitbull in libertà, nella provincia turca di  Gaziantep, vi sono state incitazioni affinché i proprietari dei due cani venissero severamente puniti [en]. Dopo il discorso di Erdoğan ad Ankara,molti comuni hanno cominciato in modo violento a radunare tutti i cani randagi, rimuovendoli dalle strade.  

La vigente legge sulla Protezione Animale  esige che in ogni comune vi sia un canile. Ma solamente  294 comuni su un totale di 1,394 [en] dispongono di rifugi per animali, e questi ultimi, sono tutt'ora carenti di risorse, di finanziamenti, e, spesso faticano a garantire un'efficace sterilizzazione. Nel migliore dei casi, riescono ad ospitare circa 100,000 randagi. Inoltre, vi sono stati molti episodi di trattamento disumano nei confronti dei cani randagi ospiti nei rifugi.

Gli attivisti per i diritti degli animali, affermano [en] che,  l'unico metodo umano  di controllo sugli  animali é quello di sterilizzarli e di vaccinarli, per poi riportarli nel luogo in cui sono stati trovati. Tuttavia, occorre fare un'eccezione per quei cani che i volontari per il Benessere Animale definiscono essere pericolosi.  Questi cani devono essere ospitati in centri di cura limitrofi.

Secondo quanto previsto dagli emendamenti approvati il 24 luglio, i cani randagi che sono stati prelevati dalle strade, resteranno presso i canili dopo la loro rieducazione, fino a quando non verranno adottati; il Ministro dell'Agricoltura e delle scienze forestali,  verrà incaricato di documentare; e, nel caso in cui un cane randagio manifesti un comportamento aggressivo che lo rende pericoloso oppure sia affetto da una patologia contagiosa  incurabile verrà soppresso da un veterinario o sotto la supervisione di un veterinario.

Il testo approvato, include anche requisiti che  prevedono l'obbligo da parte dei comuni di aprire degli ambulatori per animali e, nel caso in cui  i sindaci dei comuni non rispettino tali condizioni previste dalla normativa, saranno passabili di pena con una detenzione da sei mesi a due anni;  il termine di scadenza per istituire queste strutture di cura e migliorare le condizioni negli ambulatori già esistenti, é previsto per il 31 dicembre 2028. Per il   giornalista veterano Rusen Cakir, questo specifico articolo, potrebbe potenzialmente  mettere i comuni gestiti dai membri dell'opposizione in una situazione difficile, specialmente per quei comuni che hanno ottenuto la vittoria in una recente elezione municipale [en], prendendo il controllo di comuni  gestiti dall'AKP, con notevoli debiti finanziari.

Dibattiti accesi

Durante i dibattiti, i parlamentari dell'opposizione hanno dichiarato che the il partito del governo potrebbe anche rinominare il proprio disegno di legge in  “Disegno di legge per l'assassinio di animali”  invece di  “Disegno di legge sulla Protezione Animale”. Il portavoce del partito AKP, Ömer Çelik ha controbattuto affermando che “fosse ingiusto descriverlo  [il disegno di legge] come un massacro: “Il nostro scopo è quello di rendere sicure le nostre strade”.

 Secondo gli attivisti se il partito del governo vuole mantenere in sicurezza le strade, dovrebbero garantire il rispetto dei diritti e della libertà della popolazione turca; il suo tentativo fallito nel far fronte alla  sicurezza  dei minatori [en] , di coloro che vivono in alloggi religiosi fondamentalisti [en] o delle donne  che sono vittime di femminicidio [en] — i cui tassi superano di gran lunga il numero di incidenti causati dai cani randagi.

Il giornalista Ismail Ari ha descritto ciò in un tweet su X per rispondere a un'infografica condivisa dall'emittente statale TRT, in cui, secondo i dati trasmessi, negli ultimi tre anni sono stati segnalati 10 decessi, 2.389 feriti e 6.530 vittime a causa dei randagi. La trasmissione ha anche affermato che i randagi hanno causato 2.666 incidenti stradali, in cui 37 persone sono morte e 3.898 sono rimaste ferite:

TRT non condividerà i dati  relativi alle morti bianche, quelli relativi alle persone assassinate  negli alloggi gestiti da comunità religiose o quelli relativi ai femminicidi.

Secondo un gruppo della società civile, l'Health and Safety Labor Watch (ISIG), in Turchia, 878 lavoratori sono deceduti nei primi sei mesi del 2024. Il gruppo prende in esame tutte le tipologie di incidenti sul lavoro che sono prevenibili  e che quindi, descrivono gli  incidenti sul lavoro fatali come omidici sull'ambiente lavorativo.  Una piattaforma che monitora[tr]  il tasso di femminicidi in Turchia, riporta che a luglio sono state uccise in totale 223 donne. Per tutto il tempo, l’influenza [en] di sette religiose e delle comunità, continua senza sosta;  secondo [en] ricerche esistenti, vi sono circa 30 comunità e sette religiose,Secondo le ricerche esistenti, ci sono circa 30 comunità religiose e sette che hanno prosperato [en] solo sotto il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP).

I funzionari del partito al governo hanno parlato apertamente del valore della vita umana rispetto ai randagi durante i dibattiti in corso sugli emendamenti proposti al disegno di legge sui diritti degli animali. Ma, a giudicare dai numeri citati sopra, queste dichiarazioni sembrano  che siano state dette invano, in un paese in cui è più semplice affrontare questioni visibili e che attirano l'attenzione, come i cani randagi, piuttosto che questioni più sottili e insidiose come la sicurezza sul posto di lavoro e la violenza di genere.

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Cosa c'è dietro la linea sempre più anti-immigrazione del Cremlino? https://it.globalvoices.org/2024/12/cosa-ce-dietro-la-linea-sempre-piu-anti-immigrazione-del-cremlino/ https://it.globalvoices.org/2024/12/cosa-ce-dietro-la-linea-sempre-piu-anti-immigrazione-del-cremlino/#respond <![CDATA[Valeria Paterino]]> Sat, 21 Dec 2024 15:06:59 +0000 <![CDATA[Asia centrale & Caucaso]]> <![CDATA[Citizen Media]]> <![CDATA[Diritti umani]]> <![CDATA[Economia & Business]]> <![CDATA[Etnia]]> <![CDATA[Europa centrale & orientale]]> <![CDATA[Governance]]> <![CDATA[Guerra & conflitti]]> <![CDATA[Inglese]]> <![CDATA[Lavoro]]> <![CDATA[Migrazioni]]> <![CDATA[Politica]]> <![CDATA[prima pagina]]> <![CDATA[Russia]]> <![CDATA[Tajikistan]]> <![CDATA[weblog]]> https://it.globalvoices.org/?p=199541 <![CDATA[La retorica anti-immigrazione mira a introdurre nel nazionalismo ufficiale l'idea che la “civiltà russa” debba essere protetta non solo dall'Occidente ma anche dal Sud.]]> <![CDATA[

Le autorità stanno fomentando sentimenti negativi nei confronti degli immigrati e stanno chiaramente cercando di controllarli ideologicamente

Screenshot dell'articolo del Russia Post. Pubblicato con l'autorizzazione del Russia Post.

Alexander Verkhovsky [ru] per il Russia Post [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] analizza l'inasprimento della legislazione sull'immigrazione per motivi di lavoro in Russia, insieme alle recenti azioni intraprese dalle autorità, e sostiene che il governo sta cercando di controllare l'immigrazione piuttosto che limitarla. Tuttavia, questo controllo ha un chiaro aspetto ideologico e sta esacerbando i sentimenti anti-immigrazione. Global Voices ha pubblicato l'articolo, modificato per il nostro pubblico di lettori, con l'autorizzazione del Russia Post. 

L'estate del 2024 è stata caratterizzata da un’intensificazione della lotta contro le minacce (reali o immaginarie) derivanti dall'immigrazione per motivi di lavoro, intensificazione riscontrata a tutti i livelli della società russa.

A giugno, sono state segnalate [ru] frequenti incursioni della polizia e un aumento delle espulsioni (in Russia, l'“espulsione amministrativa” è diversa dall'espulsione, che è dovuta ad accuse penali). A luglio si è assistito a una significativa attività legislativa sul tema dell'immigrazione, oltre che a una sorta di marcia [ru] russa” nella città di Korenovsk, nella regione di Krasnodar , che si è svolta senza alcuna intervento da parte della polizia. Tutto questo avviene in un contesto di costante dibattito sulla grande carenza di manodopera.

Allo stesso tempo, ci sono miriadi di lamentele [ru] da parte di cittadini e politici a vari livelli che sono contrariati dal fatto che migliaia di immigrati provenienti da Paesi a sud e a est della Russia, che hanno accettato la cittadinanza russa, non si sono registrati per l'arruolamento nell'esercito e quindi non devono combattere in Ucraina. In sostanza, una parte della popolazione ospitante ritiene che l'onere della guerra [l'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte della Russia, che dura già da oltre 2 anni] non sia condiviso in modo equo.

Fobia degli immigrati contro vantaggi dell'immigrazione

L'elemento più evidente è la parola stessa “immigrato”  o, più precisamente, il modo in cui viene molto spesso usata  nel linguaggio colloquiale. Chi ha un passaporto britannico, ad esempio, non è considerato un immigrato in Russia, a differenza di chi ne possiede uno uzbeko. Nel frattempo, i già citati “nuovi cittadini” sono ancora considerati immigrati. Il termine è ancora usato anche in relazione ai cittadini russi nati in Russia e provenienti da regioni periferiche, soprattutto dal Caucaso settentrionale.

In altre parole, il termine stesso “immigrato” nel suo uso quotidiano è razzista e riflette un atteggiamento razzista nei confronti di un determinato gruppo di persone. Sebbene lo Stato reprima le forme più radicali di propaganda razzista, in generale non combatte questi atteggiamenti razzisti e, forse, non li considera un grosso problema.

Nel complesso, i radicati atteggiamenti razzisti nei confronti di diversi gruppi di persone in Russia sono una costante che spinge il governo nella direzione di una politica migratoria più dura.

Naturalmente, gli atteggiamenti razzisti non possono essere mostrati apertamente a livello ufficiale, ma a volte si rivelano impossibili da nascondere. A luglio, ad esempio, un tenente colonnello del Ministero dell'Interno ha riferito in una riunione ufficiale di aver ricevuto istruzioni dall'alto per “sbiancare” [ru] la regione di Mosca.

La carenza di manodopera continua a crescere, ma è dovuta a molti fattori. Tra questi, le relative dinamiche  dello sviluppo economico e dei tassi di cambio in Russia e nei Paesi da cui provengono gli immigrati, le relative tendenze demografiche, la politica russa in materia di immigrazione (il regime dei visti, le procedure per il rilascio dei vari permessi, la rigidità nell'applicazione delle regole, la corruzione, ecc.) e la guerra, che richiede contemporaneamente sempre più persone sul campo di battaglia, ma anche la catena di montaggio, per la produzione di attrezzature militari.

È molto difficile valutare quanto l'eventualità di essere costretti a combattere in Ucraina scoraggi gli immigrati. Finiscono comunque lì, con o senza cittadinanza russa, dopo aver firmato un contratto. Il loro numero non è noto, ma è improbabile che sia molto elevato. Ad esempio, il Comitato Investigativo russo ha recentemente riferito che 10,000 [ru] “nuovi cittadini”, che non si erano registrati per l'arruolamento militare, erano stati inviati al fronte.

L'escalation della fobia degli immigrati

Gli immigrati, come gruppo concettuale, sono stati a lungo un impiccio per gran parte della popolazione ospitante. Dal 2011, le autorità sono passate dalle affermazioni sulla necessità di tolleranza e ordine alla creazione di una dottrina che può essere chiamata nazionalismo ufficiale.

Questa dottrina promuoveva l'unità politica dei cittadini e delle nazioni attorno a un “nucleo di civiltà” russo (russkoye) e ortodosso, in opposizione ai nazionalismi etnici, compreso il nazionalismo etnico russo. Tuttavia, non diceva nulla sugli immigrati: apparentemente considerati come un aiuto temporaneo e non parte della società russa, senza che fosse necessaria alcuna politica nei loro confronti.

Un regime normativo piuttosto ostile verso gli immigrati è stato affiancato da un'azione contro la loro aperta persecuzione, nel tentativo del governo di ridurre al minimo il rischio di violenza e instabilità. Una misteriosa frattura di questa politica si è verificata nel 2013, quando le autorità hanno apertamente provocato sentimenti anti-immigrazione e hanno effettuato svariati raid dimostrativi della polizia, che si sono rapidamente tradotti in una serie di sommosse locali. Questa campagna è stata bruscamente interrotta quando una di queste sommosse si è verificata nella periferia di Mosca, a Biryulyovo Zapadnoye.

Tuttavia, nel 2021  gli scontri sono ricominciati [ru], e ancora una volta senza alcuna ragione apparente. Da allora, il fenomeno si è solo accelerato, con una pausa di sei mesi dopo l'inizio dell'operazione militare speciale [l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia]. Non si tratta solo di propaganda, ma anche di numerose incursioni della polizia e di misure restrittive da parte delle componenti nazionaliste della società.

Questo processo si è generalmente accelerato dal 2022, influenzando inevitabilmente la posizione del governo nei confronti degli immigrati, anche se la spinta della mobilitazione ideologica è, ovviamente, anti-occidentale.

L'accelerazione non avviene da sola. Un esempio evidente è la reazione delle autorità e dei lealisti al terribile attacco terroristico  di marzo al municipio Crocus di Mosca.

Naturalmente, si parlava di “minaccia immigrati” già prima dell'attacco terroristico, e tale retorica si è intensificata nel 2023. Già nel 2023, le autorità hanno ampiamente tollerato il visibilmente crescente [ru] vigilantismo nazionalista di base. Dopo Crocus, tuttavia, tutto si è intensificato: raid, vigilantismo (vedi il RussiaPost qui) e retorica.

L'intensificazione delle incursioni della polizia non è un caso straordinario, né è legata all'attacco terroristico o è iniziata negli ultimi anni. Il Ministero dell'Interno ha sempre reagito in questo modo a qualsiasi caso di alto profilo legato agli immigrati, cercando di mostrare di “prendere provvedimenti”, e le retate sono i mezzi più semplici, chiaramente visibili sia alla società che alle leadership politiche.

La portata dei raid dopo Crocus è stata vasta, ma non eccezionale: a differenza del 2013, gli immigrati non sono stati fatti marciare in colonna per le strade per essere ripresi dalle telecamere. Anche il vigilantismo dei nazionalisti non è cambiato molto dal punto di vista quantitativo. Si tratta piuttosto di una sua graduale evoluzione e di una collaborazione tra nazionalisti e polizia. Ciò che è veramente cambiato, tuttavia, è la retorica.

Legislazione anti-immigrazione

Alla fine della sessione legislativa, a fine luglio, sono state approvate due leggi. La prima [ru] ha ampliato l'elenco dei reati amministrativi per cui è possibile l'espulsione senza processo, mentre la seconda [ru] non ha sostanzialmente posto restrizioni all'immigrazione, ma ha reso più facile l'espulsione e la deportazione degli immigrati e ha rafforzato il controllo su di loro.

Anche la seconda legge recentemente adottata è interessante, perché introduce restrizioni ai diritti civili degli immigrati. Ad esempio, non possono avanzare richieste pubbliche alle autorità e devono attenersi a tutta una serie di “valori tradizionali”: il matrimonio solo tra un uomo e una donna, “l'inammissibilità di distorcere la verità storica” sulla Seconda Guerra Mondiale e così via. Non che ci sia molta opposizione a questi valori tra gli immigrati. Inoltre, oggi non ci sono segnali che indichino che molti immigrati stiano apertamente protestando.

L'ideologia prevale sul pragmatismo

Allo stesso tempo, le autorità stanno fomentando sentimenti negativi nei confronti degli immigrati e stanno chiaramente cercando di controllarli ideologicamente. Gli obiettivi sono probabilmente due. Il primo: gli immigrati sono probabilmente ancora visti come una potenziale minaccia  e l'attuale regime politico preferisce neutralizzarla il più possibile e il più lontano possibile; il secondo: la retorica anti-immigrazione ha lo scopo di introdurre nel nazionalismo ufficiale l'idea che la “civiltà russa” debba essere protetta non solo dall'Occidente, che è eccessivamente modernizzato, ma anche dal Sud, che non lo è abbastanza.

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Parola alle parole: Episodio 18 https://it.globalvoices.org/2024/12/parola-alle-parole-episodio-18/ https://it.globalvoices.org/2024/12/parola-alle-parole-episodio-18/#respond <![CDATA[Elisa Quattrini]]> Fri, 20 Dec 2024 14:31:29 +0000 <![CDATA[Africa sub-sahariana]]> <![CDATA[Citizen Media]]> <![CDATA[Linguaggi]]> <![CDATA[Politica]]> <![CDATA[prima pagina]]> <![CDATA[Protesta]]> <![CDATA[Ruanda]]> <![CDATA[Swahili]]> https://it.globalvoices.org/?p=200246 <![CDATA[Questa settimana onoriamo tre termini: un prestito inglese di una parola francese antica e due espressioni africane che arricchiscono il francese.]]> <![CDATA[

In Ruanda, “Avoir le savon” significa “Essere abbienti”

Screenshot dal canale YouTube di Imagiers français 

Le diverse varianti della lingua francese parlate nel mondo non sempre si assomigliano. Nella nostra rubrica “Les mots ont la parole” (Parola alle parole), diamo spazio a termini o espressioni specifici di una regione, di un paese o di una comunità. Ci soffermiamo anche su quelle parole intraducibili che, in francese, rimangono invariate o vengono tradotte solo parzialmente, e infine su quei termini francesi che, pur non traducendosi direttamente in un'altra lingua, spesso cambiano di significato.

Potete trovare tutti i nostri episodi precedenti qui: Parola alle parole [fr, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione].

Oggi abbiamo scelto questi tre termini ed espressioni:

Cadeauter: questo termine deriva dal francese parlato in Africa e significa “offrire un dono”. Ha una connotazione politica nel contesto della Françafrique, il sistema di influenza politica post-coloniale caratterizzato da trasferimenti poco trasparenti di fondi tra Parigi e l'Africa, in entrambe le direzioni.

Come evidenziato in questo articolo della BBC [en]:

The system was so widespread that it gave rise to a verb cadeauter – from the French cadeau, meaning a present.

Il sistema era così diffuso da far nascere il verbo cadeauter, derivato dal termine francese cadeau, che significa “regalo”.

Spoiler:  questo termine, importato dall’inglese [en] “spoil”, significa rovinare la suspense di un film o di un romanzo rivelandone gli eventi principali. In francese viene talvolta tradotto con “divulgâcher” (spoilerare). La parola, quando è usata come sostantivo, viene pronunciata imitando l'inglese (“spoiluh”). Se invece è un verbo, si pronuncia come gli altri verbi francesi che terminano in “-er” (“spoiler”) e si coniuga come un verbo regolare. Online si trovano articoli dedicati agli “spoiler” e, come in inglese, si parla di “relous” (guastafeste) che commettono il “crimine” di divulgâcheur (spoileratore).

L'ironia linguistica si trova nel fatto che questa parola inglese deriva dal francese antico espoillier (da cui proviene la parola francese moderna spolier), a dimostrazione di come le lingue si arricchiscano reciprocamente nel tempo.

Avoir le savon: questa espressione è a sua volta una traduzione di sabune ya roho, un'espressione gergale in swahili che significa “il sapone dell'anima”. Avoir le savon si riferisce a una persona che possiede denaro e conduce una vita agiata. Proprio come il sapone lava e pulisce, il denaro svolge un ruolo simile nel far scomparire i problemi quotidiani per chi vive nell'agiatezza. L'espressione è comunemente usata nell'ambiente urbano del Ruanda [it], situato nell'Africa orientale [it].

Questa espressione è stata ripresa da diversi artisti musicali, come nel caso della canzone Coup d'état (Colpo di stato) di Bulldogg feat. Sacha, un gruppo ruandese:

Un passo della canzone recita:

Tous prennent l'argent, ils se lavent avec l'argent. L'argent est devenu le savon avec lequel ils se lavent. Ils ont donc le savon pour oublier leurs problèmes et ils en augmentent pour la population.

Tutti prendono il denaro e si “lavano” con esso. Il denaro è diventato il sapone con cui si purificano, usato per dimenticare i loro problemi, aumentando al contempo il proprio benessere rispetto al resto della popolazione.

Se avete parole o espressioni da inserire nella nostra rubrica “Le mots ont la parole” (parola alle parole), contattateci all'indirizzo e-mail [email protected].

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Cosa hanno in comune Argentina, Perù, Honduras, El Salvador e Uruguay? Il declino dei diritti delle donne https://it.globalvoices.org/2024/12/cosa-hanno-in-comune-argentina-peru-honduras-el-salvador-e-uruguay-il-declino-dei-diritti-delle-donne/ https://it.globalvoices.org/2024/12/cosa-hanno-in-comune-argentina-peru-honduras-el-salvador-e-uruguay-il-declino-dei-diritti-delle-donne/#respond <![CDATA[Ilaria Graceffa]]> Thu, 19 Dec 2024 14:39:41 +0000 <![CDATA[America Latina]]> <![CDATA[Argentina]]> <![CDATA[Citizen Media]]> <![CDATA[Diritti umani]]> <![CDATA[Donne & Genere]]> <![CDATA[El Salvador]]> <![CDATA[Perù]]> <![CDATA[Politica]]> <![CDATA[prima pagina]]> <![CDATA[Uruguay]]> https://it.globalvoices.org/?p=200316 <![CDATA[In America Latina esiste uno scenario di governi eletti e non eletti e di democrazie con autoritarismo di sinistra o di destra, che non rispettano lo stato di diritto e il diritto delle donne a una vita libera dalla violenza.]]> <![CDATA[

In America Latina i governi di destra e di sinistra vanno contro i diritti delle donne e delle persone trans

Questo è un estratto di un articolo della giornalista argentina Luciana Peker [es, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] pubblicato su Muy Waso, un'organizzazione boliviana alleata di Global Voices.

Il governo argentino ha chiuso il Ministero delle Donne, del Genere e delle Diversità. L'ha proprio chiuso, non lo ha né declassato né ha modificato il suo organigramma. Dopo aver assunto la presidenza nel dicembre del 2023, il presidente Javier Milei ha mantenuto la sua promessa di eliminarlo. Ha aperto il Sottosegretariato per la protezione contro la violenza di genere, sotto la responsabilità del Ministero del Capitale Umano.

A fine maggio, questo organismo è poi passato al Ministero della Giustizia. Lo dirigeva Claudia Barcia, che si è dimessa il 6 giugno dopo aver appreso – tramite WhatsApp – che il Potere Esecutivo aveva chiuso lo spazio di appoggio per le donne maltrattate.

La denuncia contro l’ex presidente Alberto Fernández dimostra che coloro che sono favorevoli alle politiche contro la violenza di genere sono di fatto capaci di esercitarla. Coloro che sono contrari sono in grado di mantenere le promesse. Senza polarizzazione, entrambe le parti finiscono per unirsi al fine di eliminare gli aiuti alle vittime.

Dinanzi alla denuncia contro Fernández, il portavoce presidenziale Manuel Adorni ha dichiarato che la linea telefonica 144 (per chiedere aiuto) continua a funzionare. Tuttavia, secondo l’ELA (Equipe Latinoamericana per la Giustizia e il Genere), il budget è stato tagliato del 25%. Il programma Acompañar, che prevede un salario minimo per sei mesi alle donne maltrattate, ha ridotto l’esecuzione del bilancio dell’80%. L'attivista e avvocatessa Lala Pasquinelli specifica che:

Las líneas de ayuda sufrieron una reducción de personal del 38 por ciento, quedaron dos trabajadoras por turno. La 137 (violencia sexual) no existe más. El programa Acompañar pasó de ayudar a 34.000 víctimas a 430.

Le linee di assistenza hanno subito una riduzione del personale del 38%, lasciando due lavoratori per turno. Il 137 (violenza sessuale) non esiste più. Il programma Acompañar è passato dall’aiutare 34.000 vittime a 430.

Cambi ai diritti delle donne in Argentina

Lala Pasquinelli, creatrice di Mujeres que no fueron tapa e autrice di “La Estafa de la Feminidad” afferma: “Le retrocessioni sono sconvolgenti su tutti i fronti: formale, simbolico, materiale”.

La politica di aggiustamento colpisce le donne, sottolinea. “Se ci sono tagli alla sanità, sono loro che vagano per gli ospedali […] Le mense continuano a non ricevere cibo e sono loro che allattano”.

Non è solo ciò che manca, ma ciò che viene demonizzato. Oltre all'arretramento dello Stato nelle politiche pubbliche, si sta attaccando un settore sociale che rimane perplesso, isolato e atomizzato di fronte agli attacchi.

L’Argentina è passata dall’essere un paese avanzato su tematiche come la violenza contro le donne e la diversità sessuale ad essere all’avanguardia su tali problematiche. Il modello che fece della marea verde un’ondata gigantesca in tutta la regione, legittima oggi un fenomeno globale di arretramento.

Ogni scenario, nazionale o continentale, ha i suoi punti cardinali, che però coincidono con la regressione e la creazione di una falsa nostalgia del passato. I divieti sulla prospettiva di genere e sui diritti umani fanno apparire il movimento delle donne e dei dissidenti come un nemico, “per fornire una presunta ‘battaglia culturale’, una distrazione per coprire la crudeltà che comporta la fame”, spiega Pasquinelli.

In Argentina è stata approvata la distribuzione gratuita di contraccettivi nel 2002, l’educazione sessuale nel 2006, il matrimonio tra persone dello stesso sesso nel 2010, la legge sull’identità di genere nel 2012 e l’aborto legale nel 2020. L’agenda adesso sembra “Ritorno al futuro” con la marcia indietro.

Per la Giornata dell’infanzia, il governo ha condiviso uno spot in cui è stata chiamata ancora una volta “Giornata del bambino”. Si legge: “Il nostro scopo è che tutti i bambini crescano in un ambiente sano e sicuro, lontano da coloro che promuovono l’ideologia di genere che minaccia la loro integrità”.

Mappa regionale del recesso

In Perù si è tentato di considerare le persone trans come patologiche. Tuttavia, le proteste sono riuscite a fermare tale declino. In un mondo che si trova nel caos della disinformazione, additare coloro che rimangono ai margini della società ha effetti che si ripercuotono nella strada e sulla cultura. È una minaccia latente.

L’idea dell’estrema destra è quella di designare l’Educazione Sessuale Integrale come un’ideologia di genere e provocare un dibattito che entusiasmi i settori antifemministi.

Xiomara Castro è al governo dell’Honduras, ma le donne al potere non rappresentano più una garanzia per i diritti delle donne stesse. Fu considerata una grande vittoria, con diverse femministe al governo, ma Castro “pose il veto a una legge a favore dell'educazione sessuale dei bambini. Il suo Ministro dell'Istruzione, insieme ad un pastore evangelico, andarono contro le linee guida mostrando sostegno alla chiesa. Tutto ciò ha messo in evidenza la regressione”, ha affermato l’attivista Melissa Cardoza della Rete Nazionale dei Difensori dei Diritti Umani e dell’Assemblea delle donne lottatrici in Honduras.

L’Uruguay è stato un pioniere nell’approvare l’interruzione volontaria di gravidanza nel 2012. Ora sono state presentate tre leggi contrarie ai diritti conquistati, come quella che mira ad abrogare la legge contro la violenza di genere. In un’epoca di informazioni false e disinformazione, la mancata abrogazione non basta.

Attacchi e disinformazione

Ci sono attacchi che si trasformano in veri e propri cambiamenti. Pertanto non possono essere sottovalutati. Ce ne sono altri che svaniscono nell’attento stesso, ma che portano con sé un dardo che avvelena. Un aspetto fondamentale è che gli attacchi non sono isolati.

Le attuali modalità di informazione funzionano come in una bolla. Non sono nemmeno le persone a scegliere cosa leggere, ma ognuno legge ciò che il proprio algoritmo gli suggerisce. Ognuno ha la propria bolla e crede, o finisce per credere, che la sua bolla sia il mondo. Dovremmo rivedere la mappa del mondo, piuttosto che il GPS, e vedere il cerchio piuttosto che le bolle.

Anche in Uruguay si voleva abrogare la legge sulla violenza di genere e crearne una sulla violenza domestica. La casa rappresenta ancora una volta il fulcro dell’idea del mondo femminile e l’unico luogo in cui – presumibilmente – le donne potrebbero essere aiutate. Una ragazza che esce a far festa e subisce abusi non sarebbe una vittima. Sarebbe una vittima una moglie che resta a casa.

Soprattutto verrebbe cancellata l’idea di violenza di genere, sostituendola con una parola usata quando si iniziò a parlare del problema ma divenuta ormai obsoleta: violenza familiare. La famiglia. La Sacra Famiglia. Inclusa la famiglia violenta. Non la famiglia diversificata. Si vuole eliminare una visione che impone limiti a ciò che si può e non si può fare in una famiglia. No vuol dire no, anche in famiglia.

Sottolinea Demirdjian:

No es casual que se ponga en cuestión la voz de las mujeres y la violencia de género. Son proyectos regresivos que dejarían desprotegidas a las mujeres que denuncian, pero que existan los proyectos y que el tema esté en debate es un retroceso.

Non è un caso che la voce delle donne e la violenza di genere siano messe in discussione. Si tratta di progetti regressivi che lascerebbero le donne che denunciano senza protezione, ma il fatto che tali progetti esistano e che si discuta di tale questione è comunque un passo indietro.

Creare un cattivo per andare contro la diversità sessuale

Il Río de la Plata presenta diversi scenari. Al di la dei risultati elettorali, da nessuna parte del fiume c’è la volontà di andare controcorrente. Da un lato, le donne devono prendersi cura di ciò che hanno guadagnato, dall’altro, devono rimpiangere ciò che hanno perso. Ovunque vengono accusate di mentire e la menzogna diventa una forma di argomento infondato.

La parte meridionale può diventare un’area del silenzio. In Paraguay, il 22 agosto 2023, la Commissione del Senato sulla Famiglia, Bambini, Adolescenza e Gioventù ha approvato un progetto sul divieto di insegnare negli istituti scolastici usando l’ideologia di genere.

Non è una pandemia, né un virus che si diffonde. La poetica inventata come cattiva, l’“ideologia del genere”, si insinua oltre i confini. Non si tratta di un'eccezione, ma di un'orchestrazione internazionale.

In El Salvador, il presidente Nayib Bukele ha attaccato, a fine febbraio 2024, la prospettiva di genere e ha deciso di non includerla nell’istruzione pubblica. “Confermato: abbiamo eliminato ogni traccia dell’ideologia di genere dalle scuole pubbliche”, ha scritto il ministro dell’Istruzione José Mauricio Pineda.

Bukele ha preso la decisione dopo aver incontrato Trump e Milei negli Stati Uniti, alla Conservative Political Action Conference. Negli anni ’70, il Plan Condor aveva ordinato l’esecuzione di colpi di stato militari in Sud America da parte degli Stati Uniti. L'unione di oggi non mira a sorvolare, ma a mantenere il silenzio.

In Perù governa una donna che non è stata eletta, ma che sta distruggendo la politica per le donne. Senza nemmeno il sostegno dei voti. I trattati internazionali con gerarchia costituzionale e le leggi approvate dimostrano che, al di là delle oscillazioni elettorali, le politiche pubbliche per garantire i diritti delle donne e la diversità sessuale non possono essere eliminate.

Diversi tipi di governo, stesse strategie

In America Latina esiste uno scenario di governi eletti e non eletti e di democrazie con autoritarismo di sinistra o di destra, che non rispettano lo stato di diritto e il diritto delle donne a una vita libera dalla violenza.

Usano strategie che si ripetono. La rimozione di organizzazioni contro la violenza di genere è all’ordine del giorno in quasi tutti i paesi. Il progetto di Dina Boluarte è quello di chiudere il Ministero delle Donne e delle Popolazioni Vulnerabili (MIMP). Lo qualifica dicendo che sarà “unificato” con il Ministero dello Sviluppo e dell’Inclusione Sociale (MIDIS).

Nel mezzo della crisi di corruzione e la violazione dei diritti umani che sta attraversando il Perù, l’avvocato femminista Parwa Oblitas sottolinea:

Fusionar el Ministerio de las Mujeres sería un grave retroceso, ya que lleva más de 30 años y ha promovido políticas que, si bien no alcanzan, combaten la desigualdad de género en el país.

La fusione del Ministero delle Donne rappresenterebbe una grave battuta d’arresto, dal momento che è in vigore da più di 30 anni e ha promosso politiche che, sebbene non sufficienti, combattono la disuguaglianza di genere nel Paese.

L'attivista, poetessa e professoressa Violeta Barrientos continua:

Están con la moda Milei y quieren fusionar ministerios para invisibilizar. Por eso se propuso poner el Ministerio de la Mujer dentro de otro: para diluirlo. Era muy escandaloso convertirlo en Ministerio de la Familia.

Seguono il trend lanciato da Milei e vogliono unire i Ministeri per renderli invisibili. Ecco perché è stato proposto di inglobare il Ministero delle Donne in un altro Ministero: per sminuirlo. Sarebbe stato troppo scandaloso trasformarlo nel Ministero della Famiglia.

Spiega anche che la politica del governo peruviano è conservatrice e di estrema destra. “Cerca di favorire l’estrazione mineraria illegale, distruggere le istituzioni, concentrare i poteri nelle mani del Congresso, affidandogli la magistratura proprio come in Venezuela per vincolare il paese prima delle elezioni annunciate del 2026”. Risulta anche che, di fronte a questo panorama, la gente ha iniziato a ripudiare tali misure scendendo in strada.

La retrocessione non è più una novità, ma una costante. Non accade in un solo posto, ma in molti. L’America Latina sta andando contro il progresso e sta regredendo dopo decenni di avanzamento.

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“La voce di una donna è una rivoluzione”: uno sguardo alle creazioni radiofoniche femministe algerine https://it.globalvoices.org/2024/12/la-voce-di-una-donna-e-una-rivoluzione-uno-sguardo-alle-creazioni-radiofoniche-femministe-algerine/ https://it.globalvoices.org/2024/12/la-voce-di-una-donna-e-una-rivoluzione-uno-sguardo-alle-creazioni-radiofoniche-femministe-algerine/#respond <![CDATA[Andrea Cortellari]]> Wed, 18 Dec 2024 14:31:37 +0000 <![CDATA[Algeria]]> <![CDATA[Citizen Media]]> <![CDATA[Cyber-attivismo]]> <![CDATA[Diritti gay (LGBT)]]> <![CDATA[Donne & Genere]]> <![CDATA[Inglese]]> <![CDATA[Media & Giornalismi]]> <![CDATA[Medio Oriente & Nord Africa]]> <![CDATA[prima pagina]]> https://it.globalvoices.org/?p=200534 <![CDATA[Un viaggio nella produzione sonica e creativa del movimento femminista in Algeria, tra radio, pocast e social media.]]> <![CDATA[

Che cosa sono i femminismi se non una serie di pratiche per spezzare il silenzio, per ascoltare se stesse e le altre?

Illustrazione di Zena El Abdalla. Usata previa autorizzazione.

Questo post di Giulia Crisci è stato pubblicato in inglese su UntoldMag [en, come i link seguenti, salvo dove diversamente indicato] il 13 settembre 2024. Questa versione editata ripubblicata su Global Voices è parte di un accordo di condivisione dei contenuti.

Nel chiassoso centro di Algeri, in un cafè vicino alla Grande Poste, Medjeda Zouine e Nadjoua Rahem, giornaliste di Radio Voix de Femmes (Voce delle donne) [ar, fr], la prima web-radio in Algeria, mi raccontano ciò che fanno ogni giorno. Attiva dal 1995, Radio Voix de Femmes ha la sua sede alla Maison de la Presse, un luogo simbolico della resistenza dei giornalisti durante la guerra civile algerina [it], anche nota come il “Decénnie Noire” (decennio nero). Zouine e Rahem registrano nello studio della Maison de la Presse e trasmettono su YouTube. Il nome del progetto ne riassume l'obiettivo: prendere quanto più spazio possibile per raccontare le storie delle donne in Algeria.

L'incontro con Medjeda e Nadjoua è il primo di quello che sarà un mese di ricerca ad Algeri, passato ad ascoltare le voci che ne popolano le onde radio e gli spazi sul web. Sono ospite in una casa che un tempo apparteneva a Mohamed Khadda (1930–1991) [it], pittore e militante del movimento indipendentista, uno spazio che si sta trasformando in centro culturale e residenza artistica della galleria Rhizome [fr]. Sulle pareti sono ancora appesi alcuni dei vecchi poster di Khadda, che promuovono conferenze e mostre come il Giorno della salvaguardia dell'oralità e il Simposio internazionale sull'oralità africana.

Uno dei poster in casa di Mohamed Khadda, a promozione di un festival per la salvaguardia dell'oralità. Usato previa autorizzazione.

I poster mi fanno pensare a Ici la voix de l’Algérie, il testo di Frantz Fanon sul ruolo decisivo giocato da una particolare forma di oralità, quella della radio, durante la rivoluzione. Durante gli anni del colonialismo, Radio-Alger era una piattaforma attraverso la quale “i francesi parlavano ai francesi”. La popolazione algerina, nel suo rigetto e disinteresse per la voce del colonizzatore, non ebbe apparecchiature radiofoniche fino al 1955–56.

Poi, nel 1956, la svolta: il 16 dicembre, con l'annuncio “Ecco la Radio dell'Algeria libera e combattente”, la radio clandestina iniziò a trasmettere al popolo algerino. In meno di 20 giorni tutte le radio andarono esaurite. Ora si poteva finalmente ascoltare “la voce dell'Algeria libera e combattente”. Trasmetteva da un luogo non meglio precisato, avvalendosi della complicità di Egitto, Siria, e una rete di paesi arabi che faceva affidamento sulle radio frequenze, per aggirare il sabotaggio delle onde radio attuato dalla potenza coloniale.

Discontinua e spesso interrotta, la radio riuscì a sprigionare nuovi linguaggi, iniziando finalmente a rendere reale e possibile l'idea di una nazione indipendente.

Dalle onde radio ai podcast

Oggi le disposizioni del governo algerino sulla radiodiffusione, tanto tramite onde radio quanto sul web, sono stringenti. Le autorizzazioni sono così difficili da ottenere che il numero delle stazioni private si può contare sulle dita di una mano e la gente parla comunemente della radio come di un monopolio di stato.

Eppure ogni settimana nascono nuove produzioni radiofoniche, che aggirano gli ostacoli posti dal governo grazie ai podcast e ai social media. Tutto ciò che serve è uno smartphone per registrare e da lì ognuno può lanciare una nuova serie su Instagram, YouTube, Soundcloud o Spotify.

Su Instagram, per esempio, le autrici di Radio Voix de Femme, protagoniste di un vasto, plurale e vibrante movimento femminista, hanno lanciato di recente Laha_podcast [ar], un programma che esula dal loro formato radiofonico canonico. Parlano dei progetti delle artiste algerine e dei loro successi, ma anche della violenza e della forte discriminazione che le donne affrontano, sancita dal Codice algerino della famiglia, che tuttora stipula di fatto la subordinazione delle donne ai padri, fratelli e mariti. Per fare un esempio, in caso di divorzio o eredità, le donne sono penalizzate rispetto alla loro controparte maschile.

“La voce delle donne è una rivoluzione, come lo è quella di tutti i popoli oppressi”, mi dice Besma Ait, autrice del podcast Thawra (rivoluzione) [fr].”La voce delle donne è una rivoluzione” (صوت المرأة ثورة – sawt el mar'a thawra) è uno slogan del movimento femminista egiziano, gridato nelle strade durante la Primavera araba. È un gioco di parole, realizzato sostituendo una sola lettera di un vecchio adagio della tradizionale orale canonica islamica: “La voce delle donne è motivo di vergogna” (صوت المرأة عورة – sawt el mar'a ‘awra).

Il podcast Thawra ha fatto il suo debutto a febbraio 2024, sulla spinta della necessità di dare spazio alle storie delle attiviste femministe. Le storie si dipanano attraverso lunghe conversazioni, rimuovendo il fattore tempo e la fretta.

L'ideatrice del podcast, Besma, fa parte di una nuova generazione di femministe che stanno provando a creare continuità tra le lotte e a mantenere aperto il dialogo tra donne che hanno vissuto eventi molto diversi: dalla violenza traumatica dei terroristi islamici ai cambiamenti in peggio del Codice di famiglia, alla frangia femminista che ha marciato ogni venerdì per poco più di un anno durante l’Hirak [it], il movimento del 2019 che ha portato avanti richieste democratiche e che dopo avere ottenuto le dimissioni del presidente Abdelaziz Bouteflika [it] è stato colpito senza preavviso da arresti e violenza, fino ad essere disperso dal governo nel marzo 2020, con l'arrivo della pandemia.

Besma mi comunica l'importanza di questa genealogia di lotte, che le arriva prima di tutto dalle donne della sua famiglia. Sua nonna era una mujaheddine (un termine che il FLN usava per i suoi combattenti, a significare “colui o colei che lotta per una causa sacra”), parte del Fronte di liberazione nazionale che operava in Francia. “La storia dell'esilio si intreccia con quella della prima lotta anti-coloniale condotta in territorio nemico”, aggiunge.

La seguo mentre tesse la biografia della nonna, che scappò dalla prigione femminile della Petite Roquette a Parigi, per passare poi alle storie raccontate negli episodi del podcast. Il primo episodio racconta la storia di Fadila Boumendjel Chitour, un'endocrinologa, attivista per i diritti umani, e co-fondatrice di Réseau Wassila [ar, fr], un'importante rete di supporto per donne vittime di violenza che ha sede ad Algeri.

Madame Chitour è arrivata a una consapevolezza femminista attraverso la medicina sociale, trattando gli effetti visibili e invisibili di violenza e tortura. Anche Saadia Gacem, un'altra intervistata, fa parte di Réseau Wassila, ma è specialmente impegnata nella ricerca sul Codice di famiglia e sul trattamento che le donne ricevono nei tribunali algerini. Saadia è anche parte dell'iniziativa Archives des luttes des femmes en Algerie (Archivio delle lotte delle donne in Algeria) [fr], un lavoro collettivo prezioso, poichè la storia di un movimento tanto potente è ancora da scrivere. Lo stesso Thawra si inserisce nel medesimo solco, come una forma d'arte che può essere descritta come storia orale.

‘Il suono è il futuro della lotta’

Besma mi saluta per andare a prendere parte al programma di creazione femminista organizzato dal Journal Féministe Algérien [fr], di cui mi parleranno alcuni giorni dopo la fondatrice Amel Hadjadj e la formatrice Khadidja Markemal [fr].

Khadidja è un'artista del suono raffinata e brillante e nel suo lavoro riesce a rendere in maniera vivida il panorama sonoro di una strada o di un quartiere. Al termine del nostro incontro, mi passa, su una chiavetta USB, Sisters with Transistors, un film sulle pioniere della sperimentazione sonora e della musica elettronica. Alcune, come Daphne Oram o Delia Derbyshire, hanno fatto la storia della radio.

Screenshot dal film “Sisters with transistors.” Fair use.

Uno dei punti ricorrenti nelle nostre conversazioni è la mancanza nel mondo dell'audiovisivo di figure tecniche femminili che possano creare la propria narrazione in maniera indipendente. Il programma di formazione sulla creazione di contenuti femministi del giornale Journal Féministe Algérien ha preso il via nel 2020 in risposta a questa lacuna, rivolto ad attiviste provenienti da diverse realtà, gruppi e collettivi algerini.

Nel quartier generale del quotidiano, un ampio spazio sulla baia di Algeri, Amel Hadjadj mi mostra una stanza che può trasformarsi all'occorrenza in uno studio di registrazione, insonorizzato grazie a dei materassi. Tutto il materiale, conservato in un armadio, è a disposizione non solo dello staff editoriale, ma anche dei membri del pubblico che ne avessero bisogno per i loro progetti.

“Il suono è il futuro delle lotte”, mi dice Amel, mentre conversiamo. Trova nella discrezione del registratore le condizioni perfette per catturare le parole delle donne, spesso esitanti di fronte a una telecamera. Il suono, che pure mantiene la soggettività di ogni voce, protegge le persone a rischio, per esempio chi fa parte della comunità LGBTQ+, così che non vengano riconosciute.

“Inoltre”, continua, “il podcast è un formato che permette alle donne di continuare a informarsi e ascoltare altre donne mentre si dividono tra lavori domestici e il prendersi cura dei famigliari. Sedersi di fronte a uno schermo è un lusso che poche possono permettersi”.

Al termine di questa edizione, i podcast saranno co-firmati e “apparterranno” a tutte le realtà femministe che ne hanno preso parte, tra le quali il giovanissimo gruppo Algerian Feminists. Partito come un profilo Instagram [ar] creato da Ouarda Souidi nel 2019, è poi diventato un collettivo a tutti gli effetti. Le Algerian Feminists vogliono contribuire a una nuova generazione di lotte femministe, per reagire all'invisibilità delle donne nella società, e alle iniziative del movimento femminista. Pubblicano bollettini mensili su azioni intraprese nel paese, parlando a quante più donne possibile con contenuti realizzati per la maggior parte in Darija [en] algerino.

Di recente hanno pubblicato il loro primo podcast [ar] dedicato al tema delle mestruazioni, che è un taboo in Algeria. L'episodio raccoglie dieci testimonianze che si fondono in un racconto polifonico del punto di svolta rappresentato dalle mestruazioni nella vita di una ragazza, una soglia spesso varcata senza esser minimamente preparate.

Il sangue sulle cosce, la prima spiegazione da parte delle madri o il primo tentativo di usare un assorbente interno, micro-memorie a cui segue una consapevolezza: il menarca è un rito di passaggio. Per alcune questo è il biglietto d'ingresso al circolo delle donne della famiglia che si riunisce nel cortile, alle loro confidenze, alla possibilità di rasarsi insieme, ma per altre può anche significare l'inizio di imposizioni sull'abbigliamento, un nuovo look e nuove norme sociali. Una delle voci rivela: “Mia madre mi disse di nasconderlo a mio padre, o non mi avrebbe più fatto giocare con i miei cugini”.

Ascoltare il reale in maniera nuova

Ouardiami mi traduce accuratamente queste parole in una serie di messaggi vocali e poi aggiunge: “Hai già ascoltato Femmes sérieuses, travailleuses, non fumeuses?” [fr].

Si tratta di un audio-documentario di Sonia Ahnou, un'artista e regista che al momento vive in Francia. Il documentario fa immergere l'ascoltatore nella vita di una giovane donna che decide di vivere da sola ad Algeri. Il titolo riprende ironicamente una formula ricorrente negli annunci immobiliari.

“Cosa penseranno i vicini di me, della ragazza che vive da sola al terzo piano? Sono andata a chiderglielo con il microfono in mano”. La storia comincia così, ricollegandosi a molte altre esperienze che narrano la difficoltà di essere indipendenti persino nella capitale.

Se l'oppressione è sistemica, diventa velocemente un business. Le intervistate denunciano un continuo rifiuto di affittare, le restrizioni abusive loro imposte, e persino affitti maggiorati per le donne single. “La segregazione si porta avanti anche così”, conclude una di loro, con voce ferma.

Sonia è anche passata attraverso una forte rete di realtà militanti che costituiscono la ricchezza della scena artistica algerina. Un nodo fondamentale è Habiba Djahanine, regista e poetessa femminista, co-fondatrice del collettivo Cinéma-Mémoire. Dal 2007, prima a Bejaia e poi a Timimoun, nel deserto algerino, il collettivo accompagna i giovani in un anno di formazione nella realizzazione di documentari.

Ogni persona che ho incontrato ha una storia che la collega ad Habiba e ai suoi ateliers, spesso un punto di svolta nel loro percorso.

Al termine della mia residenza, ho invitato Habiba, che era di passaggio da Algeri, a condividere alcune delle creazioni sonore del suo vasto archivio. Al momento stiamo progettando una sessione d'ascolto collettiva con un piccolo gruppo di donne che hanno un progetto sonoro o che ne stanno mettendo in piedi uno.

Che cosa sono i femminismi se non una serie di pratiche per spezzare il silenzio, per ascoltare se stesse e le altre?

Così, al termine del pomeriggio, sedute sul tappeto di Mon Autre École (la mia altra scuola), un luogo importante per  la formazione e la creazione artistica, ci immergiamo nell'ascolto di “Mon peuple, les femmes” (La mia gente, le donne). L'autrice, Sara, cuce assieme frammenti di conversazioni intime tra femministe — “Tu perché sei una femminista? Non vedo perché non dovrei esserlo!” — o di una madre che discute con sua figlia la scelta di vivere da sola, e ancora, testimonianze di azioni contro il femminicidio, e a supporto di chi ha subito violenza.

Per liberare il mondo è necessario l'anonimato. È necessario osare raccontare scelte radicali, come quella di non avere più relazioni intime con gli uomini.

Nel 2021, il collettivo Cinéma-mémoire [fr] ha abbandonato l'elemento visuale per concentrarsi completamente sul paesaggio sonoro.

Ascoltiamo le loro opere, che, con grande varietà di temi e scelte artistiche, ci trasporta all'oasi di Timimoun. Quelle di Assia Khemici e Lila Bouchenaf ci fanno varcare la soglia degli spazi delle donne, le zone liminali tra il dentro e il fuori, tra lo spazio domestico e quello collettivo. Senza nemmeno una traccia di esoticismo o voyerismo, nessun frame ci separa dal paesaggio, ne facciamo parte.

Cinéma Mémoire · PAYSAGES SONORES DE TIMIMOUN

 

In tutte le creazioni che ho ascoltato finora, il potere di queste voci e suoni risuona per mettere in discussione le narrazioni egemoniche di un mondo puramente oculare, che lascia fuori tutto ciò che non può essere catturato visualmente. Allora il microfono diventa la possibilità di spezzare un ordine imposto, di contribuire a una riscrittura polifonica, diventando ancora una volta il soggetto della propria storia. Come ci dice Habiba, dopo tutto, tutto ciò che facciamo è un continuo tentativo di trasformare il reale per poterlo guardare o ascoltare diversamente.

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