giovedì 8 giugno 2017

Ceneri



Nell'immagine sopra, la spiaggia di Galenzana. La cosa che segue è stata scritta oggi, dopo essere passato a salutare Lorenzo Bargellini, detto il Mao, in un posto deputato a dare il "commiato"; e sia pure, d'accordo. Però, poi, mi è venuto di darglielo a modo mio, il commiato, a Lorenzo. Che un commiato, vi dico un segreto, non è.

Dice che il Mao lo cremano, e poi spargono le ceneri in Arno. Me le immagino, quelle ceneri in canottiera che passano via via con la corrente del fiume, per il masso della Gonfolina che quarche pezzo di cenere ci rimarrà pure appiccicato, per Pontedera della Piaggio, per Pisa sotto 'rponte Sorferino fino giù giù a Bocca d'Arno, che se ci potessino vedé, gaodé e 'rpèoro disupà, le varderebbeno anco le cèe scorrere con tanto d'occhi spipati, sifappeddì. E poi in mare, nel vasto mare, nell'immenso mare senza limiti, senza né inizio e né fine.

Prima o poi mi toccherà ancammè, budello di Gesoo, d'essere un po' bruciacchiato; fosse per me, non passerei nemmeno dalle vie legali & istituzionali, che costano pure uno sbotto; mi si dia tranquillamente fòo senza tante cerimonie e complimenti, stile indiano, su una griglia alla bell'è meglio fatta co' tubi innocenti e la rete da letto arrugginita e se ci volete mètte' pure du' patate a i' forno, tanto meglio. Io, però, poi, vorrei essere disperso davanti alla spiaggia di Galenzana, all'Elba. Ora, può naturalmente darsi che le ceneri del Mao piglino tutta un'altra rotta, arrivate al mare; le correnti fanno sempre quel che vogliono loro, e ci mancherebbe altro. Può darsi che si distribuiscano; che so io, un po' in Corsica e un po' a Savona. Un po' a Cadaqués davanti alla villa di Salvador Dalí con l'uovo sopra, un po' a Gaza sempre che non siano bloccate dagl'isdraeliani, un po' al Lido di Ostia e un po' in uno scarico a Bagnoli.

Poniamo però che almeno un po' delle ceneri del Mao arrivino pure a Galenzana, Isola d'Elba. “O Riccardino!” “O Lorenzo! O icchettuccifài...?” “Come icchecifò?....'E s'è tutt'e due in cenere....” “Eggià, vabbè dai, uèrcam in Galenzana...” E giù a spiegagni comemmài so' finito là, tutta la storia (magari pure dimórto pallosa) del moletto fatto a mano, della villa col patio, di quand'ero bimbetto e pischello e ci passavo la vita, su quella spiaggia con la macchia e i' bosco dreho, la punta Bardella, il Capo Poro. Sicuramente più interessate, le ceneri del Mao, al fatto che Galenzana se la vogliono prendere per farci la strada carrozzabile, i' resòrte, i' porticciolo turistico e presumibilmente anche ir tegamone disumà. “Ma davvero? Sai icchesifà ora? 'E s'occupa la spiaggia!”

Me l'aspettavo. Non sono mica le ceneri di Nardella, quelle; sono le ceneri di Lorenzo Bargellini. Le ceneri di Nardella anderànno, paladine della legalitade, a sgomberare altre ceneri; quelle del Bargellini, magari neppure tutte quante ma non importa, anderànno a occupare, a lottare, a fare casino. Movimento di Lotta per la Spiaggia. Io ci sto subito. S'occupa. Giù una cenerata da fa' spavento. Prima o poi si spande la voce; ecco che all'orizzonte si vede tutto uno sbarco di ceneri a dà manforte: “Oooohh! Arrivano!” Sembra lo sbarco in Normandia delle ceneri: le ceneri di Gramsci, i' Monte Ceneri, i' mercoledì delle Ceneri, Cenerentola, le ceneri della M. che berciano, le ceneri di S. senza sale mi raccomando, le mamme no inceneritore (vabbè, una piccola contraddizione si può ammettere), le ceneri della G. con gli short mozzafiato, le ceneri di E. a passo di rafting, quelle della M. che riescono a essere bionde pure da ceneri, le ceneri di M. autentiche stroncapèttini, le ceneri d'i' P. pronte a creare il fronte unito delle ceneri, le ceneri della S. che naturalmente saltellano di qua e di là, le ceneri d'i' M. che analizzano la quantità di arsenico nell'acqua, le ceneri della C. tutte belle punkettazze, le ceneri barbute d'i' L., le torte salate alle ceneri della S., le ceneri d'un'altra M. che più che abbracciarti ti circondano, le ceneri No Austerity, il CSA Next Cenerson, l'USI (Unione Sindacale Incenerita), i' Partito Cenerista de' Laoratòri, i' Fondo Cenerista, la CUB (Ceneri Unitarie di Base), il Coordinamento Anarchico e Cinerario e quant'àrtri. Ma tanti. Tutti diversi. Tutte diverse.

Tutte diverse. Tutti diversi. Ma 'un vi si lascia in pace nemmeno da ceneri, bisognerà che vu' lo sappiate. E nemmeno prima d'essere inceneriti come i' Mao. Giù di canottiera e di capellacci, e niente urne. L'urne de' forti (o Pindemonte!) so' scatolette, noialtri si fluttua e, all'occorrenza, giù d'occupazione. Una casa, una spiaggia, un chicchirillò legato a un filo, un prato o un sogno che, quello no, non muore e non verrà mai incenerito.

Magari qualcuno potrebbe dire: obbravi. Però vu' siehe ceneri, appunto. Cosa volete occupare voialtri, da morti? A questo punto mi vedo i' Mao, che ascolta la partita della Fiorentina (che, comunque, lo scudetto non lo rivincerà mai nemmeno da incenerita), levarsi e pigliare le ceneri d'un megafono. E urlare che noialtri s'è vivi anche da ceneri. E che, più che altro, ancora ceneri non siamo, nemmeno i' Mao. E, infine, che i morti siete voialtri, anche se non ve ne volete rendere conto. C'est vous qui êtes morts. Die Toten, das seid ihr. It's you, the dead. Οι νεκροί είστε εσείς. Que sois vosotros, los muertos. 

Ciao Lorenzo, cìsi. Domani alle cinque in San Marco; dove, ovviamente, sarai lassù in cima a i' corteo. Che, magari, sarà pure bello grosso e sarà, quindi, un lunghèo. Megafono, canottiera e chioma al vento, ma guarda d'un ripiglià bottigliate ni' viso. E li si riduce tutti in cenere, que' bastardi in giacchina e cravatta!

domenica 4 giugno 2017

Mao


E' morto Lorenzo Bargellini. Lottava, da sempre, per il diritto alla casa. Non aveva italiani e non aveva stranieri. Aveva una classe. Aveva proletari.

E' morto stamani di prima estate. E' morto dopo una vita passata a reclamare diritti, e a reclamarli mica con la "legalità" di lorsignori, anche se di una legalità più profonda e non corrispondente a quella delle ciance e delle malefatte del capitalismo istituzionale avebbe potuto dar dure e chiare lezioni.

E' morto persino con gli ultimi oltraggi. Quello di vedersi coccodrillare a dovere da roba tipo "Repubblica", con tanto di "una vita passata a difendere gli ultimi" quando il medesimo giornale passa la vita a difendere i primi. Oppure quello di vedersi, come informa scrupolosamente sempre il medesimo fogliaccio di regime, piombare in casa la polizia persino da morto d'infarto. Cioè, se si muore d'un colpo secco da Lorenzo Bargellini, eccoti in casa gli sbirri perché non si sa mai. Ci avranno avuto paura di un ultimo sfratto o di un'ultima occupazione, chissà.

Siccome le vite dei Lorenzi Bargellini sono spese bene,, bisognerebbe continuarla. Bisognerebbe pigliarla in mano tutti quanti, questa lotta per la casa. Bisognerebbe cominciare, per esempio, a sgomberare in via definitiva tanta gente, tipo padroni, speculatori, consorterie, palazzinari, gruppi d'affari. Bisognerebbe spazzare via il vero "degrado", cosa che Lorenzo Bargellini ha ostinatamente perseguito per tutta la sua vita, pagandola spesso cara proprio a cura di chi oggi gli decreta il ricordino di prammatica con il quale sarebbe doveroso pulirsi il culo.

Proprio mentre le politiche abitative dei comuni-lager alla Minniti, proprio mentre i peggiori fascisti ci giocano sopra con sempre maggiore successo, arriva un infarto poliziottato e repubblicato a togliere di mezzo Lorenzo Bargellini. Ci possiamo piangere sopra per la perdita di un compagno e di un amico, ma non dobbiamo piangerci sopra per continuare la lotta senza paura. Che da un Bargellini ne nascano, e ne siano già nati, altri cinquemila.

Lo chiamavano "Mao", il Bargellini, che era nipote di quel Piero Bargellini, scrittore, che aveva fatto il sindaco democristiano di Firenze nel periodo dell'alluvione. Costringendo tutti a pensare, a causa del suo agire, che era assai migliore degli attuali quaqquaraqquà con velleità di ridicoli sceriffi sempre al servizio del sor padrone.

Lo chiamavano "Mao", e allora, per ricordarlo, non ci abbiamo messo la sua faccia, che tutti conoscevano, da antico guerriero inca, con le botte e le ferite di cinquantanove anni di battaglie. Ci abbiamo messo un paio di gatti neri su un tetto, ché dai tetti si vede tutto quel che succede e si difende meglio quel che viene preso, occupato, conquistato alla facciaccia loro.

Due gatti che fanno "mao". Uno che passa e uno che viene. Mao sì, mao e unghie, mao e graffi, mao e eleganza, mao e un diavolo che fa paura. Questo vi aspetta. Questo Lorenzo Bargellini ha miagolato di brutto.