domenica 29 novembre 2015
domenica 22 novembre 2015
Serge Quadruppani: Scrivo il tuo nome, sicurezza
Serge Q. : Suggestion pour le drapeau de la future garde nationale / Suggerimento per la bandiera della futura guardia nazionale
Il 22 novembre 2015, vale a dire “oggi” nel normale computo del tempo, Serge Quadruppani (che ho avuto occasione di incrociare lo scorso giugno a Bologna, senza scambiarci nemmeno una parola ma canticchiandogli sulla sua faccia un po' sorpresa una canzone di Brassens) ha scritto questa cosa sul suo blog, Les Contrées Magnifiques. Come tutti, in questi giorni che definire “di merda” sarebbe un'indebita e del tutto ingiustificata offesa alla merda, ho cercato, per un naturale bisogno, delle “parole giuste”, con la piena coscienza di non poter riuscire a trovarle; così, quando oggi ho visto che cosa Serge Quadruppani aveva scritto facendo una parafrasi, o una specie di détournement della famosa poesia Liberté di Éluard (personaggio sul quale ho avuto e continuo ad avere peraltro parecchie riserve), ho pensato che quelle parole giuste le avesse trovate lui. Stop. Così mi sono messo immediatamente al lavoro, perché oltre che giuste le ho ritenute parole urgenti e necessarie. La traduzione italiana che ho fatto quasi in “tempo reale” avrà, naturalmente, tutti i difetti di qualcosa fatta sotto l'imperativo di far conoscere immediatamente quelle parole; essendo quello di Quadruppani un testo a sua volta legato all'immediatezza, agli eventi e alle repressioni in atto nel nome della “Sicurezza”, agli Stati di Emergenza, ai coprifuochi e a tutto ciò che il massacro di Parigi ha messo in atto non soltanto in Francia, ma in tutto il “mondo occidentale”, si tratta di un testo non semplice che ho cercato di corredare di Note le quali, peraltro, non spiegano tutto. Qualcosa sì, però. Un'altra cosa da fare sarebbe, forse, cercare di adattare in un futuro questo testo alla realtà italiana e/o di altri paesi, con le loro identità e le loro specificità. Senza però perdere di vista che Quadruppani si riferisce ad una realtà che è generale, a partire dalla “Francia” ma che coinvolge tutta la terra, tutto, tutti.
SCRIVO IL TUO NOME, SICUREZZA
Sui killer narcisisti della modernità
sui machos insoddisfatti del gangsta rap convertiti in bigotti
sulle troie passate da Closer [1] al niqab
sulle loro necessità di esistere che si esprimono in massacri
sull'immenso buco spalancato puzzolente purulento del vuoto metafisico dell'Occidente
sul milione e trecentomila morti della “guerra al terrorismo”
sui torturatori facebook
sui segnalati vivi facebook
sui tricolori per endovenosa facebook
sull'indicibile immensità dei dolori rapita dai mercanti di paura e di tricolore
sulla forza di coloro che sono tanto sicuri che alle vittime assassinate sarebbe tanto piaciuto che per loro si cantasse la marsigliese
su quei morti che si vuol far marciare al suono della tromba patriottarda
sui neocon stronzi, sui falchi finti tonti, sui veri editocrati leopardati [2]
pronti a denunciare i collaborazionisti che non marciano al passo della loro musica militare
sul sangue impuro che irrorerà i nostri solchi [3]
sui corpi triturati di Beirut, Bagdad, Yola, Parigi, Kano, Bamako, Mogadiscio
sui quartieri sottoposti a coprifuoco come punizione collettiva
sugli Schedati S [4] di cui sicuramente faccio parte grazie al maggiore Didier D. [5]
sui campi di internamento che non si esclude di riservare loro
sulla milizia, pardon, sulla guardia nazionale che non si esclude di creare
sull'armamento delle polizie municipali
sui braccialetti elettronici
sulla sorveglianza generalizzata
sulla passione per la polizia
sul rimprovero di non reagire in quanto comunità che si rivolge ad una popolazione alla quale si rimprovera il suo comunitarismo
sull'86% dei francesi che approverebbero
sul 14% che ringrazio di disapprovare l'eventualità del mio internamento
sugli “un po' meno libertà” per un “un po' più di sicurezza”
sulla “sicurezza prima libertà”, uguale alla “libertà prima sicurezza”, falso rilasciato dalle autorità competenti
su chi è d'accordo di morire per tutto ciò che è fabbricato da una civiltà mortifera a colpi di motori a scoppio, degrado della natura (compresa quella umana), avvelenamento medicinale dei fiumi, ogmnanotecnologiepesticidifattoriproduttiviamiantonucleare, d'accordo di morire di ogni cosa tranne di terrorismo, che è peraltro del tutto organico a questa stessa civiltà
su chi è pronto a morire per difendere questa civiltà, e ci s'impegna, e ci si impegna ancora tre volte più di prima
sull'atto di resistenza inaudito consistente nel bersi una birra a un tavolino fuori da un bar
sulle manifestazioni vietate,sulla COP21 [6] sbarazzata dall'unica sua parte che sarebbe stata interessante, la contestazione senza quartiere verso di essa
sul curioso destino del termine “radicalizzazione”, che ci impedisce di affrontare le cose alla radice
sull'angoscia paralizzante, sulla diffidenza che cresce, sul sorriso che s'increspa
scrivo il tuo nome,
Sicurezza.
J'ÉCRIS TON NOM, SÉCURITÉ
Sur les tueurs narcissiques de la modernité
Sur les machos insatisfaits du gangsta rap convertis en bigots
Sur les pétasses passées de Closer au niqab
Sur leurs besoins d'exister qui s'expriment en carnage
Sur l'immense trou béant puant purulent du vide métaphysique de l'Occident
Sur les 1 300 000 morts de la "guerre au terrorisme"
Sur les tortionnaires facebook
Sur les signalés vivant facebook
Sur les tricolores par injonction facebook
Sur l'immensité indicible des chagrins kidnappée par les marchands de peur et de tricolore
Sur la force de ceux qui sont si sûrs que les assassinés auraient aimé qu'on chante la marseillaise pour eux
Sur ces morts qu'on veut faire marcher au son du clairon patriotard
Sur les néo-cons, faux cons, vrais éditocrates en tenue léopard
prêts à dénoncer les collabos qui ne marchent pas au pas de leur musique militaire
Sur les sangs impurs qui abreuveront nos sillons
Sur les corps hachés menus à Beyrouth, Bagdad,Yola, Paris, Kano, Bamako, Mogadiscio
Sur les quartiers soumis à couvre-feu comme une punition collective
Sur les fichés S dont je fais sûrement partie grâce au major Didier D
Sur les camps d'internement qu'on n'exclut pas de leur réserver
Sur la milice, pardon la garde nationale qu'on n'exclut pas de créer
Sur l'armement des polices municipales,
les bracelets électroniques
la surveillance généralisée
l'amour de la police
Sur le reproche de ne pas réagir en tant que communauté adressée à une population à laquelle on reproche son communautarisme
Sur les 86% de français qui approuveraient
Sur les 14% que je remercie de désapprouver l'éventualité de mon internement
Sur les "un peu moins de liberté" pour "un peu plus de sécurité"
Sur les "sécurité,première des libertés", aussi vrai-faux que "liberté première des sécurités"
Sur ceux qui sont d'accord pour mourir de tout ce qu'une civilisation mortifère fabrique à coup de moteurs à explosion, dégradation de la nature (y compris humaine), empoisonnement médicamenteux des rivières, ogmnanotechnologiespesticideintrantsamiantenucléaire, d'accord pour mourir de tout sauf du terrorisme pourtant consubstantiel à cette civilisation même
Sur ceux qui sont prêts à mourir pour défendre cette civilisation et s'engagent se rengagent trois fois plus qu'avant
Sur l'acte de résistance inouï consistant à boire une bière en terrasse
Sur les manifs interdites, la COP21 débarrassée de la seule partie qui aurait été intéressante, celle de sa contestation virulente
Sur le curieux destin du mot "radicalisation" qui nous interdit de prendre les choses à la racine
Sur l'anxiété qui paralyse, la méfiance qui monte, le sourire qui se crispe
J'écris ton nom,
Sécurité.
ALCUNE BREVI NOTE
[1] Closer è un film del 2004 Mike Nichols, con Jude Law, Natalie Portman, Julia Roberts e Clive Owen, tratto dall'omonima opera teatrale diPatrick Marber. Riporto la breve trama da Wikipedia: “Dan, un giornalista di necrologi aspirante scrittore, si fidanza con Alice, stripper americana in cerca di fortuna a Londra. Poi però conosce la fotografa Anna, si innamora di lei ed è disposto a tutto pur di averla. Chattando sotto falsa identità con un dermatologo e fingendosi proprio Anna, Dan spinge il dottor Larry tra le braccia dell'ignara donna. I due si sposano, ma lo scrittore non si dà per vinto: provoca la separazione tra Larry ed Anna, ma poi finisce per farsi mettere nell'angolo dal dermatologo che si concede anche una notte al sex-club con Alice. Ma chi è veramente Alice? Alla fine Alice (Jane) lascia Dan perché lui la costringe a confessare il "tradimento" con Larry, che torna con Anna.” [2] Se cosa sia un “editocrate” dovrebbe essere chiaro, suggerisco di tenere presente il probabile gioco di parole tra “tenue léopard” (costume o abito leopardato) e i carri armati Leopard. “En tenue léopard” potrebbe voler dire “in tenuta da carro armato”. Ma è, chiaramente, una mia interpretazione personale. Ma c'è tutta una serie, qui, di giochi di parole che sono soliti essere definiti “intraducibili”: dai “neo-cons”, vale a dire i “neocon”, i neoconservatori che in francese può essere inteso anche come “neostronzi” ai “faux cons”, “finti tonti” ma omofono di “faucons” (falchi). Ho cercato di rendere come meglio mi è riuscito. [3] Si tratta di uno dei più famosi versi della “Marsigliese” (qu'un sang impur abreuve nos sillons). [4] Gli “Schedati S” sono i titolari delle “Schede S” (Fiches S), vale a dire i dossier aperti generalmente dalla Direzione Nazionale del Ministero degli Interni francese su personaggi sospettati di attività nocive per la Sicurezza dello Stato. Per qualche informazione più ampia si veda qui; è in francese, ma in tempi in cui tutti, persino sui campi di pallone di serie B, cantano la “Marsigliese”, non sarà un problema. Os arm' situaièn, formè vo' bataiòn! [5] Si tratta dello scrittore Didier Daeninckx (che leggo si definisce “comunista libertario”), che ha avuto una polemica con Quadruppani a proposito della libertà di espressione dei Negazionisti (in particolare di Robert Faurisson). Si veda a proposito, per farsi almeno un'idea della cosa, l'articolo Serge Quadruppani su fr.wikipedia. [6] La “COP21” è la “Conferenza Internazionale sul Clima” (o “Sustainable Innovation Forum 2015”) che si terrà a Parigi, con debiti lutti e imponenti misure di sicurezza, il 7 e 8 dicembre 2015, con interventi di numerosi potenti della terra. Quale sia il vero “clima” in cui si svolgerà tale summit è facile immaginarlo. Essendo in vigore lo Stato di Emergenza, ogni tipo di manifestazione sarà ovviamente vietata (circostanza alla quale Quadruppani fa esplicito riferimento). |
martedì 17 novembre 2015
...d'un vieux bouge a fait un palace.
In un angolo marcio
della Parigi povera,
su una piazza
c'è un vecchio bistrot
tenuto da un bestione
di merda.
Se hai il palato fino,
se ti ci vuole vino
di prima classe,
vai a bere a Passy,
il nettare di qui
non lo reggi.
Ma se hai la gola
foderata d'una armatura
d'acciaio,
gusta questa delizia,
questo vinaccio
minaccioso.
Ci troverai, là,
il fior fiore della
marmarglia,
tutti gli sfigati,
tutti i disgraziati
del posto
che vengono in fila
come aringhe
a vedere in faccia
la bella del bistrot,
la moglie di quel bestione
di merda.
Che io beva a fondo
l'acqua di tutte le fontanelle
Wallace,
se da oggi in poi
sedotto non sarai
dalla grazia
di quella fatina
che ha trasformato un buco
in un palazzo,
con le sue bellezze
tutte belle a posto
da cima a fondo.
Quei tesori squisiti,
chi li abbraccia, chi
li stringe?
E' davvero troppo
tutto questo per quel bestione
di merda.
E' ingiusto, è pazzesco,
però che ci vole-
te fare?
L'amore sta invecchiando,
non ci vede più
molto bene.
Se le fai la corte
bada che quel che dici
non la irritino,
sii educato, ragazzo mio,
mani a posto o
succede un casino.
Ché con la sua mano da schiaffi
punisce a ciaffate
gli audaci,
certo ancora non è nato
chi gliele farà
sotto il naso.
Non è ancora nato
il tipo fortunato
che sgelerà 'sto ghiacciolo,
che metterà di nascosto
le corna a quel bestione
di merda.
In un angolo marcio
della Parigi povera.
su una piazza,
una specie di fata
ha trasformato un buco
in un palazzo.
Georges Brassens, 1960.
domenica 15 novembre 2015
Guerra santissima
Man mano che passano le ore, appare sempre più chiaro quanto la guerra sia santa. Santissima, direi. Ma certamente non solo per i "jihadisti", o comunque li si voglia chiamare; la guerra e santa, santissima per tutti coloro che non aspettavano altro. Ce ne abbiamo anche noialtri, di jihadisti di tre cotte; anzi, per la maggior parte non vengono affatto dalle "banlieues" (quella parola che tutti amano tanto, ma che nessuno sa scrivere, specialmente fra il giornalistume). Gli jihadisti di casa nostra sono generalmente incravattati e occupano posti di "alta responsabilità", in alcuni casi addirittura altissima. Citazione d'obbligo per il jihadista François Hollande, presidente della Repubblica Francese, che oggi vuole prorogare lo stato di emergenza a tre mesi (per legge, non potrebbe oltrepassare i dodici giorni). Ah, che sogno! Mentre incassa la "solidarietà" mondiale persino sui campi di pallone della serie B italiana, mentre tutto il mondo è un profluvio di tricolori francesi senza nemmeno una bandierina libanese che ricordi quei cinquanta morti di Beirut del giorno prima (quelli non hanno "storie" e nemmeno scarpe, orologi o pupazzetti abbandonati sui marciapiedi), per non parlare dei ragazzi di Suruç e di Ankara per i quali nessun pianista itinerante si è scomodato a suonare non dico "Imagine" ma nemmeno una canzoncina qualsiasi, trova subito un codazzo di potenti, alti funzionari, magistrati e quant'altro felici come pasque. Gli jihadisti allàglièggrande eseguono, e loro passano all'incasso praticamente certi che le opinioni pubbliche saranno non solo passive, ma addirittura attivissime nel sostenerli. Un esempio perfetto, in queste ore, ce lo abbiamo anche a casa nostra. E' il signore qua sotto, con tanto di poltrona, cravattona e orologione.
Si chiama Franco Roberti e, nonostante il suo nome non sia magari noto a tuttissimi (principalmente perché non fa il calciatore e non ha partecipato a X Factor) occupa una carica non da poco: fa il Procuratore nazionale antiterrorismo. Come tale, non ha perso tempo; oggi, in un'intervista a Lucia Annunziata, ha dichiarato papale (e, in prossimità del "giubileo", l'aggettivo papale ci sta particolarmente bene): "Bisogna essere disposti a cedere una parte delle nostre libertà". Subito dopo, citando gli esempi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna (quando si parla di "libertà", bisogna immediatamente citare almeno un paio di fari della democrazia), ha parlato esplicitamente della libertà di comunicazione; emmenomale che, undici mesi fa, tutti quanti "eravamo Charlie" e guai a toccare la libertà di espressione, valore occidentale fondamentale, messa a repentaglio dai terroristi. Undici mesi dopo, si invocano i bavagli di guerra con ottime probabilità che passino, dappertutto.
Oggi sono in vena di grandeur, perdìo. Prima di continuare con il post, vorrei quindi rivolgere un appello alle autorità competenti, spero supportato in tutti i modi possibili (quindi, nonostante la mia avversione personale per questi mezzi, se volete tuittàtelo, facebuccàtelo, diffondetelo come vi pare anche coi pizzini e i piccioni viaggiatori) affinché il signor Franco Roberti venga immediatamente rimosso dalla sua carica e obbligato a dimettersi per il palese attentato alle libertà democratiche che ha compiuto. Mentre si ciancia, come sempre, di "democrazia" e di "libertà" da opporre all'oscurantismo fanatico e assassino, nei fatti si preme e si lavora affinché la libertà e la democrazia vengano limitate, represse, cancellate. Mentre si fa finta di "non avere paura", e lo si dichiara ad ogni pie' sospinto, si instilla sempre più la paura e il terrore; ed instillare il terrore si chiama, per l'appunto, terrorismo. Dichiarazioni come quelle di Franco Roberti sono, secondo tutti i crismi della Ragione e della Democrazia, terroristiche; per questo, anche e soprattutto per la carica che occupa, il signor Franco Roberti è indegno di occuparla.
Ma scherzo, naturalmente. Ma figuriamoci. Siamo oramai nella guerra santissima e, avendo tutti quanti una paura fottuta mentre, peraltro, ci illudiamo di non averla (specialmente da queste parti, che ancora non sono state toccate direttamente "alla parigina"), saremmo dispostissimi a rinunciare a ogni cosa, altro che alla sola "libertà di comunicazione". Già, tanto, non si "comunica" generalmente assolutamente nulla, a parte spedire tweet imbecilli e riempire paginate di idiozie, "amo", "teso", pallonismi e razzismi da tre soldi. Per questo, quando parlo di perfetta interazione tra jihadismi e guerre santissime, so di parlare di una cosa talmente palese da non aver neppure bisogno di una minima argomentazione. Sembra una partita di tennis dove i due contendenti, divisi da una rete di carta, si sono messi d'accordo perché entrambi vogliono esattamente la stessa cosa. Io ti faccio la volée di un bell'attentato clamoroso in mezzo alla Ville Lumière, io incasso e ringrazio con i tanto agognati stati di emergenza, coprifuochi, repressioni, limitazioni della libertà e controlli. Tutte cose che servono ad una cosa sola: tenere le società, oltre che in un perenne stato di paura, sotto un giogo sempre più stretto che, senza impedire minimamente atti come quello di Parigi (o com'è che, nonostante le "operazioni" tanto strombazzate, questi continuano a colpire come e quando vogliono...?), determina di fatto la fine definitiva della "democrazia". Anche di quella "occidentale" classica. Una serie di staterelli di polizia riuniti in un'entità "sovranazionale" capace esclusivamente di politiche economiche scellerate e al servizio totale del capitale internazionale, "libertà" oramai ridotta al lumicino e ogni possibile sostegno dato a formazioni espressamente fasciste, razziste, naziste. Io sono curioso di vedere come "saremo tutti francesi" quando al posto di Hollande ci sarà Marine Le Pen oppure, di nuovo, Nicholas Sarkozy.
Parlano di "essere disposti a cedere una parte delle nostre libertà", quando le abbiamo cedute oramai praticamente tutte. Per questo è bastata una parolina magica: "legalità". I padroni hanno ordinato e loro hanno eseguito; ora i padroni, nella irreversibile crisi del capitalismo a tutti i livelli, hanno bisogno dell'appiglio naturale: la guerra. Per la guerra ci vuole un "nemico", che si sono fabbricati benissimo a base di "stato islamico" (prima foraggiato, finanziato, armato; e sentire adesso parlare uno come Erdogan o persino gli Arabi Inauditi di "lotta alle fonti finanziarie dell'ISIS" non so se fa più pena, schifo o malinconia, tanto per parafrasare una vecchia canzone). Il "nemico" deve essere quanto più possibile ripugnante, crudele, schifoso, sanguinario. Deve assassinare non solo le persone (specificando che mezzo milione di siriani o curdi non valgono certamente quanto 129 francesi o occidentali in genere, qualcuno pure di religione islamica), ma anche l'arte e la cultura; e in questo mi sembra che si sia dato molto più risalto alla distruzione di Palmira che alle centinaia di migliaia di morti e di profughi (però noialtri siamo molto sensibili a queste cose, guai a toccare l'arte anche se, in genere, prima che fosse distrutta dall'ISIS Palmira nessuno sapeva nemmeno dov'era e se si diceva "Palmira" a qualcuno, credeva fosse la bisnonna della sua vicina di casa). Deve assolvere, il nemico, non solo a queste funzioni, ma anche a quella -egualmente fondamentale- di convogliare la responsabilità e l'odio sulle masse di immigrati che sono previamente state cacciate via dai loro paesi oggetto di "riassetti" e mire varie. Alle "libertà" abbiamo dovuto dire addio oramai sai da quanto; si finisce sotto processo e/o in galera per un post su un blog, per una scritta su un muro, per la dichiarazione di uno scrittore, per un assembramento, per un compressore, per aver tirato due uova alla macchina del jihadista Salvini, per qualsiasi cosa che non rientri nel vaglio sempre più stretto della loro "legalità". E ci si finisce anche e soprattutto perché, tutte queste "libertà", le abbiamo cedute senza colpo ferire. Senza più lottare per esse. Senza più, probabilmente, che ce ne importi più granché. Le abbiamo sostituite con gli smartphone e coi "flash mob", e ora stai a vedere che dovremo cedere pure quelli. Dopo esserci autoschedati tutti per arricchire inverosimilmente il signor Zuckerberg, ci si accorge che tutto questo viene agevolmente sfruttato dagli "jihadisti". Dopo esserci resi, e volontariamente come tante pecorine obnubilate, tracciabili, schedabili, controllabili in ogni momento della nostra vita.
Bene, su. Tanto ora c'è la guerra. Visto che va di moda il francese, à la guerre comme à la guerre. Cediamo tranquilli e beati una "parte della nostra libertà", che poi sarebbero i nostri tanto decantati "valori", quelli che ci distinguono dai fanatici invasati che invocano "dio". Poi, però, affolliamo le città, le piazze, gli stadi e quant'altro dietro a un signore tanto buono e bravo che parla di pace e ci dice che "compiere atti inumani in nome di dio è una bestemmia", quando l'istituzione di cui è a capo lo ha fatto per millenni. I nostri unici "valori" sono, attualmente, quelli di chinare sempre il capo e di cacarci addosso. Non solo davanti agli "jihadisti", ma anche e soprattutto davanti al potere. Il quale potrà fare tranquillamente, come sempre, la sua guerra e il suo denaro. E, contrariamente a quanto si dice, non siamo affatto "agli inizi". Le cose sono già iniziate da tempo, ma dovevamo accalcarci alle sei di mattina davanti all' "Apple Store" per comprare l'ultimo modello dell'iPod, dell' iPad, dell'iPhone, dell'iWar.
sabato 14 novembre 2015
Non-elogio della Follia
Basilea (Svizzera). La tomba di Erasmo Da Rotterdam, vittima olandese degli attentati di Parigi del 14 novembre 2015. |
Dall' "Elogio"
di Erasmo fino alle cretinate di Stiv Giobbs, a vari livelli e
capacità, mi sembra che madama Follia abbia ricevuto un po' troppe
lodi. Non è mai una buona cosa, la follia, e non la si può
travestire di belle parole e di distinguo più o meno sottili e/o
filosofici. Così ci ritroviamo, ancora una volta, in tempi dove la
Follia regna padrona. Invasati che sparano in mezzo alla gente
imbottiti di armi e di esplosivo, inneggiando al solito "grande
dio" di turno; altri invasati che sui morti in mezzo alle strade
inneggiano a guerre su guerre e vi costruiscono sopra luride
carriere; chiusure sempre più spaventose che preparano alla
perfezione l'esplosione prossima ventura; e, in mezzo a tutto questo,
il collante. Si chiama denaro, profitto, capitale, controllo. Ora, le
cose sono talmente chiare che non ci dovrebbe stare a ragionar tanto
sopra, né a freddo e né a caldo dopo l'ennesimo massacro di gente
qualsiasi in una qualsiasi città; anche perché di massacri ne
avvengono ogni giorno, senza teatri o stadi. Ne avvengono ogni giorno
senza che ce ne importi assolutamente nulla. Ce ne importa soltanto
quando siamo toccati direttamente e avvertiamo che potrebbe toccare
ad ognuno di noi, in qualsiasi posto e senza alcuna distinzione.
Allora si percepisce bene che cosa sia quella Follia che ci piace
tanto coccolare; solo che la percepiamo attribuendola soltanto ad
alcuni. Invece la Follia si genera e si espande; si autoriproduce
come un cancro, ed è sempre di più generalizzata. Non c'è nessuna
differenza sostanziale tra il "kamikaze" che entra nella
redazione di una rivista o in un teatro e compie un massacro, e
l'umarell che sull'autobus invita l'autista a schiacciare la mamma
rom con il bambino in braccio; nessuna differenza sostanziale tra il
decapitatore e Matteo Salvini; nessuna differenza avvertibile tra il
democratico presidente bombardatore e i capi delle orde naziste
"religiose". Formano un ingranaggio perfetto. Tutte cose
che si dovrebbero avvertire bene, perché non sono difficili da
avvertire a due condizioni: la prima è farla finita coi bla bla, e
la seconda è di smetterla di essere folli.
C'è una famosa battuta di
Woody Allen che dice: "A me Dio non mi fa paura, è il suo fan
club che mi spaventa". A tale riguardo, io sono spaventato in
eguale misura sia dai fanatici "islamici", sia dalle folle
che inneggiano al papa in visita. E non me ne importa nulla se gli
uni siano i "cattivi" e gli altri siano i "buoni";
le favolette mediorientali, nelle quali peraltro nessuno "crede"
veramente a parte una sparuta minoranza, ci stanno ammazzando tutti
quanti e in tutto il mondo. E mi spaventa l'asservimento totale ad
esse, mi spaventa dio sempre dalla loro parte, mi spaventano i
potenti come mi spaventa l'uomo della strada anche se potrebbe essere
la prossima vittima. In tutto questo, cerco come posso di non
lasciarmi sopraffare da queste paure, perché la paura e il terrore
sono i figli primogeniti della Follia. Figli primogeniti
viziatissimi, che stanno ottenendo tutto e, in primo luogo, la loro
ipertrofia. Ma certo, "dietro" tutto questo le "religioni"
sono in massima parte dei comodissimi pretesti a portata di mano;
lungi da me non tenere conto dei problemi sociopolitici, degli
sfruttamenti, delle ingiustizie, delle ipocrisie assassine, di tutto
quanto. Ma non bisognerebbe che tutte queste cose ci facessero
passare e tollerare un momento di più la peste religiosa, la Follia
che essa genera, lo strumento di morte che essa è in mano ai Folli.
Che predichino guerra o "pace", che facciano gli
oscurantisti o i progressisti, che agiscano per il "bene" o
per il "male". Altro che i 126 morti di Parigi: non sono
bastati secoli e centinaia di milioni di morti per capire tutto
questo. Sarebbe urgente capirlo perché tutto questo ci sta portando,
e a passi rapidi, verso la fine.
Dice Hollande che
"stanerà" gli autori di tutto questo. Non c'è nessun
bisogno di stanare chicchessia. Tutto e tutti ci stanno davanti agli
occhi, dal terrorista al presidente, dal politicante all'uomo della
strada, dal "mite" Mattarella che grazia il giustiziere a
chi si fa esplodere in mezzo a una manifestazione. Sarebbe giunto il
momento di stanare le vere cause di tutto questo, le quali peraltro
non sono per nulla difficili da trovare. L'interazione tra chi ha
aperto le porte dell'Inferno e l'Inferno che si è ritrovato ad avere
quelle porte aperte a suo agio, ognuno coi suoi codazzi di servi.
Aprire le porte dell'Inferno grazie ai loro riassetti geopolitici, ai
loro ordini nuovi o vecchi, alle loro esportazioni di democrazia, ai
loro bestiali finanziamenti di bestie, alle loro strategie che, tra
l'altro, si sono dimostrate sempre stupide e dilettantesche. Mi
guardo bene dai “complotti” o roba del genere; non si parla di
complotti, qui. Si parla di perfetta interazione, vale a dire di un
sistema organico di cause e di effetti. Che oramai i “primi
ministri”, tipo Matteo Renzi, si rechino in certi paesi a vendere
armi direttamente, non è un complotto: è normalissima cronaca. Il
giorno prima vendono le armi all'Arabia Inaudita, e il giorno dopo
fanno finta di frignare sui morti del Bataclan. Domani saranno di
nuovo allo stadio a fare il tifo per Paulo Sousa e il giorno dopo a
invitare a meditare sulle “parole di pace” del papa. La Follia ha
le sue precise e prevedibili scalette.
Duole, allora, dover dare
ragione a un personaggio come Assad; però quello che ha dichiarato
in queste ore è assolutamente giusto. “La politica francese ha
contribuito alla diffusione del terrorismo”, in sintesi. “Quello
che è accaduto a Parigi noi lo viviamo da cinque anni”. Già, la
“politica francese”, vale a dire di quel paese attorno al quale
ora tutti “si stringono”; ma i francesi lo avranno saputo che
cosa li attendeva, fin da quando il signor Carlabrunì decise di
andare a bombardare in Libia? La Francia si è distinta tra tutti per
il suo allegro attivismo, anche con Hollande & company;
pensavano, questi signori, che sarebbero state tutte rose e fiori,
per di più in un paese dove tutto, compresi gli attentatori
radicali, viene tranquillamente fabbricato in casa con politiche
scellerate di odio, di banlieues, di razzismo, di muscoletti
securitari che si afflosciano costantemente? A ogni attentatuni ecco che compare il presidente o il
ministro ad elencare le “misure di sicurezza senza precedenti”;
stavolta addirittura lo stato di emergenza con tanto, si pensi un
po', di possibilità di dichiarare il coprifuoco. Misure che, come
tutto ha dimostrato ampiamente, non serviranno assolutamente a nulla.
Guerra chiama guerra. Guerra chiama soldi. Soldi chiamano guerra.
Poiché non sono bastati i millenni per dimostrare e comprovare tutto
questo, non c'è da farsi nessuna illusione. Questi sono folli, e
folli siamo noialtri che li stiamo ancora ad ascoltare e a seguire.
La sovversione della Follia passa solo per un semplice, brevissima
parola: No.
Ma dato che, ora come ora,
la parola “No” è scomparsa dal vocabolario collettivo e
personale, ed i pochi che ancora si azzardano a pronunciarla e ad
agire almeno un po' di conseguenza vanno contro la “legalità” e
sono perseguiti persino se scrivono qualcosa su un muro, sarà bene
rassegnarsi, tirare avanti alla bell'e meglio, tacere sempre di più
per salvarsi il culo e sperare di non andare a vedere un concerto
rock o a assistere a una partita di pallone senza uscirne a gambe
all'aria, visto che in guerra può succedere a tutti. Le alternative
sono parecchio gettonate: i fronti nazionali, le leghe, i veri
finlandesi, i fili spinati elettrificati, i muri ungheresi, croati,
sloveni, i nazisti religiosi polacchi spiritualizzati da Radio Maria
(quella polacca ci ha una “y” in più, Radio Maryja, e sembra di
ascoltare il bollettino dell'ISIS), gli sciacalli italiani che
riempiono le piazze bolognesi, le marianne, le marsigliesi e i
tricolori, i nazionalismi, le chiusure che vengono perfettamente
scardinate armi in pugno, l'indifferenza assassina verso ciò che
succede appena fuori il proprio orticello. Siamo tutti francesi, come
no, ma guai a essere tutti libanesi; eppure, appena prima Parigi c'è
stata Beirut. Ma cosa vuoi che sia un attentato a Beirut, quelli ci
campano di attentati. Cosa vuoi che siano cinquanta libanesi saltati
in aria, e cosa vuoi che siano cinquecentomila siriani o roba del
genere. Il capitalismo frigna forte solo quando i morti sono in mezzo
alla “Ville Lumière” e si preoccupa ora per i “Giubilei”
romani, specie ora che c'è il papa tanto buono e bravo. E pure di
sinistra, vah! L'altro giorno è passato pure vicino a casa mia e
c'era il Lungarno dei Pioppi -no, dico, il Lungarno dei Pioppi, mica
Rue Voltaire o place de la République!- trasformato in una no
man's land. Misura di sicurezza principe: la rimozione dei
cestini della spazzatura. Sennò l'ISIS ci mette dentro le bombe.
ISIS. Sembra la sigla di “Isolotto Isolotto”. Chissà come si
sono sentiti sicuri i cittadini, il “fan club” che sbavava al
passaggio del bravo monarca assoluto di sinistra a base di dio, e
dio, e dio, sempre dio.
Se questa, allora, non è
Follia, ditemi voialtri che cos'è perché io mi arrendo. Posso anche
dichiararmi non folle, ma non serve a nulla: circondato dalla Follia,
andrà a finire che anch'io lo diventerò, folle. Finché ce la
faccio a resistere (scrivere “resistere” ora come ora, però,
sembra una barzelletta), però, applicherò alcune regole dettate da
quel minimo buon senso che mi è rimasto. Ad esempio, no, io non sono
francese. Non siamo tutti francesi e non dovremmo esserlo. Non mi
confondo con quei milioni e milioni di francesi che manderanno presto
al potere una fascista e una razzista matricolata, aiutata dai suoi
fratellini “islamisti radicali”. Non mi confondo con il francese
Hollande che ci ha sempre i suoi cari aeroplanini carichi di
grandeur, e poi si ritrova a sentirsi le bombe sotto le terga mentre
assiste all'amichevole tra Francia e Germania allo stadio. Non ho da
sentirmi francese, o italiano, o burundese, o della Georgia Australe;
mi sento del mondo, e basta. Anche qui da un buco, da un ex garage
dell'Isolotto (Firenze). Non ho da manifestare nessuna solidarietà a
dei Folli e alle loro lacrime di coccodrillo. Non ho da sentirmi più
“sicuro” se Alfano o chiunque altro mi manda trecentoottanta
poliziotti in più, che magari arresteranno me o dei miei amici
perché ho cercato di impedire che una mànica di servi fascisti
portassero i loro slogan e la loro guerra, la loro razione di guerra,
in un quartiere. Non ho da affiggere o sventolare tricolori o altre
bandiere. Non ho da delegare la mia nascita, la mia vita e la mia
morte a nessun personaggino soprannaturale e alle sue favolette (che
a volte sono pure divertenti, ma altre volte sono terribilmente
stupide e anche crudeli). Non ho nessuna verità e nessun dogma.
Naturalmente, tutto questo non mi salverà, se putacaso se. A Parigi
o all'Isolotto. Nessuno mi può dire se il mio vicino di casa non
stia preparandosi per venirmi a comunicare che Allah è il più
grande (akbar, porca puttana, è un
superlativo!), però non dicendomelo con Facebook o Twitter ma con un
fucile d'assalto. E poi lo capirei anche, visto che Facebook e
Twitter non ce li ho.
Tutto questo non voglio
minimamente chiamarlo né “anarchia”, né in nessun altro modo.
Lo chiamo semplicemente Ragione. Ve la ricordate, la Ragione? Quella
cosa di Voltaire, rue Voltaire, la grande cultura occidentale, la
filosofia, il pensiero... beh, dov'è finita adesso? Nei tempi dove,
in contrapposizione al “fanatismo”, si elevano i peana ai valori
del “nostro mondo”, questi presupposti valori se ne sono andati
via. Via dalle piazze e via dai cervelli. Sostituiti da X Factor e
dagli smartphone. Buoni soltanto per dare a bere che esistano ancora,
mentre sono stati distrutti. Mentre siamo stati peggio che
lobotomizzati. E allora non resterebbe altro che da rinchiudersi da
qualche parte; ma non si sa nemmeno dove. Aspettando la guerra, anche
se ci siamo già dentro. Ci penserà, forse, lei. Ci penserà la
Follia alla quale stasera rivolgo questo Non-Elogio; poi, dààài,
domani finalmente mi faccio il facebook e mi metto, come tutti, a
spippolare sul telefonino. Ciao amo, hai visto a Pariggi? Sì amo, ce
penserei io, ce pensa la Meloni, stasera se va a vède er concerto
degli Igols of Det Mètal....so' forti ahò, 'nnamo ar Bataclànne!
P.S. In margine, vorrei invitare tutti, sempre che lo vogliano, a leggere questo articolo di Sandro Moiso pubblicato su Carmilla Online: Prima che tutto accada.
P.S. In margine, vorrei invitare tutti, sempre che lo vogliano, a leggere questo articolo di Sandro Moiso pubblicato su Carmilla Online: Prima che tutto accada.
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