Scrivere in un post come il concetto sotto indagine possa essere valutato eticamente (individuare alcuni esempi in cui il concetto trovi applicazioni positive e negative, fornendone una ragione)
Se si potesse intervistare un mafioso latitante, probabilmente egli affermerebbe con forza e convinzione che possiede e persegue dei valorie dei principi morali. Nello stesso modo risponderebbe il magistrato che sta indagando sui reati del primo e che dedica la propria vita alla lotta al crimine, con grande devozione e immensi sacrifici.
Com’è possibile che il più vile e spregevole degli uomini possa affermare di possedere dei valori come colui che impersona la giustizia e il potere giudiziario dello Stato?
Eticamente, un approccio utile alla comprensione di questa disparità può essere l’analisi del concetto di libertà nella filosofia illuminista, che sostiene, in una sintesi estrema, che la libertà di un individuo termina dove inizia quella di un altro, cioè che un uomo è libero finchè non va a scontrarsi con un altro o ne condiziona l’indipendenza. A questo punto si può affermare che i valori perseguiti rispettando il principio suddetto siano eticamente validi, mentre, violandolo, espresso anche nella Costituzione italiana, si perda e si contraddica il significato stesso di valore.
Dal punto di vista etico, dunque, si può giungere alla conclusione che i valori su cui un uomo fonda la propria eisstenza non abbiano essi stessi alcun valore se non rispettati tutti, senza esclusioni o omissioni: il mafioso sosterrà sempre il valore della famiglia e della fede, ma non sarà forse nemmeno in grado di riconoscere il valore della vita e i diritti umani dei più deboli; contrariamente, il magistrato, nel suo lavoro come nella vita privata, non nega alcuno dei valori che lo rendono uomo libero.