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Vampyroteuthis infernalis

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Vampyroteuthis infernalis
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
RamoBilateria
SuperphylumProtostomia
(clade)Lophotrochozoa
PhylumMollusca
SubphylumConchifera
ClasseCephalopoda
SottoclasseColeoidea
SuperordineOctopodiformes
OrdineVampyromorpha
FamigliaVampyroteuthidae
Thiele, 1915
GenereVampyroteuthis
Chun, 1903
SpecieV. infernalis
Nomenclatura binomiale
Vampyroteuthis infernalis
Chun, 1903
Sinonimi

Cirroteuthis macrope (Berry, 1911)
Vampyroteuthis macrope (Berry, 1911)
Melanoteuthis lucens (Joubin, 1912)
Watasella nigra (Sasaki, 1920)
Danateuthis schmidti (Joubin, 1929)
Hansenoteuthis lucens (Joubin, 1929)
Melanoteuthis schmidti (Joubin, 1929)
Melanoteuthis beebei (Robson, 1929)
Retroteuthis pacifica (Joubin, 1929)
Melanoteuthis anderseni (Joubin, 1931)

Nomi comuni

Calamaro vampiro

Vampyroteuthis infernalis Chun, 1903[1], conosciuto comunemente come calamaro vampiro, è un mollusco cefalopode abissale, unica specie esistente dell'ordine Vampyromorpha[2]. Nonostante il nome, non è un calamaro.

Vampyroteuthis infernalis, individuo giovanile

L’animale è lungo al massimo 30 cm in totale di cui 13 cm per il mantello. Ha consistenza gelatinosa e il colore è nero; gi adulti hanno un paio di pinne sul mantello, i giovanili ne hanno due paia[3]. Gli occhi limpidi, globulari, di colore rosso; sono in proporzione i più grandi nel regno animale[4]. Una membrana, internamente nera, unisce le otto braccia, ciascuno munito di due file di cirri carnosi; solo la parte distale (terminale) dei tentacoli, a partire dalla metà, porta ventose peduncolate disposte in una sola fila. V. infenalis non possiede tentacoli ma due lunghi e sottili filamenti velari con funzioni sensoriali che a riposo sono ospitati in due tasche situate all'interno della tunica. Questo animale possiede numerosi piccoli fotofori disposti su tutta la parte ventrale del corpo, altri organi luminosi sono situati sulla punta delle braccia; due grandi fotofori sono posti alla base delle pinne, questi ultimi possono essere oscurati da una sorta di "palpebra" carnosa. Dalla punta delle braccia può essere secreto un muco luminescente[3] con funzioni difensive[5]. Manca il sacco dell'inchiostro[3]. Non esiste dimorfismo sessuale nella disposizione dei fotofori[5].

Distribuzione e habitat

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Vampyroteuthis infernalis è un animale meso e batipelagico che vive in acque aperte tra i 600 e i 1200 metri di profondità. Vive in tutti gli oceani a latitudini tropicali e subtropicali a latitudini tra i 35° nord e i 35° sud[3]. Si tratta di una animale specializzato a vivere nella cosidetta zona ad ossigenazione minima (in inglese, oxygen minimum zone o OMZ), in cui l'ossigeno disciolto è insufficiente a sostenere il metabolismo aerobico nella maggior parte degli organismi. Il calamaro vampiro riesce però a respirare normalmente in questa fascia, fino a un livello di concentrazione di ossigeno di solo 0,22 mg/l[6].

La longevità pare giunga a otto anni[7]. Per far fronte alla scarsità di ossigeno nel suo ambiente di vita V. infernalis ha un tasso metabolico fra i più bassi tra i cefalopodi abissali e il suo pigmento respiratorio, l'emocianina ha un'efficienza particolarmente elevata[8].

V. infernalis ha una muscolatura debole e una conchiglia molto ridotta[9], ma mantengono l'agilità e il galleggiamento con poco sforzo grazie a sofisticati statocisti[10] e a tessuti gelatinosi ricchi di ammonio la cui densità è uguale a quella dell'acqua marina. La capacità del calamaro vampiro di vivere in zone a bassissima concentrazione di ossigeno lo mette al riparo dall'incontro con predatori apicali che in genere richiedono una grande quantità di ossigeno[11].

Alimentazione

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I giovanili si nutrono di zooplancton che cacciano attivamente mentre l'alimentazione degli adulti si basa soprattutto sul detrito[12]. La dieta degli individui maturi comprende i resti di zooplancton gelatinoso come tunicati salpidi e larvacei e meduse, crostacei copepodi, ostracodi, isopodi e anfipodi[11] e pellet fecali di animali viventi negli strati superiori dell'acqua[13].

Pare che V. infernalis possa riprodursi più di una volta, forse fino a venti, nel corso della vita, il che, se confermato, sarebbe un unicum tra i cefalopodi coleoidei che sono invariabilmente semelpari, ovvero si riproducono solo una volta nella vita per poi morire- Pare che questa specie sia K selezionata e produca un piccolo numero di uova piuttosto grandi[7]. La femmina immagazzina lee spermatofore del maschio in due ricettacoli posti sotto gli occhi[3] dove possono essere trattenute per lungo tempo prima della fecondazione[7].

Le larve appena uscite dall'uovo sono lunghe circa 8 mm e simili agli adulti, con alcune differenze: i tentacoli non sono uniti dalla membrana interbrachiale, gli occhi sono più piccoli, i filamenti velari non sono completamente formati[14]. Lo sviluppo comprende tre forme morfologiche: l'animale molto giovane ha una sola coppia di pinne, la forma intermedia o paralarva ne ha due coppie e l'animale adulto ne ha di nuovo una sola; le pinne giovanili sono inserite in posizione diversa da quelle dell'adulto, sono infatti molto vicine agli occhi[15]. Inoltre, con la crescita e la variazione di rapporto superficie/volume, le pinne si ridimensionano e si riposizionano; questo particolare sviluppo ha creato confusione in passato, tanto che i vari stadi ontogenetici sono stati attribuiti addirittura a famiglie distinte[16].

Risulta essere parte della dieta di grandi pesci batipelagici tra i quali il macruride Albatrossia pectoralis[17].

Comportamento

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V. infernalis se disturbato è in grado di assumere una posizione difensiva ricoprendo l'intero corpo con le braccia e le membrane interbrachiali esponendo la parte interna degli stessi, di colore nero, priva di fotofori ed armata di cirri[3][18]; questa postura, unita all'emissione di muco luminescente dalla punta delle braccia e da movimenti di fuga imprevedibili costituisce un efficace sistema di evitamento dei predatori. Si ritiene che i due filamenti velari abbiano un importante ruolo nell'individuazione dei predatori[19]. Mentre i giovanili si muovono principalmente per reazione, gli adulti usano prevalentemente le pinne[20].

Antenati fossili

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Fossile piritizzato di Vampyronassa rhodanica.

Fino agli anni '80, erano conosciuti solo pochissimi resti fossili del Giurassico che potessero essere attribuiti – con non poche incertezze – all'ordine dei Vampiromorfidi. Questi fossili, provenienti dal giacimento di Solnhofen in Germania, comprendono Plesioteuthis prisca, Leptoteuthis gigas, e Trachyteuthis hastiformis, che secondo vari studiosi sono più vicini ai veri calamari (Teuthida) che ai Vampiromorfidi.

Gli scavi compiuti proprio negli anni '80 a La Voulte-sur-Rhône[21], hanno portato alla luce una ventina di esemplari risalenti al Giurassico medio (circa 165 milioni di anni fa), che sono stati attribuiti a una nuova specie, Vampyronassa rhodanica. Le parti molli sono state conservate molto bene dal processo di fossilizzazione e ciò ha permesso di attribuire chiaramente Vampyronassa ai Vampiromorfidi.

  1. ^ (EN) Philippe Bouchet (2018), Vampyroteuthis infernalis, in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 1º novembre 2024.
  2. ^ (EN) Chris Vos (2022), Vampyromorpha, in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 1º novembre 2024.
  3. ^ a b c d e f Jereb e Roper, 2014, pp 268-269
  4. ^ Introducing Vampyroteuthis infernalis, the vampire squid from Hell, su The Cephalopod Page, Dr. James B. Wood. URL consultato il 27 Aprile 2012.
  5. ^ a b (EN) Robison B.H., Reisenbichler K.R., Hunt J.C. e Haddock S.H.D., Light Production by the Arm Tips of the Deep-Sea Cephalopod Vampyroteuthis infernalis, in The biological bulletin, vol. 205, n. 2, 2003, pp. 102-109, DOI:10.2307/1543231. URL consultato il 27 novembre 2024.
  6. ^ Animal Diversity Web, su animaldiversity.org. URL consultato il 27 novembre 2024.
  7. ^ a b c (EN) Hoving H.J.T., Laptikhovsky V. e Robison B.H., Vampire squid reproductive strategy is unique among coleoid cephalopods (PDF), in Current Biology, vol. 25, n. 8, 2015, pp. R322-R323, DOI:10.1016/j.cub.2015.02.018. URL consultato il 27 novembre 2024.
  8. ^ (EN) Seibel B., Chausson F., Lallier F.H., Zal F. e Childress J., Vampire blood: Respiratory physiology of the vampire squid (Cephalopoda: Vampyromorpha) in relation to the oxygen minimum layer, in Experimental Biology Online, vol. 4, n. 1, 1999, pp. 1-10, DOI:10.1007/s00898-999-0001-2. URL consultato il 27 novembre 2024.
  9. ^ (EN) Rahul J., Ehrnsten E., Hedlund J.S.U., Cant M., Lehmann P. e Hayward A., The evolution of predator avoidance in cephalopods: A case of brain over brawn?, in Frontiers in Marine Science, vol. 9, 2022, p. 909192, DOI:10.3389/fmars.2022.909192. URL consultato il 28 novembre 2024.
  10. ^ * Stepheens P.R. e Young J.Z., The statocyst of Vampyroteuthis infernalis (Mollusca: Cephalopoda) (abstract), in Journal of Zoology, vol. 180, n. 4, 2009, pp. 565–588, DOI:10.1111/j.1469-7998.1976.tb04704.x.
  11. ^ a b (EN) Hoving H.J.T. e Robison B.H., Vampire squid: Detritivores in the oxygen minimum zone, in Proceedings of the Royal Society B, vol. 279, n. 1747, 2012, pp. 4559-4567, DOI:10.1098/rspb.2012.1357. URL consultato il 28 novembre 2024.
  12. ^ (EN) Golikov A.V., Ceia F.R., Sabirov R.M., Ablett J.D., Gleadall I.G., Gudmundsson G., Hoving H.J., Judkins H., Pállson J., Reid A.L., Rosas-Luis R., Shea E.K., Schwartz R. e Xavier J.C., The first global deep-sea stable isotope assessment reveals the unique trophic ecology of Vampire Squid Vampyroteuthis infernalis (Cephalopoda), in Scientific Reports, vol. 9, 2019, p. 19099, DOI:10.1038/s41598-019-55719-1. URL consultato il 27 novembre 2024.
  13. ^ Hannah Krakauer, Vampire squid from hell eats faeces to survive depths, su New Scientist, 26 Settembre 2012. URL consultato il 7 Maggio 2018.
  14. ^ R. E. Young, Morphological Observations On A Hatchling And A Paralarva Of The Vampire Squid, Vampyroteuthis Infernalis Chun (Mollusca : Cephalopoda), in Proceedings of the Biological Society of Washington, vol. 112, 1998, pp. 661–666. URL consultato il 9 febbraio 2020.
  15. ^ Pickford G.E., Vampyroteuthis infernalis Chun an archaic dibranchiate cephalopod. II., in External Anatomy, n. 32, Dana Report, 1949, pp. 1–132.
  16. ^ Young R.E., Taxa Associated with the Family Vampyroteuthidae, su tolweb.org, giugno 2002. URL consultato il 6 dicembre 2006.
  17. ^ Drazen J.C., Buckley T.W. e Hoff G.R., The feeding habits of slope dwelling macrourid fishes in the eastern North Pacific, in Deep-Sea Research Part I: Oceanographic Research Papers, vol. 48, n. 3, 2001, pp. 909–935, DOI:10.1016/S0967-0637(00)00058-3.
  18. ^ Vampire Squid Turns "Inside Out", su nationalgeographic.com, National Geographic, 4 Febbraio 2010. URL consultato il 3 giugno 2011.
  19. ^ Young R.E., Homology of Retractile Filaments of Vampire Squid, in Science, vol. 156, n. 3782, 1967, pp. 1633–1634, DOI:10.1126/science.156.3782.1633.
  20. ^ Seibel B.A., Thuesen E.V. e Childress J.J., Flight of the vampire: ontogenetic gait-transition in Vampyroteuthis infernalis (Cephalopoda: Vampyromorpha) (PDF), in Journal of Experimental Biology, vol. 201, n. 16, 1998, pp. 2413–2424, DOI:10.1242/jeb.201.16.2413.
  21. ^ Fischer e Riou

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