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Template:Infobox Partito politico italiano Italia dei Valori - Lista Di Pietro (conosciuto semplicemente come Italia dei Valori, acronimo IdV)[1] è un movimento politico italiano fondato il 21 marzo 1998 da Antonio Di Pietro[2][3], ex-magistrato fra i protagonisti dell'inchiesta Mani Pulite, indagine che nei primi anni novanta portò alla luce a livello nazionale un sistema di potere politico fondato sulla corruzione.

Il partito si propone di raccogliere e dar voce a settori della società italiana di diversa matrice politica e ideologica uniti dalla riproposizione della cosiddetta "questione morale". A livello europeo il partito è membro del Partito Europeo dei Liberali, Democratici e Riformatori, che nell'ultimo decennio si è aperto a partiti di centro di diversa estrazione.

Alle battaglie legalitarie del movimento si affiancano una serie di altre istanze programmatiche non riconducibili, almeno univocamente, alle tradizionali aree politiche, a testimonianza della natura "composita" delle anime che ne fanno parte: affrancamento dell'informazione pubblica dai partiti politici al fine di garantire al cittadino un'informazione completa e adeguata; sviluppo di fonti di energia rinnovabile e di un ciclo dei rifiuti ecosostenibile incentrato sulla differenziazione; razionalizzazione della struttura statale, a partire dalla riduzione del numero delle province a favore delle aree metropolitane; riconoscimento di un sistema di diritti e doveri per le coppie di fatto; previsione di un salario minimo di 1000-1100 € mensili a favore dei lavoratori precari affiancato ad un sistema di agevolazioni fiscali.[4]

Dopo l'esperienza fra I Democratici, si ricostituisce come partito autonomo il 27 aprile 2000. Risanando la divisione che li ha portati a presentarsi senza accordi all'Elezioni politiche del 2001, torna nell'arco dell'alleanza di centro-sinistra di Romano Prodi, partecipando alle elezioni all'interno della coalizione dell'Unione nel 2005 e nel 2006. Alle elezioni del 2008 si è presentato in coalizione con il Partito Democratico.

Antonio Di Pietro era già entrato in politica nel 1996 in una breve apparizione come Ministro dei Lavori Pubblici nel Governo dell'Ulivo guidato da Romano Prodi e come senatore (dal 1997) eletto in un'elezione suppletiva.

Insieme ad altre formazioni politiche, Di Pietro promuoverà agli inizi del 1998 un referendum per l'abolizione del 25% della quota proporzionale per l'elezione della Camera dei deputati, per conseguire un'ulteriore affermazione del sistema maggioritario a cui si è arrivati nel 1993 dopo un altro referendum. L'esito non fu favorevole per il mancato raggiungimento del quorum per poche decine di migliaia di voti. Quindi Di Pietro decide di dare vita ad un suo movimento, denominato Italia dei Valori, che trova da subito l'adesione di alcuni parlamentari e costituisce una componente autonoma all'interno del gruppo misto. I colori ufficiali di IdV sono quelli dell'arcobaleno.

L'adesione ai Democratici

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Dopo un primo esordio elettorale alle amministrative del 1998, Italia dei Valori decide di raccogliere l'appello di Romano Prodi per la formazione dei Democratici, un movimento che ha per obiettivo la realizzazione di un unico Partito Democratico che raccolga in sé tutti i partiti che si riconoscano nell'area dell'Ulivo. La nuova formazione politica partecipa alle elezioni europee del 1999, ottenendo il 7,7% e 7 seggi, compresa l'elezione di Di Pietro. Dopo essere stato responsabile organizzativo del nuovo movimento, Di Pietro il 2 febbraio 2000 ne diviene capogruppo al Senato.

Con l'avvicinarsi dell'assemblea nazionale dei Democratici (gennaio 2000), Di Pietro presenta un proprio documento congressuale che, tuttavia, si rivela minoritario. In questa fase ci sono roventi scontri all'interno del partito, in parte suscitati dallo stesso Di Pietro che avanza accuse di "tatticismo".

La rottura definitiva si consuma in seguito alle elezioni regionali e alle dimissioni del Governo D'Alema, quando Di Pietro annuncia che non avrebbe sostenuto la candidatura di Giuliano Amato a Presidente del Consiglio, perché - sostiene Di Pietro - Amato, in passato, avrebbe partecipato ad una riunione con lo scopo di delegittimare l'operato del pool Mani pulite. Il 27 aprile 2000 Di Pietro lascia i Democratici, pronunciando questa frase: "Non perdano tempo né a minacciare né a procedere ad espulsioni perché me ne vado via da solo e invito a seguirmi tutti i democratici veri, quelli cioè che finora hanno fatto i veri asinelli, portatori di voti, consensi, lavoro e idee". Il partito, comunque, procede alla sua espulsione.

La ricostituzione del partito

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Il 3 giugno 2000 viene presentata la "Lista Di Pietro - Italia dei Valori", che nasce con l'obiettivo di una sua presentazione alle future elezioni politiche. Di Pietro presenta la sua "Carta dei Valori" e proclama il suo essere alternativo a Silvio Berlusconi, ma puntando a raccogliere il consenso in ogni strato dell'elettorato.

Privo ancora di un'organizzazione stabile sul territorio nazionale, il movimento riesce a presentare candidati in quasi tutti i collegi uninominali per l'elezione di Camera e Senato, presentando la propria lista al di fuori di entrambi gli schieramenti della politica italiana. Il risultato elettorale è sconfortante, in quanto per pochissimi voti IdV non riesce a superare la quota di sbarramento del 4% per accedere al riparto dei seggi in sede proporzionale: i voti raccolti sono 1,5 milioni per una percentuale del 3,9. Viene eletto un solo senatore in un collegio della Lombardia (Valerio Carrara), che, immediatamente, però, lascia IdV per aderire al Gruppo Misto e poi a Forza Italia.

Il radicamento e la svolta del Palavobis

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Il dopo-elezioni costituisce la fase di radicamento sul territorio: IdV, priva di rappresentanze istituzionali e parlamentari, ma con un discreto consenso elettorale, comincia ad organizzare i suoi coordinamenti politici nelle principali città e nelle province italiane. Tra l'altro, IdV (insieme a Rifondazione Comunista, che hanno deciso di competere solitariamente), viene accusata di essere tra le ragioni della sconfitta dell'Ulivo.

I movimenti e i partiti anti-berlusconiani si ricompattano: il gelo tra IdV e la coalizione di centrosinistra comincia a venir meno a partire dal 2002 e, intanto, il 23 febbraio, insieme ad altri movimenti e alla rivista "Micromega", nel decimo anniversario di "Mani Pulite", IdV organizza al Palavobis di Milano un incontro per criticare le prime leggi del governo di centrodestra. Antonio Di Pietro urla con un megafono: "Abbiamo formato una nuova casa dei diritti e della solidarietà. Chi ci sta alle nostre proposte può venire con noi". E lancia l'invito a "resistere, resistere, resistere", citando le parole di Francesco Saverio Borrelli.

Il 21 e 22 giugno 2002 si svolgono gli stati generali del partito e viene fondato il giornale ufficiale, dal titolo "Orizzonti Nuovi". La manifestazione si svolge a Bellaria (RN). Intanto il partito si impegna nella raccolta delle firme per il referendum sull'abolizione del cosiddetto "Lodo Schifani" (definita anche legge "blocca-processi"), additato quale artificio per impedire lo svolgimento dei processi in corso a carico di Silvio Berlusconi da parte dei giudici della Procura di Milano. Il referendum, comunque, non avrà luogo a seguito dell'intervento della Corte Costituzionale che il 13 gennaio 2004 caducherà la norma per vizio di costituzionalità.

I girotondi e la "nuova" lista unitaria

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Il 10 e 11 gennaio 2003 si svolge l'assemblea generale dei "girotondi", la pratica lanciata dal regista Nanni Moretti per sollecitare la sinistra a tornare ad essere competitiva. IdV vi partecipa convintamente, facendosi spazio nella coalizione e cominciando a partecipare in via ufficiale agli incontri di schieramento.

Di Pietro è favorevole alla proposta di Prodi (simile a quanto accaduto nel '99) di presentare una lista unitaria nel segno dell'Ulivo per le elezioni europee del 2004. IdV è pronta per l'adesione alla lista "Uniti nell'Ulivo", ma al suo ingresso si oppongono i socialisti dello SDI con il loro segretario Enrico Boselli, che non giudica IdV un soggetto riformista, tale da poter entrare nella federazione. Secondo Di Pietro, in realtà, alla base c'è ancora un risentimento per l'azione sgominatrice che ebbe, all'epoca, Mani pulite nei confronti dei socialisti.

Chiuso il capitolo unitario, IdV tiene aperto il dialogo con la società civile e raggiunge un'intesa con Achille Occhetto, dando vita alla Lista Di Pietro - Occhetto - Società Civile[5] (che inizialmente conteneva anche l'iscrizione «per il nuovo Ulivo»[6], bloccata due mesi dopo circa dai partiti di Uniti nell'Ulivo[7][8]). Occhetto, infatti, aveva abbandonato i Democratici di Sinistra non condividendo l'impostazione della lista unitaria e il progetto del grande partito riformista.

La lista raccoglie il 2,1% dei voti con l'elezione di 2 deputati europei, Di Pietro e Occhetto. Quest'ultimo, però, decide di lasciare il seggio in favore di Giulietto Chiesa, abbandonando definitivamente il progetto e sciogliendo, così, l'intesa. Occhetto torna però a sedere nell'europarlamento all'indomani delle elezioni politiche del 2006 in seguito alle quali Di Pietro entra nel Parlamento italiano e si dimette da Strasburgo. I due europarlamentari eletti (Chiesa e Occhetto) non appartengono a IdV e sono iscritti al gruppo socialista europeo.

Le primarie del centrosinistra

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IdV torna quella di sempre, con il suo unico leader storico, che, tuttavia, elimina dal simbolo la denominazione predominante di "Lista Di Pietro" e mette in risalto il titolo "Italia dei Valori", lasciando al nome del suo fondatore un riferimento meno marcato.

Alle elezioni regionali del 2005, parte integrante della nuova coalizione dell'Unione, IdV si aggira sulla media nazionale dell'1,4%, superando il 2% soltanto in Abruzzo e Basilicata. Fra tutte le 14 regioni chiamate al voto (in 12 delle quali l'Unione è risultata vittoriosa), le viene concesso soltanto un assessorato regionale, in Calabria, occupato da Beniamino Donnici, che presto fonderà una corrente interna in aperta polemica con Di Pietro e, più tardi, verrà espulso dal partito, dando vita ad un nuovo movimento denominato "Partecipazione".

Romano Prodi, leader della coalizione, rilancia, nel frattempo, l'organizzazione di elezioni primarie per scegliere il candidato premier dell'Unione. Di Pietro raccoglie la proposta e si presenta all'appuntamento del 16 ottobre 2005, nel quale deve confrontarsi con altri sei candidati: il risultato raggiunto è del 3,3%, alle spalle di Romano Prodi, Fausto Bertinotti e Clemente Mastella.

Le elezioni politiche 2006

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Negli ultimi tre anni vi è un intensificarsi dell'attività dei dipartimenti tematici di IdV, guidati da Giorgio Calò. In questa ottica emerge anche una "nuova" vocazione di IdV nel campo dell'energia e dell'ambiente, settore guidato da Giuseppe Vatinno.

In vista delle elezioni politiche del 2006 e in seguito all'approvazione della nuova legge elettorale proporzionale, IdV modifica il suo simbolo, ora composto dall'epigrafe "Di Pietro" in rilievo. Il partito si impegna a correre con il proprio simbolo sia alla Camera che al Senato, collegato all'alleanza di centrosinistra dell'Unione guidata da Romano Prodi. Con lo sbarramento al 2% alla Camera e al 3% al Senato Di Pietro cerca di stringere alleanze con piccoli movimenti, partiti e personalità presenti a livello locale, ma capaci di raccogliere consensi utili.

  • In seguito a una rottura con La Margherita approda a IdV anche Leoluca Orlando ex-sindaco di Palermo e leader del movimento La Rete. Orlando porterà con sé altri esponenti siciliani a lui vicini e un buon pacchetto di voti in Sicilia.

Viene offerta anche la candidatura a Beppe Grillo, legato a Di Pietro da amicizia e da un comune sentire. Grillo però declina l'offerta. Durante la campagna elettorale Di Pietro partecipa e aderisce ad alcune iniziative come Parlamento pulito[10] e Le Primarie dei Cittadini[11], dove testimonia simpatia per lo strumento del Blog e della democrazia diretta. In seguito decide di aprire un suo blog dove esprimere le proprie idee e i valori che il partito intende trasmettere con la partecipazione del pubblico.

Si svolgono le elezioni. Il centrosinistra vince per poche decine di migliaia di voti alla Camera dei deputati, dove ottiene il 49,81% dei consensi contro il 49,74% della CdL. Al Senato, si rivela determinante il voto della circoscrizione Estero, che consente all'Unione - pur avendo conseguito meno voti della CdL - di ottenere due seggi in più.

La lista di Italia dei Valori raccoglie 877 mila voti (il 2,3%) alla Camera e un risultato ancora maggiore (986 mila voti - 2,9%) al Senato, eleggendo così 17 deputati (a cui se ne aggiungono 3 eletti per un accordo nelle liste dell'Ulivo) e 5 senatori.

Ad Aniello Formisano viene data la presidenza del Gruppo Misto, cui aderiscono i senatori di IdV, al Senato. Il capogruppo alla Camera, dove IdV possiede un gruppo autonomo, è invece Massimo Donadi.

Antonio Di Pietro è nominato ministro delle infrastrutture nel governo Prodi II. Luigi Li Gotti e Giorgio Calò entrano nella squadra di governo, in qualità di sottosegretari alla giustizia e alle comunicazioni. Leoluca Orlando diviene il nuovo portavoce del partito.

Il dopo-elezioni: alcune defezioni

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Dopo le elezioni IdV si trova al centro dell'attenzione.

  • Pochi giorni dopo l'insediamento del Senato, dove la maggioranza può contare su due seggi di vantaggio sul centrodestra, in occasione dell'elezione dei presidenti di commissione l'Unione va sotto nella commissione Difesa: al posto della candidata ufficiale Lidia Menapace del PRC viene eletto con il sostegno del centrodestra l'esponente del partito di Di Pietro Sergio De Gregorio (ex esponente campano di Forza Italia). Nasce una polemica dentro il centrosinistra. De Gregorio accetta l'incarico contro le indicazioni del suo stesso partito. In seguito a questo fatto De Gregorio viene sospeso dall'incarico di direttore del giornale di IdV "Italia Dei Valori".
  • A luglio del 2006 scoppia una polemica all'interno della coalizione di governo che vede protagonista l'Italia dei Valori e il suo leader Di Pietro, contrari all'approvazione di un provvedimento di indulto, sostenuto, invece, in maniera trasversale da esponenti e partiti di entrambi gli schieramenti. Tale indulto avrebbe effetti su circa 12 mila carcerati. Di Pietro manifesta davanti a Palazzo Madama prima dell'approvazione del provvedimento al Senato, insieme alla Lega Nord, anch'essa contraria. Di Pietro pubblica sul suo sito web personale i nomi dei deputati che hanno votato a favore dell'indulto.

Sostiene Di Pietro:

«È sconcertante, davvero sconcertante, vedere l'Unione rinnegare nei fatti, con questo indulto, il programma che ha presentato ai cittadini e per cui è stata eletta. Il cittadino conta meno di zero, non può scegliere i suoi rappresentanti (con riferimento alla legge elettorale senza preferenze, ndr) e neppure vedere rispettato il programma di governo. A cosa serve l'istituzione parlamentare oggi? Quanto è lontana dagli elettori? È una domanda che noi politici dobbiamo farci e alla quale è necessario dare presto delle risposte.»

La richiesta avanzata da Di Pietro, ma non accolta, era quella di escludere dall'indulto i reati finanziari, societari e di corruzione. Ha votato a favore dell'indulto, però, anche la deputata di IdV Federica Rossi Gasparrini, esponente di Federcasalinghe. Al Senato si è distinto ancora il senatore Sergio De Gregorio che si è astenuto anziché votare contro.

  • Il 7 settembre 2006 il senatore Sergio De Gregorio annuncia ufficialmente di abbandonare il movimento e di voler costituire una componente autonoma nel gruppo misto del Senato senza passare al centrodestra, ma favorevole a una "grande coalizione" tra i due poli. Pochi giorni dopo, il 14 settembre anche Federica Rossi Gasparrini deputata alla Camera dichiara di non riconoscersi più nel movimento. De Gregorio e Rossi Gasparrini costituiscono nel settembre 2006 il movimento politico Italiani nel Mondo (InM). Successivamente Rossi Gasparrini aderisce all'UDEUR.
  • Nell'ottobre 2007 la senatrice Franca Rame si dimette dalla componente IdV al Senato in quanto non condivide alcune scelte del suo gruppo, in particolare quella di non votare a favore dello scioglimento della società per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina.

Sempre nell'ottobre 2007, l'IdV prende un'altra decisione in contrasto con il governo Prodi: insieme all'opposizione ed all'UDEUR di Mastella, vota contro l'istituzione di una commissione d'inchiesta parlamentare che indaghi sui crimini commessi dalla polizia durante il G8 di Genova[12]; a giudizio di Di Pietro, sarebbe stato altrettanto importante indagare sui manifestanti, ed era quindi a suo avviso un errore istituire una commissione che avesse indagato soltanto sulle atrocità commesse dalle forze dell'ordine[12]. L'opposizione, per bocca di Maurizio Ronconi (UDC), sosterrà che con questo voto «viene certificata la crisi della maggioranza, contraddicendo un punto importante del programma dell’Ulivo»[12]. In seguito, dopo le critiche a tale decisione, tra cui quella di Marco Travaglio[13], Di Pietro ammetterà di avere «sbagliato nel comunicare male e tardi» quelle che ritiene essere «buone ragioni di merito»[14].

L'alleanza col PD alle elezioni del 2008

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Da sinistra: Donadi, Di Pietro e Belisario al Quirinale al termine delle consultazioni (7 maggio 2008)

Subito dopo la caduta dell'ultimo governo Prodi, Di Pietro accetta l'alleanza col Partito Democratico di Veltroni; con esso, l'IdV dichiarò, in campagna elettorale, la propria intenzione di costituire un gruppo unico in Parlamento[15], impegno che dopo il voto venne però ritrattato[16]. In quelle elezioni, celebrate il 13-14 aprile, il partito di Di Pietro ha ottenuto il 4,37%[17] alla Camera e il 4,31%[18] al Senato; sono così risultati eletti 28 deputati (più 1 deputato eletto all'estero) e 14 senatori candidati nelle liste del partito, miglior risultato di sempre. Fra i nuovi eletti spicca la presenza di Jean-Léonard Touadì, il primo parlamentare nero italiano (nato in Congo-Brazzaville), che a seguito della contestata manifestazione di Piazza Navona dell'8 luglio 2008, abbandonerà l'IdV, per ritornare al Partito Democratico.

Il risultato è stato particolarmente positivo in Molise (la regione natale di Di Pietro, che qui sceglie di essere eletto come deputato), il partito ha raggiunto, sia alla camera che al senato il 27% delle preferenze.

I deputati e i senatori dell'Italia dei Valori risultano attualmente i più presenti e impegnati nell'attività parlamentare se si considerano i parametri delle iniziative legislative e ispettive, delle relazioni ai progetti di legge, degli interventi in aula o in commissione e delle presenze alle votazioni [19]; il dato risulta invece invertito se si considera il solo parametro delle presenze alle votazioni [20], e la ragione di ciò è da ricercarsi nel fatto che nel corso dell'attuale legislatura il Parlamento risulta chiamato quasi esclusivamente a ratificare iniziative o decreti di provenienza governativa.[19]

Le elezioni regionali invernali e le elezioni europee 2009

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Dopo le inchieste giudiziarie che hanno coinvolto il presidente della regione Abruzzo Ottaviano Del Turco (PD), il 14 e 15 dicembre 2008 si è svolta una tornata elettorale per votare la nuova presidenza. Per sfidare il dimissionario sindaco di Teramo Giovanni Chiodi (PdL), l'Italia dei Valori durante la Festa nazionale del partito propose il nome di Carlo Costantini, deputato dell'attuale legislatura, poi appoggiato inoltre dal PD e da tutti i partiti della vecchia Unione. L'Italia dei Valori ha raggiunto il suo massimo storico nella Regione con il 15,0% delle preferenze, sei volte in più delle precedenti elezioni regionali, pur tuttavia Costantini è stato battuto da Chiodi in un'elezione caratterizzata da una bassa affluenza (53,1%).

In occasione del rinnovo delle cariche politiche nel Trentino-Alto Adige, il partito è entrato in Consiglio con un eletto.

Anche in Sardegna, dove il candidato del centrosinistra Renato Soru non è stato rieletto, l'Italia dei Valori ha quadruplicato il proprio consenso di voti e quintuplicato quello percentuale, passando dalle 8.558 preferenze del 2004 (1,0%) [21] alle 34.277 del 2009 (5,2%) [22].

In seguito a questi risultati e nell'avvicinarsi del voto delle Europee del 2009, Di Pietro ha dichiarato che in caso di una buona affermazione dell'IdV avrebbe cancellato il suo cognome dal simbolo del partito, per «costruire una cosa più larga, più utile, che prescinda dall’identità di una sola persona, e che serve a rappresentare qualcosa di più importante», aggiungendo che «serve un grande partito progressista che sostenga una proposta di governo credibile», «il grande partito che al Pd non è riuscito»[23].

All'indomani dei risultati del voto delle Europee (8% dei voti totali su base nazionale, quattro volte i voti delle Europee 2004), il leader dell'Italia dei Valori ha annunciato che nell'esecutivo nazionale convocato per il successivo 22 giugno «spersonalizzeremo totalmente il partito togliendo il nome del suo fondatore dal simbolo»[24]. Tale intento dichiarato non si è tuttavia concretizzato nei tempi annunciati.

Il nuovo congresso

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Il 5,6,7 Febbraio 2010 è stato organizzato un congresso che ha studiato una nuova struttura del partito, dato che secondo Di Pietro l'attuale Statuto era stato votato e pensato per una piccola formazione politica e inadeguato per le dimensioni elettorali che IdV ha raggiunto. Oltre all'elezione del nuovo presidente del Partito, verranno eletti anche i rappresentanti dei dipartimenti, Donne e Giovani

Non sono particolarmente visibili, all'interno del partito, delle correnti formalmente costituite. Una importante manifestazione di dissenso interno, nei confronti della linea di Di Pietro, è stata manifestata in Calabria nel 2005, all'indomani delle elezioni regionali, quando un assessore regionale di IdV, Beniamino Donnici, si schierò contro la decisione di Di Pietro di candidarsi alle primarie, dicendo che il movimento avrebbe dovuto sostenere la candidatura di Romano Prodi, in previsione di un futuro ingresso nel "Partito Democratico" dell'Ulivo. Questa manifestazione, però, portò alla scissione da IdV e alla fondazione di un nuovo movimento regionale, "PartecipAzione - Verso il Partito Democratico", che poi entrerà a far parte del Partito Democratico Meridionale fondato dal presidente della Regione Agazio Loiero.

Per le elezioni del 2006, come si è visto, in questo partito sono confluiti altri movimenti politici che hanno eletto Parlamentari e sono oggi da considerarsi quali correnti dell'IdV:

Stefano Pedica è anche creatore del gruppo dei cosiddetti "teoleg", che sotto il motto "un Italia dei valori... cristiani" riunisce molti cattolici presenti nel partito[25].

Dal 7 settembre 2006 ha ripreso la propria autonomia distaccandosi dal partito il movimento Italiani nel Mondo di Sergio De Gregorio. Dal 14 settembre anche Federcasalinghe ha rescisso l'accordo federale. Nel settembre 2007 anche il movimento Repubblicani Democratici ha rescisso il suo patto federale con l'Italia dei Valori per aderire al Partito Democratico[26]. Il 1 novembre 2009, a Bologna, si è tenuta la prima 'riunione degli autoconvocati' per chiedere più trasparenza e democrazia. Il successivo 15 novembre, a Roma, si è costituito il coordinamento nazionale "la base IdV" (Domenico Morace, Alessandra Piva, Giuseppe Vatinno) per creare un'area riformista all'interno del partito stesso (ANSA, 15 novembre 2009), annunciando anche una propria mozione congressuale. [senza fonte]

Valori e ideologia politica

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Secondo l'articolo 3 dello Statuto dell'Italia dei Valori:

«Il partito si riconosce nell'insieme delle grandi culture riformiste del Novecento: la cultura cattolica della solidarietà sociale e familiare, la cultura socialista del lavoro e della giustizia sociale, la cultura liberale dell'economia di mercato, della libertà individuale e del buon governo, attraversate dalle grandi tematiche dei diritti civili, della questione morale e dei nuovi diritti di cittadinanza alle quali i grandi movimenti ambientalisti, delle donne e dei giovani hanno dato un contributo essenziale. L'Italia dei Valori vuole integrare i tradizionali valori di libertà, uguaglianza, legalità e giustizia con i valori nuovi del nostro tempo: pari opportunità, sviluppo sostenibile, autogoverno, solidarietà e sussidiarietà, responsabilità, iniziativa, partecipazione ed europeismo, nel quadro di un sempre più avanzato federalismo europeo.»

Italia dei Valori aderisce al Partito Europeo dei Liberali, Democratici e Riformatori (ELDR)[27].

Da molti anni il partito di Antonio Di Pietro viene criticato per la presunta gestione personalistica e familistica del movimento da parte del proprio leader. Tra i più critici si registrano la rivista campana Voce delle Voci, il quotidiano Il Giornale, la rivista Panorama (entrambi di proprietà di gruppi editoriali legati a Silvio Berlusconi), RadioRadicale.it, il sito web dell'emittente radiofonica Radio Radicale, gestita dai Radicali Italiani[28].

Nonostanta la linea legalitaria del partito sostenga l'importanza di inserire nelle istituzioni solo cittadini incensurati, l'IdV ha candidato Pancho Pardi, già sostenitore di Potere Operaio e condannato a un mese di carcere per «manifestazione non autorizzata»[29], e Leoluca Orlando condannato nel 2005 per diffamazione aggravata nei confronti dei consiglieri comunali di Sciacca[30].

Lo statuto nella sua versione del 2004 definiva l'Associazione Politica e Culturale "Italia dei Valori" come un movimento politico nazionale organizzato in forma federale. Lo statuto prevedeva (e tuttora prevede) vari livelli territoriali e alcuni organi nazionali: l’Assemblea Nazionale - o Congresso, l’Esecutivo Nazionale, il Presidente e l'Ufficio di Presidenza, l’Assemblea Nazionale degli Eletti, il Coordinamento dei Dipartimenti Tematici, il Tesoriere Nazionale ed il Collegio dei Revisori Contabili, Il Collegio Nazionale di Garanzia.

Le modifiche statutarie del 2009 e la nascita del Partito

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Il 9 gennaio 2009, per decisione dello stesso Di Pietro, sono state ufficializzate una serie di modifiche statutarie volte a garantire un'opportuna collegialità agli assetti decisionali ed alla gestione delle risorse finanziarie, superando la precedente struttura di associazione politica e culturale dell'Italia dei Valori in favore di quella di partito propriamente inteso. In particolare[31][32]:

  • ampliamento dei poteri dell'Esecutivo Nazionale (art.8) mediante conferimento a tale organo del potere di elezione del Presidente del Partito; in precedenza la carica di Presidente spettava al Presidente dell’Associazione e la nomina competeva all’Esecutivo Nazionale solo in caso di rinuncia.
  • durata triennale della carica di Presidente del Partito (art.9) e restrizione dei suoi poteri in favore dell'Esecutivo Nazionale e dell'Ufficio di Presidenza (v.amplius, infra).
  • definizione dell'Ufficio di Presidenza (art.10) - prima semplice comitato di coadiuvazione del Presidente - quale organo collegiale composto da sette membri:
- Presidente del Partito
- Capogruppo al Senato della Repubblica
- Capogruppo alla Camera dei deputati
- Portavoce nazionale del Partito
- Tesoriere del Partito
- Rappresentante degli eletti nei Consigli Regionali e degli amministratori dei Governi Regionali (eletto annualmente dagli stessi)
- un esperto contabile nominato dai componenti dell'Ufficio di Presidenza
Con l'abrogazione delle Disposizioni Transitorie dello Statuto, precedentemente contenute nell'articolo 16, numerosi poteri finora accentrati nelle mani del Presidente del Partito Antonio Di Pietro risultano ora prerogativa dell'Ufficio di Presidenza. Tra questi:
- modifiche allo statuto
- nomina del Tesoriere Nazionale
- nomina del Collegio dei Revisori dei Conti
- approvazione annuale del rendiconto economico finanziario e relativi allegati sulla contabilità del partito e dei rimborsi elettorali
- destinazione del patrimonio residuo in caso di scioglimento del partito (art.12)

Risultati elettorali

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Voti % Seggi
Politiche 2001 Camera 1.443.725 3,9 0
Senato 1.140.489 3,4 1
Europee 2004 694.963 2,1 2
Politiche 2006 Camera 877.159 2,3 20
Senato 986.046 2,9 5
Politiche 2008 Camera 1.593.675 4,4 29
Senato 1.414.118 4,3 14
Europee 2009 2.452.569 8,0 7
Regionali 2010 1.626.416[33] 7,3 46

Rappresentanza parlamentare

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Nella XVI Legislatura il partito ha costituito propri gruppi sia alla Camera dei deputati che al Senato della Repubblica.

Per statuto l'IdV svolge periodicamente (ordinariamente ogni 2 anni, art. 8) delle Assemblee Nazionali dei Delegati che equivalgono ai congressi degli altri partiti.

Giornale e altri mezzi di comunicazione

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Il giornale dell'Italia dei Valori è Orizzonti Nuovi. Ha cadenza quindicinale ed è l'organo ufficiale del partito. Viene spedito tramite abbonamento in formato cartaceo, via posta, o in formato elettronico (PDF). Nel giornale, oltre alle rubriche tipiche, è presente la rubrica Vita di partito dove iscritti e simpatizzanti possono dare il proprio contributo giornalistico.

Nel 2007 il sito internet è stato completamente ristrutturato, trasformandosi in un portale che mira a diventare il centro dell'informazione di partito pubblicando i comunicati di tutte le sedi di Italia dei valori. Vengono anche pubblicate informazioni riguardo le spedizioni dei nuovi numeri, mentre gli arretrati sono disponibili gratuitamente per il download.

Il presidente Antonio Di Pietro utilizza un blog come mezzo di comunicazione ai cittadini senza intermediari, mediante l'inserimento quasi quotidiano di propri contributi, links a contributi video o articoli informativi di cui condivide l'impostazione. È il più visitato tra quelli dei politici italiani[34].

  1. ^ Dall'art. 1 dello Statuto: «È costituita una libera Associazione politica e culturale denominata "ITALIA DEI VALORI – LISTA DI PIETRO”, ovvero nella forma abbreviata “ITALIA DEI VALORI” oppure solo "IDV"».
  2. ^ Di Pietro, nasce l'"Italia dei Valori"
  3. ^ Storia in .pdf dell'Italia dei Valori su italiadeivalori.antoniodipietro.com
  4. ^ "11 punti per cambiare l'Italia - Le Proposte de L'Italia Dei Valori."
  5. ^ CARTA DI INTENTI DELLA LISTA DI PIETRO-OCCHETTO-SOCIETÀ CIVILE
  6. ^ Un gabbiano e il ramoscello d'Ulivo nel simbolo di Occhetto e Di Pietro
  7. ^ Il listone diffida Di Pietro Ci ha copiato il simbolo
  8. ^ Ulivo, stop alla lite sul simbolo
  9. ^ http://www.lombardia.antoniodipietro.it/AGENZIE/Agenzie_02_06.htm
  10. ^ Blog di Beppe Grillo
  11. ^ Blog di Beppe Grillo - Archivio: Primarie dei Cittadini
  12. ^ a b c No alla commissione d'inchiesta sul G8, in Corriere della Sera, 31 ottobre 2007. URL consultato il 13-11-2008.
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  14. ^ Lettera all'Unità dopo no alla commissione sui fatti di genova, in Corriere della Sera, 2 novembre 2007. URL consultato il 13-11-2008.
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  16. ^ Gruppo unico col Pd, Di Pietro frena, in Corriere della Sera, 18 aprile 2008. URL consultato il 13-11-2008.
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  18. ^ Ministero dell'Interno - Elezione del Senato della Repubblica del 13 - 14 aprile 2008, su politiche.interno.it. URL consultato il 15-04-2008.
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  22. ^ Speciale elezioni 2008 - Elezioni Regionali - Sardegna
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  27. ^ [typeOrgUid=party&tx_eldr_pi1[p]=31 ELDR political parties]
  28. ^ Radio Radicale il 9 febbraio 2008 pubblica un'inchiesta chiamata L'Italia Dei Valori Immobiliari, , contenente importanti interviste a Francesco Romano (ex segretario Idv di Catanzaro), a Elio Veltri (ex socio di Antonio Di Pietro) ed a Laura Maragnani (giornalista di Panorama).
  29. ^ Enrico Caiano, "Pardi: tirai molotov, ma il passato insegna che non conviene", in Corriere della Sera, 25 febbraio 2002, p. 2. URL consultato il 14-12-2009.
  30. ^ Cass. pen. sez. V 26/01/2005 n.8330
  31. ^ http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/documenti/statuto_idv_2009.pdf
  32. ^ Italiadeivalori.it - Testi dello statuto del partito nella versione 2004 e 2009
  33. ^ Riepilogo nazionale - Elezioni Regionali 28-29 marzo 2010, in La Repubblica. URL consultato l'11-04-2010.
  34. ^ Classifica dei blog politici, in Wikio. URL consultato il 29 gennaio 2009.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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