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NGC 3921

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NGC 3921
Galassia lenticolare
Un'immagine di NGC 3921 ripresa dal telescopio spaziale Hubble.
Scoperta
ScopritoreWilliam Herschel
Data14 aprile 1789
Dati osservativi
(epoca J2000.0)
CostellazioneOrsa Maggiore
Ascensione retta11h 51m 06,863s
Declinazione+55° 04′ 43,38″
Distanza277,9 milioni a.l.
(85,19 milioni pc)
Magnitudine apparente (V)12,64
Dimensione apparente (V)2,1' x 1,3'
Redshiftz = 0,019667[1]
Angolo di posizione20°
Velocità radiale5 896 km/s
Caratteristiche fisiche
TipoGalassia lenticolare
Classe(R')SA0/a(s) pec[1]
Dimensioni180 200 a.l.
(55 240 pc)
Magnitudine assoluta (V)-22,09
Altre designazioni
Arp 224, UGC 6823, MGC+09-20-009, PGC 37063
Mappa di localizzazione
NGC 3921
Categoria di galassie lenticolari

NGC 3921 è una galassia lenticolare frutto di un'interazione tra galassie ancora in divenire e situata nella regione meridionale della costellazione dell'Orsa Maggiore, a circa 59 milioni di anni luce dalla Terra.[2][3]

Si ritiene che la fusione galattica che ha dato origine alla galassia NGC 3921, scoperta il 14 aprile 1789 da William Herschel[4] e descritta come "piuttosto fioca, piccola, tonda" da John Louis Emil Dreyer, il creatore del New General Catalogue,[5] sia iniziata tra due galassie a disco circa 700 milioni di anni fa.[6] Le immagini della galassia mostrano un elevato tasso di formazione stellare e strutture ad anello, elementi indicativi di una fusione di galassie,[6] il che ha fatto sì che NGC 3921 fosse inclusa nel catalogo delle galassie peculiari denominato Atlas of Peculiar Galaxies e ideato da Halton Arp con il nome di Arp 224.

Essendo una galassia starburst, ossia una galassia in cui il processo di formazione stellare è eccezionalmente violento, NGC 3921 è ricca di caratteristiche singolari. Una di queste è la sorgente ultraluminosa di raggi X chiamata X-2 ed osservata con il telescopio Chandra, che ha una luminosità di 8×1039 erg per secondo (8,0×1032 W),[7] a cui si aggiungono due oggetti che sono ritenuti essere ammassi globulari, entrambi scoperti con l'aiuto dei telescopi Keck, relativamente giovani e con una massa pari a circa la metà di quella di Omega Centauri, in particolare di 2,3±0,1 x 106 e 1,5±0,1 x 106 . L'analisi di questi due oggetti dimostrerebbe che le fusioni di galassie ricche di gas, le cosiddette fusioni bagnate, possono portare alla formazione di un maggior numero di ammassi globulari ricchi in metallo (ricordando che in astronomia sono definiti "metalli" tutti gli elementi più pesanti dell'elio).[8]

  1. ^ a b NED results for object NGC 3921, su nedwww.ipac.caltech.edu, NASA / Infrared Processing and Analysis Center. URL consultato il 4 agosto 2020.
  2. ^ Aidan C. Crook, John P. Huchra, Nathalie Martimbeau, Karen L. Masters, Tom Jarrett e Lucas M. Macri, Groups of Galaxies in the Two Micron All Sky Redshift Survey, in The Astrophysical Journal, vol. 655, n. 2, 2007, pp. 790-813, Bibcode:2007ApJ...655..790C, DOI:10.1086/510201, arXiv:astro-ph/0610732.
  3. ^ M. Skrutskie, The Two Micron All Sky Survey (2MASS), in The Astronomical Journal, vol. 131, n. 2, 2006, pp. 1163-1183, Bibcode:2006AJ....131.1163S, DOI:10.1086/498708.
  4. ^ Seligman, New General Catalogue objects: NGC 3900 - 3949, su Cseligman.com. URL consultato il 4 agosto 2020.
  5. ^ Revised NGC Data for NGC 3921 - Hartmut Frommert - SEDS, su spider.seds.org, SEDS. URL consultato il 4 agosto 2020.
  6. ^ a b Evolution in slow motion | ESA/Hubble, su HUBBLE Space Telescope, 2015. URL consultato il 4 agosto 2020.
  7. ^ P. G. Jonker, M. Heida, M. A. P. Torres, J. C. A. Miller-Jones, A. C. Fabian, E. M. Ratti, G. Miniutti, D. J. Walton e T. P. Roberts, The Nature of the Bright Ulx X-2 in Ngc 3921: A chandra position and hst candidate counterpart, in The Astrophysical Journal, vol. 758, n. 1, 2012, p. 28, Bibcode:2012ApJ...758...28J, DOI:10.1088/0004-637X/758/1/28, arXiv:1208.4502.
  8. ^ François Schweizer, Patrick Seitzer e Jean P. Brodie, Keck Spectroscopy of Two Young Globular Clusters in the Merger Remnant NGC 3921, in The Astronomical Journal, vol. 128, n. 1, 2004, pp. 202-210, Bibcode:2004AJ....128..202S, DOI:10.1086/421851, arXiv:astro-ph/0404424.

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