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Contraltista

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La parola moderna contraltista è usata per definire i cantanti di sesso maschile che cantano nel registro di contralto, ma è quest'ultimo il termine storicamente usato, anche per indicare i cantori evirati del passato.

L'etimologia della parola contralto deriva dalla musica polifonica, in cui si denominava contratenor altus (o contra altus) la parte medio-acuta delle composizioni, originata dal contratenor, passando poi, per estensione, a chiamare con lo stesso termine colui che cantava tale voce. Chi cantava la parte del tenor, chiamato a volte tenorista, non era assimilabile alla figura del tenore moderno, quanto piuttosto a una voce maschile che canti su un registro centrale, normale. Chi cantava una parte di altus (o di contratenor altus, detto a volte contratenorista[1]) sfruttava le note acute della voce maschile molto più del tenorista, ricorrendo al falsetto proporzionalmente all'altezza della parte.

Tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento, fecero la loro apparizione i castrati. Come ogni altro cantante, sia uomo che donna, potevano usare il registro di petto e quello di falsetto[2].

La nomenclatura delle voci era fondata su criteri diversi da quelli odierni; non esisteva nemmeno uno studio della tecnica vocale affine alle regole della moderna impostazione lirica, che invece contraddistingue gli attuali cantanti di musica colta. Inoltre non era raro il caso in cui uno stesso cantante coprisse ruoli vocali molto differenti.

Il nuovo repertorio 'barocco' sfruttò sempre più le tessiture acute, rendendo il ricorso al falsetto necessario e, nel caso dei soprani (anche di sesso maschile), quasi esclusivo. In quest'epoca i cantori evirati ebbero grandissimo successo e buona parte della letteratura musicale per contralto fu destinata a essi.

Una menzione a parte riguarda i cantori evirati pontifici. I castrati usavano il registro di petto e di falsetto, come si può ascoltare nelle incisioni storiche di Alessandro Moreschi, ultimo evirato della Cappella Sistina che registrò all'inizio del Novecento sui primi supporti fonografici. Questi cantori, a causa della mutilazione a cui erano sottoposti, conservavano l'estensione acuta della voce prepuberale, senza sviluppare le note profonde del maschio adulto; cantavano perciò il soprano (ma il termine che definiva questa categoria era all'epoca diverso da quello attuale) usando normalmente il falsetto per le note acute e la voce di petto per le note basse.

I contralti della Cappella Sistina erano solitamente tenori acuti e uomini integri; «questa tesi è supportata, tra l'altro, dalle dimissioni volontarie presentate dal contralto Lorenzo Sanci. Risulta infatti dal diario della Cappella "che [il 10 dicembre 1626] il Signore Iddio lo chiamava ad altro stato essendosi risoluto di pigliar moglie"»[3]. Viceversa le fonti sono prodighe di notizie su eunuchi al servizio delle cappelle musicali o presso munifiche famiglie aristocratiche, che cantavano come soprani[4]; infine poteva darsi il caso di un cantore evirato, ad esempio Giovanni Francesco Grossi, detto ‘Siface’, che ricopriva ruoli da contralto sulle scene, pur cantando come soprano nella Cappella Sistina[5]. I primi castrati arruolati nella cappella pontificia come contralti risalgono alla fine del Seicento. Anche da particolari come questo, si capisce quanto si dovrebbero interpretare con cautela i termini 'soprano' o 'contralto' per questi cantori del passato.

In epoca moderna, i contralti di sesso femminile sono prevalenti; nei secoli precedenti, invece, i cantanti erano in maggior parte uomini.

Alcuni contralti di epoca moderna

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Alfred Deller

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Sembra che Il cantante inglese Alfred Deller (1912-1979)[6] incoraggiasse l'uso del termine countertenor per distinguersi dai contralti di sesso femminile, promuovendo la rinascita dell'interesse nei confronti del contralto uomo. Con il suo gruppo Deller Consort, apportò anche un valido contributo alla diffusione della musica antica nel XX secolo. Deller era contralto del coro della cattedrale di Canterbury, e successivamente della chiesa di St Paul, di cui divenne maestro del coro. Il repertorio di Deller era incentrato prevalentemente sulla musica vocale del periodo barocco, soprattutto nordeuropeo: Purcell, Bach, Handel ecc.

Altri interpreti

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  1. ^ Cfr. ad es. i lemmi presenti sul Diffinitorium musice di Johannes Tinctoris, del 1472 ca..
  2. ^ Il falsetto è impiegato da tutti i cantanti, sia uomini che donne, che abbiano necessità di cantare su tessiture acute; il passaggio al registro di falsetto si trova all'incirca alla stessa altezza sia negli uomini che nelle donne.
  3. ^ Antonella Nigro, Considerazioni sulla tecnica del canto italiano dal sec. XVI ai giorni nostri, in Claudio Dall'Albero, Marcello Candela, Celebri arie antiche, Milano, Rugginenti, 1998, p. VII. Cfr. anche la prefazione di Raffaele Casimiri de Le Opere complete di Giovanni Pierluigi da Palestrina secondo la ristampa del 1590 – per cura e studio di Raffaele Casimiri, vol. III e altri curati da Casimiri, Roma, Fratelli Scalera, 1939, in cui si legge: «Soltanto la parte o voce del ‘cantus’ era affidata – e sarà quindi da affidare – ai ‘putti cantori’ o fanciulli, sia pur sorretti da qualche voce-guida di falsetto. La parte o voce dell'altus dovrà essere sostenuta – come anticamente – da giovani tenori acuti. Di conseguenza […] è necessario ‘intonare’ le composizioni in modo che la parte o voce dell'altus non superi mai nella regione acuta la nota ‘la’ del nostro attuale corista (la - 870)».
  4. ^ La pratica della castrazione con finalità di canto, è documentata dalla fine del XVI secolo. Il periodo aureo per questi autentici virtuosi delle scene teatrali fu però dal XVII al XVIII secolo. Come è noto, il primo trattato ufficiale sulla tecnica del canto, Opinioni de' Cantori Antichi e Moderni, pubblicato a Bologna nel 1723, fu scritto da Pier Francesco Tosi, celebre castrato. Una fonte ricca e interessante sui cantanti del Seicento, falsettisti, donne ed eunuchi, è costituita dal famoso 'Discorso' di Pietro della Valle, Della musica dell'età nostra, del 1640.
  5. ^ Il Grossi fu ammesso in Sistina il 10 aprile 1675; cfr. Enrico Celani, I Cantori della Cappella Pontificia nei secoli XVI-XVIII, «Rivista Musicale Italiana», 1907, vol. XIV, pag. 87, e 1909, vol. XVI, pag. 65.
  6. ^ Deller fu un esecutore di altissimo livello, e contribuì alla valorizzazione di una tradizione altrimenti tramontata. Ebbe notevole successo anche nel repertorio contemporaneo; Benjamin Britten scrisse infatti per Deller il ruolo di Oberon nel Sogno di una notte di mezza estate.
  • Raffaele Casimiri, Opere complete di Giovanni Pierluigi da Palestrina secondo la ristampa del 1590 – per cura e studio di Raffaele Casimiri, Roma, Fratelli Scalera, 1939.
  • Enrico Celani, I Cantori della Cappella Pontificia nei secoli XVI-XVIII, «Rivista Musicale Italiana», 1907.
  • Antonella Nigro, Considerazioni sulla tecnica del canto italiano dal sec. XVI ai giorni nostri, in Claudio Dall'Albero, Marcello Candela, Celebri arie antiche, Milano, Rugginenti, 1998, ISBN 88-7665-144-6.
  • Pier Francesco Tosi, Opinioni de' Cantori Antichi e Moderni, Bologna, Lelio Dalla Volpe, 1723 – Ristampa con note ed esempi di Luigi Leonesi, Napoli, Di Gennaro & Morano, 1904; ristampa anastatica, Bologna, Forni, 1985.
  • Pietro della Valle, Della musica dell'età nostra che non è punto inferiore, anzi è migliore di quella dell'età passata (16 genn. 1640), in G. B. Doni, Trattati di musica, Firenze, Gori, 1763, in Angelo Solerti, L'origine del melodramma, Torino, Bocca, 1903; cfr. in particolare da p. 161 e segg.
  • Alessandro Mormile, Controtenori. La rinascita dei 'nuovi angeli' nella prassi esecutiva dell'opera barocca, pag. 218, ill., Varese, Zecchini Editore, 2010, ISBN 88-6540-000-5.

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