Vai al contenuto

Black and Blue (The Rolling Stones)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Black and Blue
album in studio
ArtistaThe Rolling Stones
Pubblicazione20 aprile 1976
Durata41:24
Dischi1
Tracce8
GenereRock
Reggae
Funk rock
EtichettaRolling Stones Records
Virgin Records
ProduttoreThe Glimmer Twins
Registrazione7–15 dicembre 1974,
22 gennaio – 9 febbraio 1975,
25 marzo – 4 aprile 1975,
19–30 ottobre 1975,
3–16 dicembre 1975,
18 gennaio – febbraio 1976; Monaco di Baviera, Rotterdam, Montreux, New York
FormatiLP
Noten. 1 Stati Uniti (bandiera)
n. 2 Regno Unito (bandiera)
Certificazioni
Dischi d'oroFrancia (bandiera) Francia[1]
(vendite: 100 000+)
Regno Unito (bandiera) Regno Unito[2]
(vendite: 100 000+)
Dischi di platinoStati Uniti (bandiera) Stati Uniti[3]
(vendite: 1 000 000+)
The Rolling Stones - cronologia
Album successivo
(1977)
Singoli
  1. Fool to Cry/Crazy Mama
    Pubblicato: 26 aprile 1976
  2. Hot Stuff/Hand of Fate
    Pubblicato: 1976

Black and Blue è un album in studio del gruppo rock britannico dei Rolling Stones, pubblicato nel 1976; è il 13° della discografia inglese e il 15° di quella statunitense.

Nel dicembre 1974, i Rolling Stones tornarono a Monaco di Baviera, Germania, dove avevano registrato il loro precedente album It's Only Rock 'n' Roll, per cominciare la lavorazione di un nuovo album presso i Musicland Studios. Volendo pubblicare l'album in tempo per l'estate 1975 quando avrebbe avuto luogo il loro tour negli Stati Uniti, la band tornò in studio subito dopo le vacanze di Natale e in gennaio si ritrovò in sala di registrazione a Rotterdam, Paesi Bassi, per continuare a lavorare al disco e fare audizioni per un nuovo chitarrista solista che doveva sostituire Mick Taylor, che aveva lasciato il gruppo da poco. Tra i nomi presi in considerazione c'erano Steve Marriott, Harvey Mandel, Wayne Perkins, Peter Frampton, e Ronnie Wood. Rory Gallagher e Jeff Beck si unirono a una jam session con la band "solo per vedere come andava" ma entrambi declinarono l'offerta di entrare a far parte degli Stones, soddisfatti delle rispettive carriere soliste. Wood aveva precedentemente contribuito alla title track dell'album It's Only Rock 'n Roll, e sarebbe diventato un membro fisso dei Rolling Stones a partire dal 1976, partecipando anche alla seduta fotografica per la copertina dell'album.

Il disco fu quindi il primo registrato dopo la fuoriuscita dal gruppo del chitarrista Mick Taylor nel dicembre 1974 e ormai dedito alla carriera solista. In attesa di un sostituto, fu Keith Richards a sobbarcarsi la maggior parte del lavoro alle chitarre, anche se le sedute di registrazione dell'album svolsero anche la funzione di audizioni per il rimpiazzo di Taylor. Lo stesso Richards disse che l'album era stato utilizzato come una sorta di "banco di prova per vari chitarristi".[4]

Il bassista Bill Wyman e il batterista Charlie Watts sono presenti in quasi tutte le tracce e frequenti collaboratori del gruppo come Nicky Hopkins e Billy Preston si occupano di suonare le tastiere, con il percussionista Ollie E. Brown che suonò in gran parte dell'album in qualità di turnista. L'album fu il secondo a essere prodotto da Jagger e Richards sotto lo pseudonimo di The Glimmer Twins.

In ritardo sulla tabella di marcia, il gruppo decise di posticipare l'uscita del nuovo album all'anno prossimo e di far uscire al suo posto la compilation Made in the Shade. Cherry Oh Baby (reinterpretazione di un pezzo reggae di Eric Donaldson del 1971) sarebbe stata l'unica canzone ad essere saltuariamente eseguita durante il tour statunitense del 1975.

Dopo la conclusione del tour, in ottobre la band andò a Montreux, Svizzera, per effettuare delle sovraincisioni, facendo poi ritorno ai Musicland Studios di Monaco in dicembre. Dopo ulteriori ritocchi finali, l'album fu completato a New York nel febbraio 1976. Quello stesso mese gli Stones volarono in Florida, per essere fotografati dal fotografo di moda Hiro per la copertina dell'album.[5]

Anche se tutte le tracce sull'album, tranne Cherry Oh Baby, sono accreditate ufficialmente al binomio artistico Jagger/Richards, i crediti di Hey Negrita specificano "Ispirazione fornita da Ron Wood" e Melody indica "Ispirazione fornita da Billy Preston". Bill Wyman avrebbe in seguito pubblicato una versione di Melody con la sua band Rhythm Kings, accreditando Preston come autore.

Due tracce extra incise durante le sessioni a Rotterdam, e scartate dall'album in uscita, furono recuperate per Tattoo You del 1981: Slave e Worried About You.[6]

Solo il primo singolo estratto dal disco, Fool to Cry, ebbe significativo successo, e le critiche all'album furono miste. L'opera venne accolta tiepidamente dalla critica musicale dell'epoca e molti recensori lo ritennero un album minore rispetto ai precedenti lavori del gruppo. Le recensioni retrospettive tendono a rivalutarlo parzialmente.[7]

Le otto tracce sono il risultato delle registrazioni dei due anni precedenti per lo più avvenute in Giamaica. L'atmosfera dell'album è infatti molto esotica e pregnante del tipico sound reggae che da qualche tempo sta affascinando il gruppo. Non a caso è presente il brano Cherry Oh Baby, cover dell'artista reggae Eric Donaldson che di fatto risulta l'unico pezzo propriamente reggae dell'album.

Stilisticamente, Black and Blue include brani blues rock come Hand of Fate e Crazy Mama; disco funk come Hot Stuff; reggae con la cover di Cherry Oh Baby; disco-reggae con Hey Negrita, due ballad come Fool to Cry e la lunga e sofisticata Memory Motel, che rappresenta un riassunto delle influenze nell'album in chiave rock blues, e un blues vecchio stile in 12/8 con Melody, che vede la presenza di Billy Preston.

Pubblicazione e accoglienza

[modifica | modifica wikitesto]
Recensioni professionali
RecensioneGiudizio
AllMusic[7]
Christgau's Record GuideA–[8]
The Great Rock Discography[9]
MusicHound[10]
NME[11]
The Rolling Stone Album Guide[12]
The Village VoiceA–[13]

Pubblicato nell'aprile 1976, con Fool to Cry, successo internazionale da top 10, come singolo, l'album aggiunse la seconda posizione in classifica nel Regno Unito e la prima negli Stati Uniti d'America (dove rimase al primo posto per quattro settimane consecutive), venendo certificato disco di platino.

La promozione dell'album avvenne tramite una controversa pubblicità che mostrava la modella Anita Russell, legata con delle corde da Mick Jagger[14], con sotto la scritta: "I'm Black and Blue from the Rolling Stones – and I love it!" ("Sono Nera e Blu [i colori dei lividi] grazie ai Rolling Stones - e mi piace!"). Il manifesto pubblicitario venne rimosso a causa delle proteste di varie femministe e associazioni contro la violenza alle donne.[15]

La critica si trovò divisa circa il giudizio all'opera. Lester Bangs scrisse sulla rivista Creem: "Il calore si è spento, perché è tutto finito, davvero [i Rolling Stones] non contano più o rappresentano nulla [...] Questo è il primo disco dei Rolling Stones a non avere senso... e grazie a Dio!".[16] Tuttavia, Robert Christgau assegnò all'album una A-, lodando la band per essersi "presa dei rischi". Christgau elogiò in particolare le canzoni Hot Stuff e Fool to Cry.[17]

Nel 2000 l'album è stato votato alla posizione numero 536 nella lista All Time Top 1000 Albums di Colin Larkin.[18]

Testi e musiche di Mick Jagger e Keith Richards, eccetto dove indicato.

  1. Hot Stuff – 5:26
  2. Hand of Fate – 4:33
  3. Cherry Oh Baby – 3:53 (Eric Donaldson)
  4. Memory Motel – 7:06
  5. Hey Negrita – 4:57
  6. Melody – 5:45
  7. Fool to Cry – 5:02
  8. Crazy Mama – 4:30
The Rolling Stones
Musicisti aggiuntivi

Classifiche di fine anno

[modifica | modifica wikitesto]
Classifica (1976) Posizione
Australia[19] 21
Canada[27] 19
Francia[28] 5
Italia[23] 34
Nuova Zelanda[29] 9
Paesi Bassi[30] 4
Spagna[25] 6
Stati Uniti[31] 35
  1. ^ (FR) Les Certifications depuis 1973, su infodisc.fr, InfoDisc. URL consultato il 28 aprile 2016. Selezionare "The ROLLING STONES" e premere "OK".
  2. ^ (EN) Black and Blue, su British Phonographic Industry. URL consultato il 28 aprile 2016.
  3. ^ (EN) The Rolling Stones - Black & Blue – Gold & Platinum, su Recording Industry Association of America. URL consultato il 28 aprile 2016.
  4. ^ James Hector, The Complete Guide to the Music of The Rolling Stones, Londra, Omnibus Press, 1995, pp.  101., ISBN 0-7119-4303-6.
  5. ^ Led Zeppelin Crashed Here – The Rock and Roll Landmarks of North America di Chris Epting, pag. 109.
  6. ^ "Slave" and "Worried About You" recorded during sessions in January–February 1975.
  7. ^ a b link
  8. ^ Robert Christgau, Consumer Guide '70s: R, in Christgau's Record Guide: Rock Albums of the Seventies, Ticknor & Fields, 1981, ISBN 0-89919-026-X. URL consultato il 9 marzo 2019. Ospitato su robertchristgau.com.
  9. ^ Martin C. Strong, The Great Rock Discography, Edinburgh, UK, Canongate, 2006, p. 993, ISBN 978-1-84195-615-2.
  10. ^ Gary Graff e Daniel (eds) Durchholz, MusicHound Rock: The Essential Album Guide, Farmington Hills, MI, Visible Ink Press, 1999, p.  952., ISBN 1-57859-061-2.
  11. ^ The Rolling Stones – Black and Blue CD, su cduniverse.com, CD Universe/Muze. URL consultato il 15 novembre 2014.
  12. ^ "The Rolling Stones: Album Guide". URL consultato il 19 dicembre 2019 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2011).. rollingstone.com.
  13. ^ Robert Christgau, Christgau's Consumer Guide, in The Village Voice, New York, 14 giugno 1976. URL consultato il 27 maggio 2013.
  14. ^ "Anita Russell: Stones" (archiviato dall'url originale il 14 gennaio 2009).
  15. ^ Child, Lee. (1977). "Really Socking It to Women" (archiviato dall'url originale il 14 gennaio 2009).. Time (7 febbraio 1977).
  16. ^ Creem, Vol. 8, numero 2, luglio 1976 "State of the Art: Bland on Bland"
  17. ^ Robert Christgau: CG: The Rolling Stones, su robertchristgau.com. URL consultato il 28 agosto 2019.
  18. ^ Colin Larkin, All Time Top 1000 Albums, 3rd, Virgin Books, 2000, p. 184, ISBN 0-7535-0493-6.
  19. ^ a b (EN) David Kent, Australian Chart Book 1970–1992, St Ives, N.S.W., Australian Chart Book, 1993, ISBN 0-646-11917-6.
  20. ^ a b c d e f g (DE) The Rolling Stones - Black And Blue, su Schweizer Hitparade. URL consultato il 14 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2017).
  21. ^ (EN) Top Albums - June 19, 1976, su Library and Archives Canada. URL consultato il 14 ottobre 2016.
  22. ^ (FR) Le Détail des Albums de chaque Artiste, su InfoDisc. URL consultato il 14 ottobre 2016. Selezionare "The ROLLING STONES" e premere "OK".
  23. ^ a b Gli album più venduti del 1976, su Hit Parade Italia. URL consultato il 14 ottobre 2016.
  24. ^ (EN) Official Albums Chart: 9 May 1976 - 15 May 1976, su Official Charts Company. URL consultato il 14 ottobre 2016.
  25. ^ a b (ES) Fernando Salaverri, Sólo éxitos: año a año, 1959–2002, 1ª ed., Spagna, Fundación Autor-SGAE, settembre 2005, ISBN 84-8048-639-2.
  26. ^ (EN) The Rolling Stones – Chart history, su Billboard, Penske Media Corporation. URL consultato il 14 ottobre 2016. Cliccare sulla freccia all'interno della casella nera per visualizzare la classifica desiderata.
  27. ^ (EN) Top 100 Albums of 1976, su Library and Archives Canada. URL consultato il 14 ottobre 2016.
  28. ^ (FR) Les Albums (CD) de 1976 par InfoDisc, su infodisc.fr. URL consultato il 14 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 27 ottobre 2012).
  29. ^ (EN) Top Selling Albums of 1976, su The Official NZ Music Charts. URL consultato il 14 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2016).
  30. ^ (NL) Dutch charts jaaroverzichten 1976, su Dutch Charts. URL consultato il 14 ottobre 2016.
  31. ^ (EN) Top Pop Albums of 1976, su billboard.biz. URL consultato il 14 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2012).

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Rock: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di rock