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63º Reggimento fanteria "Cagliari"

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63º Reggimento fanteria "Cagliari"
Stemma araldico del Reggimento
Descrizione generale
NazioneItalia (bandiera) Italia
Italia (bandiera) Italia
Servizio Regio esercito
Esercito Italiano
TipoFanteria
DimensioneReggimento
PatronoSan Martino
MottoProcedere non recedere
Battaglie/guerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
DecorazioniCroce di cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia

Medaglia d'Argento al Valor Militare Medaglia d'Argento al Valor Militare Medaglia di Bronzo al Valor Militare

Voci su unità militari presenti su Wikipedia

Il 63º Reggimento fanteria "Cagliari" è stata un'unità militare del Regio Esercito Italiano e, con la denominazione 63º Battaglione Fanteria d'Arresto "Cagliari" dell'Esercito Italiano.

Nella prima guerra mondiale (1915-1918)

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Nella seconda guerra mondiale (1939-1945)

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La storia recente

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Fregio dell'Arma di Fanteria dell'Esercito Italiano (usato per la Fanteria di Linea)

L'ex Reggimento venne ricostituito con il nome di 63º Battaglione Fanteria d'Arresto "Cagliari" nel 1974; fu inquadrato fino al 1987 nella Divisione "Folgore" e in seguito nella Brigata Meccanizzata "Gorizia" con sede a Gorizia, stanziato a San Lorenzo Isontino, nel distaccamento di Lucinico e, sino al mese di agosto 1981, nel distaccanento di Farra d'Isonzo, tutti in provincia di Gorizia.

Il Battaglione è stato sciolto nel 1991 a seguito della riorganizzazione dell'Esercito Italiano dopo la caduta del Patto di Varsavia.

Decorazioni alla Bandiera di Guerra

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Croce di cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
«Conferita con R.D. il 5 giugno 1920 Nei duri cimenti della guerra, nella tormentata trincea o nell'aspra battaglia, conobbe ogni limite di sacrificio e di ardimento; audace e tenace, domò infaticabilmente i luoghi e le fortune, consacrando con sangue fecondo la romana virtù dei figli d'Italia.»
— Guerra 1915-18[1][2]
Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa orientale 1935 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa orientale 1935
«Per aver combattuto in Etiopia nella presa di Addis Abeba»
  • Scudo: interzato in pergola. Di rosso caricato da una pergola d'argento. Nel primo interzo il leone passante di Giuda tenente nella branca destra una croce d'oro caricata del Cristo d'argento, nel secondo interzo un monte all'italiana di tre cime d'oro e nel terzo interzo l'elmo di Scanderbeg d'oro.
  • Corona turrita
  • Ornamenti esteriori: lista bifida d'oro, svolazzante, collocata sotto la punta dello scudo, incurvata con la concavità rivolta verso l'alto, riportante il motto: Procedere non recedere.
  • Onorificenza: accollata alla punta dello scudo con l'insegna dell'Ordine Militare d'Italia pendente al centro del nastro con i colori della stessa.
  • Nastri rappresentativi delle ricompense al Valore

Insegne e simboli

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  • Il Reggimento e il Battaglione indossava il fregio della Fanteria (composto da due fucili incrociati sormontati da una bomba con una fiamma dritta). Al centro nel tondino era applicata una pulce con il numero "63".
  • Fino al 1987, le mostrine del Battaglione sono state rettangolari divise a metà. La parte superiore, con sfondo blu, era caricata con il simbolo della divisione "Folgore" (ala d'oro con spada verticale); la parte inferiore con sfondo rosso e due linee verticali di colore bianco, che lo ripartiscono in parti uguali.
  • Dal 1987, le mostrine del Battaglione sono state rettangolari di colore rosso con due linee verticali bianche che lo ripartiscono in parti uguali. Alla base della mostrina si trova la stella argentata a 5 punte bordata di nero, simbolo delle forze armate italiane.

Motto del Reggimento

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Motto del Reggimento e del Battaglione era "Procedere non recedere".

Festa del Reggimento

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La festa del Battaglione era il 2 luglio.

Persone legate al Reggimento

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  1. ^ L'ordine militare venne assegnato a quasi tutte le unità di fanteria che parteciparono alla prima guerra mondiale.
  2. ^ Scheda dal sito del Quirinale, su quirinale.it. URL consultato il 18 ottobre 2010.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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