Corsi e ricorsi

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mie fototempesta

Democrazia, sembra che oggi questo vocabolo non abbia più lo stesso significato che ci era stato insegnato, quando ero bambina, a scuola.
Quelle di oggi sembrano dittatocrazie, non so come altro chiamare i governi di Putin, Netanyahu, Erdogan, Orban, Kim Jong-un, i Talebani d’Afghanistan e ora Trump che è ritornato a furor di popolo e non c’è da meravigliarsi se nel nostro piccolo, qui da noi, la maggioranza, da vent’anni e più, segue arruffapopoli come Salvini e i suoi compari e ha quasi fatto santo Berlusconi. Di chi la colpa? Dell’ignoranza, ovvio, della infinita stupidità di noi esseri umani che, invece di metterci d’accordo, di rimboccarci le maniche aiutandoci l’uno con l’altro, visto che apparteniamo tutti quanti a una sola razza, quella umana, ci scanniamo in nome della “ragione”, della religione, dei territori e delle ideologie più perverse. E Musk, preso da mania di potere diventa eminenza grigia dietro il carro (o davanti) del simbolo più becero che rappresenterà il popolo americano. Musk che, consapevole di quanto questo pianetino sia fragile, sull’orlo di un baratro, invece di usare il proprio denaro e la propria conoscenza per porre rimedio alla catastrofe, promette di “colonizzare” Marte per farvi colonie e “salvare” la razza umana. La razza umana come lui? Ma meglio che si estingua se siamo arrivati a questo punto.
I cambiamenti del progresso hanno portato molti vantaggi e migliorato la nostra vita, ma non bisogna dimenticare ciò che il passato ci ha insegnato e gli inevitabili errori che altre generazioni hanno fatto prima di noi. Dovremmo aver imparato qualcosa, quantomeno a non ripetere gli stessi errori.
Oppure, è necessario un cataclisma, una terribile guerra che spazzi via tutta l’imbecillità attuale e i superstiti, forse, riusciranno a ripartire ricostruendo un mondo migliore, ma fino a quando? Perché passata la paura, tornati al benessere, ricominceranno da capo, pare che sia il nostro destino: siamo i peggiori esseri del regno animale.

E, a proposito di Trump, ricordiamoci che “se un pagliaccio va al palazzo, non diventa un re, ma il palazzo si trasforma in un circo” {cit.}

Cambiamenti

nel mio giardino – mie foto

Stamane non andata a fare la solita spesa quindicinale e mi hanno riferito che sparirà uno dei due supermercati che sono nel piccolo centro commerciale a due passi da casa mia. Verrà sostituito dall’espansione dell’altro supermercato il quale la farà da padrone imponendo i suoi prodotti e i suoi prezzi.
Non è un grande problema per chi è giovane e fornito di mezzi di trasporto per andare fuori paese in altri centri commerciali, ma per noi vecchi è una limitazione fastidiosa.
Sono già scomparsi parecchi negozi del paese, il mercato settimanale è ridotto a bancarelle con prodotti provenienti dall’Asia e poco utili, sia nei materiali che nel confezionamento. Inutile lamentarsi.
Sparirà anche la birreria a fianco del supermercato, ma per questa ne sono felice, così non troveremo più bottiglie fracassate contro i muri e vomito nel quale non mettere i piedi.
Non voglio parlare dei medici di base che in paese non ce ne sono quasi più, degli artigiani che non si trovano, elettricisti, idraulici sembrano spariti, chissà se l’intelligenza artificiale potrà sostituirli…
Una mia amica che vive in montagna, paese alberghiero e turistico, sta peggio di noi, perché da loro sono anche sparite le mercerie e le cartolerie e se vuoi un gomitolo di lana o un quaderno te ne devi scendere a valle.
Nelle città è diverso, con i bus, i tram e le metropolitane ti sposti facilmente, ma nei paesi piccoli non ci sono nemmeno i servizio taxi e devi sempre pregare qualcuno che ti aiuti, quando arrivi, se ci arrivi, a una certa età.
Improvvisamente ho ricordato quando il paesello era prospero e ricco, gli anni 80 del secolo scorso, al massimo della sua espansione, fabbriche che davano lavoro a tutti, uomini, donne, ragazzi dopo la scuola dell’obbligo. Molti i negozi e gli artigiani, trovavi tutto quello che ti serviva, quattro banche, due farmacie, panetterie e negozi di alimentari, macellerie, fioristi, ecc…
Alle varie feste, Natale, Pasqua, festa della Donna, festa della Mamma, ti riempivano di strenne: la parrucchiera, il farmacista, i negozi e le banche…ombrelli, grembiuli o asciugamani colorati, fiori, dolcetti, agende da tavolo, da borsetta, calendari, cofanetti di musica classica, grandi volumi d’arte, panettoni, spumanti, torroni, portachiavi e altri piccoli gadget. Adesso è tanto se ti fanno gli auguri.
Con i punti dei supermercati e quelli dell’Euroclub ho avuto molti doni, scelti fra le varie offerte che facevano e senza dover aggiungere denaro, che, ora, se raccogli i punti per i bicchieri o i piatti o altri oggetti offerti, devi anche pagare una certa cifra e allora me li vado a comperare dove voglio io, scegliendo quelli che preferisco.
Quando ero bambina e il paese era ancora più povero, non mi accorgevo di queste carenze, poi, cresciuti, molti di noi se ne sono andati a cercar fortuna altrove e in pochi siamo ritornati e abbiamo aiutato il paese a crescere, ma dopo la nostra generazione, dal 2000 in poi, la decrescita è stata precipitosa, non solo qui certo, anche in altri paesi vicini e i giovani, oggi, tornano ad andare via, a cercare fortuna altrove.

Autunno

nel mio giardinomie foto

Quest’autunno piovoso, eppure ancora caldo quando splende il sole, quest’autunno ancora molto verde e tiepido all’ombra degli alberi che dovrebbero essere spogli, quest’autunno che ci porta disastri da luoghi vicini e lontani e morti e guerre che non sembrano voler finire…
ho sempre amato l’autunno, perché era la stagione del mio ritorno in famiglia, a casa, dopo la lunga stagione trascorsa a lavorare in alberghi lontani, era il periodo del riposo, del recupero delle amicizie e degli affetti, dei passatempi preferiti, del dipingere ascoltando musica, del cucinare le antiche ricette tramandate dalle nonne…
ma questo autunno così anomalo, quest’autunno no, non riesco a sentirlo mio, non riesce a piacermi e m’infonde insicurezza, precarietà e ansia, nell’attesa di un qualche cosa che non riesco a immaginare.

I funghi di mia madre

Pleorotus ostreatus – immagine presa dal web

Era il 1984, quarant’anni fa.
In seguito a un grave fatto luttuoso che mi aveva molto prostrata, mio marito mi suggerì di prendermi una vacanza, di fare un viaggio. Decisi di tornare in Germania, in quella terra che avevo frequentato per anni e molto amato e chiesi a mia madre di accompagnarmi, anche perché lei in Germania non c’era mai stata e credeva, fermamente, che fosse identica alla Svizzera.

Partimmo il 12 ottobre, con il treno.
A Milano salimmo sul IC 172, “Tiziano” (non so oggi, ma all’epoca gli Intercity avevano un nome):
Milano, Chiasso, Basilea, Friburgo, Karlsruhe, Francoforte, Fulda, Hannover dove cambiammo treno per raggiungere la nostra meta: Bielefeld ai piedi delle Foreste dei Teutoni.
Al ritorno, modificai il viaggio per poterle mostrare quasi tutta la Germania.
A Dortmund prendemmo l’IC 111 “Mediolanum” e toccammo Düsseldorf, Colonia, poi costeggiammo tutto il Reno, con i suoi castelli e i suoi promontori, quindi Heidelberg, deviammo verso Stoccarda ai piedi della Foresta Nera, quindi Asburgo, Monaco di Baviera e infine il Brennero, Verona e Brescia e non accenno a tutte le città intermedie per non farla troppo lunga.

A Bielefeld ci attendeva Georg, che con la sua famiglia era stato anche al mio matrimonio l’anno precedente. Ci aveva prenotato una camera all’albergo “Im Winkel” (tradotto letteralmente “All’Angolo” e infatti si trovava all’angolo di un incrocio con, dall’altra parte, una chiesa luterano-evangelica e un cimitero).
Georg ci accompagnò in giro per la sua città che, per certi versi, assomigliava un po’ a Brescia, infatti, aveva un torrione medioevale al centro della città vecchia, lo Sparrenburg, posto su una collina (a Brescia abbiamo il castello sul colle Cidneo).
Molti i parchi e gli alberi, tigli, olmi, lecci, sparsi nella città.
Durante una passeggiata mia madre notò che c’erano veramente molti funghi sia ai piedi di alcuni alberi che sul tronco anche in alto, soprattutto i Pleorotus che i nostri vecchi chiamavano “pearùne”, così chiese a Georg di procurarle un bastone lungo e un coltello che unì al bastone legandolo strettamente e con quello recuperò i funghi che erano in alto sulle piante.
Quelli ai piedi degli alberi non li voleva, pensando ai cani che passeggiavano per strada.
Bastone e coltello Georg li chiese, sollecitato un po’ troppo “premurosamente” da mia madre, al sacrestano di una chiesetta che era nei paraggi.
Nonostante l’evidente imbarazzo di Georg e le occhiate sorprese e di disapprovazione dei passanti, mia madre riempì due grosse borse di funghi e tornammo allegramente a casa dove mia madre sistemò i funghi con cura in alcune cassette che mise sul balcone e si apprestò a cucinare i funghi, mentre Georg, poco convinto della loro commestibilità, cercava, freneticamente, su manuali e enciclopedie di capire che razza di funghi fossero quelli, visto che lui, gli unici che mangiava erano i prataioli coltivati e i piccoli porcini, piuttosto rari, che trovava nella foresta.
Austernpilzen (funghi ostrica), si chiamavano le nostre “pearùne”, sì, erano commestibili, anzi, buoni.
Tranquillizzato, alla cena gustammo i funghi trifolati, grigliati e anche infarinati e fritti.
La sera dopo Georg chiese a mia madre se gentilmente avesse voluto cuocere il resto dei funghi, mostrargli come faceva mentre lui ne prendeva nota e alla cena invitò un paio di amici con le loro mogli e ci divertimmo al suo racconto della raccolta dei funghi.
L’anno dopo, a giugno, nacque mia figlia.
In autunno Georg, con il quale avevo una fitta corrispondenza, ci inviò una lettera in cui raccontava di essere andato in giro per la città, con un paio di amici, a raccogliere i funghi, per poi cucinarli e mangiarli in compagnia.
Ogni anno, fino a quando visse, Georg ci spedì una lettera con il resoconto delle incursioni fatte in città, con amici sempre più numerosi, alla raccolta dei funghi che finivano in allegre tavolate e avevano battezzato quel giorno come il giorno “della Signora Nella”, il nome di mia madre.

Assenze

mie foto

Non so davvero perché stamane mi sono tornati alla mente due persone incontrate qui, in questo mondo virtuale, con i quali si era stabilito un bel dialogo per mezzo dei commenti e delle letture degli articoli, ma che ora non ci sono più.

Guido Sperandio, colto, garbato, un signore d’altri tempi, scrittore conosciuto, fecondo ed ironico.
Bruno De Angelis, “cavaliereerrante” che non aveva un blog, ma interveniva nei nostri blog con i suoi commenti, spesso poetici e in vernacolo romanesco, sapidi, sanguigni, a volte “oltre” le righe, sempre coinvolgenti.
Tramite il web ero riuscita a sapere alcune cose della loro vita, del loro trascorso, in parte raccontato da loro stessi, nei commenti oppure privatamente o trovato nelle tracce che lasciamo qui nella rete, di Guido Sperandio avevo anche visto il volto e letto alcuni libri che si potevano scaricare gratuitamente, di Bruno De Angelis la descrizione che lui fece di se stesso

Siamo qui, in questo non luogo, presenze evanescenti, effimere. Stabiliamo rapporti basati sulla simpatia immediata, sulla fiducia reciproca, fra alcuni di noi nascono affinità che rasentano l’amicizia simile a quella che una volta veniva chiamata “amicizia di penna” basata su uno scambio epistolare.
Si scompare quasi inosservati: un giorno qualsiasi qualcuno di noi non risponde a un commento, non scrive più e di lui, poco a poco, si dimentica l’immagine che ci eravamo fatti nella nostra mente.

Notte di tregenda

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mie foto

Ieri pomeriggio i Tornado dell’aeroporto militare sono passati e ripassati sui nostri tetti, a bassissima quota e ad altissima velocità, frastornandoci e scassandoci i timpani e anche il resto.

Questa notte, alle 2 e qualche minuto, sono stata svegliata da Giove Tonante: saette, fulmini e tuoni che manco l’Apocalisse si sarebbe divertito a descriverli. Il tutto, accompagnato ovviamente da abbondante acqua, è proseguito fino alle otto del mattino.
Inutile tentare di tornare a dormire, così mi sono divertita con un pochino di calcoli percentuali.
Ho pensato ad uno stipendio medio alto, uno stipendio di lavoratore dipendente, in Lombardia:
67000 euro lordi l’anno, tanto per fare calcoli su una cifra tonda.
Il dipendente ne intasca 41821 netti, perché 18874 se li prende l’IRPEF e 6305 li incamera l’INPS.
All’azienda però questo dipendente costa 96547 euro, perché, oltre alle 67000 di stipendio lordo deve sborsare anche un IRPEF di 13211 euro e versare all’INPS 16336 euro.
Quindi, il totale IRPEF è di 32085 euro, mentre l’INPS in totale riceve 22641 euro, che dovrebbe accantonare per la pensione del dipendente, dovrebbe, ma sappiamo bene che a causa dei prestiti pregressi che questo istituto ha fatto, e continua a fare, ai vari bilanci dello Stato, le sue finanze fanno acqua da tutte le parti.

Ora, visto il cuneo fiscale del 46% che noi ci ritroviamo (per la Svizzera solo il 23% secondo le fonti economiche ufficiali) ho però riscontrato che questo cuneo è salito al 48,8%, anche in funzione dell’aumento dei prezzi causati da un’inflazione che galoppa ancora, nonostante le fonti governative sostengano che l’inflazione è in calo.
Proporrei ai nostri governanti di farsi un giretto nel supermercato sotto casa, come ho fatto io questa settimana, scoprendo che i prezzi della settimana scorsa, questa settimana sono ancora aumentati e in pratica sto pagando il 40% in più rispetto a un anno fa tenendo anche conto che solo i prezzi sono aumentati, mentre il peso e le quantità di molti prodotti sono diminuiti di una buona percentuale…forse perché i produttori si stanno preoccupando della nostra salute…


Fastidiose rimembranze

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Acquerello
mie opere

C’è, nella mia memoria, un angoletto oscuro che trattiene, nasconde e poi fa emergere, in determinate occasioni, le piccole cose vergognose che ho commesso, detto o pensato, fin da quando ero piccolissima.
Ho la disgrazia di avere una buona memoria e ricordo tutto, proprio tutto, anche quello che preferirei dimenticare.
Così, a volte, a tradimento, senza preavviso alcuno, ritornano vivide e presenti le azioni delle quali ancora oggi mi vergogno.
Piccole menzogne, qualche malignità, un giudizio affrettato e ingiusto, un gesto di malagrazia, una volgarità sfuggita dalla bocca, una vigliaccata dettata dalla paura, un’azione mal compiuta, un pettegolezzo,…sempre piccole cose sfuggite al controllo, delle quali mi sono subito pentita e cercato anche di porvi rimedio…sempre di piccole cose si tratta eppure ancora lì a bruciarmi dentro a farmi vergognare,

Perché, delle grandi cose che invece ho compiuto, seppur considerate sbagliate dagli altri, degli atti considerati discutibili da altri, io di quelli non mi vergogno affatto, perché, prima di compierli li avevo studiati, considerato le conseguenze e poi gestiti in piena coscienza, con la volontà precisa di compierli.
Non mi erano sfuggiti in un momento di disattenzione, di calo della guardia, di perdita del controllo, in un momento di rabbia.
Ho avuto alcune occasioni nelle quali mi sono ribellata a un sopruso, a un’ingiustizia, all’arroganza altrui e in questi casi non ho mai agito d’istinto, ma ho costruito la mia lotta a tavolino, studiata bene e quando ho agito, l’ho fatto conscia delle conseguenze, con pura e dura cattiveria, senza rimorsi e senza pentimenti.


Stressato dal Covid

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olio su tela
mie opere

Ed ecco l’ennesima sentenza che riduce la pena a un assassino con una motivazione quantomeno assurda.
Stressato dal Covid?
Ma eravamo in sessanta milioni di persone stressate dal Covid, lattanti compresi.
Forse che questo dava diritto a chiunque di ammazzare qualcun altro?
Manicomio criminale dovevano dargli e al giudice una cura per l’Alzheimer!

Un refolo di vento

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Stampa calcografica da punta secca su rame
mie opere

Il forte temporale di ieri sera ha rinfrescato l’aria e risvegliato il mio cervello dal torpore letargico in cui il caldo lo aveva fatto rintanare. Così, mentre ascolto i brani musicali scelti dalla sapiente conoscenza di Claudio della “Regina gioiosa” https://clamarcap.net/
mi accorgo che i pensieri corrono a frotte ballonzolando nella mia testa, come spiritelli un po’giocosi e un po’ dispettosi.

I vulcani sono forse vulbestie che ululano vulbau vulbau?
E Biden perché non si decide a ritirarsi dalla scena del mondo? Forse perché ormai è tanto rimbambito da credere che quello che vede nello specchio non sia lui ma il proprio antagonista.
Così rischiamo di ritrovarci tra i piedi quel megalomane farabutto di Trump…ma non dovrebbe stare in galera dopo tutto quello che ha combinato? Ma già, non ci sarà alcun giudice che lo condannerà visto che i giudici sono quelli che lui stesso ha fatto nominare.
Ma quante sono le basi militari USA in Europa e nei paesi del Mediterraneo?
Innumerevoli, un elenco lungo davvero e una, provvista da anni di missili a testata nucleare è proprio a un tiro di schioppo dal mio paesello e, ultimamente, è stata rifornita di ulteriori armamenti, con i Tornado che si esibivano a bassa quota e alta velocità, risucchiando le tegole dei nostri tetti e cercando di spaccarci i timpani.
Orbàn non si è smentito con i suoi colpi di testa, convinto di poter fare quello che vuole, come fa a casa sua, in questa Europa che ormai non si capisce più che cosa sia diventata.
In banca non posso più fare nulla senza il bancomat, gli sportelli non sono più operativi e spesso anche i terminali digitali non funzionano.
Non mi sono lamentata: ho cambiato banca.
Pare che l’inflazione stia recedendo.
Strano, nei supermercati i prezzi continuano a salire, i gelati diventano sempre più piccoli (quello al caffè della marca più famosa al mondo è un ministecco per lattanti), il salame nella busta che una volta era da 100 grammi ora è da 75 e pure con un prezzo maggiore.
L’estate, rumorosa come sempre, ci sta regalando notti con risvegli improvvisi causati da scoppi di petardi scaraventati nei nostri giardini da giovinastri afflitti da insonnia che vogliono farci partecipi della loro miseria cerebrale.
Ho avvertito i vigili urbani, come se non se ne fossero accorti anche loro visto che abitano in paese, ma perché dovrebbero scomodarsi?
Non li vedi, nemmeno quando ci sono le corse strombazzanti dei motociclisti che fanno le gare nelle vie del borgo.
Un tizio si è presentato ieri a chiedere se gli affittavo casa (!!) si è presentato come “perito chimico” e io lo guardavo pensando a una lisca di pesce: lo scheletro di un pesce morto in un fiume inquinato da idrocarburi.

Uno zucchino mi aspetta per essere cucinato, chissà se anche gli zucchini hanno un’anima, quando lo stacchi dalla pianta, sullo stelo reciso si forma sempre una lacrima.

Lo zucchino si è lasciato divorare senza opporre resistenza, forse era soltanto un’anima morta.
Però i pensieri scalpitano ancora.
Ecco, pensavo al prosciutto cotto. Si sa che per cuocerlo va aggiunta acqua e la normativa prevede che la dicitura: “con acqua aggiunta” vada stampata sulla confezione, perciò hanno pensato bene di aggiungere acqua anche direttamente nelle fette tagliate che quando si tolgono dalla confezione gocciolano, ma il peso è stato comunque raggiunto diminuendo però la quantità del prodotto.

E i ghiacciai che si stanno sciogliendo, sull’Himalaya, sulle Alpi, in Groenlandia…però migliaia di persone continuano a imperversare su questi ghiacciai, creano calore e li deturpano, hanno reso l’Everest come un immenso immondezzaio e sulle nostre Alpi sciatori della domenica e alpinisti di dubbia capacità vanno a catafottersi a ogni fine settimana, spendendo cifre da capogiro per rompersi le ossa.

Sui social: tutti ambientalisti, tutti filosofi e maestri di vita, tutti animalisti; fuori dalla porta di casa, e anche in casa, tutti incavolati, litigiosi, lamentosi, maleducati e idioti che stiamo consumando molta più energia utilizzando il digitale e producendo anche più rifiuti. Mah, sarà veramente progresso tutto ciò?

A proposito di ambiente, dopo che la Von der Leyen sarà riuscita a dissanguarci obbligando tutta l’Europa a trasformare case e ambienti in ambito “green”, riuscirà anche a costruire su tutta l’Europa una grande cupola in plexiglass per impedire che vi penetri l’aria inquinata del resto del mondo?
E visto che stiamo rubando terreni all’agricoltura per impiantarvi milioni di pannelli solari, prepariamoci a mangiarli al posto del pane e della polenta, quando dovranno essere dismessi.

E per quale assurdo motivo hanno intitolato Malpensa a quel cavaliere, senza cavallo, che come Trump ha schivato la galera per gli stessi motivi, invece che intitolare l’aeroporto a qualcuno di veramente meritevole? Già ci sono i Grandi del Famedio che sono schifati e vorrebbero forse andare altrove.
Ma che in razza di mondo stiamo vivendo? Quello di Nerone o quello di Caligola?


Notte magica

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La notte fra il 28 e il 29 Giugno si rinnova la tradizione della barca di San Pietro.
La bisnonna poneva, in giardino al chiaro di luna, una caraffa piena d’acqua nella quale aveva fatto scivolare l’albume di un uovo.
Il terreno caldo prima e il fresco della notte poi, trasformavano l’albume in filamenti che prendevano la forma di un veliero a vele spiegate, presagio di giorni di bel tempo, oppure a vele chiuse, presagio di pioggia.
Il mio veliero è sormontato da un aerostato, Chissà che vorrà dire…