Kinds of Kindness

Kinds of Kindness

Per chi ha conosciuto Lanthimos con La Favorita e ancora più recentemente con Povere Creature sarà davvero una sfida la visione di Kinds of Kindness, un film che dimostra come il cineasta greco non abbia abbandonato la sua cifra autoriale ed indipendente dopo aver incontrato il successo internazionale con film dall'identità piuttosto chiara e distintiva, ma sicuramente più accessibili.

Il film (in modo molto europeo) decide di strutturarsi in tre episodi: il primo racconta un uomo che tenta di liberarsi dal giogo di potere del suo capo; il secondo di una donna scomparsa che quando ritorna a casa però non sembra più se stessa agli occhi del marito; il terzo di una setta che cerca una donna che secondo una profezia possa essere in grado di resuscitare i morti. Tre storie apparentemente molto diverse e lontane tra loro per tono, registro e scrittura ma che comunque hanno diverse similitudini: un cast che interpreta sempre ruoli diversi eppure collegati (Stone, Plemons, Dafoe, Qualley, Chau) ed un personaggio curiosamente non interpretato da un attore, RMF che fa da collante tra le storie e presta il suo nome ai titoli dei vari episodi. Il filo conduttore di queste storie siamo noi in quanto esseri umani: affamati d'amore, incoerenti, ipocriti, schiavi di mode e tendenze, bramosi di sesso, pieni di istinti, desideri ed opportunismo, eppure pronti a sacrificare tutto per ciò che amiamo. Riuscire a trovare un modo per adattarsi a questo mondo che proprio come noi è fatto di contraddizioni e a raggiungere un equilibrio in questa società precaria e in costante mutamenti è difficile al punto che delle volte un film più che rappresentare un racconto convenzionale può essere un modo per stupire, sconvolgere e portare gli spettatori a riflettere... o a lasciare la sala, come è successo nel cinema dove ho visionato il film. Perché, a discapito del suo titolo, di "gentilezze" per il pubblico occasionale Lanthimos qui ne ha proprio poche: gore, sangue, fluidi, nudi, feticismi, mutilazioni, stupri, violenze... i contenuti sono estremi, arrivano in scena improvvisamente, efferati, provocatori, ironici e sorprendenti; i personaggi si muovono in scena in modo del tutto folle ed imprevedibile e le storie si chiudono in modo brusco e spiazzante.

Se narrativamente il film può arrivare confuso e pretenzioso, tecnicamente la pellicola è pregevole per tutti perché Lanthimos fa Lanthimos nel migliore dei modi: il regista regala sequenze oniriche ed eteree suggestive ed ispirate che vengono impreziosite da una fotografia efficace che restituisce significato su più livelli in parallelismi e sequenze in bianco e nero (solo all'apparenza riempitive). Se musicalmente la colonna sonora di Fendrix disturbante e ansiogena, il film si apre con Sweet Dreams e si chiude con Brand New Bitch, il che fa capire il range selvaggio raggiunto da Lanthimos.

Sia che lo leggiate come un prodotto impegnato che non vuole coccolare gli spettatori, quanto più trascinarlo a forza fuori dalla sua comfort zone e spingerlo a mettersi in dubbio, o che invece lo percepiate autoreferenziale, egoriferito e delirante, Kinds of Kindness merita più di una visione per essere sviscerato. Per intanto però vi chiedo, con che stato d'animo siete arrivati alla fine della prima?

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