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Sara Simeoni

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Sara Simeoni (1973)

Sara Simeoni (1953 – vivente), ex altista italiana.

Citazioni di Sara Simeoni

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Citazioni in ordine temporale.

  • [Nel 1991] Allo sportivo, oggi, sono richieste troppe cose. I ritmi con i quali si partecipa ai vari meeting sono incessanti. Il problema non riguarda il singolo risultato dell'atleta, ma la necessità di mantenerlo costante nel tempo. Personalmente sono contraria all'uso del doping, ma stando così le cose, forse sarebbe opportuno liberalizzarne l'uso. Piuttosto che spendere soldi per controlli costosissimi, si potrebbe invece investire nelle strutture sportive per esempio.[1]
  • Io e Pietro lavoravamo lontano dai riflettori. Eravamo due atleti fuori moda. Lo siamo rimasti. Caparbi, sinceri, due che non si adeguano. Lui anche più di me. Siamo cresciuti in un mondo meno asettico, dove c'era più spazio per essere veri. Quando abbiamo smesso non ci hanno mai coinvolti nello sport. Troppo spigolosi, poco comunicativi.[2]
  • La fatica che abbiamo condiviso. Le rivincite che ci siamo presi. Ci allenavamo insieme a Formia in solitudine e con pochi mezzi. Quando mi demoralizzavo guardavo dall'altra parte della corsia dove correva Pietro. Mi dava coraggio. Non ce lo siamo mai detto, ma credo che in quel deserto di tutto, senza parametri, senza aiuti, senza niente e con la paura di sbagliare, siamo stati di stimolo l'uno per l'altra.[2]
  • Pietro appariva un ragazzo chiuso, qualche volta inavvicinabile, scontroso. Non era vero: lui era delizioso, dolce, intelligentissimo, in lotta continua con la vita per dimostrare non solo il suo valore ma che ogni traguardo non era impossibile. Mi diceva: hai visto, ho corso più forte degli americani, ha fatto il record del mondo. Di quel record, di quel 19”72, era fiero. E sapeva sorridere anche se non lo faceva spesso perché era in perenne lotta con se stesso.[3]
  • Se n'è andato un pezzo della mia vita. È un momento di tristezza incredibile, per me che ho vissuto anni bellissimi insieme a Pietro, allenandoci fianco a fianco, sopportando gli allenamenti insieme. Ci facevamo coraggio. Erano anni in cui non avevi la possibilità di avere riferimenti o qualcuno che ti potesse dare consigli. L'atletica in quegli anni era un fai da te, ci siamo costruiti con il nostro carattere e il nostro modo di fare ed abbiamo fatto risultati importanti. Pietro è stato grandissimo.[4]
  • [«Cosa ha rappresentato Paola Pigni per l'atletica italiana?»] Per lo sport italiano, direi. E soprattutto per quello femminile. Lei ha aperto una via. Il messaggio lanciato da quel bronzo olimpico nei 1500 metri a Monaco 1972 è ancora qui. Le ragazze, le campionesse che sono venute dopo ne sono testimoni, hanno trovato la strada spianata davanti al loro talento.[5]
  • [Su Cristiano Ronaldo] È il Roberto Bolle del calcio.[6]

Intervista di Massimiliano Castellani, avvenire.it, 13 aprile 2013.

  • Avevo 13 anni e a Verona a un campo scuola saltai 1 metro e 35 centimetri. Era la migliore prestazione italiana e tutti attorno a me in estasi, mentre io pensavo: boh cosa avrò fatto?
  • All'epoca c'era d'aver paura, era come fare il trapezista del circo senza la rete sotto. Si ricadeva sulla buca ricoperta di sabbia, poi su materassi duri come il marmo. Schiena a pezzi, tutto un livido, avevo appena iniziato che stavo già per dire basta.
  • La Meyfarth era una alla Merkel, quando ti passava davanti ti ricordava fiera che lei era una grande tedesca e tu una povera italiana.
  • [Sul massacro di Monaco di Baviera] Della tragedia, degli atleti israeliani uccisi, [...] ci rendemmo conto solo al mattino: niente musica dagli altoparlanti della mensa del Villaggio e quell'atmosfera di euforia contagiosa di colpo si era fatta silenzio e tristezza. Quel giorno non volava una mosca...
  • Ho aspettato anche a fare un figlio quando gareggiavo, adesso non so come fanno queste ragazze che sono mamme, atlete e riescono anche a trovare il tempo per andare in televisione, fare la pubblicità e persino a farsi eleggere in Parlamento. Saranno mica bioniche?

Intervista di Elisa Chiari, famigliacristiana.it, 4 agosto 2018.

  • Passando dal ventrale al Fosbury bisognava azzerare ciò che si sapeva di salto in alto e inventarsi strade nuove.
  • Non vivevo l'avversaria come nemica. Mi dicevo se va bene posso fare questo, se va male è un gioco, che vuoi che succeda? Mi alleggeriva il fatto che l'attenzione all'epoca fosse tutta sulle gare maschili: ci consideravano molto meno, anche se poi il peso delle medaglie era uguale.
  • [Sulla finale di salto in alto femminile ai campionati europei di atletica leggera 1978] In quella gara augurai alla mia avversaria [Rosemarie Ackermann, ndr] di fare ciò che voleva, sapevo che avrei fatto un centimetro in più. Non ho mai più avvertito una sicurezza simile.
  • [«A Mosca l'Occidente boicottò i Giochi, si è sentita defraudata senza inno e bandiera o è "bastato" vincere?»] Le migliori c'erano tutte, è stata una gara tosta, l'unica che ho davvero sofferto: entrando ho sentito degli italiani col tricolore gridare "Sara siamo con te" e ho capito di giocarmi l'occasione della vita: venti minuti di voglia di piangere, batticuore, tremori. Ma, per mia fortuna, non sapevamo allora che esistesse l'attacco di panico, in qualche modo l'ho gestito e ho vinto l'oro senza finire dallo psicologo.
  • [«Che cosa c'era di diverso da oggi?»] Diventavi qualcuno con i risultati, ora si diventa personaggi prima di farli.

Da un intervento a Sky Sport, 19 aprile 2023; citato in sport.sky.it.

  • Il salto di Praga, a livello tecnico, ha rappresentato la gara perfetta perché ho riconfermato il record del mondo davanti al mondo intero.
  • Nella gara di Praga io mi auguravo che la mia avversaria [la tedesca Rosemarie Ackermann, ndr] superasse la sua misura perché per me era uno stimolo. Rifare il 2.01 [record mondiale, ndr] in quel momento è stato anche merito suo. Il valore di un risultato quando hai un avversario che ti pungola ha un valore diverso rispetto a quando salti contro un'avversaria che non è alla pari. Per cui grazie a Rosemarie.
  • Io esempio di serietà e sportività come Dino Zoff? Avevo un gatto che avevo chiamato Dino perché, come lui, faceva le parate e poi era bianco e nero...

Intervista di Lorenzo Fabiano, iltquotidiano.it, 17 settembre 2023.

  • [Su Rosemarie Ackermann] Per anni era stata lei la più forte, noi al massimo potevamo puntare a un posto sul podio. Poi un po' alla volta ce la feci a batterla. Fu quando capii che anche una come lei poteva aver paura di me.
  • Da ragazza saltavo a forbice, poi avrei dovuto imparare il ventrale, ma a certe misure mi faceva impressione. Fu così che svoltammo sul Fosbury. Allora le attrezzature, non erano come quelle di oggi: ho iniziato a saltare sulla terra battuta, nella zona di caduta mettevano dei sacconi di gomma piuma coperti da un telo e sulle ginocchia porto ancora i segni delle cadute, l'asticella di alluminio era triangolare e se ci finivi sopra faceva un male cane alla schiena. Per non parlare delle scarpe che certo non erano tecniche e ti provocavano dolori vari alle articolazioni.
  • [«4 agosto 1978: 2,01 metri, il record del mondo a Brescia. [...] Come lo visse [...]?»] Fu un record "terreno", nel senso che non mi è mai interessato raggiungere misure lunari che rimanessero inviolate per trent'anni. Quello che ho fatto non doveva essere qualcosa di irraggiungibile: "se ci sono riuscita io, con l'impegno ci possono riuscire anche altri" pensavo. Il record mi rese la vita impossibile, ero costantemente sotto l'assedio dell'invadenza prepotente dei giornalisti assiepati fuori da casa mia. Non avevo più nemmeno cinque minuti per me. Allora mica avevi uno staff attorno a te come oggi [...]
  • [Su Gianmarco Tamberi] È un ragazzo estroso cresciuto in un mondo diverso dal mio. Con i suoi atteggiamenti si carica e ha trovato una sua dimensione. Ha anche capito che così attrae più interesse attorno a sé.
  • Sono stata fortunata a fare sport e un certo tipo di vita in gioventù. Saltavo in alto, ma ho sempre avuto i piedi per terra. [...] quando uscivo da uno stadio, mi piaceva essere la persona che ero, la Sara.

Citazioni su Sara Simeoni

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  • Che vita! | Pietro Mennea e Sara Simeoni | son rivali alle elezioni. (Samuele Bersani)
  • Ha migliorato se stessa centimetro dopo centimetro, e non si è data mai per vinta: questo è stato il suo vero segreto (Erminio Azzaro)
  • Sara Simeoni esprime così dolce malinconia che io la recepisco in una sorta di intima gratitudine, come di fronte a un lago sereno. (Gianni Brera)
  • Unica vera signora dello sport italiano. (Massimiliano Castellani)

Note

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  1. Da un'intervista a Il Messaggero; citato in Attilio Monetti, Un gruppo di tecnici «Via Sara Simeoni», La Stampa, 26 settembre 1991, p. 31.
  2. a b Dall'intervista di Alessandra Retico, Simeoni: Io e lui, caparbi e soli così è morta un'idea del mondo, la Repubblica, 22 marzo 2013.
  3. Da Mennea, il ricordo/ Il mio amico Pietro, campione della fatica, ilmessagero.it, 22 marzo 2013.
  4. Citata in Morte Mennea, Berruti: "Asceta dello sport". Simeoni: "Un pezzo della mia vita", gazzetta.it, 21 marzo 2013.
  5. Dall'intervista di Giuseppe Antonio Perrelli a la Repubblica; citato in Addio a Paola Pigni, Sara Simeoni "Ha aperto la via a tutte noi", msn.com, 11 giugno 2021.
  6. Dalla puntata de Il Circolo dei Mondiali, Rai 1, 23 novembre 2022.

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