Mostro di Frankenstein
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Il mostro di Frankenstein, antagonista di Frankenstein di Mary Shelley.
Citazioni del mostro di Frankenstein
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Tutti gli uomini odiano i disgraziati e io appaio come il più sventurato degli esseri viventi! Persino tu, che sei il mio creatore, mi biasimi.
- La vita, anche se può darsi sia un cumulo di angosce, mi è cara e la difenderò. Ricorda, tu mi hai strutturato più forte di te: la mia stazza è superiore alla tua e le mie articolazioni più flessibili. Ma non cederò alla tentazione di mettermi in competizione con te. Io sono la tua creatura e nei tuoi confronti sarò sempre docile e comprensiva, laddove tu farai altrettanto con me. Oh, Frankenstein, non puoi essere equanime con tutti e calpestare solo me, al quale più che a ogni altro, devi giustizia, clemenza e persino affetto! Rammenta che tu mi hai generato: dovrei rappresentare il tuo Adamo e invece sono l'angelo caduto che tu hai allontanato senza che avessi compiuto alcun misfatto. Ovunque vedo una beatitudine dalla quale io solo sono irrevocabilmente escluso. La mia indole bonaria è stata vanificata da un'infelicità che mi ha reso demone.
- Se gli uomini sapessero della mia esistenza, come te, si armerebbero per distruggermi. E io dovrei avere comprensione, forse, per quanti mi disprezzano? Non giungerò a patti con i miei nemici. Loro dovranno condividere la mia infelicità e la mia malasorte.
- L'uomo poteva veramente essere così potente e virtuoso e al tempo stesso perfido e vile? In un'occasione, pareva una mera incarnazione del principio del male, in un'altra, di tutto ciò che nobile e divino è possibile concepire. Forgiarsi un uomo grande e virtuoso sembrava il più alto onore attribuibile a un essere sensibile quanto proporsi abbietto e malvagio, come molti nella storia si erano qualificati, la peggiore degradazione, una condizione più spregevole di quella di un verme. Per molto tempo faticai a comprendere come un uomo potesse volontariamente uccidere un proprio simile e perché fossero necessarie leggi e governi; ma quando fui messo a conoscenza dei dettagli di alcuni delitti cruenti, il mio stupore cessò.
- Appresi che i beni più ambiti dai tuoi simili erano una nobile discendenza unita a ingenti ricchezze. Un uomo poteva accampare rispetto se in possesso di almeno una delle due prerogative, in mancanza delle quali era considerato, salvo rarissime eccezioni, come un vagabondo o uno schiavo, condannato a impegnare le sue energie per il profitto di pochi eletti! Io cos'ero, dunque? Ignaro della mia creazione e dei titoli del mio creatore, non possedevo denaro, né amici, né alcuna proprietà. Inoltre, avevo una forma orribile e ripugnante, e caratteristiche diverse da quelle di qualsiasi uomo. Io sono più agile e posso sopravvivere con una dieta maggiormente povera, caldo e freddo eccessivi non procurano alcun danno al mio organismo, la mia statura supera ampiamente la loro. Quando mi guardavo intorno non vedevo e non udivo alcuno a me simile. Dunque sono un mostro, scacciato e rinnegato da tutta l'umanità?
- [Sul Paradiso perduto] Lo affrontai, come le precedenti letture, alla stregua di una storia vera e stimolò in me ogni sentimento di meraviglia e timore reverenziale che l'immagine di un Dio onnipotente, in guerra con le sue creature, poteva suscitare. Spesso, colpito dall'attinenza alla mia condizione, mi soffermavo sulle tavole illustrate contenutevi. Come Adamo, sebbene la sua condizione differisse alquanto dalla mia, io non ero apparentemente riconducibile ad alcun legame con altro mortale. Egli era frutto dell'opera di Dio e in quanto tale creatura perfetta, protetta dal suo creatore e abilitata alla frequentazione di esseri di natura superiore dai quali attingeva conoscenza, laddove io ero un miserabile disgraziato condannato alla solitudine. Molte volte ho considerato Satana l'emblema più appropriato alla mia condizione, perché spesso, quando osservavo la beatitudine dei miei protettori, montava dentro di me l'amaro fiele dell'invidia.
- Dannato alchimista! Perché hai dato forma a un mostro tanto orrendo da far ritrarre disgustato persino tu, che l'hai creato? Dio ha creato l'uomo a sua immagine, piacevole e seducente, il mio aspetto invece, è la caricatura del tuo, reso ancora più grottesco da una vaga attinenza. Satana disponeva di una combriccola di suoi simili, io, invece, sono solo e aborrito.
- Gli impulsi di bontà e gentilezza che solo qualche istante prima provavo, fecero posto a una furia infernale che mi induceva a digrignare i denti. Giurai, allora, odio e vendetta contro tutto il genere umano, poi, sopraffatto dal dolore, persi conoscenza.
- Il sole splendente o le dolci brezze primaverili non lenivano più i patimenti che sopportavo; ogni gioia altro non era che una beffa, un affronto alla mia condizione, mi induceva a considerare maggiormente quanto non fossi destinato al piacere.
- La mia cattiveria è originata dall'infelicità. Non sono forse sfuggito e biasimato da tutto il genere umano? Tu, mio creatore, mi faresti a pezzi esultante di gioia, ricordalo. Perché mai io dovrei avere pietà degli uomini se loro non ne nutrono per me? Tu, se riuscissi a spingermi dentro uno di questi crepacci, uccidendomi, non lo definiresti omicidio. Dovrei, dunque, rispettare colui dal quale sono disprezzato? Se l'uomo vivesse con me nella reciprocità di buoni sentimenti, invece di calamità, io gli destinerei ogni sorta di beneficio, versando lacrime di riconoscenza laddove accettasse i miei doni. Ma così non è. I sensi umani sono un'insormontabile barriera per consacrare questa unione. Tuttavia, non mi piegherò a un'abietta schiavitù. Mi vendicherò delle offese subite e, se non posso ispirare amore, allora seminerò il terrore. Soprattutto a te che sei il mio creatore, giuro un eterno rancore che concretizzerò adoprandomi in ogni modo per procurarti sofferenza, affinché anche tu maledica il giorno che sei venuto al mondo.
- Se un qualsiasi essere nutrisse dei sentimenti verso di me, lo ricambierei cento volte. Per amore di quell'unica creatura che ti chiedo, farei pace con tutta la tua razza! Ma ecco, indugio in utopie irrealizzabili.
- Il mio cibo non è quello dell'uomo; io per saziare il mio appetito non uccido l'agnello o il capretto; ghiande e bacche, mi sono sufficienti. La mia compagna essendo della mia stessa natura si accontenterà dei medesimi alimenti. Appronteremo un giaciglio di foglie secche e il sole brillerà su di noi come sugli uomini portando a maturazione il nostro cibo. Il quadro che ti prospetto è conciliante e se lo rifiuterai, sarà soltanto per gratuita crudeltà.
- Se non avrò legami né affetti, l'odio e il male saranno le mie armi. L'amore di un'altra creatura eliminerà la causa dei miei delitti e io diverrò anonimo e sereno. I miei vizi derivano da una solitudine forzata che aborrisco. Quando vivrò in comunione con un mio simile, le mie virtù prenderanno il sopravvento. Con l'affetto di un essere sensibile, sarò legato alla catena dell'esistenza e degli eventi, da cui ora sono escluso.
- Perché ogni uomo [...] ha una moglie da amare, ogni animale una compagna, e io devo restare solo? I miei sentimenti d'affetto mi sono valsi antipatia e disprezzo. Uomo, fai attenzione a coltivare odio! Le tue ore si consumeranno nel terrore e nello sgomento e presto il fulmine che ridurrà in cenere la tua felicità, verrà a trafiggerti. Per quale motivo tu devi essere felice mentre io giaccio bocconi nel pozzo della mia mala sorte? Puoi annientare ogni mia passione, ma la sete di vendetta sopravvivrà! Morirò, forse, ma prima tu maledirai mille volte il sole che illumina la tua scelleratezza.
- Oh, Frankenstein! Essere generoso fino all'estremo! A che serve adesso chiedere il tuo perdono! Io, che ti ho distrutto privandoti di tutti coloro che amavi.
- Quando scorro lo spaventoso catalogo dei miei peccati, stento a credere di essere la stessa creatura che un tempo si beava di sublimi e trascendenti visioni della bellezza e maestosità del bene. Ma è esattamente così: l'angelo caduto diviene un malefico diavolo. Eppure, persino quel nemico di Dio e dell'uomo ha nella sua desolazione compagni, mentre io sono solo.
- [Ultime parole] L'amaro veleno del rimorso non smetterà di scorrere nelle mie vene finché avrò vita. Ma presto [...] morirò e ciò che provo adesso si dissolverà. Tra non molto queste pene brucianti saranno spente. Salirò sul mio rogo funebre ed esulterò nell'agonia delle fiamme. La luce di quella deflagrazione svanirà e il vento spargerà le mie ceneri sul mare. Solo allora, il mio spirito riposerà in pace, o, se manterrà la facoltà di pensare, vedrà le cose diversamente. Addio!
Film
[modifica]- La morte è terribile, ma non c'è vita per me. (Il mostro è in tavola... barone Frankenstein)
- Tutta la gente ha avuto per me sempre odio e disprezzo, guardavano il mio viso e il mio corpo e correvano via inorriditi. Nella mia solitudine avevo deciso che se non riuscivo a suscitare l'amore che profondamente agognavo... avrei suscitato paura! Io vivo perché questo povero caro genio squinternato mi ha dato la vita, soltanto lui mi considerava come qualcosa di bello... e poi, quando gli sarebbe stato facile rimanere al sicuro, egli ha usato il suo corpo come fosse una cavia per darmi un cervello normale e un modo più sofisticato e civile di esprimermi. (Frankenstein Junior)
- Mostro? Chi è il mostro qui? Io non ho fatto niente di male, eppure tu e la tua razza, tutti, mi volete morto. (Van Helsing)
- È stato morso, morso da un uomo lupo! Ora diventerai quello a cui hai dato la caccia con tanta caparbietà! [...] Possa qualcuno avere altrettanta caparbietà dando la caccia a te. (Van Helsing)
- Io sono diventato la vittima di tutti gli sperimenti che Frankenstein e io abbiamo praticato. Questo corpo appartiene a un'altra persona.
- Questa volta sono io il ragno, e tu la mosca. Vero, Frankenstein?
- Ti lascerò la scelta tra le fiamme o la polizia, Frankenstein.
- Tu mi hai dato queste emozioni, ma non mi hai detto come dovevo usarle. Ora due persone sono morte per colpa nostra.
- E la mia di anima? Ne ho una o questa è una parte che hai trascurato? Chi erano le persone di cui sono composto? Persone buone, persone cattive? [...] Lo sapevi che so suonare? In quale parte di me risiedeva questa conoscenza? In queste mani? In questa mente? In questo cuore? E leggere? E parlare? Non sono cose apprese, quanto cose ritrovate nella memoria. [...] Ti sei mai fermato a riflettere sulle conseguenze delle tue azioni? Tu mi hai dato la vita e poi mi hai lasciato a morire. Chi sono io?
- Io so solo che mi basterebbe la comprensione di un essere vivente per farmi sentire in pace con tutti. L'amore che è in me è talmente grande che tu stenteresti a immaginarlo e il mio furore ha un'intensità che tu non puoi concepire. Se non troverò il modo di soddisfare l'uno, darò libero sfogo all'altro.
- Se tu mi neghi la mia notte di nozze sarò con te alla tua!
- [Ultime parole] Ho concluso con gli uomini.
Citazioni sul mostro di Frankenstein
[modifica]- Dopo inimmaginabili giorni e notti di lavoro, riuscii a comprendere il fattore scatenante la vita. Anzi, molto di più, io stesso divenni capace di dare vita alla materia inanimata. Allo sbalordimento provato ai primordi di questa scoperta, subentrarono ben presto esultanza ed estasi. Dopo tanto tempo e impegno, raggiungere improvvisamente il culmine delle mie aspirazioni, fu l'appagamento delle mie fatiche. Ma questa rivelazione era così immensa e sconvolgente da cancellare dalla mia mente tutti i passi che mi ci avevano condotto: vedevo solo il risultato. (Victor Frankenstein)
- Poiché la piccolezza delle parti rappresentava un ostacolo per la velocità di esecuzione, risolsi, contrariamente alle mie originarie intenzioni, di costruire un essere di statura gigantesca; vale a dire, alto circa due metri e mezzo e largo in proporzione. Dopo aver maturato questa decisione e aver trascorso alcuni mesi a reperire il materiale di cui necessitavo, incominciai l'opera. (Victor Frankenstein)
- Come posso descrivere le mie sensazioni al cospetto di questa catastrofe, o spiegare per intero lo sventurato che con infinita pena e cura mi ero sforzato di creare? Il corpo appariva proporzionato e avevo scelto per lui lineamenti di oggettiva bellezza. Gran Dio! La pelle, giallognola, celava con maestria la linea sottostante di muscoli e arterie; la capigliatura, fluente, era di un nero lucido; i denti, di un bianco splendente, ma questo piacevole assembramento contrastava maggiormente con l'orrido dei suoi occhi acquosi, che parevano figli delle orbite grigie in cui erano incastonati e l'aspetto malsano del viso e della labbra nere, costrette in una linea retta. (Victor Frankenstein)
- Gran Dio! Se solo avessi immaginato quale potesse essere l'intento diabolico del mio avversario, piuttosto che acconsentire a questo sventurato matrimonio, avrei preferito errare per sempre solo e reietto sulla terra. Ma, quasi disponesse di poteri magici, il mostro mi aveva reso cieco su quelle che erano le sue vere intenzioni; e credendo di predisporre la mia morte, affrettavo invece quella di una persona a me molto più cara. (Victor Frankenstein)
- Quando io sarò defunto, se lui dovesse comparire, giuratemi che non vivrà. È eloquente e persuasivo e, in un occasione, le sue parole ebbero ragione persino sul mio cuore. Non fidatevi di lui. La sua anima è infernale quanto il suo aspetto. Non ascoltatelo. Invocate i nomi di William, Justine, Clerval, Elisabeth, di mio padre e dello sventurato Victor e affondate la vostra lama nel suo petto. Io vi sarò accanto e guiderò dritto il ferro. (Victor Frankenstein)
- [Ultime parole] In un eccesso di follia ho creato un essere razionale ed ero in obbligo nei suoi confronti di assicurargli, secondo le mie possibilità, benessere e felicità. Questo il mio dovere. Ma ce n'era un altro superiore a questo, gli obblighi verso i miei simili. Sulla spinta di questa consapevolezza mi rifiutai di forgiare una compagna al primo essere creato perché questo ha dimostrato una perfidia senza pari; ha sterminato la mia famiglia dedicandosi alla distruzione di creature che possedevano encomiabili virtù. Non so dove e quando avrà fine la sua sete di sangue. Anch'egli è un povero infelice che deve morire per non procurare infelicità ad altri. Il compito della sua distruzione spettava a me, ma ho fallito. Spinto da egoismo, vi chiesi di farvi carico di questa missione incompiuta; indotto dalla ragione e dalla virtù, rinnovo ora la mia richiesta. Non posso chiedervi di sacrificare a questo scopo la vostra esistenza. Ma lascio a voi riflettere e soppesare quelle che ritenete le vostre responsabilità. La mia capacità di giudizio e le mie idee sono ottenebrate dall'insorgere della morte. Non oso chiedervi di adempiere a ciò che ritengo giusto, perché potrei ancora essere tratto in inganno dalla passione. Addio Walton! Mi turba il pensiero che lui possa danneggiare altri. Io non sono riuscito a fermarlo, ma un altro forse, dove io ho fallito, potrà avere successo. (Victor Frankenstein)
Film
[modifica]- Lo psicanalista austriaco spiega al famigerato barone Frankenstein che la sua Creatura era tanto sanguinaria perché non poteva fare l'amore. Il libido fu strazioso e quindi pluriomicida. Il barone, abbagliato dalla chiarezza del ragionamento, fa ritorno ai suoi antri, e questa volta fornisce il mostro di una dose di sessualità. Ma il barone esagera sempre in dosi e misure, e il mostro sessualmente dotato tenta di violentare proprio lui. Il barone sfugge per un pelo l'oltraggio ed è tormentato da un dubbio: che il mostro sia una checca? Ma non è così. L'orrenda notizia circola nel villaggio: "Una creatura abominevole violenta chiunque incontri". Gli uomini si armano per punire lo stupratore mentre la governante, che ha appena compiuto settantacinque anni, si sfila mutande e reggiseno, sperando di incontrarlo, di sacrificarsi per amore della scienza. (4 mosche di velluto grigio)
- Non dobbiamo limitarci a riportare i morti alla vita. Dobbiamo creare dall'inizio, fabbricare una creatura nostra, crearla dal nulla. (Barone Frankenstein)
- Dobbiamo procurarci i pezzi: gli arti, gli organi. E poi dobbiamo costruire. [...] La cosa più complessa sulla Terra: l'uomo stesso. Noi dobbiamo creare un essere umano, un uomo con un fisico perfetto, le mani di un artista e la materia cerebrale di un genio. (Barone Frankenstein)
- I lineamenti non sono importanti. Ciò che conta è che ho creato un essere che vivrà e respirerà. Rimarginate le cicatrici, non sarà poi tanto brutto. (Barone Frankenstein)
- Ammetto che non è decisamente un campione di bellezza, ma non dimenticare che i tratti somatici sono in funzione di ciò che c'è dentro, nel cervello. Con un animo nobile, la faccia assume l'espressione di benevolenza. Una mente perversa, una brutta faccia. Per questo useremo il cervello di un genio, e quando il cervello comincerà a funzionare dentro il cranio, allora il viso assumerà i caratteri della saggezza e dell'intelligenza. Ti ho detto che mi mancava l'ultima fase: il cervello, il cervello di un intelletto superiore, con una vita intera di conoscenze acquisite. Immagina, Paul. La mia creatura nascerà con un bagaglio di sapienza. (Barone Frankenstein)
- – Dobbiamo distruggerlo prima che riprenda conoscenza. Hai capito?
– Come? Che cos'hai detto?
– Che devi distruggerlo, e subito.
– Paul, ma non capisci che sono riuscito?
– Riuscito?! Riuscito a farti quasi strangolare. Altri dieci secondi e...
– Questa è la mia creazione.
– Sì, un pazzo criminale che ha tentato di ucciderti.
– Perché il cervello si danneggiò quando tu mi aggredisti. Ciò significa che è colpa tua. È colpa tua se non è come volevo che fosse. Ma riuscirò a riparare il cervello. È il risultato che conta. Ho creato un essere umano.
– Mi hai promesso di distruggerlo, Victor.
– Quando avrò terminato i miei esperimenti.
– Ma non ti accorgi che hai creato un mostro?
– Non ha importanza! - – È questa la tua creatura di sorprendente intelletto? Un perfetto essere umano? Quell'animale?! Ora fagli una domanda di fisica superiore. Ha tutta una vita di nozioni dietro di sé, quindi gli riuscirà facile.
– Stammi bene a sentire, quello è tanto il risultato della tua opera quanto della mia. Sì, io gli ho dato la vita, gli ho messo un cervello in testa, avevo scelto un cervello eccezionale, ma tu prima l'hai danneggiato, poi l'hai trapassato con un proiettile. Questa è colpa tua, Paul. Hai capito? Colpa tua.
– Sì, ho capito.
– Ma tu non vincerai. E vuoi sapere perché non vincerai? Perché io continuerò. Se non riuscirò a rimediare con la chirurgia, mi procurerò un altro cervello, e un altro, e un altro ancora. - Il lavoro di tutta una vita andò distrutto, distrutto in un attimo, e dalla stessa mano che gli aveva dato la vita. In mezz'ora non rimase più niente di lui. Questa è la mia storia, la pura e semplice verità. (Barone Frankenstein)
- Doveva essere perfetto, come io l'avevo creato. Il suo cervello subì una lesione, altrimenti sarebbe stata la più spettacolosa scoperta scientifica di tutti i tempi, e Frankenstein sarebbe stato considerato un genio. E invece fu condannato alla ghigliottina. Ma un giorno avrò la mia rivincita. (Dott. Victor Stein)
- – Ma chi è?
– Nessuno. Non è ancora nato. Questa volta però e perfetto. Meno qualche cicatrice, è perfetto.
– Ma lei lo ha composto con altri corpi?
– Sì, e per questo mi è servito molto l'ospedale dei poveri. Ora mi basta un cervello e poi potrò dargli la vita. [...] Il cervello dev'essere vivo. È il solo organo a cui non si può ridare la vita nel corpo umano. E per questo dovrò asportarlo ad un uomo vivo. - Oh, abbiamo grandi progetti. Verranno medici e scienziati da tutto il mondo per vederti e parlarti. Sarai un personaggio importante. Il dott. Stein terrà una serie di lezioni. Ti vedranno così, con il corpo che hai adesso vicino a quello che avevi prima.
- È mia intenzione confutare le vecchie teorie sulla concezione della vita e dell'origine delle forze vitali, ristabilendo la verità nei suoi termini bio-psicochimici come semplici azioni e reazioni controllate da impulsi esterni. E mi resi conto che l'unico modo di dimostrare le mie teorie era quello di creare nel mio laboratorio qualcosa di veramente vivente. Non te l'ho mai detto, Hans, ma mi riuscii una volta. Il risultato fu piuttosto rozzo, un rudimentale essere vivente malformato con un abbozzo di cervello. Funzionava, Hans. Almeno credo che funzionava. Non ebbi mai il tempo di controllare questo primo risultato. Loro lo distrussero. (Barone Frankenstein)
- – Nessuna reazione. Non reagisce! Quei maledetti gli hanno distrutto il cervello con quelle pallottole.
– Ma lei l'ha operato.
– Ho cercato di rimettere insieme quel che restava, ma la scintilla vitale... La scintilla vitale è andata distrutta. Egli è vivo ma il suo cervello dorme. Qualsiasi cosa che non capiscono, qualsiasi cosa che non si adatti al loro piccolo, stupido conformismo la distruggono! Loro la distruggono. - – Il cervello è intatto, ne sono certo. La struttura cellulare è perfetta, tutto il metabolismo è in ordine. E allora perché? Perché il suo cervello non funziona? Una volta avviato, continuerebbe a funzionare. Ma come?
– Forse con qualche choc esterno.
– Ho fatto passare l'energia di un fulmine attraverso il suo cranio, non ti sembra abbastanza?! - – Mio Dio! Quello non è un essere umano. È un mostro.
– Ciò nonostante, ha un buon cervello e ottimi occhi. Non le dirò dove li ho presi, ma li assicuro che sono perfetti. - – Quella sua creatura non farà quello che gli dirà lei.
– Ha una mente, quindi imparerà a capirmi.
– Oh, sì che imparerà a capire. Soltanto che non le obbedirà, ecco tutto. - – Ma l'ho visto bene, le dico. Ero vicino a lui come ora sono vicino a lei! Veniva giù da quella montagna. Non avevo mai visto niente di simile.
– Va bene, va bene. E ora dimmi, com'era fatto?
– Era alto come una casa, con due mani grosse come tronchi, e aveva il viso tutto segnato, pieno di cicatrici.
– Ora mi crederete, spero.
– Sì! Sì, certo che le credo. E ora noi troveremo il suo mostro, e quando lo avremo trovato, lo bruceremo, ha capito? Lo bruceremo.
- Il nostro scopo era quello di conservare all'infinito i grandi talenti e i geni del mondo. Quando muoiono, i loro cervelli sono all'apice della potenza creativa, e noi li facciamo marcire sottoterra perché i corpi che li ospitano si sono deteriorati. Noi vogliamo asportare questi cervelli nell'istante della morte e ibernarli, preservando così per i posteri tutto ciò che contengono. (Barone Frankenstein)
- Non è fantasia, Karl, è progresso. Il trapianto di tutti gli organi umani è una logica evoluzione della chirurgia, ma te e quei testardi dei tuoi contemporanei rifiutate l'evidenza dei fatti. (Barone Frankenstein)
- Non mi toccare! [...] Tu non sei più niente di umano!
- Lei è in possesso del cervello di un genio, ed ora ha le mani di un artigiano. Che meravigliosa combinazione! Dovrà solo far pratica per coordinarli, un poco ogni giorno. (Barone Frankenstein)
- Pensavo che il suo corpo stesse rigettando il cervello. Non è così. Sta prendendo il sopravvento sul cervello! (Barone Frankenstein)
- – Il cervello, anche se a questo stadio, funziona.
– Sì.
– Ed il suo corpo è forte, non ne ho mai visto uno così. Ogni muscolo in perfetta forma.
– Sì.
– Se potessimo catturare l'essenza dell'uomo, ora, prima che sia tardi!
– L'essenza?
– Se tutto potesse rinascere senza alcun difetto, si potrebbe creare una nuova versione del suo essere.
– Sì, ma come?
– Semplicemente facendolo accoppiare.
– Non lo dirà sul serio!
– Ha qualche alternativa da suggerire? - – La sua creatura è morta, distrutta.
– Oh, non è molto importante. È la cosa migliore per tutti. Non serviva più a noi né a sé stessa. Ma la prossima...
- – In altre parole, le vene, i piedi, le mani, tutti gli organi dovrebbero essere ingranditi.
– Esatto.
– Allora avrebbe un enorme Schwanzstück!
– Questo è evidente.
– Oooh...
– Diventerà molto popolare. - – Dimmi, quel cervello che mi hai portato era di Hans Delbrück?
– No.
– Ah! Be'... Ehm, ti dispiacerebbe dirmi di chi era il cervello che gli ho messo dentro?
– Non si arrabbierà, eh?
– No, io non mi arrabbierò!
– A.B. qualcosa...
– "A.B. qualcosa"? "A.B." chi?
– A.B... Norme.
– "A.B. Norme"?
– Sono quasi sicuro che era quello il nome.
– Vorresti dire che io ho messo un cervello "abnorme"... in un energumeno lungo due metri e venti... e largo come un armadio a due ante?! Canaglia! È questo che vorresti dirmi? - Sei veramente un gran bel ragazzo, lo sai? La gente ride di te, la gente ti odia, ma perché ti odia? Solo perché è invidiosa. Guardate che amore di viso, e che sorriso simpatico. Vuoi che alluda alla tua forza fisica adesso? Tu vuoi che io decanti la potenza dei tuoi muscoli? Tu hai diritto al tuo posto nell'olimpo degli dei, tu sei un dio e ascoltami bene: tu non sei cattivo, tu sei buono! Sei così caro e buono, sei l'angelo della casa, sei tu l'amore di mamma e io voglio che il mondo sappia, una volta per tutte e senza nessun dubbio che noi lo amiamo! Io ti voglio insegnare, ti farò vedere come si cammina, si parla, ci si muove, si ragiona. Uniti, tu ed io, daremo il più grandioso, essenziale contributo alla scienza dalla creazione del fuoco!
- Se possiamo sostituire una parte di un essere umano, possiamo sostituirle tutte e se possiamo fare questo, possiamo plasmare una vita. Possiamo creare un essere che non invecchierà e non si ammalerà. Un essere più forte di noi, migliore di noi. Un essere più intelligente di noi... più illuminato di noi! (Victor Frankenstein)
- Massime malformazioni congenite. Forze fisiche enormemente accresciute. Ma il soggetto rianimato è subfunzionale, è miserevole... ed è morto. (Victor Frankenstein)
- Siete un folle, Victor Frankenstein di Ginevra! Come potevate immaginare quel che avreste liberato! Come l'avete messo insieme? Con pezzi di ladri, pezzi di assassini? Il male cucito al male, cucito al male, cucito al male! Credete veramente che questa cosa vi sarà grata della sua mostruosa nascita? Il male avrà la sua vendetta! Possa Iddio aiutare coloro che amate.
- – Beh, qualunque cosa sia, sembra essere umano. Direi che calza il 50 e pesa circa 180 chili. È alto tra i due metri e venti e due metri e mezzo. Trascina la gamba destra e ha tre denti di rame.
– Come sai che ha i denti di rame?
– Perché è proprio dietro di te. - La mia vita, la mia missione è distruggere il male. Io riesco a sentire il male. Questo essere, che sia un uomo o qualunque altra cosa, sarà stato creato dal male, che ha lasciato un segno su di lui, ma non lo domina. Perciò io non posso ucciderlo.
- – Lui non è malvagio.
– No, ma dicono che non è neanche umano.
– Lo conoscono? Hanno parlato con lui? Chi sono per giudicare?
Persone
[modifica]- È evidente che la Creatura assemblata dal Prometeo ginevrino era l'immagine squassante di una scienza ingorda, fuori controllo. (Stefano Massini)
- La Creatura è sempre stata più simpatica del Creatore. (Lietta Tornabuoni)
- Solo dopo la distruzione da parte di Frankenstein della sua quasi completa controparte femminile, il Mostro viene dipinto come il vero perpetratore del male. Un fattore importante per lo svelamento del suo carattere è la sua mancanza di emozioni. Quello che sembra emozione – il suo bisogno di compagnia, il sentimento di vendetta verso Frankenstein – sono in realtà passioni intellettuali che passano attraverso canali razionali. Egli è asessuato, ed esige una moglie come alleata, non come amante o compagna. Le sue emozioni risiedono nel cuore di Frankenstein, così come l'intelletto di Frankenstein è in lui. (Muriel Spark)
- La creatura invidia la bellezza e la bontà. Di per sé il neonato non è cattivo, chiede simpatia; se gliela mostrassero, sarebbe buono. Ma perché gli altri gli dimostrino amore, dovrebbe dissolversi la platonica confusione di bene e di bello, che perciò stesso condanna il brutto (e cattivo) a patire l'alienazione dal mondo dei belli (e buoni). Il "brutto" dovrebbe, in altri termini, educare i propri contemporanei ad aprire gli occhi fino a cogliere in lui un'altra bellezza, che offende le proporzioni, che trasgredisce le vecchie armonie: una bellezza inaspettata, diversa, nuova. Sublime.
- Più che tragica, dalla parte della creatura, la vicenda è patetica. Romanticamente il mostro vorrebbe comunanza, società: vorrebbe appartenere a una comunità, essere come tutti gli altri. La sua eccezionalità gli pesa. La sua unicità è un danno. Gli rende impossibile la vita. E impraticabile la bontà. Come può essere buono chi è solo al mondo, privo di un altro simile in cui specchiarsi e amarsi? Chi venga abbandonato, rifiutato? Come stupirsi che diventi malvagio colui al quale per nascita la felicità è negata? Il mostro è una vittima.
- Prima di immedesimarci con quell'astronauta di 2001: Odissea nello spazio che vediamo staccarsi dall'astronave e per sempre cadere nello spazio infinito, noi ci siamo identificati con la creatura di Frankenstein. Se le mitologie eroiche di Shelley e di Byron mascherano con l'euforia dello slancio maniacale del pathos, Mary svela il bathos di quella medesima verità: nel mondo si è gettati, e si è soli.
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