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Karl Jaspers

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Karl Jaspers nel 1946

Karl Theodor Jaspers (1883 – 1969), filosofo e psichiatra tedesco.

Citazioni di Karl Jaspers

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  • C'è infine la domanda che si chiede quale potrebbe essere la possibile cifra del naufragio, qualora, al di là di tutte le interpretazioni, il naufragio non rinviasse al nulla, ma all'essere della trascendenza. Si tratta di vedere se dal fondo dell'oscurità può rilucere un essere.[1]
  • Con l’unificazione del pianeta è iniziato un processo di livellamento che si osserva con orrore. Ciò che oggi diviene comune a tutti è caratterizzato dalla superficialità, da inutilità e indifferenza. Si vuole questo livellamento come se esso portasse all’unificazione dell’umanità. Nelle piantagioni dei tropici come nei villaggi di pescatori del nord si vedono i film delle metropoli. Ovunque ci si veste nello stesso modo. Le medesime maniere, gli stessi balli, gli stessi sport, identici slogan espressi in un pasticcio linguistico in cui si combinano insieme illuminismo, positivismo anglosassone e tradizione teologica si diffondono sul globo terrestre. Nei congressi mondiali si favorisce questo livellamento, quando, invece di entrare nell’autentica comunicazione di ciò che è eterogeneo, ci si vuole accordare intorno agli elementi comuni della religione e della concezione del mondo. Le razze si mescolano. Le civiltà storiche si staccano dalle loro radici e si precipitano nel mondo tecnico-economico e in una vuota intellettualità.[2]
  • Costoro [marxisti e psicoanalisti] assumono a volte un atteggiamento di stupefacente arroganza, quasi fossero in possesso di un sapere profondo, disvelante, sovrano. Da queste vette guardano con degnazione agli imbarazzi degli uomini. Si sentono sovrani spirituali del mondo e tanto più risibile è la loro albagia qualora sul piano personale siano degli autentici nani. (da Piccola scuola del pensiero filosofico)
  • Da dove viene questo velo? Si tratta di una prima illusione originaria o di un processo storico in cui si è oscurato ciò che era chiaro? Oppure si tratta di un incantesimo che crea l'illusione della creazione del mondo? La risposta manca, oppure è data in cifre che ci fanno perdere proprio ciò di cui qui si tratta: l'oltrepassamento di tutte le cifre. Ma la visione dello stato del nostro mondo e del nostro sapere ci permette un altro pensiero [ein andere Denken] che infrange il velame. Quando l'origine dell'apparenza deriva da un rivolgimento [Umwendung], il rivolgimento del rivolgimento è la conversione del primo nell'occultamento della conversione ottenuta.[3]
  • Guai al popolo che per la speranza di una grandezza impossibile o per semplice disperazione giunge a considerare il suo «Capo» come un essere provvidenziale e sacro, dotato di un potere magico e di un'onnipotenza miracolosa. Di sacro non c'è altro che il diritto naturale della persona umana.[4]
  • La fede è l'elemento integratore e motore nel fondo dell'uomo, in cui l'uomo è legato, al di sopra e al di là di se stesso, all'origine dell'essere.[5]
  • [Riferendosi ai filosofi] La verità è per noi perenne, infinito movimento. [...] Scorgere la verità è la dignità dell'uomo. Solo attraverso la verità diveniamo liberi, e solo la libertà ci rende pronti incondizionatamente per la verità. (da Piccola scuola del pensiero filosofico)
  • L'idea dell'Università vive nei singoli studenti e professori e solo in seconda linea nelle forme dell'istituzione. Se questa vita si spegne, l'istituzione non si può salvare. (Die Idee der Universität)
  • Lo spirito creativo dell'artista, pur condizionato dall'evolversi di una malattia, è al di là dell'opposizione tra normale e anormale e può essere metaforicamente rappresentato come la perla che nasce dalla malattia della conchiglia: come non si pensa alla malattia della conchiglia ammirandone la perla, così di fronte alla forza vitale dell'opera non pensiamo alla schizofrenia che forse era la condizione della sua nascita. (da Genio e follia. Strindbergh, Van Gogh, Swedenborg, Hölderlin)
  • Marxismo, psicoanalisi e razzismo sono le più diffuse tenebre in cui si sia cacciata l'umanità.[6]
  • Poiché l'esserci è coscienza e io ci-sono come coscienza, per me le cose esistono solo come oggetto della coscienza. Tutto ciò che è per me deve entrare nella coscienza. L'esserci della coscienza è il tramite di tutto. (da Filosofia, traduzione di Umberto Galimberti, UTET, 1978, p. 117)
  • Ripresentiamoci ancora una volta lo stato del mondo e del nostro sapere in una cifra che non fu mai tanto decisiva come questo pensiero avvertito dall'India: tutto ciò che è è occultamento. Il sapere mondano, la conoscenza degli oggetti nel mondo inserita nell'azione diretta a un fine, tutto ciò è semplicemente ignoranza, è il velo di Maya. Ciò che da parte del nostro esserci è visto nel Maya come nulla, questo stesso è la verità e la pienezza dell'essere.[7]
  • Siccome Dio non può entrare nel divenire, perché non può dover conquistare ancora se stesso, la filosofia, fin dal suo primo apparire, non sarà che l'unione con l'Uno per mezzo del pensiero indagatore dell'uomo che nasce dall'esistenza. Essa è come il gettare un'ancora, ma ciascuno deve farlo per sé, anche il più potente degli uomini non può gettarla per un altro. (da Vernunft and Existenz, G. B. Volters, U. M. Groningen, 1933, p. 101; citato in Enzo Paci, Logos, vol. II, S. A. Editrice Perrella, 1940)
  • Spesso l'uomo, da malato, non è razionale, ma irrazionale e antirazionale.[8]
  • Per esprimere questa coscienza di Dio e per farla penetrare nella totalità di quanto è, Spinoza ricorre alle sue parole fondamentali, che al primo colpo d'occhio possono disorientare. Alla domanda: cosa è? Egli risponde: la sostanza, i suoi attributi e i suoi modi.[9]

Citazioni su Karl Jaspers

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  • La filosofia di Carlo Jaspers non differisce essenzialmente da quella di Heidegger, ma è più diluita, più abbondante, più incline a estendere la sfera dell'esperienza esistenziale. (Guido De Ruggiero)

Note

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  1. Da Filosofia, a cura di Umberto Galimberti, UTET, Torino, 1978, p. 1180.
  2. Citato in Domenico Conte. Karl Jaspers, raicultura.it
  3. Da La fede filosofica di fronte alla rivelazione, Longanesi, Milano, 1970, pp. 564-565; citato in Umberto Galimberti, Il tramonto dell'Occidente: nella lettura di Heidegger e Jaspers, Feltrinelli Editore, 2005, p. 63. ISBN 8807818493
  4. Citato in Ester Dinacci, Realtà della Germania, ESI, Napoli, 1971.
  5. Da Origine e senso della storia, traduzione di Amerigo Guadagnin, Mimesis, Milano - Udine, 2014, p. 272.
  6. Da Die geistige Situation der Zeit, Walter de Gruyter, Berlino-Lipsia, 1931, p. 142; citato in Dario Antiseri, Cesare Scandellari e Giovanni Federspil, Epistemologia, clinica medica e la "questione" delle medicine "eretiche", Rubbettino Editore, 2003, p. 87. ISBN 8849804210
  7. Da La fede filosofica di fronte alla rivelazione, Longanesi, Milano, 1970, p. 564; citato in Umberto Galimberti, Il tramonto dell'Occidente: nella lettura di Heidegger e Jaspers, Feltrinelli Editore, 2005, p. 63. ISBN 8807818493
  8. Da Il medico nell'età della tecnica, traduzione di Mauro Nobile, Raffaello Cortina Editore, 1991, p. 5.
  9. Da Spinoza, III, traduzione di Gianpaolo Bartoli, Castelvecchi, 2015.

Bibliografia

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  • Karl Jaspers, Genio e follia. Strindbergh, Van Gogh, Swedenborg, Hölderlin, Rusconi, Milano, 1990.
  • Karl Jaspers, Piccola scuola del pensiero filosofico, traduzione di C. Mainoldi, Edizioni di Comunità, 1984.

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