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Isaac Newton

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Isaac Newton in un dipinto di Gottfried Kneller (1689)

Isaac Newton (1643 – 1727), scienziato, fisico, matematico, alchimista, e filosofo britannico.

Citazioni di Isaac Newton

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  • Che cosa impedisce alle stelle fisse di cadere l'una sull'altra?[1]
  • Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo è un oceano.[2]
  • I raggi di luce non hanno forse diversi lati, dotati di varie proprietà?[3]
  • Il moto delle comete è estremamente regolare e obbedisce alle stesse leggi del moto dei pianeti.[4]
  • Infatti per velocità ultima si intende quella a cui si muove il corpo, né prima che arrivi al punto finale, quando il moto cessa, né dopo, ma nell'istante preciso in cui arriva.[5]
  • Il fatto che un corpo possa agire su un altro a una certa distanza attraverso il vuoto senza l'intervento di nient'altro, da e per mezzo di cosa la loro forza e la loro azione possano essere trasportate da uno all'altro, è per me un'assurdità così grande che, credo, nessun uomo che si sia occupato con competenza di materie filosofiche ne abbia mai incontrato una simile.[6]
  • L'ateismo è così insensato e odioso per l'umanità che non ha mai avuto molti professori.
Atheism is so senseless & odious to mankind that it never had many professors.[7]
  • La verità si ritrova sempre nella semplicità, e non nella complessità e confusione delle cose.
Truth is ever to be found in simplicity, and not in the multiplicity and confusion of things.[8]
  • Le leggi di Keplero... hanno portato alla scoperta della legge di attrazione dei corpi del sistema solare.[9]
  • Non credo che ciò [l'universo] si possa spiegare solo con cause naturali, e sono costretto a imputarlo alla saggezza e all'ingegnosità di un essere intelligente.[10]
  • Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle di giganti.[11]
If I have seen further it is by standing on ye sholders of Giants.
  • [A proposito del gioco in borsa] So calcolare i movimenti dei corpi celesti, non la pazzia della gente.[12]
  • Posso misurare il moto dei corpi, non l'umana follia.
Il Trattato sull'Apocalisse
  • Regole per interpretare le parole e il linguaggio delle Scritture. (1) Osservare diligentemente la concordanza delle Scritture e l'analogia dello stile profetico, e rigettare quelle interpretazioni in cui ciò non è osservato nel modo dovuto. Così se qualcuno interpreta che una bestia significa un grande vizio, questa interpretazione deve essere rifiutata in quanto immaginazione privata, perchè secondo lo stile il tone dell'Apocalisse e di tutte le Scritture profetiche, una bestia significa un corpo politico; e a volte una singola persona che è a capo di quel corpo, e non c'è fondamento nelle Scritture per qualsiasi altra interpretazione. (p. 21)[13]
  • Regole per interpretare le parole e il linguaggio delle Scritture. (2) Assegnare un solo significato a un solo luogo delle Scritture; a meno che non sia in forma di congettura... E se due significati sembrano egualmente probabili, non si è obbligati a credere nulla di più che, in generale, uno solo di essi è genuino, finchè non ci si imbatta in qualche motivo per preferirne uno...A maggior ragione dobbiamo esere cauti nel dare un doppio senso mistico. Ce ne può essere uno doppio, come nel caso delle teste della bestia che significano tanto le montagne quanto i re (Ap. 17.9,10). Ma senza l'autorità divina, o qualche altro argomento oltre l'analogia, la somiglianza e la similitudine delle cose, non possiamo essere sicuri che la profezia abbia più significati anzichè uno. Un'eccessiva libertà in questo campo indica una fantasia troppo fertile e ingovernabile che sconfina nel fanatismo. (p. 23)
  • [Nell'interpretazione dell'Apocalisse si devono] scegliere quelle costruzioni che senza forzare riducono le cose alla più grande semplicità. La ragione di ciò è evidente dalla precedente regola. La verità deve essere sempre trovta nella semplicità e non nella molteplicità e confusione delle cose. Come il mondo, che a occhio nudo mostra la più ampia varietà di oggetti, appare molto semplice nella sua costotutzione interna quando è contemplato con intelletto filosofico, e tanto più semplice quanto è meglio compreso, così accade in queste visioni. È per la perfezione delle opere di Dio, che esse sono tutte compiute con la più grande semplicità. Egli è il Dio dell'ordine e non della confusione. E perciò come quelli che vorrebbero comprendere la struttura del mondo devono sforzarsi di ridurre la loro conoscenza ad ogni possibile semplicità, così deve essere nel cercare di capitre queste visioni. E quelli che faranno altrimenti non solo saranno sicuri di non capirle mai, ma verranno meno alla perfezione della profezia; e renderanno sospetto anche il loro inento che non sia quelo di comprenderla, ma di sbarazzarsene, e, rendendola intricata e confusa, confondere gli intelletti degli uomini. (p. 29)
  • L'origine del linguaggio figurato dei profeti è il paragone del Regno alla forma del cielo e della terra, e le parti dell'uno alle simili parti dell'altra. E di consegurnza il Sole significa il magistrato supremo, la Luna il secondo in dignità, le stelle più grandi il resto dei principi o dei re inferiori. Il cielo significa la <corte> o gli onori e le dignità in cui i luminari e queste stelle terrestri sono collocati <[le luce e le nuvole, lo splendore la gloria e l'esaltazione del Regno]>; e la terra' e il mare, la condizione del popolo inferiore. E quando sono considerati [due regni o] due popoli, essi sono a volte distinti chiamando l'uno la terra e l'altro il mare. (p. 37)
  • Quando la terra è posta a significare un popolo o aggregato di nazioni, allora una montagna significa una città e più particolarmente la capitale e a volte un tempio.Caverne e rocce delle montagne, le costruzioni delle città o le loro rovine e soprattutto grandi costruzioni di pietra, quali sono i palazzi o i templi; alberi ed erbe (vegetables men), gli uomini. Il nascondersi degli uomini in caverne e rocce delle montagne, la chiusura degli idoli nei loro templi o il loro seppellimento nelle loro rovine. La caduta delle montagne e delle rocce sugli uomini, la caduta dei templi idolatri sui loro idoli. (p. 38)
  • Il deserto [rappresenta] una regione devastata da queste bestie, sia in questioni temporali che spirituali. La carne (flesh), i ricchi e il denaro che predano. Le impurità dell'aria, le cose che sono in essa come gli spiriti o le malattie infettive; e a volte possono essere le truppe di cavalieri o i comandanti di un esercito. (p. 40)
  • Quando il popolo o le acque sono poste a significare un popolo o un aggregato di nazioni, allora con le isole si intendono le città o i templi. Con le navi mercantili, edifici <e principalmente quelli> per il commercio e il profitto quali sono (le città commerciali per le nazioni), negozi per i commercianti e templi per i preti. Con i pesci (Fishes), [si intendono] uomini. Con i fiumi, file di uomini che corrono quà e là quali sono gli eserciti -o l'afflusso di stranieri-, e con flutti straripanti, invasioni. Con l'inaridirsi delle acque, la decadenza della forza militare. Con canne e giunchi, uomini, e con fontane d'acqua, città e paesi. A volte le acque significano paesi, e fiumi e laghi devono esere interpretati di conseguenza. (p.41)
  • Tumulti nel regno sono significati dallo scotimento del cielo e della terra, e la guerra dal fuoco e dai fenomeni atmosferici. E in particolare il sofiare dei venti significa una lunga e continua serie di guerre, turbini di vento [indicano] guerre molto violente. I terremoti significano guerre e tumulti. Lo scotimento del cielo e della terra, tumulti così grandi da rovesciare i regni. L'oscurità totale o la caduta dei luminari, la caduta delle stelle e il rotolare via delle nubi, il rovesciamento del regno e la fine della sua gloria. L'oscurità o l'offuscamento del sole, della luna e delle stelle, l'oscura e dolora condizione del regno. (p. 41)
  • Essere ustionati dal sole, afflizione mediante guerre cuasate dal magistrato supremo. Così anche la combustione della vegetazione o di altre cose ad opera del fuoco, e la conversioe dell'acqua in sangue significano guerra. Anche i fenomeni atmosfrici significano guerre, e in particolare il soffiare di venti significa una lunga e continua serie di guerre, turbini di vento guerre molto violente e distruttive, e le improvvise tempeste di grandine e tuono, le battaglie con la sconfitta per quella parte su cu cade la tempesta, la grandezza della quale è aggravata dala grandezza dei chicchi di grandine e dalla loro mescolanza con il fuoco (cioè con i lampi) e a volte com il sangue. Ma la pioggia denota il rinascimento di un regno sia che avvenga per benefici temporali che spirituali. E quindi le acque a volte significano profonda dottrina, ma non eresia. (p. 42)
  • Gli alberi [rappresentano] gli uomini grandi e ricchi, di rango diverso a seconda della natura e della grandezza dell'albero; le querce, uomini di forza e potere; i cedri e gli abeti, quelli onorevoli e ricchi;| le viti, i ricchi e i delicati, e a volte i malvagi. Pigiare con il torchio, la distruzione dei malvagi; gli arbusti, uomini di ceto medio; piante ebracee o erba, il popolo inferiore]; Sciami di insetti <come le locuste>, numerosi eserciti. Le bestie selvagge, gli eserciti o truppe di soldati. Altre bestie (come i cavalli o le rane), altre società o sette di uomini secondo le loro qualità. (p. 38)

Philosophiae naturalis principia matematica

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  • In verità non sono riuscito a scoprire la causa della gravità dai fenomeni, e non avanzo ipotesi.
Rationem vero harum Gravitatis proprietatum ex Phænomenis nondum potui deducere, & Hypotheses non fingo.[14]
  • La cieca necessità metafisica, certamente la stessa sempre e dovunque, non potrebbe produrre la varietà delle cose. Tutta quella diversità delle cose nella natura, che troviamo adatte a tempi e luoghi differenti non può derivare da altro che dalle idee e dalla volontà di un Essere che esiste necessariamente.
  • L'uomo che non ammette Dio è un pazzo.[15]
  • Non so come io appaia al mondo, ma per quel che mi riguarda mi sembra di essere stato solo come un fanciullo sulla spiaggia che si diverte nel trovare qua e là una pietra più liscia delle altre o una conchiglia più graziosa, mentre il grande oceano della verità giace del tutto inesplorato davanti a me.
  • Non so come il mondo potrà giudicarmi ma a me sembra soltanto di essere un bambino che gioca sulla spiaggia, e di essermi divertito a trovare ogni tanto un sasso o una conchiglia più bella del solito, mentre l'oceano della verità giaceva insondato davanti a me.
  • Questa elegantissima compagine del Sole, dei pianeti e delle comete non poté nascere senza il disegno e la potenza di un ente intelligente e potente. E se le stelle fisse sono centri di analoghi sistemi, tutti questi, essendo costruiti con un identico disegno, saranno soggetti alla potenza dell'Uno: soprattutto in quanto la luce delle stelle fisse è della stessa natura della luce del Sole, e tutti i sistemi inviano la luce verso tutti gli altri. E affinché i sistemi delle stelle fisse non cadano, a causa della gravità, vicendevolmente l'uno sull'altro, questo stesso pose una distanza immensa fra di loro.[16]

Citazioni su Isaac Newton

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  • Considerando la matematica dal principio ai tempi di Newton, ciò che costui ha fatto è ben più che la migliore metà. (Gottfried Wilhelm von Leibniz)
  • Diffuse la luce della matematica su una scienza che [...] era rimasta nel buio di congetture e ipotesi. (Alexis Clairault)
  • Io credo che tutti gli scienziati autentici abbiano considerato se stessi come Newton: sapevano che non sappiamo nulla, ma anche che nel campo già coltivato della scienza tutto è incerto. (Karl Popper)
  • La natura e le leggi della natura stanno nascoste nella notte; Dio disse Newton sia! E fu la luce. (Alexander Pope)
  • Newton è stato il più grande genio mai esistito e anche il più fortunato, dato che non capita di creare più di una volta un sistema del mondo. (Joseph-Louis Lagrange)
  • Newton non fu il primo dell'Età della Ragione, bensì l'ultimo dei maghi, l'ultimo dei Babilonesi e dei Sumeri, l'ultima mente eccelsa che guardò il mondo visibile e intellettuale con gli stessi occhi di coloro che incominciarono a costruire il nostro mondo intellettuale poco meno di diecimila anni fa... Perché lo chiamo un mago? Perché guardava all'intero universo e a tutto quanto è in esso come a un enigma, a un segreto che poteva esser letto applicando il pensiero puro a certi fatti, certi mistici indizi che Dio aveva posto qua e là nel mondo affinché la confraternita esoterica potesse cimentarsi in una sorta di caccia al tesoro filosofica. Egli credeva che questi indizi fossero rintracciabili in parte nei fatti celesti e nella costituzione degli elementi (dal che deriva la falsa impressione che egli fosse un fisico sperimentale), ma in parte anche in certi documenti e tradizioni passati di mano in mano in una catena ininterrotta di iniziati che risaliva fino alla rivelazione originaria, manifestatasi a Babilonia in linguaggio cifrato. Newton considerava l'universo come un crittogramma apprestato dall'Onnipotente, così come egli stesso, corrispondendo con Leibniz, avvolse in un crittogramma la scoperta del calcolo infinitesimale. L'enigma si sarebbe svelato all'iniziato mediante l'applicazione del pensiero puro e della concentrazione mentale. (John Maynard Keynes)
  • Perché quella mela doveva cadere sempre perpendicolarmente al suolo, pensò tra sé e sé... (William Stukeley)
  • Sebbene Newton, [...], non possa essere considerato un positivista nel senso moderno della parola, tuttavia egli traccia una netta linea di demarcazione fra la scienza da un lato e la metafisica dall'altro. La famosa espressione "Hypotheses non fingo", sebbene da principio enunciata solo in rapporto alla spiegazione della gravitazione, divenne il suo motto per l'eliminazione delle entità occulte, metafisiche, o trascendenti-religiose. Il suo intento non fu di abolire la metafisica, ma di distinguerla dalle indagini scientifiche. (Max Jammer)
  • Tolomeo ha costruito un universo durato 1400 anni e Newton un universo durato 300 anni. Anche Einstein ha creato un universo ma non so dirvi quanto durerà. (George Bernard Shaw)
  • Come nessun altro ha mai fatto prima o dopo di lui, Newton ha indicato il cammino al pensiero, allo studio e alla formazione pratica dell'occidente. Egli non è soltanto il creatore geniale di particolari metodi direttivi, egli ha anche dominato in modo singolare gli elementi empirici conosciuti nel suo tempo e il suo spirito è apparso meravigliosamente ingegnoso nell'argomentazione matematica e fisica. Per tutte queste ragioni egli è degno della nostra alta venerazione. Ma questa nobile figura ha un'importanza anche maggiore di quella dovuta alla sua autorità di maestro perché la sorte lo ha collocato a una svolta dello sviluppo dello spirito umano. Per rendercene esattamente conto, non dobbiamo dimenticare che, prima di Newton, non esisteva alcun sistema ben definito di causalità fisica capace di cogliere i tratti più profondi del mondo dell'esperienza.
  • L'aver avuto la concezione netta della legge differenziale è uno dei più grandi meriti del genio di Newton.
  • Le sue idee lungimiranti e grandiose conserveranno per tutti i tempi il loro significato unico; su di esse si basa l'intero edificio dei nostri concetti nell'ambito delle scienze della natura.
  • Nella stessa persona erano riuniti lo sperimentatore, il teorico, l'artigiano e, in misura non minore, il maestro nell'arte di esporre.
  • Newton fu il primo che riuscì a scoprire dei fondamenti formulati con chiarezza da cui poter dedurre un ampio campo di fenomeni a mezzo del pensiero matematico, a livello logico, quantitativo e in armonia con l'esperienza.
  • Newton, perdonami; tu hai trovato la sola via che, ai tuoi tempi, fosse possibile per un uomo di altissimo intelletto e potere creativo. I concetti che tu hai creato guidano ancora oggi il nostro pensiero nel campo della fisica, anche se ora noi sappiamo che dovranno essere sostituiti con altri assai più discosti dalla sfera dell'esperienza immediata, se si vorrà raggiungere una conoscenza più profonda dei rapporti fra le cose.
  • Osserviamo nondimeno che l'idea di spazio assoluto, che implica quella di riposo assoluto, era per Newton fonte di inquietudine.
  • Per me, i più grandi geni sono stati Galileo e Newton. In un certo senso mi sembrano formare un'unità nella quale è stato Newton a compiere l'impresa più prodigiosa in campo scientifico.
  • Il nome di Newton nella Storia delle Matematiche è forse il più grande; e senza dubbio vi è da maravigliarsi in pensando a ciò, che egli compì. Newton con modestia rara attribuiva gran parte delle sue scoperte, più che al suo genio, all'ammirabile lavoro fatto dai suoi predecessori; ed asserì che se egli aveva veduto un po' più in là degli altri uomini, egli era solo perché si era messo sulle spalle dei giganti.
  • Le dimostrazioni [nei Principia] sono intieramente geometriche; ma sono inutilmente rese difficili dalla loro concisione e dalla mancanza di ogni nesso col metodo con cui sono ottenute. La ragione, onde gli argomenti furono presentati in una forma geometrica, va ricercata nel fatto, che ancora non si conosceva il calcolo infinitesimale; e Newton l'aveva adoperato per dimostrare i risultati, che per sé stessi erano opposti alla filosofia allora prevalente, e la controversia circa la verità dei suoi risultati sarebbe stata inceppata da una disputa riguardante la validità dei metodi usati nello stabilirli.
  • Newton era di persona basso, ma ben piantato, con la mascella inferiore quadra, occhi neri, fronte larga, e fattezze alquanto sottili. I suoi capelli divennero grigi. prima di trenta anni, e rimasero folti. e bianchi come argento sino. alla sua morte; nel vestire era negletto. Egli spesso era così assorto ne' suoi propri pensieri come se altro mai; però era in compagnia piacevolissimo. Era schietto, scrupolosamente onesto e religioso di molto, avendo, come disse Bishop Burnet[17], «l'anima candidissima» se altra mai.
  • Quando Newton andò a Cambridge non sapeva nulla di Matematica; ma entro quattro anni divenne un Matematico compiuto.

Note

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  1. Da Opticks, 1704, domanda 28. Citato in AA.VV., Il libro della fisica, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2021, p. 48. ISBN 9788858029589
  2. Citato in Daniele Cipollini, Dopo il bosone di Higgs, quali grandi domande ci restano?, Daily.wired.it, 6 luglio 2012.
  3. Citato in AA.VV., Il libro della fisica, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2021, p. 186. ISBN 9788858029589
  4. Citato in AA.VV., Il libro dell'astronomia, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2017, p. 73. ISBN 9788858018347
  5. Citato in AA.VV., Il libro della matematica, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2020, p. 171. ISBN 9788858025857
  6. Da Proceedings of the Royal Society of London, vol. 54, 1893, p. 381, che si riferisce a Correspondence of R. Bentley, vol. 1, p. 70; citato in Gary Zukav, La danza dei maestri Wu Li, Corbaccio, p. 43. ISBN 978-88-6380-989-3
  7. (EN) Da Keynes Ms. 7: '"A short Schem of the true Religion'", Newton Project.ac.uk.
  8. Da Rules for methodizing the Apocalyps; citato in Mathematics And The Divine: A Historical Study, T. Koetsier, L. Bergmans editors, p. 474.
  9. Citato in AA.VV., Il libro della scienza, traduzione di Martina Dominici e Olga Amagliani, Gribaudo, 2018, p. 67. ISBN 9788858015001
  10. Da una lettera a Richard Bentley, 10 dicembre 1692. Citato in Andrea Bacci e Carmen Tunno, L'umanità del tempo, Armando Editore, 2010, p. 37.
  11. Da una lettera a Robert Hooke, 15 febbraio 1676. Datata 5 febbraio 1675 usando il calendario giuliano con il 25 marzo al posto del 1 gennaio come capodanno, equivalente al 15 febbraio 1676 secondo il calendario gregoriano. Un facsimile della lettera originale è online (The digital Library). La frase è famosa come espressione di Newton, ma è una metafora di una forma più antica attribuita a Bernardo di Chartres da John of Salisbury
  12. Citato in Sergio Ricossa, Straborghese, Editoriale Nuova, Milano, 1980.
  13. Citato da Isaac Newton, Maurizio Mamiani (a cura di), Il Trattato sull'Apocalisse (con testo originale a fronte), Bollati Boringhieri editore, Torino (stampato a Trabesaleghe. PD), maggio 2011, 1ª edizione, collana "I grandi pensatori" (n. 15). ISBN 978-88-339-2239-3, OCLC 956213165.
  14. Da Isaaco Newtono, Philosophiæ Naturalis Principia Mathematica, liber tertius: Scholium generale, Cantabrigiæ, 1713, p. 484.
  15. Citato in Giorgio Nadali, ReliGenio. Tutte le invenzioni, le scoperte scientifiche e i progressi in vari campi, dovuti alle religioni mondiali, Lampi di Stampa, 2012, p.13. ISBN 9788848814041
  16. Da Isaac Newton, Principi matematici della Filosofia naturale, Scolio generale, a cura di Alberto Pala, UTET, Torino, 1965, pp. 792-793.
  17. Gilbert Burnet (1643-1715), vescovo anglicano e storico scozzese.

Voci correlate

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