Valacchi della Bosnia ed Erzegovina
I Valacchi della Bosnia ed Erzegovina sono gli Illiri romanizzati della Bosnia ed Erzegovina, chiamati anche Morlacchi (o Vlasi in lingua slava) [senza fonte]. Attualmente non ne restano che pochissimi: sono praticamente assimilati in Bosnia ed Erzegovina fin dai primi secoli della dominazione turca nei Balcani.[1]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Dopo cinque secoli di dominazione romana, la popolazione della Bosnia ed Erzegovina fu completamente romanizzata e mantenne il suo gruppo etnico neolatino per diversi secoli dopo le devastanti invasioni barbariche dei secoli sesto e settimo[senza fonte]. I barbari li chiamarono "Valacchi" ("Vlasi", "Vlah", "Valloni", ecc..) o abitanti del "Vallum" difensivo dell'Impero Romano, che andava dalle foci del Reno fino a quelle del Danubio.
Anche se molti furono massacrati dagli invasori Avari e Slavi, alcuni valacchi sopravvissero e si rifugiarono nelle montagne e nelle alte valli delle Alpi Dinariche: vissero praticando la pastorizia a partire dall'inizio del Medioevo.
Il nome Morlacchi deriva da Mauro-Vlachs o Mavrovlachi che significa "Valacchi Neri", dove per "neri" si intendeva "del Nord", secondo l'usanza turca di indicare i punti cardinali con i colori, [2] e questo etnonimo indicava originariamente ed in particolare i pastori di lingua neolatina insediati a cavallo dell'Erzegovina e della Dalmazia, quindi prossimi alla costa, che nel corso dei secoli successivi migrarono anche verso nord-ovest e verso l'Istria.
«Morlacco è stato certamente un gruppo abitanti autoctoni della Bosnia che si slavizzò tra il XIV e XV secolo[3]»
La maggior parte delle fonti medievali indica come "morlacche" le popolazioni a sud-ovest della zona di Sarajevo, e "valacche" quelle poste a nord-est nelle aree del monte Vlasic, della "Romanija" e della "Stari Vlah": i due gruppi, riconducibili a zone geografiche maggiormente montuose, dovevano essere separati nel medioevo da una lunga fascia di fondovalle abitata da popolazione di lingua slava, da Banja Luka verso il Montenegro e passante per Travnik e Sarajevo.
In sostanza sia i Morlacchi che i Valacchi della Bosnia ed Erzegovina erano un popolo di pastori, parzialmente separati fra loro, che vivevano sulle montagne Dinariche (note anche come Balcani occidentali), alla continua ricerca di pascoli migliori per i loro greggi di pecore. Essendo pastori che ogni anno si trasferivano con la pratica della transumanza stagionale in Macedonia[4] e nei Balcani meridionali, è plausibile che potessero avere frequenti scambi, e quindi anche legami linguistici, sia fra loro che con altre popolazioni di lingua neolatina presenti a sud-est, come quelle che originarono le attuali minoranze aromene ed, in parte, anche il popolo rumeno.
In generale esiste, nelle fonti, una discreta sovrapposizione e confusione fra gli etnonimi Valacco, Morlacco, Romeno, Aromeno, Istroromeno, tutti etnonimi indicanti popolazioni di origine linguistica latina all'interno dei Balcani: minore confusione esiste con i Dalmati e la lingua dalmata, tuttavia alcuni linguisti sostengono che quest'ultima fosse piuttosto simile al morlacco, quantomeno a quello parlato a ridosso della Dalmazia.
Intorno all'anno mille i Valacchi (di solito chiamati dagli Slavi con il nome "Vlasi") erano la maggioranza della popolazione nella zona più montuosa del centro delle Alpi Dinariche, nella zona che oggi corrisponde alla regione a nord di Sarajevo, dove le montagne sono ancora chiamate "Romanija" [5]. Rispetto alla Romanija attuale, l'areale montuoso di lingua latina nel medioevo doveva essere più vasto, includendo anche l'area dei monti "Vlasic" [6] a nord-ovest (non distante da Banja Luka) e della "Stari Vlah" (Vecchia Valacchia) a sud-est.
Dopo il secolo XI questi Valacchi della Bosnia ed Erzegovina cominciarono progressivamente ad usare la lingua slava, pur mantenendo molti vocaboli di origine latina. In questi secoli i Morlacchi di Konjic, nel nord-Erzegovina, hanno creato molti "Stecci" (pietre tombali) di alto livello artistico.[7] E studiosi come Marian Wenzel asseriscono che questi Stecci sono associati a culti religiosi dell'antica Roma (ripresi dal Bogomilismo nei Balcani medioevali) sopravvissuti agli "onslaught of the Slavs" (massacri degli Slavi), ossia propri degli Illiri romanizzati superstiti.[8]
Fino al XIV secolo sono attestate diverse comunità di "Vlasi" residui, come ad esempio i Bobani, Gorni, Boljuni, Banjani, Bunjevci[9], etc.:
«... abbiamo la possibilita’ di sapere che i Morlacchi (detti “Vlasi”) erano 35.000 in Erzegovina alla fine del Quattrocento.[10]»
Con le invasioni turche del primo Rinascimento i Valacchi ed i Morlacchi della Bosnia e dell'Erzegovina cominciarono a scomparire non solo linguisticamente, ma anche come un gruppo etnico in quanto assimilati dai mussulmani o costretti a migrare altrove. Secondo alcuni studiosi furono le prime e le principali popolazioni locali a convertirsi all'islam, e diventarono il nucleo centrale degli attuali Bosgnacchi.
Molti migrarono verso la costa dalmata, aggregandosi ai Morlacchi posti sotto il dominio veneto, e con essi si spostarono verso nord-ovest raggiungendo l'Istria .[11] Altri, come i Bunjevici, migrarono invece verso l'entroterra e verso la valle del Danubio. Del resto lo storico Carlo De Franceschi riferisce, nel suo libro l'Istria del 1879, che nel Cinquecento alcune famiglie morlacche si trasferirono nell'area di Rovigno, nell'Istria meridionale, secondo cronache storiche parzialmente scritte in lingua istriota: "...Ma già nel 1525 Morlacchi della Dalmazia interna (Erzegovina) vennero trasportati in una contrada del territorio di Rovigno, dove fondarono un villaggio (la Villa di Rovigno), e nel seguente anno 1526 ottennero d'aver un proprio zupano. Più tardi, nel 1596, il capitolo di Rovigno concesse loro di avere cappellano di loro nazione, di nomina ed a dispendio di esso capitolo... Tutt' i Morlacchi venuti ad abitare in Istria durante la reggenza del Correr (nel 1650) ascendono a 279 famiglie con 2.200 anime. Ne sarebbero venuti in molto maggior numero, se non fosse sopraggiunta la peste in Dalmazia, e se i vecchi abitanti non avessero spaventati con insolenze, temerità e litigi i nuovi venuti, mal vedendo che i terreni liberi che essi volevano godere ed usurpare, vengano dati ai nuovi abitanti..."[12]
Sporadiche comunità parlanti latino possono essere sopravvissute molto a lungo incluse fra la popolazione slava: l'accademico Malcolm afferma ad esempio che dei viaggiatori veneziani hanno scritto che alla fine del Cinquecento i Valacchi dell'Erzegovina meridionale – vicino alle foci della Narenta – ancora parlavano "Latin, though in a corrupted form" ([neo-]latino, anche se in forma corrotta).
Ai tempi di Napoleone praticamente non sono più attestati Valacchi in Bosnia ed Erzegovina, ma vi è però memoria della loro presenza.
Probabilmente alcuni pastori hanno continuato a identificarsi come "Valacchi", sebbene parlanti ormai lo slavo, anche fino all'inizio della prima guerra mondiale, come alcuni etnologi hanno cercato di scoprire (anche se senza successo, secondo lo studioso Noel Malcolm [13]).
Recenti studi su piccoli gruppi isolati di "valacchi" o "morlacchi", noti o attestati fino ad oggi, dimostrano però che potrebbero avere origini diverse ed in particolare più meridionali: ad esempio i "Karavlachs" della Bosnia, circa 2000 individui, sono risultati avere un'origine in popolazioni ortodosse sia rom che aromene, e che provennero dalla Romania nel Settecento [14]
Romanija
[modifica | modifica wikitesto]La Romanija, è probabilmente la regione della Bosnia ed Erzegovina attuale dove la memoria dell'origine Latino-Valacca è più forte. Questa regione montagnosa di circa 2000 km² a nord di Sarajevo ancora oggi produce latticini tipici dei "Vlasi".[15].
Bisogna anche precisare che negli ultimi anni del Novecento la sua superficie risultava dimezzata rispetto ai primi dell'Ottocento, quando raggiungeva la Drina; e che per l'accademico Marko Vego [6] la Romanija agli inizi del Rinascimento era molto maggiore, raggiungendo l'area di Banja Luka (dove attualmente vi si trova il cosiddetto "Monte Vlasic", o monte dei Vlasi).
Inoltre alla fine della guerra di Bosnia nel 1996 è stata costituita amministrativamente la Regione della Sarajevo-Romanija, che è una delle 7 regioni della Repubblica Serba e che è situata nell'est della Bosnia. La città di Vlasenica, una delle maggiori della regione, era uno dei principali centri dei Vlasi (dai quali prende il nome).
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Vladislav Sotirović, The Balkan Valchs, su scribd.com. URL consultato il 14 dicembre 2022 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2016). Ospitato su Scribd.com.
- ^ Cosma.
- ^ Nicola Antolini, Slavi e Latini in Istria tra cinquecento e novecento: origini storiche e problemi del contesto multietnico istriano, su storicamente.org, Università di Bologna - Dipartimento di Storia Culture Civiltà. URL consultato il 16 settembre 2022.
- ^ (EN) Dr. Tom J. Winnifrith, The Vlachs of Macedonia, su Farsharotu.org. URL consultato il 16 settembre 2022.
- ^ Donna arumena/vlach canta una canzone tipica dei monti Romanija vicino a Sarajevo [collegamento interrotto], su YouTube.
- ^ a b Vego.
- ^ (EN) Česmina glava necropolis with stećak tombstones in Odžaci, the historic site, su kons.gov.ba (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2014).
- ^ Merzel, p. 105.
- ^ (EN) Bojan Todosijević, Why Bunjevci did not Become a Nation: A Case Study (PDF), in East Central Europe, vol. 29, n. 1-2, pp. 59-72 (archiviato dall'url originale il 28 gennaio 2005). Ospitato su Ceu.hu.
- ^ Malcolm.
- ^ (EN) The Vlach Connection and Further Reflections on Roman History, su friesian.com. URL consultato il 16 settembre 2022.
- ^ De Franceschi, p. 357.
- ^ Malcolm, The Vlachs in Bosnia . Ospitato su Farsharotu.org. URL consultato il 16 settembre 2022.
- ^ (EN) Biljana Sikimić, Karavlachs in Bosnia and Herzegovina Today, in B. Sikimić e T. Ašić (a cura di), The Romance Balkans, Belgrade, Institute for Balkan Studies, 2008, pp. 227-246. Ospitato su academia.edu. Una mappa dei loro insediamenti è a p. 230.
- ^ (EN) Milk production in Romanija.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Asterios I. Koukoudis, The Vlachs: Metropolis and Diaspora, New York, Barnes & Noble, 2003, ISBN 960-7760-86-7.
- (RO) Ela Cosma, Vlahii Negri [Valacchi neri]. Silviu Dragomir despre identitatea morlacilor (PDF), Silviu Dragomir – 120 ani de la nastere, Cluj-Napoca, 13 marzo 2008, Oradea, Editura Universităţii din Oradea, 2008, p. 124. URL consultato il 15 settembre 2022.
- Carlo De Franceschi, L'Istria. Note storiche, Parenzo, Tipografia Gaetano Coana, 1879. URL consultato il 15 settembre 2022. Ospitato su Internet Archive.
- (EN) Noel Malcolm, Bosnia: A Short History, New York, New York University Press, 1994.
- (EN) Marian Merzel, A Medieval Mystery Cult in Bosnia and Herzegovina, Sarajevo. Ospitato su Scribd.com.
- (EN) Douglas A. Phillips, Bosnia and Herzegovina, Philadelphia, Chelsea House, 2004.
- (FR) Nicolas Trifon, Les Aroumains. Un peuple qui s'en va, Paris, 2006, ISBN 2-909899-26-8.
- (HBS) Marko Vego, Iz-istorije-srednjovjekovne-Bosne-i-Hercegovine, Sarajevo, Nisro, 1980. Ospitato su Scribd.com.
- (EN) Tom Winnifrith, Romanized Illyrians & Thracians, ancestors of the modern Vlachs, London, Badlands-Borderland, 2006, ISBN 0-7156-3201-9.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Valacchi
- Valacchia morava
- Morlacchi
- Morlacchia
- Regione della Sarajevo-Romanija
- Romanija
- Dalmati italiani
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Octavian Ciobanu, The emergence of Vlach necropolises with petroglyphs in Western Balkans, in Journal of Ethnology and Culturology / Revista de Etnologie şi Culturologie, XXV. Ospitato su academia.edu.
- (EN) Octavian Ciobanu, Cultural appropriation of the Vlachs heritage in Balkans, International conference "Cultural Heritage and Identities", Bucarest, 15-17 novembre 2019, 2021. Ospitato su academia.edu.
- (RO, EN) Octavian Ciobanu, The heritage of Western Balkan Vlachs.