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Sugar (film 2004)

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Sugar
Butch e Cliff in una scena del film.
Lingua originaleInglese
Paese di produzioneCanada
Anno2004
Durata78 min
Rapporto1,85 : 1
Generedrammatico, sentimentale
RegiaJohn Palmer
SoggettoBruce La Bruce
SceneggiaturaTodd Klinck, Jaie Laplante e John Palmer
ProduttoreJohn Buchan e Damion Nurse
Produttore esecutivoJennifer Jonas
Casa di produzioneNew Real Films, Actra Tip e On the Stroll Productions
FotografiaJohn Westheuser
MontaggioRobert Kennedy
MusicheRavi Persaud
TruccoMolly Adey e Sylvie Mazerolle
Interpreti e personaggi

Sugar è un film indipendente canadese del 2004 diretto da John Palmer e basato su una serie di racconti di Bruce LaBruce. È interpretato da Andre Noble, Brendan Fehr, Marnie McPhail, Maury Chaykin e Sarah Polley. Noble, che ha ricevuto ottime recensioni per la sua interpretazione in Sugar, è morto poche settimane dopo l'uscita del film.[1]

Cliff, un adolescente di periferia fragile e insicuro, entra nel mondo della prostituzione maschile di strada e conosce Butch, un marchettaro poco più grande di lui che lo prende con sé. Insieme sperimenteranno le preferenze dei vari clienti, dal voyeurismo allo spanking, cercando di vivere giorno per giorno come meglio possono, nonostante i sentimenti d'amore che sbocciano in Cliff nei confronti di Butch e i problemi di tossicodipendenza di quest'ultimo.

Le riprese si sono svolte a Toronto. Il film è stato girato su video e successivamente trasferito su pellicola 35 mm per l'uscita nelle sale.[2]

Distribuzione

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Sugar venne presentato in anteprima all'Inside Out Film and Video Festival di Toronto il 22 maggio 2004 e ha vinto il premio per il miglior film canadese.[3] Successivamente è stato proiettato a San Francisco, in California, il 24 giugno 2004,[2] prima di essere commercializzato in Canada il 25 giugno.[4]

Circa un mese dopo l'uscita commerciale del film, l'attore protagonista Andre Noble morì di avvelenamento accidentale dopo aver ingerito dell'aconito durante un campeggio.[5]

Dennis Harvey di Variety ha elogiato le interpretazioni principali di Noble e Fehr, aggiungendo: "Sugar sfoggia gli attesi elementi outre - sesso, droga, autodistruzione sconsiderata - ma ha anche venature di tenerezza, pathos e abilità registica... Nonostante gli aspetti aspri del racconto e l'eventuale svolta tragica, Sugar mantiene un tenore quasi stravagante che riflette la prospettiva di Cliff che accetta innocentemente il walk-on-the-wide-side."[2] Michael Wilde, scrivendo per The Advocate, ha elogiato le interpretazioni del film, scrivendo: "Sia Fehr che Noble fanno un lavoro eccellente [e] il cast di supporto, inclusa la cara indie Sarah Polley, offre un sacco di umorismo con le loro esibizioni eccentriche. Per quanto sia gustoso Sugar, ci tortura squisitamente con i dolori del primo amore e della perdita di qualcuno alla dipendenza."[5]

Peter Knegt di Exclaim! ha scritto: "Cliff è ovviamente diretto verso i guai, ma il film lavora duramente per evitare di diventare un ammonimento. Sugar minimizza il melodramma, in quanto l'AIDS è appena menzionato, l'accettazione da parte della famiglia di Cliff è quasi presunta e l'uso eccessivo di droghe è difficilmente condannato (anche se non è nemmeno glamour). E mentre a volte non è chiaro se alcuni eventi vengono visualizzati solo per il valore dello shock (alcune scene rasentano la pornografia soft-core), è chiaro che Sugar fa un lavoro eccezionale nell'umanizzare personaggi che raramente ricevere questo trattamento."[6]

Riconoscimenti

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  1. ^ Poisonous plant blamed in Nfld. actor's death, CTV.ca, 7 agosto 2004 (archiviato dall'url originale il 1º maggio 2009).
  2. ^ a b c Harvey, Dennis, Sugar, in Variety, 12 luglio 2004 (archiviato il 25 ottobre 2013).
  3. ^ a b "Inside Out fest names Sugar best feature". Toronto Star, 31 maggio 2004.
  4. ^ Liam Lacey, "Sugar mines truths that ain't so sweet". The Globe and Mail, 25 giugno 2004.
  5. ^ a b Michael Wilde, La Belle LaBruce, in The Advocate, 23 novembre 2004, p. 78, ISSN 0001-8996 (WC · ACNP).
  6. ^ Michael Knegt, Sugar, in Exclaim!, 1º luglio 2004 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2019).
  7. ^ Jay Stone, "Big, small get Genie nods". Kingston Whig-Standard, 9 febbraio 2005.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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