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Rosidi

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Rosidi
Euphorbia heterophylla
Intervallo geologico
Aptiano o Albiano–presente
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superrosidi
(clade)Rosidi
Classificazione Cronquist
taxon non contemplato
Ordini

Rosidi è un'ampia unità tassonomica monofiletica all'interno del clade delle Angiosperme, non presente nel precedente sistema Cronquist così com'è oggi strutturata, essendo stata introdotta solo con la moderna classificazione APG.

Si tratta di una suddivisione molto ampia, composta da 17 ordini, per un totale di 135 famiglie, aggiornato alla classificazione APG IV. In tutto sono comprese in questo clade circa 70 000 specie[1], circa un quarto di Angiospermae[2] e, insieme alle Asteridi, costituiscono le due classificazioni più ampie tra le Eudicotiledoni.

Stime dell'orologio molecolare indicano che le Rosidi si siano originate nell'Aptiano o nell'Albiano, 99,6-125 milioni di anni fa[3], tesi avvalorate dalla scoperta di piante fossili risalenti al periodo Cretacico[4].

Il nome "Rosidi" si rifà alle Rosidae, che nella classificazione tradizionale erano una sottoclasse di Magnoliopsida, e che in parte coincidono nella composizione[5]. Questa corrispondenza tra le due unità tassonomiche è stata dimostrata da Armen Takhtajan, botanico armeno, nel 1967[6], basandosi sulla descrizione del 1830 di tale gruppo di piante da parte di Friedrich Gottlieb Bartling[7][8].

Bisogna sottolineare come i due termini "Rosidae" e "Rosidi", ad oggi, non siano sovrapponibili: pur includendo in alcuni casi i medesimi ordini e famiglie, questi due gruppi nascono da criteri di classificazione totalmente differenti: ovvero la tradizionale tassonomia linneana per il primo e la moderna classificazione filogenetica per il secondo.

Non vi sono chiari apomorfismi non molecolari che accomunino tra loro le specie appartenenti al clade Rosidi[9]. Le piante qui incluse tendono ad avere perianzi con petali o sepali non fusi tra loro e una merosità dello stame maggiore di quella del calice o della corolla, ma vi sono svariate eccezioni. Generalmente le Rosidi hanno ovuli bitegmici e crassinucellati, il che è la principale differenza rispetto alle Asteridi, che invece in gran parte presentano ovuli unitegmici e tenuinucellati.

Le Rosidi, unite all'ordine Saxifragales, formano il clade noto come superrosidi, che è a sua volta con superasteridi, Gunnerales e Dilleniales contenuto nel clade delle Eudicotiledoni centrali[10].

Discendendo invece lungo l'albero filogenetico, si possono suddividere in due parti: l'ordine Vitales e le cosiddette Eurosidi, a loro volta suddivise in Eurosidi I (o Fabidi), COM e Eurosidi II (o Malvidi). Il clade COM, inserito fino alla classificazione APG III nelle Fabidi, visti i risultati degli studi più recenti andrebbe in realtà incluso nelle Malvidi, pertanto risulta al momento un incertae sedis nelle Eurosidi, in attesa degli esiti di nuovi studi[10].

La filogenesi del clade Rosidi, aggiornata alla classificazione APG IV, si presenta come segue[10][11]:


Vitales

Eurosidi
Eurosidi I (Fabidi)

Zygophyllales

Fabales

Rosales

Fagales

Cucurbitales

COM (incertae sedis)

Celastrales

Oxalidales

Malpighiales

Eurosidi II (Malvidi)

Geraniales

Myrtales

Crossosomatales

Picramniales

Sapindales

Huerteales

Brassicales

Malvales

Con l'aggiornamento alla classificazione APG IV del 2016 si sono mantenuti i 17 ordini già presenti nella APG III, mentre ci sono stati invece cambiamenti tra le famiglie in essi contenuti.

Gli ordini contrassegnati con (*) presentano alcune modifiche al loro interno rispetto alla classificazione precedente, introdotta nel 2009[10]:

Con l'aggiornamento alla classificazione APG IV del 2016 nel genere sono state incluse un totale di 135 famiglie, per il loro elenco completo si rimanda alle voci Eurosidi I, COM ed Eurosidi II[10].

  1. ^ (EN) Hengchang Wang et al., Rosid radiation and the rapid rise of angiosperm-dominated forests, in Proceedings of the National Academy of Sciences, vol. 106, n. 10, Chicago, 10 Marzo 2009, pp. 3853–3858, Bibcode:2009PNAS..106.3853W, DOI:10.1073/pnas.0813376106, PMID 19223592.
  2. ^ (EN) Robert W. Scotland e Alexandra H. Wortley, How many species of seed plants are there?, in Taxon, vol. 52, n. 1, 2003, pp. 101–104, DOI:10.2307/3647306.
  3. ^ (EN) Susana Magallón e Amanda Castillo, Angiosperm diversification through time, in American Journal of Botany, vol. 96, n. 1, 1º gennaio 2009, pp. 349–365, DOI:10.3732/ajb.0800060, PMID 21628193.
  4. ^ (EN) Davies, T.J. et al., Darwin's abominable mystery: Insights from a supertree of the angiosperms, in Proceedings of the National Academy of Sciences, vol. 101, n. 7, 17 febbraio 2004, pp. 1904–1909, Bibcode:2004PNAS..101.1904D, DOI:10.1073/pnas.0308127100, PMID 14766971.
  5. ^ (EN) Michael G. Simpson, Plant Systematics (Second Edition), Academic Press, 1º gennaio2010, pp. 275–448, DOI:10.1016/b978-0-12-374380-0.50008-7, ISBN 978-0-12-374380-0. URL consultato il 20 dicembre 2020.
  6. ^ (RU) Armen Leonovich Takhtajan, Systema et Phylogenia Magnoliophytorum, Mosca, Izd-vo Nauka, 4 febbraio 1967, p. 264.
  7. ^ (LA) Friedrich Gottlieb Bartling, Ordines Naturales Plantarum, Gottinga, Sumptibus Dieterichianis, 1830, p. 230.
  8. ^ (EN) Etimologia della sottoclasse Rosidae, su plantsystematics.org. URL consultato il 22 dicembre 2020.
  9. ^ (EN) Kevin de Queiroz, Philip D. Cantino e Jacques A. Gauthier, Phylonyms: A Companion to the PhyloCode, CRC Press, 30 aprile 2020, p. 1686, ISBN 978-0-429-82120-2. URL consultato il 22 dicembre 2020.
  10. ^ a b c d e (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  11. ^ (EN) Michael Moore et al., Phylogenetic Analysis of the Plastid Inverted Repeat for 244 Species: Insights into Deeper-Level Angiosperm Relationships from a Long, Slowly Evolving Sequence Region, in International Journal of Plant Sciences, vol. 4, n. 172, Chicago, Università di Chicago, aprile 2011, pp. 541-558, DOI:10.1086/658923.

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