La provincia di Lecce è una provincia italiana della Puglia di 764 418 abitanti[2] con capoluogo Lecce, la seconda più popolosa della regione dopo la città metropolitana di Bari. È inclusa totalmente nella regione geografica del Salento ed è la più orientale d'Italia.
La provincia di Lecce ha ereditato il suo stemma dall'antica provincia di Terra d'Otranto, il cui territorio coincideva, grosso modo, con quello delle odierne province di Lecce, Taranto e Brindisi.
La provincia di Lecce, estesa per 2.759,39 chilometri quadrati (il 14,3% del territorio pugliese), è la terza provincia per estensione territoriale della regione dopo quelle di Foggia e di Bari.
La provincia, inclusa totalmente nella regione storica del Salento, è sostanzialmente pianeggiante. A nord si estende la pianura salentina (o Tavoliere di Lecce) che costituisce un vasto e uniforme bassopiano caratterizzato da poderosi strati di terra rossa e dall'assenza di corsi d'acqua di superficie per via della natura carsica del terreno che presenta innumeroveli inghiottitoi (chiamati vore o capoventi), punti di richiamo delle piovane che convogliono l'acqua nel sottosuolo alimentando veri e propri fiumi sotterranei. A sud si elevano i modesti rilievi collinari delle serre salentine la cui altezza massima raggiunge i 196 m s.l.m. con la Serra dei Cianci in territorio di Alessano.[3]
La fascia costiera, lunga 222 km[4], è caratterizzata da spiagge di sabbia fine, con affioramenti di acque freatiche e bacini retrodunali, intervallate da lunghi tratti rocciosi e alte falesie che sprofondono nel mare. Lungo la costa adriatica meridionale si concentrano numerose grotte naturali come la Grotta Zinzulusa. Fanno parte del territorio anche i bacini costieri dei Laghi Alimini (Alimini Grande e Alimini Piccolo), situati a nord di Otranto, e l'area paludosa delle Cesine. I principali corsi d'acqua (Idume, Giammatteo, Brunese, Idro) sono piccoli rivoli alimentati da sorgenti freatiche a pochi passi dal mare Adriatico, mentre numerosi bacini di bonifica si estendono nel retroduna di entrambe le coste.
Il Salento e in particolare la provincia di Lecce non ha montagne, ma piccole colline che difficilmente raggiungono i duecento metri sul livello del mare. Sono conosciute con il nome di serre o Murge salentine e geograficamente rappresentano le continuità meridionali delle Murge che possono considerarsi le loro sorelle maggiori.
Otranto dal bastione dei PelasgiLitorale di Marina Serra
La fascia costiera della provincia è ricoperta di una rigogliosa macchia mediterranea e di folte pinete. La costa si presenta alta e rocciosa con scogliere a picco sul mare sul versante adriatico da Otranto fino a Santa Maria di Leuca e sullo Ionio nel tratto compreso fra Gallipoli e le marine di Nardò. Il resto della costa è bassa e sabbiosa. In alcune aree vi è la presenza di ampi tratti di dune e di zone paludose.
I comuni della provincia che si affacciano direttamente sul mare sono 27 sui 96 totali. Il comune di Castrignano del Capo, nel quale ricade la marina di Santa Maria di Leuca, è bagnato da entrambi i mari.
Questo se si considera Punta Meliso, la punta del santuario di Leuca, il confine dei due mari.
Motto del Salento è diventata l'espressione "lu sule, lu mare e lu jentu" che riassume i tre elementi principali del territorio: il sole, il mare e il vento. Facendo riferimento alla ventosità, i venti principali sono due: lo Scirocco da sud portatore di afa e instabilità e la Tramontana da nord che porta aria secca e fredda.
Il clima della provincia è fondamentalmente mediterraneo ma con punte continentali, riscontrabili specialmente d'inverno. Nel periodo freddo (segnatamente nei mesi di dicembre e soprattutto gennaio) non sono rari episodi di freddo intenso, con minime notturne sotto zero, dovute a cieli sereni e venti assenti immediatamente successivi ad avvezioni di aria gelida da est e raramente la neve.
L'estate è in genere calda, afosa, umida e particolarmente siccitosa e con massime in talune condizioni superiori ai 40 °C, specie nelle zone più interne con venti molto secchi da sud-ovest, anche se non sono rari i temporali estivi. Le precipitazioni, concentrate soprattutto nel periodo invernale e autunnale, si attestano mediamente sull'ordine di 600 mm di pioggia annuali.
Stemma d'Aragona, da cui deriva lo stemma della Provincia di LecceGonfalone della provincia
Lo stemma e il gonfalone della provincia di Lecce sono stati riconosciuti con decreto del capo del governo del 30 novembre 1933.[8]
Stemma
«D'oro, a quattro pali di rosso, al delfino stizzoso, al naturale, guizzante in palo sul tutto, con la coda in alto e la testa in basso, volta a destra, imboccante la mezza luna d'argento, parimenti volta a destra.»
Esso deriva dall'antico stemma della Terra d'Otranto, che a sua volta deriva dallo scudo araldico degli Aragona, che nel corso del XIV-XV secolo possedevano gli attuali territori della provincia di Lecce. La leggenda fa risalire a Goffredo il Villoso l'origine di tale stemma, visibile in tutta l'Europa Mediterranea, costituito da quattro pali rossi su fondo d'oro. Secondo il Libre de feyts d'Arms de Catalunya, Carlo il Calvo per premiare Goffredo che aveva valorosamente combattuto al suo fianco, intinse quattro dita nel sangue che scorreva copioso dalle ferite e le passò sullo scudo del conte che a quel tempo era completamente senza contrassegni, dando così vita ai "pali catalani". Lo stemma della provincia di Lecce, oltre ad avere il classico "Scudo d'Aragona" è caricato con un delfino "stizzoso" che afferra in bocca una mezzaluna. Tale elemento araldico venne aggiunto nel corso del XV-XVI secolo quando il Salento si ergeva a "bastione" contro i turchi, infatti la mezzaluna è proprio uno dei simboli di tale popolazione, che nel corso soprattutto dei secoli XV-XVI effettuavano numerose incursioni nel Mediterraneo.
Gonfalone
«Drappo di colore giallo al palo di bianco.»
Bandiera
Drappo di giallo, al palo di bianco caricato al centro dello stemma provinciale.
Duomo di Lecce: collocato nell'omonima piazza, fu costruito una prima volta nel 1144, poi nel 1230. Venne ricostruito per volere del vescovo Luigi Pappacoda dall'architetto leccese Giuseppe Zimbalo a partire dal 1659 a cui si deve anche l'attigua torre campanaria alta 70 metri circa e suddivisa in 5 piani con finestre molto slanciate; termina con una loggia ottagonale. Il Duomo è dedicato a Maria Santissima Assunta.
Basilica di Santa Croce: monumento simbolo del barocco leccese, fu costruita a cavallo di due secoli, dal 1549 al 1695, su disegni di Gabriele Riccardi e da architetti del calibro di Cesare Penna e Giuseppe Zimbalo. Il prospetto, ricco di simboli, statue e decorazioni, si divide in tre sezioni. L'interno, a croce latina e a tre navate, è di pura forma basilicale.
Chiesa di Sant'Irene dei Teatini: fu edificata a partire dal 1591 su progetto del teatino Francesco Grimaldi. Presenta una grandiosa facciata composta da due assetti stilistici sovrapposti. Sulla trabeazione è posta un'iscrizione dedicata a Santa Irene: «Irene virgini et martiri». L'interno, a croce latina e ad una sola navata, si modula in modo molto più sobrio rispetto al prospetto esterno, presentando, per ogni lato, tre profonde cappelle, comunicanti tra loro, caratterizzate da volte ellittiche illuminate a luce naturale. Presenta molti altari e ospita numerosissime tele di inestimabile valore artistico.
Chiesa di San Giovanni Battista: fu realizzata nel 1690-91 dallo Zimbalo. Il prospetto, ricco di decori barocchi, colonne, capitelli, statue, trofei di fiori, è diviso in due ordini da una balaustra. L'interno, a pianta a croce greca, presenta ricchi altari. Il pulpito è l'unico delle chiese leccesi ad essere realizzato in pietra leccese. La copertura è a capriate lignee; la realizzazione della cupola fu sconsigliata per le grandi dimensioni della campata.
Chiesa di San Matteo: fu nel 1667 dai disegni dell'architetto Giovann'Andrea Larducci e presenta gli elementi architettonici tipici delle chiese del pieno periodo barocco dell'Italia centrale. Il suo accordo plastico composto dall'ordine inferiore convesso e il superiore concavo, infatti, è poco usuale tra i monumenti dell'arte del Salento e di Lecce.
Basilica Cattedrale Santa Maria Assunta a Nardò: l'attuale cattedrale sorge, probabilmente, sul luogo dove, un tempo, fu fondata l'antica chiesa di Sancta Maria de Neritorio, ad opera di alcuni monaci orientali che nel VII secolo sfuggirono alle persecuzioni iconoclaste. Il cenobio, dedicato alla Madonna Assunta, è presente sin dal 1088. Il corpo dell'edificio fu modificato nel corso dei secoli; a partire dal 1354, in seguito a danneggiamenti provocati da un sisma, fino agli ultimi anni dell'Ottocento, quando la facciata fu riportata al suo aspetto più classico.
Chiesa Madre dei Santi Pietro e Paolo a Galatina: fu costruita ex novo nel 1633 sull'area di un precedente edificio sacro. Di notevole interesse gli affreschi della volta, gli altari in marmo policromo, l'antico cappellone del Sacramento, le tele e le statue. Nel 1663, per volere di Mons. Adarzo de Santander, Vescovo di Otranto, la facciata fu impreziosita con l'aggiunta di tre portali commissionati a Giuseppe Zimbalo e vennero realizzate anche le nicchie e i santi che in esse sono posizionate.
Chiesa Madre di TrepuzziChiesa di Maria Santissima Assunta in Cielo a Trepuzzi: L'edificio era originariamente intitolato a San Pietro Apostolo come attesta il documento redatto a seguito della visita pastorale di mons. Luigi Pappacoda, avvenuta il 4 maggio 1640. Solo più tardi, a partire dal 1792, viene indicata come titolare della chiesa la Madonna Assunta, protettrice di Trepuzzi. La costruzione in carparo e in pietra fu eretta nel 1603, come indica l'iscrizione posta sulla facciata, sotto lo stemma civico: AL SINDACATO: DI PROSPERO PERRONE NELL'ANNO 1603.
Chiesa di Santa Maria della Croce in Casaranello a Casarano: è tra i più antichi luoghi di culto cristiano del mondo (solo cinque edifici sono più vecchi), con mosaici paleocristiani bizantini a tessere policrome del V secolo e affreschi di età medievale (XI-XIV sec.) raffiguranti, tra l'altro, Santa Barbara, il Cristo Pantocratore, Santa Caterina d'Alessandria e Santa Margherita d'Antiochia.
Ex Chiesa Cattedrale dell'Annunziata a Castro: a croce latina, fu costruita nel 1171, probabilmente sulle rovine di un tempio greco. Si compone di una sola navata terminante in tre absidi. I continui interventi e rifacimenti nel corso dei secoli, hanno sensibilmente alterato la struttura originaria in stile romanico.
Santuario del SS. Crocifisso della Pietà a Galatone: fu costruito fra il 1683 e il 1694 sulle fondamenta di una precedente chiesa risalente al 1623, crollata rovinosamente nel febbraio del 1682. L'antica chiesa venne innalzata per custodire un'icona raffigurante il SS. Crocifisso della Pietà (XIV secolo) ancora oggi presente al centro dell'altare maggiore. Fu elevata a Santuario nel 1796 da papa Pio VI.
Chiesa di San Vitale Martire a Marittima: La chiesa, in stile neoclassico, è a pianta quadrangolare, suddivisa in tre navate, culminanti con altrettanti altari. Sui quattro pilastri centrali poggia una cupola semisferica, recante nell’intradosso un affresco, molto ben curato, come anche le restanti decorazioni pittoriche.
Lungo tutto il litorale della provincia è possibile ammirare delle torri cinquecentesche fatte costruire da Carlo V per difendere il territorio salentino dalle incursioni dei Saraceni. Se ne contano attualmente circa un'ottantina
La provincia è ricca di monumenti megalitici (dolmen e menhir), disseminati sul tutto il territorio e in misura maggiore nei comuni del versante orientale. Tra i più alti monumenti megalitici italiani si può citare il menhir de Santu Totaru, che si trova nel territorio comunale di Martano.
La provincia di Lecce è prima in Italia per produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici, con una produzione di 893,1 GWh nel 2018. L'energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici, nel 2018, ha soddisfatto il 40,0% dei consumi della provincia. Il 99,95% dell'energia prodotta in provincia di Lecce proviene da fonti rinnovabili.[11]
Appartengono alla provincia di Lecce i seguenti 96 comuni (il che ne fanno la provincia con il maggior numero di essi su tutto il territorio pugliese):
In grassetto sono indicate le città metropolitane. In luogo delle province, in Sicilia vi sono i liberi consorzi comunali; in Valle d'Aosta le funzioni della provincia sono espletate direttamente dalla regione, in Friuli-Venezia Giulia le province sono state abolite come enti amministrativi e rimangono esclusivamente come unità territoriali sovracomunali non amministrative; mentre in Trentino-Alto Adige le province sono enti autonomi sui generis.