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Philippe de Monte

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Philippe de Monte

Philippe de Monte (Mechelen, 1521Praga, 4 luglio 1603) è stato un compositore fiammingo. Prolifico madrigalista, si espresse con grande autorevolezza nelle messe e nei brani religiosi. È stato senza dubbio, e resta, uno dei grandi del suo tempo[1].

Philippe de Monte (il cognome è una italianizzazione del fiammingo "Van den Berge") ricevette i primi insegnamenti dell'arte musicale nella Cattedrale di San Rombaldo della sua città, dove faceva parte del coro. La sua storia di compositore ebbe come teatro mezza Europa: a partire dalle Fiandre, la Germania, l'Italia, l'Austria, l'Inghilterra e la Boemia. Spirito indipendente e amante del viaggiare, si spostò sempre spesso, sicché a volte risulta difficile seguirne i movimenti, almeno sino al 1568. Dai contemporanei De Monte venne descritto come un uomo pacato, sensibile, dai modi gentili come quelli di una giovane.

Nel 1540 fu certamente a Napoli, dove per quattro anni insegnò musica presso Gian Vincenzo e Cosma Pinelli, suoi allievi.
Nel 1544, a 33 anni, si trasferì a Roma, impiegato presso il cardinale Orsini, e pubblicò il suo primo libro di madrigali a 5 voci. Quest'opera contribuì non poco a procurargli una vasta reputazione, specie presso l'alto clero e le famiglie nobili italiane, come si deduce dalla dediche che egli premetteva alle sue composizioni.

Nel 1554 lo troviamo ad Anversa, chiamato da Filippo II di Spagna durante il periodo in cui costui fu sposato alla regina d'Inghilterra Maria Tudor (o Maria "la cattolica"), affinché dirigesse la sua cappella reale inglese. Ma De Monte, ancora giovane, non amava avere padroni e restare troppo a lungo nello stesso posto. Pertanto l'incarico di Filippo II non durò a lungo ed egli tornò in Italia, per poi continuare a viaggiare sino al 1568 quando, mentre si trovava a Roma, fu chiamato dall'imperatore Massimiliano II d'Asburgo a sostituire Jacobus Vaet in qualità di Maestro di Cappella della corte imperiale.

Questo incarico e le incombenze che ne derivavano, che egli peraltro conservò sinché visse, lo dovettero impegnare assai e lo condussero a Vienna e a Praga, secondo le necessità della corte, limitando i suoi spostamenti. Ma non del tutto: tornò infatti nei Paesi Bassi nel 1570 e nel 1582 si recò ad Augusta, dove risiedeva l'amico banchiere Giovanni Fugger, al quale aveva dedicato una composizione; nel 1593 fu anche a Ratisbona, al seguito dell'imperatore Rodolfo II d'Asburgo, figlio di Massimiliano, che si recava alla Dieta. E, in quella occasione, conobbe Orlando di Lasso.

Rientrato a Praga, sempre come Maestro di Cappella, vi conobbe il connazionale Carolus Luython. Morì nella stessa città qualche anno più tardi, il 4 luglio del 1603.

Orlando di Lasso

La produzione di De Monte, assai copiosa e in prevalenza di carattere religioso, è indiscutibilmente di livello assai elevato, sia sotto il profilo dell'espressività che sotto quello della tecnica. Fu infatti più volte paragonato a Orlando di Lasso, e di lui fu detto che con Palestrina e Di Lasso, il madrigale toccava il punto più alto del suo tempo. Il Mann afferma che i madrigali di De Monte, già dalla prima pubblicazione del 1544, « sono i primi e più maturi frutti delle composizioni a 5 voci » (Brian Robert Mann, 1983)[2].
In realtà De Monte non può essere considerato sul medesimo piano di Di Lasso. Egli non attinge ai vertici dell'universalità di quest'ultimo e appare anche più limitato nel tipo di atmosfere musicali che riesce ad evocare (dal gioioso al penitenziale) rispetto agli altri grandi del suo tempo. Vi è però da considerare che si tratta pur sempre di un autore « innovativo, con uno stile in continua evoluzione e l'uso frequente di cromatismi e di tessiture omofoniche » (Lindell, 2001)[3]. E inoltre che « la dolcezza e la delicata sensibilità della sua natura si accordano particolarmente con le tendenze elegiache del madrigale italiano » (Charles Van den Borren, 1961)[4].

Nato nella patria nordica del madrigale e cresciuto nella scuola italiana, De Monte s'innamorò della forma e dell'espressione madrigalistica. Ciò spiega la vastissima produzione di madrigali che egli compose in numero superiore a quelli di tutti i suoi contemporanei, a differenza della "canzone francese" di cui si trovano esempi solo nelle raccolte collettive.
De Monte appartiene comunque alla terza generazione dei madrigalisti che, con l'uso sistematico e strutturale della dissonanza, aprirà le porte al "novello stile" del Banchieri e alle "dolcissime follie" di Gesualdo.

Ma il genere prediletto da De Monte resta comunque la Messa e la composizione religiosa, anche solo considerando il numero di opere giunte sino a noi. Dalla composizione della Messa, così articolata e ispirata, e che egli tratta con estrema abilità e sensibilità, emerge l'identificazione di De Monte con la spiritualità liturgica, nonché tutta la sua capacità virtuosistica. Diversi brani, inoltre, ci mostrano la particolare pietas con cui De Monte trattava i testi sacri. Ad esempio il mottetto a 6 voci "O bone Jesu", (C. Van den Borren, 1951)[4]. Ciò contribuisce a disegnare meglio la sua variegata ma coerente personalità.

Massimiliano II d'Asburgo
  • 40 Messe
  • 260 composizioni sacre
  • 1100 madrigali profani raccolti in 35 libri così suddivisi:
    • 1 libro a 3 voci
    • 4 libri a 4 voci
    • 19 libri a 5 voci
    • 8 libri a 6 voci
    • 3 libri a 7 voci
  • 5 libri di madrigali spirituali
  • 9 libri di mottetti a 4, 5 e 6 voci
  • Altri madrigali profani pubblicati in raccolte miste collettive

De Monte pubblicò sempre in Italia, anche opere con testo tedesco.

Una stesura dell'Opera completa di De Monte fu iniziata nel periodo fra le due guerre da Van Doorslaer, Van Nuffel e Van den Borren. Sino al 1957 essa comprendeva 31 volumi con 22 Messe, 1 libro di Magnificat, 1 libro di madrigali profani, 1 libro di madrigali spirituali, diversi mottetti, canzoni francesi e brani da intavolatura per liuto. Il lavoro si arrestò probabilmente in quegli anni.

Maria la cattolica nel 1544
  • Alexander Utendal & Philippus de Monte, Motets, Capilla Flamenca e Oltremontano, 2002 (Passacaglia 937).
  1. ^ Charles Van den Borren, "Philippe de Monte", Librairies Larousse, Parigi, 1951.
  2. ^ Robert Mann, "The secular madrigals of Filippo de Monte". Ann Arbor, 1983
  3. ^ Robert Lindell, "Philippe de Monte". In: NGroveD, 2001
  4. ^ a b Dictionnaire Musical Larousse, 1951
  • Charles van den Borren: Philippe de Monte in: Larousse de la Musique. 1961.
  • Charles van den Borren: Philippe de Monte, Librairies Larousse, Parigi. 1951.
  • Carmelo P. Comberiati: Late Renaissance Music at the Habsburg Court: Polyphonic Settings of the Mass Ordinary at the Court of Rudolf II (1576–1612). New York. 1987.
  • Georges van Doorslaer: La Vie et les Œuvres de Philippe de Monte, Bruxelles, 1921.
  • Alfred Einstein: The Italian Madrigal., Princeton, 1949.
  • Robert J. W. Evans: Rudolf II. and his world, Londra, 1997.
  • Robert J. W. Evans: Das Werden der Habsburger Monarchie 1550–1700, Vienna, 1986.
  • RaymondGobin: The Madrigal Cycles of Philippe de Monte. Ann Arbor, 1984.
  • Elisabeth Theresia Hilscher: Mit Leier und Schwert. Die Habsburger und die Musik, Graz, 2000.
  • Thorsten Hindrichs: Philipp de Monte (1521-1603) - Komponist, Kapellmeister, Korrespondent, Gottinga, 2002.
  • Thorsten Hindrichs: Die Hofkapelle Kaiser Maximilians II. auf dem Reichstag zu Speyer 1570 und während seiner Wahl zum polnischen König 1576. Zur »musikalischen Propaganda« in der frühen Neuzeit. In: "Mitteilungen der Arbeitsgemeinschaft für mittelrheinische Musikgeschichte", 2002.
  • Robert Lindell: Studien zu den sechs - und siebenstimmigen Madrigalen von Filippo di Monte. Ann Arbor, 1980.
  • Robert Lindell: Filippo di Montes Widmungen an Kaiser Rudolf II. – Dokumente einer Krise?. in: "Festschrift Othmar Wessely zum 60". Tutzing, 1982.
  • Robert Lindell: Die Neubesetzung der Hofkapellmeisterstelle am Kaiserhof in den Jahren 1567–1568: Palestrina oder Monte?. in: "Studien zur Musikwissenschaft", 1985.
  • Robert Lindell: Das Musikleben am Hof Rudolfs II.. in: "Prag um 1600 – Kunst und Kultur am Hofe Rudolfs II., Ausstellungskatalog" Kulturstiftung Ruhr (Essen), Freren, 1986.
  • Robert Lindell: Marta gentile che'l cor m'ha morto – Eine unbekannte Kammermusikerin am Hof Maximilians II.. in: "Musicologica Austriaca", 1987.
  • Robert Lindell: Camillo Zanotti's ›Madrigalia tam Italica quam latina‹ (1590) as Rudolfine State Art. in: "Prag um 1600: Beiträge zur Kunst und Kultur am Hofe Rudolfs II". (Essen), Freren 1988.
  • Robert Lindell: Die Briefe Filippo di Montes – Eine Bestandsaufnahme. In: "Studien zur Musikwissenschaft 39" 1988.
  • Robert Lindell: Relations between Musicians and Artists at the Court of Rudolf II.. In: "Jahrbuch der kunsthistorischen Sammlungen in Wien 85/86", 1989-1990.
  • Robert Lindell: The wedding of Archduke Charles and Maria of Bavaria in 1571. In: "Early Music 18", 1990.
  • Robert Lindell: New Findings on Music at the Court of Maximilian II. In: "Kaiser Maximilian II. – Kultur und Politik im 16". Jahrhundert (= Wiener Beiträge zur Geschichte der Neuzeit 19/1992), Friedrich Edelmayer e Alfred Kohler, Vienna, 1992.
  • Robert Lindell: An unknown letter of Filippo di Monte to Orlando di Lasso. In: "Festschrift für Horst Leuchtmann zum 65", Stephan Hörner e Bernhold Schmid, Tutzing, 1993.
  • Robert Lindell: Music and patronage at the court of Rudolf II. In: "Music in the German Renaissance", John Kmetz, Cambridge, 1994.
  • Robert Lindell e Brian R. Mann: Philippe de Monte. In: "New Grove Dictionary of Music and Musicians", Ediz. S.Sadie, Londra 1980- ried.2001.
  • Brian R. Mann: The secular madrigals of Filippo de Monte 1521–1603. Ann Arbor, 1983.
  • Brian R. Mann: From Berlin to Cracow: Sixteenth- and Seventeenth-Century Prints of Italian Secular Vocal Music in the Jagiellonian Library. In: "Notes 49", 1992.
  • George A. Michael: The Parody Mass Technique of Philippe de Monte, New York, 1958.
  • Piet Nuten: De madrigali spirituali van Filip de Monte, Bruxelles, 1958.
  • Paul M. Oberg: The Sacred Music of Philippe de Monte, Rochester, 1944.
  • Pietro Revoltella: Una lettera autografa di Filippo de Monte al nobile padovano Orso Orsato. In: "Rassegna veneta di studi musicali", 1986-1987.
  • Michael Silies: Die Motetten des Philippe de Monte (1521-1603) (= Abhandlungen zur Musikgeschichte, Band 16). Gottinga 2009.
  • Albert Smijers: Die kaiserliche Hofmusikkapelle von 1543–1619. In: "Studien zur Musikwissenschaft". 1922.

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