Lucio Apronio
Lucio Apronio | |
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Magistrato romano | |
Figli | Lucio Apronio Cesiano Apronia Apronia Cesiana |
Gens | Apronia |
Consolato | 8 (consul suffectus) |
Proconsolato | 20, in Africa |
Legatus Augusti pro praetore | 28, in Germania inferiore |
Lucio Apronio (latino: Lucius Apronius; fl. I secolo) è stato un senatore e militare romano, consul suffectus nell'8, con Aulo Vibio Abito, e attivo durante l'età di Tiberio.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Apronio partecipò alle conquiste di Gaio Vibio Postumo e ottenne le ornamenta triumphalia per il suo valoroso coraggio durante la rivolta dalmato-pannonica del 6-9[1] e le guerre germaniche, insieme a Aulo Cecina Severo e Gaio Silio nel 15.[2] Tornato a Roma, nel 16 fece passare, insieme a Lucio Pisone, Asinio Gallo e Papio Mutilo, una mozione in Senato che decretava giorno festivo il giorno del suicidio del sovversivo Libone Druso, le idi di settembre[3].
Nel 20 era già proconsole d'Africa in sostituzione di Furio Camillo: in occasione della sconfitta disonorevole di una coorte della Legio III Augusta contro i ribelli di Tacfarinas, Apronio punì con la decimazione i pavidi soldati per poi condurre cinquecento veterani alla vittoria contro i medesimi insorti[4]. Nel 23, insieme all'ex proconsole dell'Africa, Lucio Elio Lamia, garantì l'innocenza di un uomo accusato di rifornimento di grano ai ribelli numidi di Tacfarinas[5]. Nel 28, venne nominato legato della Germania inferiore e guidò le truppe durante l'assedio di un forte romano da parte dei Frisi, per poi essere sconfitto poco dopo nella battaglia della foresta di Baduenna.[6] È noto che ebbe almeno tre figli: Lucio Apronio Cesiano, console nel 39, e due figlie, una sposata con Gneo Cornelio Lentulo Getulico, console nel 26,[7] l'altra, Apronia, con Marco Plauzio Silvano, pretore nel 24, che poi la uccise gettandola da una finestra.[8]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (LA) Publio Cornelio Tacito, Annales.
- (LA) Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem libri duo.