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Li Shaojun

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Li Shaojun
Nome cinese
Cinese semplificato李少君
PinyinLǐ Shǎojūn
Nome giapponese
Kanji李少君
Nome coreano
Hangŭl리소군
Hanja李少君
Latinizzazione rivedutaLee Sogun
McCune-ReischauerRi Sokun

Li Shaojun[1] (李少君S, Lǐ ShǎojūnP, Li Hsiao-chünW, lett. "Li il giovane signore"; fl. II secolo a.C.) era un fangshi (maestro dell'esoterismo), ritenuto uno xian (immortale), servitore dell'imperatore Han Wudi (r. 141–87 a.C.) e il primo alchimista cinese conosciuto. Nella storia antica del Waidan cinese (Alchimia Esterna), Li è l'unico fangshi documentato da fonti sia storiche (es. Shiji ) sia alchemiche (es. Baopuzi).

L'imperatore Han Wudi (r. 141–87 a.C.), patrono di Li Shaojun.

Ossessionato quanto Qin Shi Huang dal sogno dell'immortalità, l'imperatore Han Wudi radunò a corte così tanti fangshi che affermavano di potergli produrre l'elisir di lunga vita «che praticamente chiunque avesse una plausibile "tradizione segreta" si precipitò a corte per riscuotere la sua ricompensa.»[2]

Le prime testimonianze su Li Shaojun furono scritte durante il regno del suo patrono, l'imperatore Han Wudi (r. 141–87 a.C.): Le celebri 史記T, ShǐjìP, lett. "Memorie storiche/di uno storico" di Sima Tan e Sima Qian (145–86 a.C.), datato al 94 a.C., che trova similitudini nel capitolo 6 degli Annali dell'imperatore Wu e nel capitolo 28 del Trattato sui sacrifici Feng e Shan (trad. in Watson 1961, pp. 3-52). Inoltre, il 漢書T, 汉书S, HànshūP, Ch'ien Han ShuW, lett. "Libro degli Han", cronaca ufficiale della dinastia e parte dei classici della storiografia imperiale cinese, nel 25A, ha una versione «strettamente parallela».[3]

Lo Shiji introduce la figura di Li Shaojun nel dibattito di corte sui rituali di stato T, FengP e T, ShanP al monte Tai che l'imperatore Han Wudi doveva eseguire i in onore del Cielo e della Terra. La corte era divisa in due fazioni: i fangshi sostenevano che Wu avrebbe dovuto emulare l'Imperatore Giallo, la loro divinità principale, che otteneva l'immortalità attraverso l'esecuzione dei rituali, mentre i funzionari confuciani di corte, come Dong Zhongshu (179–104 a.C.), suggerivano che l'imperatore esprimesse gratitudine solo al Cielo e alla Terra.[4]

La narrazione su Li Shaojun inizia con le sue origini intenzionalmente oscure e la sua presentazione all'imperatore Wu, al quale consiglia le pratiche taoiste del 祠灶T, CizaoP, lett. "Sacrificio alla fornace/stufa" e 穀道T, GudaoP, lett. "Via di [evitare] i cereali" (alias 辟穀T, BiguP, lett. "Astensione dai cereali") come metodi per raggiungere la longevità/immortalità. Li non nomina quali divinità della fornace adorare ma il dio della stufa Zaoshen è tradizionalmente associato sia all'alchimia sia al bigu, nella logica cinese crudo/cotto, poiché i chicchi di cereali venivano cotti sul fornello.

«Fu in questo periodo che Li Shaojun apparve davanti all'imperatore per esporre il culto del dio della stufa e spiegare le sue teorie su come raggiungere l'immortalità attraverso restrizioni dietetiche [祠灶穀道卻老方見]. L'imperatore lo trattò con grande rispetto. Li Shaojun era stato in precedenza un servitore del marchese di Shenze e si era specializzato in arti magiche [主方]. Mantenne segreti la sua vera età e il luogo di nascita, dicendo sempre alla gente che aveva settant'anni. Affermando di poter farsi servire dagli spiriti e prevenire la vecchiaia [能使物卻老], viaggiò alle corti dei vari signori feudali, esponendo la sua magia. Non aveva moglie né figli. Quando le persone sentivano parlare del suo potere di comandare gli spiriti e scacciare la morte [使物及不死] lo inondavano d'un flusso costante di regali, dimodoché avesse sempre cibo, vestiti e denaro più che sufficienti. Impressionate dal fatto che sembrasse godere di tale ricchezza senza impegnarsi in alcun affare e ignorando da dove venisse, le persone riponevano ancora più fiducia nelle sue affermazioni e gareggiava tra loro per servirlo. Facevano affidamento interamente sulla sua capacità di usare la magia ed era abile nel fare dichiarazioni che in seguito si scoprirono essere curiosamente appropriate [資好方善為巧發奇中].»

Confrontate le traduzioni alternative di «arte di fare offerte allo (spirito della) Fornace (cioè portare avanti pratiche alchemiche), e sapeva come vivere senza (mangiare) cereali e senza invecchiare» (trad. in Needham et al. 1976, p. 29), e «metodo di adorare il forno e di astenersi dai cereali per prevenire la vecchiaia» (trad. in Despeux 2008, p. 233). Burton Watson, come la maggior parte dei traduttori, rende Shi Wu (使物) come «farsi servire dagli spiriti/comandare gli spiriti» interpretando T, WuP, lett. "Cosa, materia, fenomeno" come 鬼物T, GuiwuP, lett. "Fantasmi; spiriti; esseri divini"; Joseph Needham traduce invece «usare sostanze naturali per realizzare la giovinezza perpetua», interpretando Wu come 藥物T, Yao WuP, lett. "Sostanza chimica; medicina; droga".[5]

Poiché Li ha intenzionalmente mantenuto segreti luogo di nascita ed età, poco è certo della sua vita. Il suo nome stesso è uno pseudonimo: Li il giovane signore.[6] Li (李, prugna) è un cognome cinese molto comune e Signore giovanileT, Shao JunS, 少君P è un nome di cortesia, usato anche da Dou Shaojun, i.e. Dou Guangguo (morto nel 151 a.C.), il fratello minore dell'imperatrice Dou.[N 1][7] Il contesto Shiji continua con due storie "auto-autenticanti"[8] su Li Shaojun in grado di ricordare incidenti del lontano passato.[9] Il primo lo descrive a una festa data dal fratellastro dell'imperatrice Wang Zhi, Tian Fen (田蚡, morto nel 131 a.C.), che fu infeudato come marchese di Wu'an nel 141 a.C.

«Una volta, mentre stava con Tian Fen, il marchese di Wu'an, e stava bevendo con il marchese e i suoi amici, raccontò a uno degli ospiti, un vecchio ultranovantenne, che era andato con il nonno di quell'uomo in un tal posto per praticarvi il tiro con l'arco. Il vecchio infatti, quando era bambino, aveva accompagnato suo nonno e ricordava di aver visitato il luogo menzionato da Li Shaojun. Ciò fece stupire tutta la comitiva.»

Quest'ultima storia narra come Li riconobbe un bronzo rituale appartenuto al duca Huan di Qi (r. 685–643 a.C.).

«Quando Li Shaojun apparve davanti all'imperatore, quest'ultimo lo interrogò su un antico vaso di bronzo che l'imperatore aveva in suo possesso. «Questo vaso», rispose Li Shaojun, «fu presentato alla Camera dei Cipressi nel decimo anno del regno del Duca Huan di Qi (676 a.C.)» Quando l'iscrizione sul vaso fu decifrata, si scoprì che in realtà era appartenuta al duca Huan di Qi. Tutti nel posto erano pieni di stupore e decisero che Li Shaojun doveva essere uno spirito vissuto centinaia di anni.»

L'imperatore Han Wudi era convinto che Li Shaojun potesse prevenire l'insorgere della vecchiaia e raggiungere l'immortalità.

L'immortale Anqi Sheng, figura ricorrente nei resoconti su Li Shaojun - ill. in (ZH) Hong Zicheng, Xianfo qizong, 1602.

Successivamente, lo Shiji racconta che l'imperatore intraprese un contorto progetto alchemico a lungo termine con Li per raggiungere l'immortalità attraverso lo stesso metodo dell'Imperatore Giallo.[10] Il processo alchemico iniziava con il cizao (sacrificare alla fornace) per evocare wu (物, cosa; materia; fenomeno), interpretato ancora come guiwu (鬼物, fantasmi; spiriti; esseri divini), che avrebbe trasmutato il cinabro in oro il cui uso avrebbe gradualmente prolungato la vita dell'imperatore abbastanza a lungo da incontrare gli spiriti/semidéi xian (zh. 仙人T, XiānP, 'HsienW, lett. "Immortalità/Trascendenza") del Monte Penglai e imparare così a eseguire correttamente le cerimonie feng e shan. Li Shaojun autentica il piano descrivendo il suo incontro con il leggendario immortale Anqi Sheng al Penglai. Needham interpreta letteralmente wu come sostanze o fenomeni naturali e non esseri spirituali, e traduce zhiwu (致物) come «le sostanze naturali possono essere causate per cambiare» o «i fenomeni naturali possono essere fatti accadere».[5]

«Li Shaojun allora consigliò l'imperatore: «Se sacrifichi alla stufa puoi chiamare gli spiriti a te, e se gli spiriti vengono puoi trasformare il cinabro in oro [祠灶則致物致物而丹沙可化為黃金]. Usando questo oro, puoi creare vasi per bere e mangiare, che prolungheranno gli anni della tua vita. Con una vita prolungata potresti visitare gli immortali che vivono sull'isola di Penglai in mezzo al mare. Se li visiti ed esegui i sacrifici Feng e Shan, non morirai mai. Questo è ciò che ha fatto l'Imperatore Giallo. Una volta vagavo in riva al mare e visitai il Maestro Anqi, che mi diede da mangiare giuggiole grandi come meloni. Il Maestro Anqi è un immortale che vaga per Penglai. Se gli piace qualcuno gli verrà incontro, altrimenti si nasconderà.» Di conseguenza, l'imperatore per la prima volta iniziò a sacrificare personalmente davanti alla stufa. Mandò dei maghi per mare alla ricerca del Maestro Anqi e degli immortali di Penglai e tentò di ricavare l'oro dalla sabbia di cinabro e da vari tipi di ingredienti medicinali»

L'affermazione che il Maestro Anqi a volte si nasconde, «realizza quattro cose contemporaneamente: conferma lo status elevato di Li, poiché la chiara implicazione è che Li è stato ritenuto degno di approccio da Anqi; descrive come un accesso limitato alle fonti di tale metodi come prescrive Li; stabilisce un precedente per il rifiuto dell'esoterismo da parte dell'adepto contemporaneo agli indegni; e agisce come una garanzia per evitare che l'imperatore pratichi il metodo senza successo.»[3]

Il metodo di Li Shaojun mostra che i rituali erano associati all'alchimia cinese sin dai suoi primi inizi documentati. Allo stesso modo, la tradizione taoista Taiqing (zh. 太清T, lett. "Grande Chiarezza") evocava divinità e altri esseri soprannaturali mentre preparava elisir.[11] Tuttavia, in contrasto con le pratiche successive di Waidan, l'Alchimia Esterna. L'oro alchemico di Li non garantiva l'immortalità ma solo la longevità e la sua tecnica non prevedeva di ingerirlo ma di farne piatti e tazze. Quest'uso insolito dell'oro alchemico è stato menzionato in testi come il Jinye jing (金液經, Scrittura del Fluido Aureo).[4] Quest'episodio è il primo esempio di mecenatismo imperiale delle pratiche waidan che continuò durante le Sei Dinastie (220–589) e raggiunse il suo apice sotto la dinastia Tang (618–907).[12]

Lo Shiji c'informa poi della morte segnalata di Li Shaojun o forse della sua fuga simulata con lo shijie dal cadavere, e le conseguenze:

«Dopo qualche tempo, Li Shaojun s'ammalò e morì [病死]. L'imperatore, però, credeva che non fosse veramente morto ma si fosse trasformato in uno spirito [化去不死] e ordinò a Kuan Shu [寬舒], un impiegato di Huangchui [黃錘], di portare avanti le arti magiche che Li Shaojun aveva insegnato. Nessuno del gruppo inviato alla ricerca del Maestro Anqi nell'isola di Penglai riuscì a trovare alcunché. Successivamente, un certo numero di maghi strani e dubbi [怪迂之方士] della costa di Yan e Qi apparvero a corte per parlare all'imperatore di affari soprannaturali.»

Questo passaggio dello Shiji sull'imperatore Han Wudi e Li Shaojun, il primo documento storicamente affidabile, è «sorprendentemente denso, in relazione al waidan con la mitologia, l'agiografia, i rituali e persino le cerimonie di stato.» Non è chiaro se il metodo elaborato di Li rappresentasse una tradizione lunga ma non documentata antecedente o semplicemente il suo tentativo di scegliere quante più caratteristiche possibili che catturassero l'interesse dell'imperatore e di combinarle in una «ricetta alchemica» segreta.[13]

Il filosofo e autore scettico Wang Chong nel suo 論衡T, 论衡S, Lun HengP, lett. "Discorsi equilibrati" del 80 d.C. menziona ripetutamente Li Shaojun nel capitolo 道虛T, Dao XuP, lett. "False verità taoiste" per dimostrare che seppur alcuni individui ebberouna vita molto lunga, nessuno divenne mai uno xian. La narrazione di Wang segue generalmente la biografia di Li Shaojun dello Shiji ma aggiunge alcune ragioni per dubitare della veridicità delle sue pratiche ed asserzioni.

L'incontro di Li con l'imperatore Han Wudi ha un vocabolario diverso da quello Shiji: es. in cizao (sacrificio alla fornace/stufa), zao (灶) è scritto con il carattere variante zao (竈); usa il nome comune bigu invece di gudao; ecc.

«Al tempo di Han Wudi viveva un certo Li Shao Chün, il quale sosteneva che sacrificando al "Focolare" e astenendosi dal mangiare grano avrebbe potuto scongiurare la vecchiaia [以祠竈辟穀卻老方見上]. Incontrò l'imperatore, che gli conferì grandi onori. Li Shao Chün mantenne segreti la sua età e il luogo in cui era nato e cresciuto, dicendo sempre che aveva settant'anni e poteva far sì che le cose non invecchiassero. Durante i suoi viaggi visitò tutti i principi dei dintorni e non era sposato. Sentendo che riusciva a far sì che le cose non invecchiassero, la gente gli fece doni molto più ricchi di quanto avrebbero fatto altrimenti. Aveva sempre denaro, oro, vestiti e cibo in abbondanza. Siccome la gente credeva che non facesse affari, ma fosse comunque riccamente fornito di tutto, e poiché nessuno sapeva che tipo di uomo fosse veramente, si creò una concorrenza generale nell'offrirgli dei servizi.»

Il Lunheng apporta alcune piccole modifiche alle due storie che suggeriscono la vita ultracentenaria di Li Shaojun. Anzitutto, quando Li incontra il novantenne alla festa del marchese di Wu'an, invece di «Il vecchio infatti, quando era bambino, accompagnava suo nonno e ricordava di aver visitato il luogo menzionato da Li Shaojun» (Shiji, trad. in Watson 1961, p. 25), si legge: «Li Shao Chün gli indicava i luoghi frequentati da suo nonno, durante le riprese. Il vecchio li conosceva, avendoli visitati da bambino insieme a suo padre.» (Lunheng, trad. in Fork 1907, p. 344). In secondo luogo, quando Li riconosce l'antico vaso di bronzo, il Lunheng lo data al «quindicesimo anno» (671 a.C.) invece che al «decimo anno» (676) del regno del duca Huan di Qi.

Ancora più significativo, il Lunheng omette sia l'intero passaggio sulla proposta in più parti di Li Shaojun all'imperatore di raggiungere l'immortalità, sia i dubbi dell'imperatore che Li sia effettivamente morto. La storia del Duca Huan conclude: «L'intera Corte fu sorpresa e pensò che Li Shao Chün avesse diverse centinaia di anni. Dopo molto tempo morì di malattia.» (Lunheng, trad. in Fork 1907, p. 344). Wang Chong aggiunge alcune ragioni per dubitare che Li abbia evitato la morte attraverso la sostituzione del cadavere (zh. shijie).

«Coloro a cui oggigiorno viene attribuito il possesso del Tao sono uomini come Li Shao Chün. È morto tra gli uomini. Si vedeva il suo corpo, e si sapeva quindi che la sua natura era stata longeva. Se avesse vissuto nelle foreste montane o fosse andato nei deserti, senza lasciare traccia dietro di sé, sarebbe morto solitario di malattia tra alte rocce. Il suo cadavere sarebbe stato cibo per tigri, lupi e volpi, ma il mondo avrebbe creduto ancora una volta che fosse scomparso come un vero immortale. Gli studenti ordinari del Tao non hanno l'età di Li Shao Chün. Prima di raggiungere i cento anni muoiono come tutti gli altri. Eppure le persone incolte e ignoranti continuano a credere di essere separate dai loro corpi e di svanire e che, in realtà, non muoiono.»

Infine, Wang Chong fornisce tre ragioni per dubitare della narrazione del Shiji su Li Shaojun.

«Il grande annalista Sima Qian era un contemporaneo di Li Shao Chün. Sebbene non fosse tra coloro che si avvicinarono al suo corpo, quando morì, fu nella posizione di conoscere la verità. Se davvero non fosse morto ma si fosse solo separato dal suo corpo [i.e. shijie], il Grande Annalista avrebbe dovuto metterlo agli atti e non avrebbe indicato il luogo della sua morte. Il riferimento alla giovinezza del novantenne presente a corte dimostrerebbe l'età di Li Shao Chün. Forse aveva quattordici o quindici anni, quando il vecchio accompagnava il nonno da ragazzo. Perché Li Shao Chün non avrebbe dovuto saperlo, se ha vissuto 200 anni? L'epoca di Wu Ti è molto lontana dal Duca Huan, quando fu fuso il vaso di bronzo, e Li Shao Chün non può averlo visto. Forse una volta avrà sentito dire che nel palazzo c'era un vecchio vaso, oppure avrebbe esaminato prima l'iscrizione per parlarne, in modo da essere ben informato quando lo avrebbe rivisto. Quando i nostri dilettanti di oggi vedono una vecchia spada o un'antica lama storta, generalmente sanno dove posizionarla. Ciò implica che abbiano visto come è stato realizzato? [...] Li Shao Chün insegnò il Tao e un metodo per tenere lontana la vecchiaia mediante il sacrificio al Focolare. Determinò il periodo di un treppiede realizzato sotto il Duca Huan di Ch'i e conosceva i luoghi frequentati, durante la caccia, dal nonno di un novantenne, e tuttavia non raggiunse veramente il Tao. Fu solo un uomo longevo che morì tardi.»

Nelle opere di Ge Hong

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L'alchimista Ge Hong - ill. del XX secolo.

Lo studioso taoista Ge Hong (283–343), nel suo 抱樸子T, 抱朴子S, BaopuziP, [Libro del] Maestro [che] abbraccia la semplicitàW, datato all'anno 320 d.C., menziona Li Shaojun in tre passaggi dei capitoli interni. Quello più lungo racconta la sua biografia in modo diverso rispetto allo Shiji e due più brevi lo menzionano contestualmente ad un altro fangshi, 欒大T, Luan DaP (morto nel 112 a.C.), che promise l'immortalità all'imperatore Han Wudi ma fu giustiziato dopo aver mancato nel compito.

La biografia di Li Shaojun nel Baopuzi cita due fonti storiche della dinastia Han che non esistono più, aggiunge che la povertà di Li era la ragione per cui andò dall'imperatore ed arricchisce l'agiografia del personaggio con un sogno di Han Wudi che avrebbe predetto la morte di Li. Ge Hong elenca anche tre livelli di trascendenti xian e conclude che Li deve aver usato lo shijie più basso, la c.d. «liberazione per mezzo di un cadavere simulato», perché la sua bara riesumata risultò non contenere un cadavere:

«Secondo i 李少君家錄T, lett. "Documenti di [famiglia di] Li Shaojun" di Dong Zhongshu, «Li Shaojun possedeva un metodo esoterico per l'immortalità ma poiché la sua famiglia era povera non aveva i mezzi per acquistare gli ingredienti. Si presentò quindi alla [corte] Han per acquisire fondi. Quando il suo cammino fu compiuto, se ne andò.» Inoltre, secondo il 漢禁中起居註T, lett. "Registro annotato delle attività presso la corte Han", «Quando Li Shaojun stava per partire, l'imperatore Han Wudi sognò che stava scalando il Monte Songgao con lui. A metà salita, un messaggero a cavallo di un drago e con in mano un conteggio discese dalle nuvole e annunciò che Taiyi aveva invitato Li Shaojun. Poi l'imperatore si svegliò e disse ai suoi servitori – Se quello che ho sognato è vero, Li Shaojun sta per abbandonarci e partire. Diversi giorni dopo, Li annunciò di essere malato e morì. Più tardi, l'imperatore fece aprire a qualcuno la bara di Li. All'interno non c'era nessun cadavere, solo i suoi vestiti e il suo berretto.» Ora, secondo la 仙經T, lett. "Scrittura sulla Trascendenza", i praticanti superiori che si elevano nei loro corpi e ascendono nel vuoto (zh. 舉形昇虛T, Juxing ShengxuP) sono chiamati 天仙T, Tian XianP, lett. "Trascendenti celesti", i praticanti di livello medio che vagano tra le montagne famose sono chiamati 地仙T, Di XianP, lett. "Trascendenti legati alla terra" e i praticanti minori che prima muoiono e poi si disfano sono definiti 屍解仙T, Shi Jie XianP, lett. "Trascendenti della fuga per mezzo di un cadavere simulato". Quello di Li deve quindi trattarsi chiaramente di un caso di fuga tramite cadavere simulato.»

Le informazioni soprariportate di Ge Hong deriverebbero quindi da documenti in possesso del funzionario confuciano Dong Zhongshu, contemporaneo di Li Shaojun, cui abbiamo accennato nell'analisi dei dati sull'alchimista provenienti dallo Shiji e i cui rapporti con il nostro fangshi furono ulteriormente approfonditi da Ge Hong nel suo Shenxian zhuan (v.si seguito).

Circa la menzione nel Baopuzi di Li Shaojun insieme a Luan Da (scritto erroneamente 欒太T, Luan TaiP), la prima riporta che: «La ragione per cui le persone del mondo non credono che la trascendenza possa essere praticata e non concedono che la durata della vita assegnata a qualcuno possa essere allungata è nientemeno che il Primo Imperatore di Qin e l'Imperatore Han Wudi lo cercarono senza risultati e che Li Shaojun e Luan Tai [Dai] lo praticarono in modo inefficace (為之無驗).»[14] La seconda riguarda Gu Qiang (古強), contemporaneo di Ge Hong, un guaritore ciarlatano che affermava di essere un xian di 4.000 anni, «si dice che la ricchezza accumulata dal recente e fraudolento praticante Gu Qiang non sia inferiore a quella riversata dall'imperatore Han su Luan Da e Li Shaojun.»[15]

Il 嵩山S, SōngshānP, lett. "Monte Song" (m. 1.500), nel Henan, sulla riva meridionale del Fiume Giallo, una delle cinque montagne sacre del Taoismo.

Oltre al Baopuzi, Ge Hong compilò, intorno all'anno 318, lo Shenxian ZhuanP, lett. "Biografie dei Trascendenti Divini" che fornisce un'agiografia altamente dettagliata di Li Shaojun, da Campany classificata nel "Gruppo A", il cui contenuto più antico è attestato a prima del 500 d.C. La narrazione dello Shenxian inizia con Li che incontra l'imperatore Han Wudi, aggiungendo informazioni sul suo nome di cortesia, "Ala delle Nuvole", e sul suo luogo di nascita, lo stato di Qi. Mentre lo Shiji menziona Li Shaojun che incontra Anqi Sheng, lo Shenxian Zhuan aggiunge che Anqi avrebbe rivelato a Li niente meno che la formula dell'elisir dell'immortalità:

«Li Shaojun, chiamato 雲翼T, YunyiP, lett. "Ala delle nuvole", era originario di Qi. Nel momento in cui l'imperatore Han Wudi aveva lanciato la sua chiamata ai maestri dell'esoterismo, Li aveva ricevuto dal Maestro Anqi un metodo esoterico per preparare un elisir sul fuoco di una fornace. Poiché la sua famiglia era povera, non poteva procurarsi gli ingredienti medicinali necessari. Disse ai suoi discepoli: «Sto per diventare vecchio. Il mio capitale è insufficiente. Anche se ho lavorato duro dietro l'aratro, non è sufficiente per procurarmi tutti gli ingredienti. Ma ora il Figlio del Cielo ama il Dao. Vorrei andare a incontrarlo e chiedergli le risorse con cui sintetizzare il farmaco. Poi potrò fare quello che voglio.» Quindi presentò una ricetta all'imperatore, spiegando: «Dal cinabro naturale si può produrre l'oro giallo; e quando l'oro è completato e ingerito, si ascende e si diventa trascendenti. Ho viaggiato spesso attraverso i mari, ho incontrato il Maestro Anqi e ho mangiato giuggiole grandi come meloni.» Il Figlio del Cielo lo venerò e lo onorò grandemente e gli concesse ricchezze indicibili.»

Lo Shenxian Zhuan riassume così le due storie su Li che ricorda eventi storici e descrive anche il suo aspetto giovanile:

«Li Shaojun una volta beveva e cenava con il marchese di Wu'an. Nel gruppo c'era un uomo anziano, ultranovantenne. Li gli chiese il suo nome. Poi raccontò che una volta aveva viaggiato con il nonno del vecchio, che una notte aveva visto un ragazzino seguirlo e che quindi i due erano vecchi conoscenti. Tutti i presenti in quel momento rimasero stupiti. Inoltre, durante la sua udienza con l'imperatore Han Wudi, Li notò un antico vaso di bronzo nelle vicinanze. Riconoscendolo, osservò: «Il Duca Huan di Qi [...] ha esposto questo vaso nella sua camera di riposo.» L'imperatore controllò le sue parole confrontandole con l'iscrizione scolpita nel bronzo e si rivelò effettivamente che si trattava d'un antico vaso Qi. Da ciò si rese conto che Li aveva diverse centinaia d'anni. Ma sembrava avere circa cinquant'anni. La carnagione del suo viso era eccellente, la sua carne liscia e luminosa e la sua bocca e i suoi denti erano come quelli di un giovane. Quando i principi, i funzionari e i nobili [a corte] seppero che poteva far sì che le persone non morissero, tutti lo stimarono molto e gli diedero montagne di denaro.»

Ge Hong aggiunge l'elemento dell'inganno alla narrazione. Avendo ottenuto il patrocinio imperiale per acquistare i costosi ingredienti alchemici, Li preparò per sé l'elisir dell'immortalità, finse di ammalarsi ed eseguì lo shijie per sfuggire non solo alla morte ma anche al suo esigente protettore:[16]

«E così Li Shaojun preparò segretamente l'elisir divino. Quando fu ultimato, disse all'imperatore: «Sua maestà è incapace di allontanarsi dal lusso o di allontanarsi dalla musica e dal sesso. Non può porre fine agli omicidi e alle esecuzioni, né può superare la gioia e la rabbia. Non può cambiare il fatto che per diecimila li intorno ci sono anime-nuvola senza casa e che nelle città e nei tribunali ci sono punizioni sanguinose. In tali circostanze, la grande via dell’elisir divino non può essere completata.» Ma diede comunque all'imperatore una formula medicinale minore. Li Shaojun ha poi annunciato d'essere malato. Quella stessa notte [prima che la notizia gli arrivasse] l'imperatore sognò che stava scalando il Monte Song con Li. Quando furono a metà strada, un messaggero [celeste] a cavallo d'un drago e con in mano un sigillo d'ufficio attraversò le nuvole e disse che la Grande Monade aveva invitato Li [ad ascendere ai cieli]. Poi l'imperatore si svegliò. Immediatamente mandò qualcuno a chiedere cosa stesse facendo Li, dicendo ai suoi più stretti consiglieri: «La notte scorsa ho sognato che Li ci abbandonava.» Quando si scoprì che Li era malato, l'imperatore andò a fargli visita e designò anche qualcuno che ricevesse i metodi esoterici di Li. Ma prima che la questione fosse conclusa, Li morì. L'imperatore disse: «Li non è morto; se n'è andato intenzionalmente tramite trasformazione, tutto qui.» Nel frattempo, il cadavere veniva avvolto in un sudario quando all'improvviso scomparve. Nessuno degli indumenti interni ed esterni era slacciato; erano come il guscio di una cicala. L'imperatore si rammaricò di non aver cercato [formule] da Li con maggiore diligenza.»

Il filosofo cinese Dong Zhongshu, amico di Li Shaojun secondo le testimonianze di Ge Hong - ill. del XIX secolo.

Quest'agiografia fornisce un lungo resoconto, forse inventato da Ge Hong stesso,[16] di Li Shaojun che preparava un elisir alchemico waidan per il suo amico gravemente malato Dong Zhongshu che «spesso si faceva beffe delle persone che ingerivano droghe e praticavano il Tao.» Li combinò il Sigillo di Salomone con diversi ingredienti non identificabili e «li cucinò in un recipiente di bronzo durante i primi dieci giorni del decimo mese; i giovani ragazzi che si erano lavati e purificati regolavano il calore della fiamma di cottura.» Quando la medicina fosse stata completamente trasmutata, l'ingestione di una «dose avrebbe fatto sì che il proprio corpo diventasse leggero; tre dosi avrebbero causato la caduta dei denti [vecchi] e la crescita di nuovi; cinque dosi complete avrebbero fatto sì che la durata della vita assegnata non s'interrompesse mai.» Diversi mesi dopo, quando la malattia di Dong peggiorò, si convinse a prendere la medicina di Li Shaojun. Inizialmente assunse meno di metà dose e «il suo corpo è diventato leggero e forte, e la sua malattia è stata improvvisamente guarita.» Dopo aver preso una dose intera, «il suo respiro e la sua forza erano quelli di quando era giovane. Solo ora credeva che esistesse una via che conduce alla lunga vita e all'immortalità.» Questa esperienza convinse Dong Zhongshu a dimettersi dalla corte imperiale e a trascorrere il resto della sua vita all'infruttuosa ricerca d'un maestro taoista che potesse riprodurre l'elisir dell'immortalità di Li. Rimase in buona salute fino alla sua morte, avvenuta a più di ottant'anni. Sul letto di morte, Dong disse a suo figlio:

«Quand'ero ancora giovane, ho ottenuto la medicina esoterica di Li Shaojun. All'inizio non ci credevo; dopo averlo usato ho ripreso le forze ma poi non sono mai riuscito a capirlo. Porterò questo rimpianto con me alle Sorgenti Gialle [i.e. l'Aldilà]. Devi andare a cercare tra la gente un maestro delle arti esoteriche, qualcuno che possa spiegarti il segreto di questa tecnica. Se persisterai nel prendere questa medicina, certamente trascenderai il mondo.»

Campany nota l'assenza di prove indipendenti che Dong Zhongshu sia mai diventato un credente nelle tecniche di trascendenza taoista, sebbene il Baopuzi citi, come abbiamo visto, un testo intitolato Documenti [di famiglia] di Li Shaojun identificandone Dong Zhongshu quale autore.[16]

Sebbene non attestate prima della dinastia Tang, le successive edizioni dello Shenxian zhuan dell'agiografia di Li Xiaojun aggiungono una narrazione sul suo discepolo, 李少翁T, Li ShaowengP, lett. "Li il giovane vecchio", che come il maestro fa perdere le proprie tracce tramite uno shijie, questa volta non un cadavere vero e proprio ma un simulacro realizzato con canne di bambù. Entrambi inscenano la loro morte in tempo per evitare di essere costretti a rivelare pienamente le loro capacità esoteriche.[16] Nella tradizione successiva, Li Shaojun e Li Shaoweng sono spesso confusi o addirittura fusi.

Lo Shiji non menziona che Li Shaoweng fosse uno studente di Li Xiaojun ma c'informa che l'imperatore Han Wudi concesse il titolo Wencheng jiangjunP, lett. "Generale del conseguimento civile" al negromante Li Shaoweng che eseguì il rituale 招魂T, Zhao HunP, lett. "Evoca Anima/Unno" per la concubina imperiale Wu Li (李氏, morta nel 150 a.C.). Col passare del tempo, le arti magiche di Li Shaoweng divennero sempre meno efficaci, e tentò di ingannare l'imperatore facendo mangiare a un bue un messaggio scritto su un pezzo di seta, e poi annunciando: «Sembra che ci sia qualche strano oggetto nella pancia di questo bue!» Il bue fu ucciso e squarciato, rivelando parole «estremamente strane» scritte sulla seta, tuttavia, l'imperatore riconobbe la calligrafia di Li e lo fece giustiziare segretamente nel 119 a.C.:[17]

«A quel tempo viveva il Generale del conseguimento civile [Li Shaoweng] che ottenne anche alcune delle arti di Li Shaojun e prestò servizio sotto l'imperatore Han Wudi. Successivamente, l'imperatore inviò un messo per farlo uccidere. Il generale disse al carnefice: «Per favore, chiedi scusa a nome mio all'imperatore. Non posso sopportare di ridurre i miei giorni qui e di rovinare il mio lavoro sul Grande Compito [i.e. sintetizzare l'elisir di lunga vita] Se l'imperatore ama [l'arte di] prendersi cura di sé stesso, digli di cercarmi tra trent'anni sul monte Cheng. Possiamo lavorare insieme sul metodo esoterico e quindi non avrà bisogno di risentirmi.»" [Fu poi giustiziato.] Quando il messo tornò, riferì il messaggio all'imperatore che ordinò di riesumare ed ispezionare la bara [del generale]. Dentro non c'era altro che un simulacro in bambù. L'imperatore sospettava che i suoi discepoli avessero rubato e nascosto il suo corpo, quindi li fece radunare e interrogare. Allora fu molto pentito. Dopo l'esecuzione del generale, lanciò ancora una volta un appello a tutti i maestri dell'esoterismo e compì un altro sacrificio alla Grande Monade alle Sorgenti dell'Acqua Dolce, ove eresse un grande altare e presentò offerte al generale. L'imperatore era presente personalmente alle cerimonie.»

Testi posteriori

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Numerosi altri testi taoisti ripetono e ampliano le narrazioni su Li Shaojun ma questa tradizione successiva non è sempre lusinghiera. Ad esempio, il commento al classico della scuola Taiqing del VII secolo 九丹經T, Jiudan jingP, lett. "Scrittura dei Nove Elisir" si riferisce al metodo di Li, dicendo che l'oro dei recipienti usati per mangiare e bere «offre longevità poiché lentamente satura lo stomaco, permeando il sistema di trasmutazione del cibo in essenze nutritive.» Tuttavia, il commento incolpa anche Li Shaojun perché il suo operato e ha dato più importanza alle offerte cizao alla divinità della fornace, descritta come 左道T, Zu DàoP, lett. "Vie della sinistra; Dottrina eterodossa; Magia" ma non affrontava i metodi waidan ortodossi delle più alte divinità Taiqing quali il Grande Taiyi e l'Imperatore Giallo.[11][18]

  1. ^ Un altro fangshi del II secolo a.C. che verrà approfondito nel seguito per i suoi legami con Li Shaojun si chiamava invece 李少翁T, Li ShaowengP, lett. "Li il giovane vecchio" - v.si Campany 2002, p. 225.

Bibliografiche

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  1. ^ Nell'onomastica cinese il cognome precede il nome. "Li" è il cognome.
  2. ^ DeWoskin 1983, p. 378.
  3. ^ a b Campany 2006, p. 325.
  4. ^ a b Pregadio 2006, p. 30.
  5. ^ a b Needham et al. 1976, p. 29.
  6. ^ Campany 2009, p. 117.
  7. ^ Campany 2002, p. 225.
  8. ^ Campany 2009, p. 146.
  9. ^ Loewe 2000, p. 227.
  10. ^ Pregadio 2006, pp. 29-30.
  11. ^ a b Pregadio 2006, p. 32.
  12. ^ Pregadio 2008, p. 643.
  13. ^ Pregadio 2006, p. 31.
  14. ^ Baopuzi, Trad. in Campany 2002, p. 227 e Ware 1966, p. 42
  15. ^ Baopuzi, Trad. in Campany 2002, p. 227 e Ware 1966, p. 321
  16. ^ a b c d Campany 2002, p. 226.
  17. ^ Shiji, trad. in Watson 1961, p. 28.
  18. ^ Pregadio 2008, pp. 643-644.
  • (EN) T.H. Barrett, Li Shaojun, in Lindsay Jones (a cura di), The Encyclopedia of Religion, vol. 8, Macmillan, 2005, pp. 5465-5466.
  • (EN) Robert F. Campany, To Live as Long as Heaven and Earth: A Translation and Study of Ge Hong's Traditions of Divine Transcendents, University of California Press, 2002.
  • (EN) Robert F. Campany, Secrecy and Display in the Quest for Transcendence in China, in History of Religions, vol. 45, n. 4, University of Chicago Press, 2006, pp. 291-336.
  • (EN) Robert Ford Campany, Making Transcendents: Ascetics and Social Memory in Early Medieval China, University of Hawaii Press, 2009.
  • (EN) Doctors, Diviners, and Magicians of Ancient China: Biographies of Frang-shih, traduzione di Kenneth J. DeWoskin, Columbia University Press, 1983.
  • (EN) Michael Loewe, Li Shaojun 李少君, in A Biographical Dictionary of the Qin, Former Han and Xin Periods (221 BC - AD 24), Brill, 2000.
  • (EN) Joseph Needham [et al.], Science and Civilisation in China, 5: Chemistry and Chemical Technology. Part 3, Spagyrical Discovery and Inventions: historical survey, from Cinnabar Elixirs to Synthetic Insulin, Cambridge University Press, 1976, ISBN 9780521210287.
  • (EN) Fabrizio Pregadio, Great Clarity: Daoism and Alchemy in Early Medieval China, Stanford University Press, 2006.
  • (EN) Fabrizio Pregadio, Li Shaojun 李少君, fl. ca. 133 BCE, in Fabrizio Pregadio (a cura di), The Encyclopedia of Taoism, Routledge, 2008, pp. 643-644.
  • (EN) Thomas E. Smith, Ritual and the Shaping of Narrative: The Legend of the Han Emperor Wu, [TESI], University of Michigan, 1992.