La buona novella

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La buona novella
album in studio
ArtistaFabrizio De André
Pubblicazione1970
Durata35:21
Dischi1
Tracce10
GenereMusica d'autore
Concept album
Folk
EtichettaProduttori Associati
ProduttoreRoberto Dané
ArrangiamentiGian Piero Reverberi[1]
RegistrazioneMilano
FormatiLP, MC, Stereo8
Altri formatiCD
NoteÈ stato rimasterizzato e ristampato nel 2002.
Certificazioni FIMI (dal 2009)
Dischi d'oroItalia (bandiera) Italia[2]
(vendite: 25 000+)
Fabrizio De André - cronologia
Album precedente
(1969)

La buona novella è il quarto album in studio del cantautore italiano Fabrizio De André, pubblicato nel 1970.

Il LP è un concept album (caratteristica comune ad altri lavori discografici di De André) tratto dalla lettura di alcuni Vangeli apocrifi (in particolare, come riportato nelle note di copertina, il Protovangelo di Giacomo ed il Vangelo arabo dell'infanzia), pubblicato nell'autunno del 1970 (le matrici riportano la data del 19 novembre).

«Avevo urgenza di salvare il cristianesimo dal cattolicesimo. - dichiarò a suo tempo De André - I vangeli apocrifi sono una lettura bellissima con molti punti di contatto con l'ideologia anarchica.[3]»

L'idea del disco fu del produttore Roberto Dané,[1] che inizialmente pensava di realizzarla con Duilio Del Prete, ma poi la propose ad Antonio Casetta, che la dirottò a De André.

«Nel 1969 tornai da Casetta e gli sottoposi un'altra idea, che avevo intenzione di realizzare con Duilio Del Prete: un disco basato sui Vangeli apocrifi...lui, che era un grande discografico, di buon fiuto, mi ascoltò con attenzione ed alla fine disse: "Ma scusi, perché questa idea non la propone a Fabrizio De André? Sa, è un periodo che è un po' in crisi, non sa cosa fare...". E io che cosa dovevo dire? Con De André c'era sicuramente una maggiore esposizione»

Il lavoro di lettura e di scrittura dei testi, svolto con lo stesso Dané, è durato più di un anno.

Seguendo le caratteristiche degli Apocrifi, in questo album la narrazione della buona novella sottolinea l'aspetto più umano e meno spirituale assunto da alcune tradizionali figure bibliche (ad esempio, Giuseppe) e presta maggiore attenzione a figure minori della Bibbia, che qui invece diventano protagonisti (ad esempio Tito e Dimaco, i ladroni crocefissi insieme a Gesù).

È stato ritenuto da De André «uno dei suoi lavori più riusciti, se non il migliore[5]».

«Quando scrissi "La buona novella" era il 1969. Si era quindi in piena lotta studentesca e le persone meno attente - che sono poi sempre la maggioranza di noi - compagni, amici, coetanei, considerarono quel disco come anacronistico. Mi dicevano: "Ma come? Noi andiamo a lottare nelle università e fuori dalle università contro abusi e soprusi e tu invece ci vieni a raccontare la storia - che peraltro già conosciamo - della predicazione di Gesù Cristo." Non avevano capito che in effetti La Buona Novella voleva essere un'allegoria - era una allegoria - che si precisava nel paragone fra le istanze migliori e più sensate della rivolta del '68 e istanze, da un punto di vista spirituale sicuramente più elevate ma da un punto di vista etico sociale direi molto simili, che un signore 1969 anni prima aveva fatto contro gli abusi del potere, contro i soprusi dell'autorità, in nome di un egalitarismo e di una fratellanza universali. Si chiamava Gesù di Nazareth e secondo me è stato ed è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi. Non ho voluto inoltrarmi in percorsi, in sentieri, per me difficilmente percorribili, come la metafisica o addirittura la teologia, prima di tutto perché non ci capisco niente; in secondo luogo perché ho sempre pensato che se Dio non esistesse bisognerebbe inventarselo. Il che è esattamente quello che ha fatto l'uomo da quando ha messo i piedi sulla terra. Ho quindi preso spunto dagli evangelisti cosiddetti apocrifi. Apocrifo vuol dire falso, in effetti era gente vissuta: era viva, in carne ed ossa. Solo che la Chiesa mal sopportava, fino a qualche secolo fa, che fossero altre persone non di confessione cristiana ad occuparsi, appunto, di Gesù. Si tratta di scrittori, di storici, arabi, armeni, bizantini, greci, che nell'accostarsi all'argomento, nel parlare della figura di Gesù di Nazaret, lo hanno fatto direi addirittura con deferenza, con grande rispetto. Tant'è vero che ancora oggi proprio il mondo dell'Islam continua a considerare, subito dopo Maometto, e prima ancora di Abramo, Gesù di Nazaret il più grande profeta mai esistito. Laddove invece il mondo cattolico continua a considerare Maometto qualcosa di meno di un cialtrone. E questo direi che è un punto che va a favore dell'Islam. L'Islam quello serio, non facciamoci delle idee sbagliate.»

Come già per Tutti morimmo a stento, musicalmente è stato importante il contributo di Gian Piero Reverberi, che nell'intervista a Riccardo Bertoncelli, in Belìn, sei sicuro? dichiarava: "Nella Buona novella, tutti i pezzi ove c'è pianoforte sono chiaramente roba mia, quelli dove c'è una chitarra sono di Fabrizio. I pezzi per coro sono evidentemente miei, perché De André Stravinskij non lo conosceva e lì ci sono dei riferimenti precisi. Se uno conosce un po' la musica, può capire chi ha messo mano a cosa..." Il disco venne pubblicato con due copertine distinte, curate da Gian Carlo Greguoli, differenti per colore (che è in comune con la busta interna, che riporta anche i testi delle canzoni e la lista dei collaboratori al disco), marroncino e bianca; quest'ultima presenta sul fronte l'immagine di De André.

Vi è anche una nota di presentazione del disco sul retro della copertina, scritta da Roberto Dané (che si firma con le sole iniziali).

L'album venne registrato a Milano presso gli studi della Dischi Ricordi con il tecnico del suono Valter Patergnani[6], presso gli studi Fonorama (di proprietà di Carlo Alberto Rossi), con il tecnico del suono Mario Carulli e Fonit Cetra, con il tecnico del suono Plinio Chiesa.

Il 20 novembre 2009 è uscita un'edizione a tiratura limitata in vinile colorato oro (Sony RCA LP 88697615151).

Attraverso i Vangeli apocrifi, scelti come traccia da seguire per elaborare la trama del disco, emerge la vocazione umana e terrena, quindi provocatoria e rivoluzionaria della figura storica di Gesù di Nazareth, già narrata in Si chiamava Gesù[7]. In questo album la figura di Cristo è narrata attraverso quella dei personaggi che hanno a che fare con lui e con la sua storia, mentre appare direttamente come protagonista solo nella canzone Via della Croce.

La narrazione, introdotta da un Laudate Dominum, inizia raccontando L'infanzia di Maria: la piccola Maria vive un'infanzia terribile segregata nel tempio ("dicono fosse un angelo a raccontarti le ore, a misurarti il tempo fra cibo e Signore"), finché l'impurità delle prime mestruazioni ("ma per i sacerdoti fu colpa il tuo maggio, la tua verginità che si tingeva di rosso") non provoca il suo allontanamento e la scelta forzata di uno sposo. Il matrimonio avviene con un uomo buono ma vecchio, il falegname Giuseppe ("la diedero in sposa a dita troppo secche per chiudersi su una rosa") che la sposa per dovere e che la deve poi lasciare da sola per quattro anni per motivi di lavoro.

Ne Il ritorno di Giuseppe si può cogliere la fatica della vita di Giuseppe. Nel suo ritorno a casa porta una bambola per Maria, e la trova implorante affetto e attenzione. Il sogno di Maria riporta la scena nel tempio. In un sogno l'angelo che usava farle visita la porta in volo lontano "là dove il giorno si perde": lì le dà la notizia della futura nascita di un bimbo. Il testo allude ad un concepimento più terreno di quello raccontato dai vangeli canonici. Al risveglio Maria capisce di essere incinta ("parole confuse nella mia mente, svanite in un sogno ma impresse nel ventre") e si scioglie in pianto.

La maternità inaspettata ("ave alle donne come te Maria, femmine un giorno e poi madri per sempre"), si esprime in Ave Maria, un omaggio alla donna nel momento del concepimento.

Dalla letizia che traspare in Ave Maria il passaggio a Maria nella bottega d'un falegname è drastico: il ritmo dato dalla pialla e dal martello scandisce il dolore straziante del falegname che costruisce la croce ("tre croci, due per chi disertò per rubare, la più grande per chi guerra insegnò a disertare") sulla quale il figlio di Maria ed i due ladroni verranno crocifissi.

Via della croce è una delle canzoni in cui De André lascia trasparire i suoi pensieri e i suoi sentimenti anarchici: "il potere vestito d'umana sembianza ormai ti considera morto abbastanza". Il testo narra del percorso compiuto da Gesù per arrivare nel luogo della crocifissione.

Tre madri parla della reazione delle suddette alla vista dei rispettivi figli crocifissi. Le madri di Tito e di Dimaco (i nomi dei ladroni variano da vangelo a vangelo (Dimaco/Gesta Tito/Disma): Tito è il ladrone buono nel vangelo arabo dell'infanzia, l'altro è chiamato Dimaco ), i due ladroni crocifissi insieme a Gesù, dicono a Maria che non ha alcuna ragione di piangere così "forte", dal momento che sa che suo figlio, al contrario dei loro, "alla vita, nel terzo giorno, [...] farà ritorno". La canzone si conclude con le parole di Maria che spiegano il motivo della sua tristezza: "non fossi stato figlio di Dio/t'avrei ancora per figlio mio".

Ne Il testamento di Tito vengono invece elencati i dieci comandamenti, analizzati dall'inedito punto di vista del già citato Tito. Per quanto riguarda la musica, la prima strofa incomincia semplicemente con la voce ed un leggero accompagnamento con la chitarra: vi è poi una climax musicale, ricca di strumenti e di accompagnamenti, che culmina nell'ultima strofa. A riguardo del brano, De André dichiarò: "È, insieme ad Amico fragile, la mia miglior canzone. Dà un'idea di come potrebbero cambiare le leggi se fossero scritte da chi il potere non ce l'ha. È un altro di quei pezzi scritti col cuore, senza paura di apparire retorici, che riesco a cantare ancora oggi, senza stancarmene."[8] Michele Maisano, uno dei cantanti italiani più famosi degli anni sessanta, e per qualche tempo uno dei migliori amici di De André, che lo aveva conosciuto alla Ricordi, nel 1963[9], ricordava: "Fabrizio scrisse il Testamento di Tito canticchiandolo sulla famosa Blowin' in the wind di Bob Dylan; il problema era quindi comporre una musica che rispecchiasse quello spirito ma con una matrice un po' più italiana. Ci siamo quindi messi al lavoro io e Corrado Castellari, allora il mio autore preferito, ed è venuta fuori la musica del Testamento di Tito. La parte più bella l'ha composta Castellari." [10]

L'opera termina con una sorta di canto liturgico (Laudate hominem) che incita a lodare l'uomo non in quanto figlio di un dio, ma in quanto figlio di un altro uomo, quindi fratello.

Testi di Fabrizio De André, musiche di De André e Gian Piero Reverberi eccetto dove indicato.[11]

Lato A
  1. Laudate Dominum – 0:21
  2. L'infanzia di Maria – 5:01
  3. Il ritorno di Giuseppe – 4:04
  4. Il sogno di Maria – 4:07
  5. Ave Maria – 1:51

Durata totale: 15:24

Lato B
  1. Maria nella bottega d'un falegname – 3:13
  2. Via della Croce – 4:31
  3. Tre madri – 2:55
  4. Il testamento di Tito – 5:51 (musica: Fabrizio De André, Corrado Castellari[12])
  5. Laudate hominem – 3:27

Durata totale: 19:57

Inoltre hanno partecipato come turnisti Angelo Branduardi al violino e Maurizio Fabrizio alla chitarra classica, allora entrambi sconosciuti.[14]

Interpretazioni successive

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Alcune delle canzoni di quest'album sono state reincise da altri artisti:

Interpretazioni teatrali

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  • Da quest'album, nel 2000, è stato tratto uno spettacolo teatrale con Claudio Bisio e Lina Sastri, con interpretazioni di Leda Battisti e la regia di Giorgio Gallione.
  • Nel 2003 il gruppo teatrale e corale Le Nuvole Ensemble e il cantautore Mimmo de' Tullio hanno portato in scena lo spettacolo "La buona novella - Storia di una donna", basato sull'opera di De André. Lo spettacolo è stato rivisitato nel 2008 con l'intervento di Maurizio Verna e Michele Ascolese, riuscendo a ricreare un'atmosfera di notevole suggestione, sia per le sonorità scelte dai due chitarristi, autori anche delle musiche originali di scena, sia per la voce di de Tullio, particolarmente simile a quella dello scomparso cantautore genovese. La bella drammaturgia è stata scritta da Paolo Ghezzi già direttore dell'Adige di Trento e autore del best Seller Il Vangelo secondo De Andrè.
  • L'album di De André ha ispirato molti artisti, fra cui uno dei fondatori dell'Associazione Culturale Teatro dei Pazzi Giovanni Giusto che nel 2003, nello stile del Teatro Canzone, ha ideato lo spettacolo musicale di narrazione Racconto Per Un Cristiano Comune, ricco di notizie storiche e di curiosi aneddoti, commentato appunto dalle canzoni de la Buona Novella, eseguite da un quartetto musicale - pianoforte, violoncello, chitarra, percussioni - ed interpretate da una raffinata voce femminile. È la predica di un cristiano stanco di sentire prediche, è la sfida di un teatrante invidioso del pubblico del prete, è un apostolo moderno che parla e parla di quel Dio che per entrare nella storia dell'Uomo ne ha condiviso prima insieme una trentina d'anni. Dopo vent'anni di musica e teatro Giovanni Giusto sa che nessuna storia, nemmeno la più fantastica, ha la forza della storia di Gesù: il mistero della nascita, la predicazione, i miracoli, le invidie, il processo, la condanna a morte, la resurrezione.Voglio raccontare quello che sembra concesso solo ai sacerdoti, a modo mio, un racconto per un cristiano comune e per chi vuole ascoltare senza credere. Lo faccio convinto che non c'è artista senza percorso sperimentale così come non c'è uomo senza ricerca spirituale.
  • Dall'album è stato tratto un omonimo spettacolo teatrale, una lettura-concerto ideata da Elvio Rocchi e realizzata dalla compagnia Mille papaveri rossi. Lo spettacolo, per quartetto e voce recitante, ha debuttato nel dicembre 2005 al festival Sonarìa, che si tiene ogni anno a Crispiano.
  • Dall'album è stato tratto un concerto per coro (Coro Polifonico del Balzo) e orchestra (Orchestra Sinfonica del Conservatorio Musicale Vincenzo Bellini di Palermo), diretta dal maestro Vincenzo Pillitteri e voci recitanti di Edoardo De Angelis e di Luciano Roman, arrangiamenti Salvatore Collura, ideato e realizzato dalla compagnia Coro Polifonico del Balzo, regia di Vincenzo Gannuscio e Rosalia Pizzitola.
  • Nel 2010, la Premiata Forneria Marconi ha realizzato una versione rock dell'opera, intitolata "A.D.2010 - La Buona Novella". I due membri storici della formazione, Franco Mussida e Franz Di Cioccio, facevano parte de I Quelli, cioè i musicisti che hanno preso parte all'incisione dell'opera originale. Questa nuova versione è stata portata in tour.
  • Nel 2017, il gruppo Artenovecento realizza lo spettacolo teatrale e musicale "Il Vangelo secondo De André: novella apocrifa". Lo spettacolo mette in evidenza i parallelismi tra la figura rivoluzionaria di Gesù di Nazareth e quella di David Lazzaretti, profeta dell'Amiata.
  • Nel 2017, il Coro Polifonico Malatestiano in collaborazione con l'attore Carlo Simoni realizza lo spettacolo teatrale La buona novella di Fabrizio De André eseguendola secondo la rielaborazione per solo, coro e strumenti del M° Lorenzo Donati e per la direzione del M° Francesco Santini. L'opera è incisa e distribuita da Art Media Music, mentre lo spettacolo viene portato in varie città, tra cui Roma nel 2019.
  • Nel 2018 il gruppo Khorakhane’ (Matteo Scheda, Pier David Fanti e Fabrizio Coveri) sviluppa la riedizione de La Buona Novella, con arrangiamenti originali di Fabio Battistelli ed intermezzi di Enrico Pelliconi. Al gruppo originario (chitarra, batteria e canto) si aggiungono Nicoletta Bassetti (violino), Enrico Pelliconi (Tastiere e Fisa) e Gianluca Ravaglia (contrabbasso). Prodotto da MPL Communication e DeepSide, lo spettacolo va in tournée e diventa anche un disco distribuito da CNI ,con le voci di Fabrizio Coveri e Chiara Riondino.

L'opera ha ispirato diversi saggi che ne hanno analizzato genesi e significato. Un libro che ne analizza genesi, aspetti peculiari e il rapporto che esiste tra i vangeli apocrifi e le leggende popolari è Fabrizio De André e la Buona Novella: Vangeli Apocrifi e leggende popolari, Monica Andrisani, Firenze Libri 2002.

  1. ^ a b Riccardo Bertoncelli, Intervista a Gian Piero Reverberi, in Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, Giunti, 2003, p. 71, ISBN 978-88-0902-853-1.
  2. ^ La buona novella (certificazione), su FIMI. URL consultato il 2 maggio 2017.
  3. ^ Ansaldo 2015, pp. 91-92.
  4. ^ Intervista effettuata da Riccardo Bertoncelli contenuta in Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, 2003, editore Giunti, pag. 85, ISBN 978-88-09-02853-1
  5. ^ Enrico Deregibus, Traccia biografica, pubblicata in Riccardo Bertoncelli (a cura di), Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, 2003, editore Giunti, pag. 52, ISBN 978-88-09-02853-1
  6. ^ Erroneamente il suo nome viene riportato in copertina come Walter Patergnani
  7. ^ Alessio Brunialti, Concept: 100 album fondamentali, in Mucchio Extra, Stemax Coop, #25 Primavera 2007.
  8. ^ Ansaldo 2015, p. 91.
  9. ^ Viva 2000, p. 146.
  10. ^ Viva 2000, p. 147.
  11. ^ Pur essendo nella copertina del disco attribuite al solo De André, le musiche di tutte le canzoni sono scritte insieme a Reverberi, come risulta dal deposito SIAE.
  12. ^ Come riportato dal deposito SIAE del brano, anche se nell'etichetta il nome non è riportato e nella busta interna vi sono soltanto i ringraziamenti verso di lui da parte di De André
  13. ^ Riccardo Bertoncelli, Intervista a Mauro Pagani, pag. 123, in Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, 1ª ed., Giunti, 2003, ISBN 978-88-09-02853-1.
  14. ^ Branduardi e la buona novella, su Forum www.branduardi.org (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  15. ^ ‘La Buona Novella’ di Fabrizio De André reinterpretato dai Perturbazione, su perturbazione.com. URL consultato il 4 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2014).
  16. ^ Tre madri live, su youtube.com.
  17. ^ Ave Maria live, su youtube.com.

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