L'ora di religione

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L'ora di religione
Sergio Castellitto in una scena del film
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno2002
Durata103 min
Rapporto1,85:1
Generedrammatico
RegiaMarco Bellocchio
SoggettoMarco Bellocchio
SceneggiaturaMarco Bellocchio
ProduttoreMarco Bellocchio, Sergio Pelone
Casa di produzioneRai Cinema
Distribuzione in italianoIstituto Luce
FotografiaPasquale Mari
MontaggioFrancesca Calvelli
MusicheRiccardo Giagni
ScenografiaMarco Dentici, Paola Riviello
CostumiSergio Ballo
Interpreti e personaggi

L'ora di religione, noto anche come L'ora di religione - Il sorriso di mia madre, è un film del 2002 scritto e diretto da Marco Bellocchio, ed interpretato da Sergio Castellitto.

Presentato in concorso al 55º Festival di Cannes,[1] ha ricevuto una menzione speciale della giuria ecumenica.

Ernesto Picciafuoco, pittore e illustratore di favole per bambini, viene da una famiglia molto importante ma decaduta, che vuole riconquistare il proprio prestigio grazie a una canonizzazione. La donna che dovrà essere fatta santa è la madre defunta dei cinque fratelli, debole e stupida, definita "l'unica vera religiosa" della famiglia. Si dovrà dimostrare che è stata uccisa anni prima da Egidio, uno dei suoi figli, malato di mente e bestemmiatore. La canonizzazione è già in atto da tre anni. Ernesto è l'unico membro della famiglia a non esserne al corrente: i suoi fratelli e i parenti, tranne il figlio pazzo, colui che si vuole assassino, internato, si sono prodigati nel corso degli anni creando attorno alla donna una mitizzazione che Ernesto non condivide, né personalmente (ritiene la madre una donna stupida che ha rovinato la vita dei figli) né ideologicamente, in quanto ateo convinto.

Contattato da un cardinale che vuole interrogarlo in merito al processo di santificazione della madre, Ernesto inizia un surreale percorso che dura poco più di 24 ore, in cui cerca di star vicino a suo figlio piccolo, recandosi alla sua scuola dove conosce una giovane e affascinante "insegnante di religione", dalla quale è attratto, ma che si rivelerà una simulatrice.

Ha una discussione con il cardinale, incaricato di approfondire le circostanze del "martirio", il quale gli chiede conto del mancato battesimo del figlio, dimostrando di essersi ben informato sul suo conto, e che cerca di sapere come mai Ernesto avrebbe "perso la fede". Ha un colloquio con una sua zia, che non ha mai dimostrato molta fede, ma che ora, attratta dal possibile guadagno economico e dalla notorietà che la famiglia ricaverebbe dalla santificazione, tenta per mero opportunismo di riportare anche il nipote sulla "retta via". Ernesto è poi sfidato a duello, per futili motivi, da un nobile che sogna un'improbabile restaurazione della monarchia, ma il duello è interrotto dopo pochi istanti. Intanto la moglie di Ernesto somministra una sorta di battesimo al figlio dormiente, ansiosa di riparare alla precedente "mancanza".

Il giorno successivo, Ernesto ritrova la sedicente insegnante di religione nel suo studio, e, dopo averla rincorsa, riesce a raggiungerla e a far l'amore con lei.

Accortosi di quanto l'ipocrisia sia dominante nella sua famiglia, arrivando perfino ad ipotizzare che il "miracolato" (un amico di famiglia improvvisamente guarito invocando la santa) sia stato pagato dai fratelli per aver il benestare della Curia, Ernesto non si reca all'udienza per la canonizzazione, a cui partecipa invece l'intera famiglia, e coerente con le sue idee, accompagna il figlio a scuola.

Riferimenti letterari

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  • Uno dei personaggi del film (un rozzo popolano che dice di essere stato "miracolato" dalla madre di Ernesto) si chiama Filippo Argenti, che è un dannato presente nell'Inferno di Dante, dove è collocato nel girone degli iracondi.
  • Diana Sereni, il personaggio interpretato da Chiara Conti, nel film recita la poesia Eppure questo non basta di Arsenij Tarkovskij.

Il film è stato girato a Roma nella primavera-estate del 2001.

Riconoscimenti

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  1. ^ (EN) Official Selection 2002, su festival-cannes.fr. URL consultato il 24 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2013).
  2. ^ a b c d e Ciak d'oro 2002, su news.cinecitta.com. URL consultato il 12/06/02.

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Collegamenti esterni

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