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Jan Fyt

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Bottino di caccia (1649)

Jan o Joannes[1] Fyt o Fijt (Anversa, 15 giugno 1611Anversa, 11 settembre 1661) è stato un pittore, disegnatore e incisore fiammingo.

Concerto d'uccelli

Apprese i primi rudimenti dell'arte della pittura ad Anversa da Hans van den Berch[2][3] nel 1621-1622 e probabilmente completò i suoi studi presso Frans Snyders[2][4], da cui mantenne una certa indipendenza di stile[3].

Nel 1629-1630 divenne maestro della Corporazione di San Luca ad Anversa, ma continuò a lavorare per Frans Snyders fino al 1631[2].

Nel 1633-1634 si trasferì a Parigi e successivamente in Italia. Il viaggio in Italia è confermato dalla sua adesione nel 1650 alla Gilda dei Romanisti, riservata ai soli pittori che avevano visitato Roma e di cui divenne decano nel 1652[2].

Durante il suo soggiorno romano aderì alla Schildersbent con il soprannome di Goudvink. Lavorò inoltre a Venezia per le famiglie Sagredo e Contarini. Probabilmente visitò anche Napoli, Firenze, Genova e forse persino la Spagna e Londra[2].

Il 5 settembre 1641 Fyt fece ritorno ad Anversa, dove rimase per il resto della sua carriera, a parte un breve viaggio nell'Olanda Settentrionale nel 1642[2].

Furono suoi allievi Pieter Boel[2][4] e David de Coninck[3][4].

Jan Fyt dipinse soprattutto nature morte e scene di caccia in uno stile elaborato vicino a quello della cerchia di Rubens[4] e con vivaci contrasti di luce e colori[5]. Le sue opere più caratteristiche sono trofei di caccia, cervi morti, lepri ed uccelli, rappresentati tutti con una sensibilità per i dettagli e una consistenza simili a quelli che si trovano nelle nature morte olandesi. L'ambientazione può essere mitologica come in Diana e i suoi cani da caccia accanto alle prede catturate, oppure paesaggistica come in Bottino di caccia, oppure le prede possono essere rappresentate giacenti su un tavolo di una casa patrizia come in Selvaggina e un cesto con uva guardati da un gatto[4].

È considerato il miglior pittore fiammingo di nature morte dopo Frans Snyders[3][4], in particolare di quelle rappresentanti cacciagione, del cui genere può essere considerato l'inventore[4].

Secondo Kugler, si avvicinò a Snyders in composizione e fu meno accurato nel disegno, ma superò il maestro nel rendere gli effetti della luce del sole. Inoltre riuscì a rappresentare le pellicce degli animali e il piumaggio degli uccelli in modo eccezionalmente realistico e più dettagliato di Snyders. Eccelse nel dipingere i cani, in particolare i levrieri[3].

Secondo Viardot, la sua conoscenza dell'anatomia non era forse così buona come quella di Snyders, ma quasi raggiunse il maestro nella resa del colore e nell'esecuzione[6].

Fyt eseguì anche alcuni raffinati dipinti floreali, forse più vicini al gusto moderno[4].

Collaborò con altri pittori come Jacob Jordaens e Thomas Willeboirts Bosschaert, che dipingevano le figure umane nelle sue nature morte[3].

Incise inoltre sedici tavole in due serie, riproducenti cani, che, secondo Kugler, risultano opere di notevole livello[3].

  • Franz Kugler, Gustav Friedrich Waagen, Handbook of painting: The German, Flemish, and Dutch schools, vol.II, John Murray, Londra, 1860, pag.316-317
  • Louis Viardot, An Illustrated History of Painters of All Schools, 2009, pag.310

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