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Inayat Khan

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Hazrat Inayat Khan

Hazrat Inayat Khan (Vadodara, 5 luglio 1882Nuova Delhi, 5 febbraio 1927) è stato un mistico, musicista e scrittore indiano.

Nato e cresciuto in una famiglia dedita alla musica, si distinse anch'egli come abile musicista. Spinto dal suo maestro ad armonizzare l'Oriente e l'Occidente per la sua musica, dopo essersi avvicinato e appassionato al Sufismo, emigrò nel 1910 negli Stati Uniti d'America, e successivamente in Europa, per diffondere la filosofia sufi.[1]

Fondò la "Universal Sufism", un movimento spirituale basato sull'unità di tutti i popoli e di tutte le religioni. Il suo messaggio universale della Divina Unità, il Tawḥīd, predicava l'amore, la pace, l'armonia e la libertà spirituale, mostrando l'efficacia del Sufismo per il pubblico occidentale del tempo.

Tornato in India nel 1926, vi morì l'anno successivo.[1]

I suoi discepoli ne divulgarono i pensieri, raccolti in libri come Il messaggio, Note di musica silenziosa e Perle dell'oceano invisibile.[2]

Hazrat Inayat Khan era discendente, dalla parte della nonna materna, della casata di Hyder Ali e di Fateh Ali Tipu, condottieri indiani che si scontrarono a più riprese con gli inglesi nelle Guerre anglo-mysore. Durante i suoi viaggi, incontrò a New York Ora Ray Baker, che divenne sua moglie nel 1913 assumendo il nome di Ameena Begum. La coppia ebbe quattro figli:

  1. ^ a b L'alchimia della felicità, quarta di copertina.
  2. ^ Saggezza dell'Oriente. Massime, sentenze, aforismi, pensieri, proverbi, raccolti e ordinati da Amedeo Rotondi, Roma, Astrolabio, 1981, p. 190.

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