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Arcidiocesi di Trento

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Disambiguazione – Se stai cercando l'antico principato vescovile, vedi Principato vescovile di Trento.
Arcidiocesi di Trento
Archidioecesis Tridentina
Chiesa latina
Regione ecclesiasticaTriveneto
 
Stemma della diocesi Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
Diocesi suffraganee
Bolzano-Bressanone
 
Arcivescovo metropolitaLauro Tisi
Vicario generaleClaudio Ferrari
Arcivescovi emeritiLuigi Bressan
Presbiteri440, di cui 267 secolari e 173 regolari
1.111 battezzati per presbitero
Religiosi204 uomini, 374 donne
Diaconi26 permanenti
 
Abitanti542.166
Battezzati488.960 (90,2% del totale)
StatoItalia
Superficie6.212 km²
Parrocchie450 (8 vicariati)
 
ErezioneII secolo
Ritoromano
CattedraleMetropolitana di San Vigilio
Santi patroniSan Vigilio
IndirizzoPiazza Fiera 2, 38122 Trento, Italia
Sito webwww.diocesitn.it
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
Il palazzo dell'arcivescovo in Piazza Fiera a Trento.
Il seminario arcivescovile di Trento.
Il palazzo pretorio, sede del museo diocesano tridentino.

L'arcidiocesi di Trento (in latino Archidioecesis Tridentina) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Italia appartenente alla regione ecclesiastica Triveneto. Nel 2022 contava 488.960 battezzati su 542.166 abitanti. È retta dall'arcivescovo Lauro Tisi.

Il patrono dell'arcidiocesi è san Vigilio.

Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie dell'arcidiocesi di Trento.

L'arcidiocesi estende la sua giurisdizione sull'intera provincia autonoma di Trento.

Sede arcivescovile è la città di Trento, dove si trova la cattedrale di San Vigilio. Nell'arcidiocesi sorgono, oltre alla cattedrale, altre due basiliche minori: la basilica dei Santi Martiri a Sanzeno, e la basilica di Santa Maria Maggiore a Trento.

Il territorio è suddiviso in 450 parrocchie, raggruppate in 8 zone pastorali.

La provincia ecclesiastica tridentina, istituita il 6 agosto 1964, è formata dall'arcidiocesi di Trento e dalla suffraganea diocesi di Bolzano-Bressanone.

Lo stesso argomento in dettaglio: Principato vescovile di Trento.

La diocesi di Trento fu eretta nel II secolo e l'evangelizzazione del Trentino si compì, seppure con grande lentezza, nel tardo periodo imperiale. I nomi dei primi vescovi di cui si ha conoscenza sono Giovino, Abbondanzio, che partecipò al concilio di Aquileia nel 381, e san Vigilio. Vigilio (vescovo alla fine del IV secolo) ebbe rapporti epistolari con i metropoliti milanesi Ambrogio e Simpliciano, e con Giovanni Crisostomo. Con Vigilio iniziò un periodo di intensa evangelizzazione delle diverse vallate trentine, anche attraverso il sacrificio dei missionari orientali Sisinnio, Martirio e Alessandro, uccisi a Sanzeno nel 397. I martiri erano stati affidati al vescovo di Trento da Ambrogio per aiutare a diffondere la nuova religione in terre ancora fortemente pagane.

Nel IV e nel V secolo la Chiesa tridentina fece dunque riferimento alla prestigiosa sede episcopale milanese, mentre in seguito appartenne alla metropolia del Patriarcato di Aquileia fino al 1751. Con il vescovo Agnello (fine VI secolo) la diocesi, come tutte le diocesi del patriarcato aquileiese, aderì allo scisma tricapitolino, che ebbe fine nel VII secolo.

In età longobarda la diocesi si configurò nella sua attuale dimensione, ma con alcune eccezioni: la Valsugana e il Primiero erano territori affidati alla diocesi di Feltre, mentre la Val di Fassa a quella di Bressanone.

Al vescovo Iltigario (inizio del IX secolo) sono attribuiti i lavori di restauro dell'antica cattedrale extra muros di San Vigilio, che custodiva le reliquie del santo tridentino. Nella stessa epoca fu eretto il palazzo episcopale e venne istituito il capitolo dei canonici della cattedrale. In epoca carolingia inizia una prima organizzazione territoriale della diocesi, con l'istituzione delle pievi.

Nel 962 Trento ed il suo territorio furono incorporati da Ottone I nell'impero germanico. Da questo momento crebbe il ruolo politico dei vescovi tridentini, che venne consacrato, forse già da Enrico II il 9 aprile 1004, di certo da Corrado II il 31 maggio e il 1º giugno 1027. L'imperatore concesse al vescovo Uldarico II il potere temporale sul territorio della diocesi e su altri territori esterni, dove il vescovo si trovava nella particolare situazione di poter esercitare i poteri civili e amministrativi, ma non quelli religiosi. Il principato vescovile era parte del Sacro Romano Impero ed era dotato di un'autonomia che rimase in vigore fino al 1803. Nel 1796 venne abolito da Napoleone e definitivamente nel 1816 in seguito alla Restaurazione austriaca.

La città venne scelta come sede del concilio di riforma che si svolse in tre diverse riprese tra il 1545 e il 1563. Il XVI secolo rappresentò il periodo di maggior splendore per la Chiesa tridentina, guidata da grandi personalità come Bernardo Clesio e Cristoforo Madruzzo.

Il trattato di Lunéville nel 1801 stabilì la secolarizzazione degli stati ecclesiastici, sancendo la fine del principato vescovile che venne secolarizzato definitivamente da Napoleone nel 1803. Fra il 1803 e il 1810 la zona fece parte del Regno di Baviera. Dal 1810 Napoleone ne decise l'annessione al breve regno d'Italia. Nel 1815 con la Restaurazione il territorio entrò a fare parte dell'Impero austriaco, nella Contea del Tirolo.

La diocesi venne ampliata nel 1786 con l'annessione della Valsugana e del Primiero, parti dei domini della Casa d'Austria ma soggetti spiritualmente fino ad allora alla diocesi di Feltre, e della Val di Fassa dopo aver ceduto Bagolino alla diocesi di Brescia nel 1785. Nel 1818 otteneva anche Merano e la Val Passiria (tolti alla diocesi di Coira).[1]

In seguito alla soppressione del patriarcato di Aquileia nel 1751 Trento entrò a far parte, per breve tempo, della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Gorizia ed in seguito divenne diocesi immediatamente soggetta alla Santa Sede. Dal 1825 al 1920 fu suffraganea di Salisburgo. Il 24 febbraio 1920 fu nuovamente resa immediatamente soggetta alla Santa Sede con il decreto della Congregazione Concistoriale Sedes episcopalis.

Il 14 giugno 1929 è stata elevata a sede arcivescovile con la costituzione apostolica Inter ceteras di papa Pio XI.

Il 6 luglio 1964 in forza della costituzione apostolica Quo aptius di papa Paolo VI le parti altoatesine dell'arcidiocesi di Trento - il cosiddetto Deutscher Anteil (parte tedesca) - vennero aggregate alla diocesi di Bressanone, che assunse il nome di diocesi di Bolzano-Bressanone. Il vescovo ausiliare di Trento Heinrich Fohrer divenne ausiliare di Bolzano-Bressanone. I seminaristi e professori altoatesini di Trento si trasferirono a Bressanone. Il 6 agosto successivo la sede arcivescovile di Trento divenne sede metropolitana in forza della costituzione apostolica Tridentinae Ecclesiae dello stesso Paolo VI.

Cronotassi dei vescovi

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Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

San Vigilio, terzo vescovo di Trento (387 - 400) con i martiri Sisinnio, Martirio e Alessandro in un dipinto di Paolo Naurizio (1583)
Cristoforo Madruzzo, principe vescovo dal 1539 al 1567
Sigismondo Francesco d'Austria, vescovo dal 1659 al 1665
Celestino Endrici, vescovo dal 1904 al 1940. Nel 1929 Trento divenne sede arcivescovile.
Luigi Bressan, arcivescovo dal 1999 al 2016

Il seguente catalogo episcopale, fino al vescovo Uldarico II († 1055), è contenuto in un messale composto al tempo dello stesso Uldarico. Per la sua antichità e l'autorevolezza del manufatto che lo contiene, è ritenuto autentico.[2][3]

Istituti religiosi

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Istituti religiosi femminili

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L'arcidiocesi nel 2022 su una popolazione di 542.166 persone contava 488.960 battezzati, corrispondenti al 90,2% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 613.500 615.000 99,8 1.717 1.149 568 357 834 2.168 426
1970 425.471 425.782 99,9 1.193 794 399 356 494 1.922 448
1980 442.452 442.873 99,9 1.056 696 360 418 495 1.693 458
1990 440.000 445.165 98,8 940 629 311 468 8 427 1.061 456
1999 461.000 464.398 99,3 841 552 289 548 17 400 864 456
2000 469.000 473.000 99,2 818 541 277 573 19 377 854 456
2001 468.800 470.946 99,5 804 522 282 583 19 374 759 456
2002 469.600 472.816 99,3 770 495 275 609 20 364 744 456
2003 469.840 473.151 99,3 753 484 269 623 18 355 756 454
2004 470.513 477.017 98,6 757 474 283 621 19 344 691 454
2005 471.200 481.500 97,8 756 470 286 623 20 359 629 454
2010 481.232 505.527 95,2 667 402 265 721 28 319 553 452
2014 486.000 530.308 91,6 587 356 231 827 28 268 458 452
2017 487.800 538.223 90,6 539 332 207 905 27 233 370 452
2020 488.000 541.098 90,2 496 303 193 983 24 224 350 452
2022 488.960 542.166 90,2 440 267 173 1.111 26 204 374 450
  1. ^ (LA) Bolla Ex imposito nobis, Bullarii Romani continuatio, vol. XV, Romae, 1853, pp. 40-47.
  2. ^ Lanzoni, op. cit., pp. 935-937. Il catalogo è pubblicato nelle Monumenta Germaniae Historica e conterrebbe un errore, in quanto san Vigilio appare al 18º posto, mentre è storicamente documentato che fu il terzo vescovo trentino; per questo motivo alcuni storici ritengono che i quindici vescovi che lo precedono nel catalogo, da Claudiano ad Asterio, siano spuri.
  3. ^ Personaggi trentini lungo la linea temporale, su trentinocultura.net. URL consultato il 29 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2016).
  4. ^ Abundantius episcopus Tridentinus; si veda (DE) Martin Bitschnau e Hannes Obermair, Tiroler Urkundenbuch, II. Abteilung: Die Urkunden zur Geschichte des Inn-, Eisack- und Pustertals. Band 1: Bis zum Jahr 1140, Innsbruck, Universitätsverlag Wagner, 2009, pp. 1-3, n. 2, ISBN 978-3-7030-0469-8.
  5. ^ Menzionato in un mosaico attribuito al VI secolo, proveniente dalla basilica paleocristiana del Doss Trento.
  6. ^ Agnello, prima metà del 500 - A cavallo tra il 500 e il 600, su trentinocultura.net. URL consultato il 16 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2016).
  7. ^ Illustrazione del Tirolo italiano e della Svizzera italiana, 1859, p. 44.
  8. ^ Nel catalogo tridentino dopo Arnoldo (o Arnaldo) di Pavia è menzionato Rainoardo, seguito da Uldarico I.
  9. ^ NICOLO’ DA BRNO, A cavallo tra il 1200 e il 1300 - novembre del 1347, su trentinocultura.net. URL consultato il 30 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2016).
  10. ^ Domenico Antonio Thun, su trentinocultura.net. URL consultato il 26 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 27 novembre 2016).
  11. ^ Restò in carica sette anni come coadiutore con pieni poteri
  12. ^ Sezione Chi siamo sul sito del settimanale, su vitatrentina.it. URL consultato il 26 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 18 gennaio 2014).
  13. ^ Sezione Chi siamo sul sito dell'emittente, su trentinoinblu.it. URL consultato il 26 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2013).

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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