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Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi

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Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi
Dioecesis Melphictensis-Rubensis-Iuvenacensis-Terlitiensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Bari-Bitonto
Regione ecclesiasticaPuglia
 
Mappa della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoDomenico Cornacchia
Vicario generaleRaffaele Tatulli
Presbiteri89, di cui 70 secolari e 19 regolari
1.428 battezzati per presbitero
Religiosi29 uomini, 100 donne
Diaconi7 permanenti
 
Abitanti130.161
Battezzati127.148 (97,7% del totale)
StatoItalia
Superficie442 km²
Parrocchie36
 
ErezioneXI secolo (Molfetta)
I secolo (Ruvo)
XI secolo (Giovinazzo)
26 novembre 1749 (Terlizzi)
in plena unione dal 30 settembre 1986
Ritoromano
CattedraleSanta Maria Assunta
ConcattedraliSanta Maria Assunta a Ruvo
Santa Maria Assunta a Giovinazzo
San Michele arcangelo a Terlizzi
Santi patroniSan Corrado di Baviera
San Biagio di Sebaste
San Tommaso apostolo
San Michele Arcangelo
IndirizzoPiazza Giovene 4, 70056 Molfetta [Bari], Italia
Sito webwww.diocesimolfetta.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La concattedrale di Santa Maria Assunta a Ruvo di Puglia.
La concattedrale di San Michele arcangelo a Terlizzi.
La basilica della Madonna dei Martiri a Molfetta.
La grotta di San Cleto a Ruvo di Puglia.
Il duomo di San Corrado, che fu cattedrale di Molfetta fino al 1785.

La diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi (in latino: Dioecesis Melphictensis-Rubensis-Iuvenacensis-Terlitiensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Bari-Bitonto appartenente alla regione ecclesiastica Puglia. Nel 2021 contava 127.148 battezzati su 130.161 abitanti. È retta dal vescovo Domenico Cornacchia.

Il patrono principale della diocesi è san Corrado di Baviera, monaco ed eremita, commemorato il 9 febbraio.

Patroni secondari sono, invece:

La diocesi comprende i comuni pugliesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi.

Confina ad ovest con l'arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, a sud-ovest con la diocesi di Andria, a sud con la diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e ad est con l'arcidiocesi di Bari-Bitonto.

Sede vescovile è la città di Molfetta, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta. Sempre a Santa Maria Assunta sono dedicate le concattedrali che sorgono a Ruvo e a Giovinazzo, mentre la concattedrale di Terlizzi è dedicata a San Michele arcangelo. A Molfetta sorgono anche il duomo di San Corrado e la basilica della Madonna dei Martiri.

Il territorio si estende su 442 km² ed è suddiviso in 36 parrocchie.

L'odierna diocesi è frutto dell'unione di quattro antiche sedi episcopali attuata nel 1986.

La tradizione attribuisce a san Pietro la fondazione della comunità cristiana di Ruvo e la consacrazione del suo primo vescovo, Cleto, che in seguito sarebbe asceso alla cattedra di Roma come terzo papa. Altri vescovi, la cui storicità però è molto incerta, si sarebbero avvicendati fino al 493.[1]

Alcuni autori ipotizzano la nascita della diocesi fra VI e VII secolo in concomitanza con le testimonianze relative ad una chiesa detta di San Giovanni Rotondo sorta nell'area meridionale del centro abitato.[2]

Una discussa bolla di papa Giovanni XIX del 1025[3] assegnerebbe Ruvo alla provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Bari; questa decisione fu confermata da Alessandro II (1063) e Urbano II (1089).[4]

Incerta è la serie dei vescovi di Ruvo fino alla fine dell'XI secolo. Ughelli, in base ad un Indiculus Rubensium episcoporum, riporta una serie di vescovi che la critica storica, a partire da Lanzoni, ritiene totalmente spuria. Primo vescovo storicamente documentato è Guiberto[5]: nel 1071 prese parte, assieme a molti altri vescovi, alla solenne consacrazione della basilica abbaziale di Cassino; con il nome di Guislibertus è menzionato negli Annali di Lupo Protospatario all'anno 1082.[6] Attorno al 1079, durante il suo episcopato, fu costruita la prima cattedrale, distrutta nel 1133 circa; l'attuale cattedrale risale alla fine del XII secolo, iniziata dal vescovo Daniele, ed è stata l'unica parrocchia con la cura animarum della città-diocesi di Ruvo fino al Novecento.[5]

La diocesi corrispondeva infatti al solo territorio della città di Ruvo e molto esigue erano le rendite della mensa vescovile. Nel Cinquecento la sede episcopale fu retta da tre membri della famiglia de Mirto (1512-1589) che depauperarono i beni della Chiesa. Solo con i vescovi successivi si iniziò ad attuare i decreti di riforma del concilio di Trento, benché il seminario, a causa della povertà economica della diocesi, non fu mai eretto; furono celebrati dei sinodi diocesani, che tuttavia ebbero scarso effetto. Addirittura gli atti stampati del sinodo celebrato da Domenico Gallesi (1676-1679) furono bruciati dopo la sua morte per impedirne l'applicazione.[5]

Il 27 giugno 1818 con la bolla De utiliori di papa Pio VII la diocesi di Ruvo fu unita aeque principaliter a quella di Bitonto.

Agli inizi del XX secolo, grazie anche al considerevole aumento demografico della città, furono istituite nuove parrocchie oltre a quella della cattedrale, tra cui quelle del Redentore, di San Giacomo, di San Domenico e di San Michele.

Il 30 settembre 1982 il vescovo Antonio Bello, già vescovo di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi, venne nominato anche vescovo di Ruvo: in questo modo la sede di Ruvo fu divisa da quella di Bitonto[7] ed unita in persona episcopi alle sedi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi.

Con la conquista normanna della Puglia, il casale rurale del locus Tillizo si trasformò in castrum, parte della contea di Giovinazzo. La sua importanza aumentò sempre più e grazie alle largizioni del conte Amico fu edificata la chiesa matrice di San Michele consacrata nel 1073 dal vescovo di Giovinazzo.

La chiesa ottenne larghe esenzioni e privilegi concessi dai conti di Giovinazzo, in particolare il privilegium exemptionis dai vescovi di Giovinazzo. La chiesa fu affidata ad un arciprete, affiancato da un collegio di canonici.

Nei secoli successivi numerosi furono gli scontri di giurisdizione tra i vescovi di Giovinazzo e gli arcipreti di Terlizzi, i primi per affermare i propri diritti sull'intero territorio diocesano e dunque anche su Terlizzi, il suo clero e le sue chiese, i secondi per difendere i privilegi di esenzione dall'autorità del vescovo giovinazzese.

L'annosa questione fu risolta da papa Benedetto XIV il 26 novembre 1749: in forza della bolla Unigenitus Dei Filius, il pontefice eresse la diocesi di Terlizzi ricavandone il territorio dalla diocesi di Giovinazzo; tre anni dopo, con decreto concistoriale del 24 aprile 1752, la nuova diocesi, suffraganea dell'arcidiocesi di Bari, fu unita aeque principaliter a quella giovinazzese.[8] «In conseguenza dell'erezione della cattedra episcopale, la figura e la potestà (quasi vescovile) dell'arciprete furono ridimensionate a quelle del curato dell'unica parrocchia cittadina (rimasta tale fino al XX secolo) e prima dignità del capitolo cattedrale fu l'arcidiacono».[9]

Nel 1782 fu demolita l'antica cattedrale romanica e si dette avvio alla costruzione della nuova cattedrale in stile neoclassico, che fu consacrata nel 1872.

Il 27 giugno 1818 con la bolla De utiliori, papa Pio VII dispose la soppressione della diocesi di Terlizzi e l'annessione del suo territorio a quello della diocesi di Molfetta. La diocesi fu restaurata il 4 marzo 1836 con la bolla Aeterni Patris di papa Gregorio XVI, che dispose l'unione aeque principaliter delle diocesi di Terlizzi e di Giovinazzo con quella di Molfetta, rendendole immediatamente soggette alla Santa Sede.

Nel 1885 la diocesi comprendeva tre sole parrocchie nel territorio terlizzese: la cattedrale di San Michele arcangelo, San Gioacchino e Santa Maria di Sovereto.[10]

Incerte sono le origini della Chiesa di Giovinazzo. Una discussa bolla di papa Giovanni XIX del 1025[3] assegnerebbe Giovinazzo alla provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Bari; questa decisione fu confermata da Alessandro II (1063) e Urbano II (1089).[4] Dell'XI secolo sono noti diversi vescovi, il primo dei quali Grimoaldo, attestato nel 1034.

La cattedrale risale all'epoca normanna, tra il 1150 ed il 1180, e consacrata nel 1283, all'epoca del vescovo Giovanni II. Durante l'episcopato di Paolo De Mercurio (1731-1752) essa fu ristrutturata completamente in forme barocche.[11]

Nella seconda metà dell'XI secolo, nella città e nel territorio giovinazzese arrivarono i benedettini che fondarono, prima del 1075, il monastero di Santa Maria di Corsignano e prima del 1078 quello di San Giovanni Battista. Nel XIII secolo giunsero anche i francescani, le clarisse e gli eremiti agostiniani.

Il vescovo spagnolo Juan Antolínez Brecianos de la Rivera (1549-1574) introdusse per primo in diocesi i decreti di riforma del concilio di Trento, attraverso la celebrazione di un sinodo diocesano nel 1566.

I conflitti di giurisdizione fra i vescovi di Giovinazzo e gli arcipreti di Terlizzi furono risolti a metà del Settecento. Il 26 novembre 1749 fu eretta la diocesi di Terlizzi con la bolla Unigenitus Dei Filius di papa Benedetto XIV ricavandone il territorio dalla diocesi di Giovinazzo, a cui fu unita aeque principaliter il 24 aprile 1752. Le due diocesi erano suffraganee dell'arcidiocesi di Bari e comprendevano unicamente le due città, sedi delle uniche parrocchie diocesane.

Il 27 giugno 1818 con la bolla De utiliori, papa Pio VII dispose la soppressione delle diocesi di Giovinazzo e di Terlizzi; il loro territorio fu annesso a quello della diocesi di Molfetta. Il vescovo di Giovinazzo e Terlizzi, Domenico Antonio Cimaglia, fu trasferito alla sede di Molfetta.

Su istanza del re Ferdinando II delle Due Sicilie, il 4 marzo 1836 papa Gregorio XVI con la bolla Aeterni Patris provvide a ristabilire le diocesi di Giovinazzo e Terlizzi, unendole entrambe aeque principaliter alla sede di Molfetta e rendendole immediatamente soggette alla Santa Sede.

Incerte sono le origini della Chiesa di Molfetta. Una discussa bolla di papa Giovanni XIX del 1025[3] assegnerebbe Molfetta alla provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Bari; questa decisione fu confermata dai successivi papi Alessandro II (1063) e Urbano II (1089).[4] La dipendenza dalla sede metropolitana barese è ancora attestata da papa Eugenio III nel 1152.[12]

Altrettanto incerta e dibattuta è la cronotassi episcopale molfettese a causa dell'omonimia dei nomi latini di Molfetta (Melfictensis) e di Melfi (Melfiensis), per cui sono stati nel tempo attribuiti a Molfetta vescovi di Melfi.[13] Ughelli inizia la serie dei vescovi di Molfetta con il vescovo Giovanni che prese parte al concilio lateranense nel 1179. Diversi autori anticipano la cronotassi molfettese di un secolo, con un vescovo che prese parte alla solenne consacrazione della basilica abbaziale di Cassino, ma non c'è unanimità sul nome di questo vescovo: per alcuni è Giovanni[14], per altri è Baldovino[15], per altri ancora il suo nome è sconosciuto[16] Holtzmann, continuatore dell'Italia pontificia di Kehr, pone l'inizio della serie episcopale di Molfetta con il vescovo Giovanni che nel 1136 concesse a Simeone, abate del monastero della Santissima Trinità di Cava, la chiesa di San Martino di Molfetta. Lo stesso vescovo è all'inizio delle cronotassi redatte da Cappelletti e da Gams.

Tra i vescovi del XII e XIII secolo si ricordano in particolare: un anonimo vescovo, che alcuni autori identificano con Riccardo (1155-1162), che aderì al partito dell'antipapa Vittore IV e per questo dovette per un certo periodo abbandonare la diocesi; Risando (1222-1271), personalità nota e stimata dai papi, i quali gli affidarono numerosi incarichi durante il suo episcopato, il più lungo della storia della diocesi; Angelo (1280-1287), della nobile famiglia romana dei Saraceni.

Un diploma del 1162 menziona per la prima volta alcune istituzioni che costituivano la struttura della Chiesa di Molfetta, «dando notizia delle dignità e degli uffici svolti da alcuni ecclesiastici molfettesi: compaiono l'arcidiacono, rettore dell'episcopio (perché è assente il vescovo), l'arciprete, i due primiceri, alcuni sacerdoti, l'avvocato dell'episcopio, un sacerdote con funzioni di notaio (primiscriniarius) e, infine, i chierici del collegio episcopale.»[17]

La città, con il suo porto, fu uno degli approdi verso la Terra santa e gli Stati crociati. Questo favorì l'insediamento a Molfetta di numerose comunità religiose con i loro monasteri e i loro ospedali[18]. Sorsero così «i monasteri benedettini (con gli attigui ospedali) di San Martino (1083), San Giacomo (1139), Santa Maria Maddalena (ante 1316) e dei canonici regolari (Santa Margherita, 1182), e i conventi dei francescani (San Francesco, XIII secolo) e degli osservanti (San Bernardino, 1451); né mancò la presenza dei templari (San Nicola, ante 1216), dei giovanniti (San Primo, ante 1263) e dei teutonici.»[17] Accanto a questo, accrebbe l'importanza della città la fondazione del santuario di Santa Maria dei Martiri, attestata dal diploma del 1162. Tra i pellegrini diretti in Terra Santa si ricorda in modo particolare san Corrado, monaco cistercense, che morì a Modugno e divenne in seguito patrono di Molfetta.

Il 1º dicembre 1488 papa Innocenzo VIII, che era stato vescovo di Molfetta dal 1472 al 1484, concesse alla sua vecchia diocesi il privilegio di essere immediatamente soggetta alla Sede Apostolica.

Come per altre città-diocesi della Puglia, anche a Molfetta la cura delle anime della città era affidata unicamente al capitolo dei canonici della cattedrale, unica parrocchia della diocesi. Questa situazione si modificò nel corso del Seicento con l'istituzione nel 1663 della figura del "canonico curato", a cui fu affidata in forma stabile e unica la cura delle anime. Nel 1671, durante l'episcopato di Carlo Loffredo, fu eretta la seconda parrocchia diocesana, Santo Stefano, per la cura pastorale della popolazione del suburbio.

Nel 1571 il vescovo Maiorano Maiorani istituì a Molfetta un primo rudimentale seminario diocesano. I limiti dell'iniziativa si devono soprattutto ai problemi finanziari. La costituzione canonica di un seminario completo giunse nel 1714 durante l'episcopato di Fabrizio Salerno (1714-1754), ma fu approvata dalla Congregazione del Concilio solo nel 1725 e il possesso dei locali del seminario fu effettuato nel 1726. Nel 1785 il seminario trova una sistemazione definitiva nell'ex collegio dei Gesuiti.[19]

Lo stesso vescovo Maiorano Maiorani (1566-1597) fu il primo, dopo molto tempo, a risiedere stabilmente in sede, in ottemperanza alle decisioni del concilio di Trento. Oltre al seminario, Maiorani indisse un sinodo diocesano nel 1570 e di lui restano due relazioni per le visite ad limina del 1592 e del 1595.[20]

Sul finire del Settecento si rese necessario un riassetto delle strutture e dell'organizzazione diocesana. Il vescovo Gennaro Antonucci (1775-1804) trasferì l'episcopio nell'ex collegio dei gesuiti, la cui chiesa divenne la nuova cattedrale della diocesi (1785); inoltre soppresse la parrocchia di Santo Stefano e ne istituì due nuove, San Gennaro e la nuova cattedrale.

Il 5 febbraio 1799 la rivoluzione scoppia a Molfetta con la predicazione di un prete repubblicano, che venne ucciso dal popolo scandalizzato. In seguito, orde di facinorosi profanarono la chiesa di San Domenico e uccisero alcuni religiosi domenicani.

Nel 1818 alla diocesi di Molfetta furono annessi i territori delle soppresse diocesi di Giovinazzo e di Terlizzi. Tuttavia, nel 1836 le due antiche sedi furono ristabilite ed unite aeque principaliter a Molfetta.

Durante il processo di unificazione italiana, la diocesi di Molfetta rimase senza vescovi per un lungo periodo. Infatti, in seguito ai moti del 1848 il vescovo Giovanni Costantini dovette lasciare Molfetta; stessa sorte toccò al successore Nicola Guida, che morì in esilio a Napoli nel 1862; alla sua morte la diocesi rimase vacante per quasi cinque anni.

Il 7 novembre 1926 fu inaugurato a Molfetta il Pontificio seminario regionale, trasferito nei locali del seminario molfettese da Lecce, dove era stato fondato nel 1908. Due anni dopo il seminario accolse il concilio plenario dei vescovi della Puglia e ancora oggi è sede della Conferenza episcopale pugliese.[17]

Il 20 ottobre 1980 papa Giovanni Paolo II con la bolla Qui Beatissimo Petro dispose che le diocesi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi fossero di nuovo suffraganee dell'arcidiocesi di Bari.[21]

Le sedi unite

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Il 4 settembre 1982 Antonio Bello fu nominato vescovo delle sedi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi e il 30 settembre successivo anche della diocesi di Ruvo, unita così in persona episcopi alle tre precedenti sedi.

Il 30 settembre 1986 con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i vescovi le quattro sedi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi furono unite con la formula plena unione e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale.

Il 20 aprile 2018 la diocesi ha ricevuto la visita pastorale di papa Francesco.

Cronotassi dei vescovi

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Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi di Molfetta

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Papa Cleto, ritenuto dalla tradizione primo vescovo di Ruvo.
Papa Innocenzo VIII, nato Giovanni Battista Cybo, vescovo di Molfetta (1472 - 1484).
Lorenzo Pucci, amministratore apostolico di Giovinazzo (1º aprile - 21 agosto 1517).
Antonio Bello, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi (1982 - 1993).

Vescovi di Giovinazzo

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Vescovi di Giovinazzo e Terlizzi

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  • Giuseppe Orlandi, O.S.B.Cel. † (24 aprile 1752 - 15 aprile 1776 deceduto)
  • Michele Continisio † (16 dicembre 1776 - maggio 1810 deceduto)
    • Sedi vacanti (1810-1818)
  • Domenico Antonio Cimaglia † (25 maggio 1818 - 2 ottobre 1818 nominato vescovo di Molfetta)
    • Sedi soppresse (1818-1835)

Vescovi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi

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Vescovi di Ruvo

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  • San Cleto ? †
  • Adriano Germando ? †[43]
  • Giovanni I ? †
  • Brocardo Piellio ? † (340)[43]
  • Epigonio ? †[44]
  • San Procopio ? † (431)
  • Giovanni II ? † (493)
  • Reinaldo † (969)[senza fonte]
  • Gioacchino de Zonici ? † (1009 - ?)[45]
  • Abiatar Barghettini ? †[45]
  • Guiberto, O.S.B. † (prima del 1071 - dopo il 1082)[46]
  • Pietro Gargenti ? † (menzionato nel 1100)[45]
  • Ugo † (menzionato nel 1121)[47]
  • Orso † (prima del 1162 - dopo il 1163)
  • Daniele † (prima del 1177 - dopo il 1183)[48]
  • Anonimo † (menzionato nel 1207)[48]
  • Anonimo † (menzionato nel 1215)[48]
  • Anonimo † (menzionato nel 1217)[49]
  • Anonimo † (menzionato fra aprile 1225 e giugno 1226)[48]
  • Anonimo[50] † (? - dicembre 1235 dimesso)[48]
  • Paolo de Nolles ? † (1241 - ?)[51]
  • Manditto † (prima di agosto 1258 - dopo novembre 1266)[48]
  • Rainaldo † (prima di ottobre 1271 - dopo giugno 1273)[48]
  • Manfredo † (prima del 1277/1278 - dopo il 1279)[48]
  • Pietro de Gabrielli † (prima del 1295 - dopo il 1304)
  • Nicola de Gabrielli † (menzionato nel 1318)
  • Maggiore da Giovinazzo † (menzionato nel 1323)
  • Giovanni III † (menzionato nel 1327)
  • Guglielmo † (menzionato nel 1330)
  • Nicola Perrese † (1336 - 1343 deceduto)
  • Giovanni IV † (4 febbraio 1344 - 1348 deceduto)
  • Stefano, O.F.M. † (26 gennaio 1349 - 1390 deceduto)
  • Antonio † (24 marzo 1390 - 1398 deceduto)
  • Sisto Coletti, O.F.M. † (8 marzo 1399 - 1399 nominato vescovo di Giovinazzo)
  • Domenico Orsi † (1399 - circa 1414 deceduto)
  • Simone da Brindisi, O.F.M. † (26 gennaio 1418 - 7 aprile 1431 nominato vescovo di Alessano)
  • Pietro Rosa † (17 dicembre 1432 - 1443 deceduto)
  • Cristoforo di San Pietro, O.F.M. † (11 dicembre 1443 - ?)
  • Pietro Santorio † (26 gennaio 1452 - 3 settembre 1469 deceduto)
  • Antonio Coletti † (6 ottobre 1469 - 1480 deceduto)
  • Antonio Rocca † (10 ottobre 1480 - 1486 deceduto)
  • Francesco Spalluccia † (2 ottobre 1486 - 1512 deceduto)
  • Giuliano de Mirto † (1512 - 1520 dimesso)
  • Giovanni Francesco de Mirto † (19 marzo 1520 - 1578 dimesso)
  • Orazio de Mirto † (9 aprile 1578 - 1589 deposto)
  • Gaspare Pasquali, O.F.M.Conv. † (3 luglio 1589 - 31 maggio 1604 nominato vescovo di Rieti)
  • Giuseppe Saluzzo † (13 settembre 1604 - 29 dicembre 1620 deceduto)
  • Cristoforo Memmolo, C.R. † (29 marzo 1621 - maggio 1646 deceduto)
  • Marco Romano, C.R. † (19 novembre 1646 - 25 settembre 1649 deceduto)
  • Ferdinando Apicello † (2 maggio 1650 - 28 agosto 1656 nominato vescovo di Larino)
  • Giovanni Battista Volpi † (16 ottobre 1656 - 22 giugno 1663 deceduto)
  • Gabriele Tontoli † (24 settembre 1663 - novembre 1665 deceduto)
  • Giuseppe Caro † (11 gennaio 1666 - circa settembre 1671 deceduto)
  • Sebastiano D'Alessandro, O.Carm. † (15 gennaio 1672 - 29 dicembre 1672 deceduto)
  • Domenico Sorrentino † (13 marzo 1673 - 27 aprile 1676 nominato vescovo di Vulturara)
  • Domenico Gallesi † (22 giugno 1676 - 11 ottobre 1679 deceduto)
  • Giovanni Domenico Giannoni Alitto † (11 marzo 1680 - 1º giugno 1698 deceduto)
  • Francesco Morgione † (19 dicembre 1698 - 18 maggio 1705 nominato vescovo di Minori)
  • Bartolomeo Gambadoro † (14 dicembre 1705 - 14 agosto 1730 deceduto)
  • Giulio de Turris † (12 febbraio 1731 - 24 giugno 1759 deceduto)
  • Pietro Ruggieri † (24 settembre 1759 - 30 aprile 1807 deceduto)
  • Antonio Bello † (30 settembre 1982 - 30 settembre 1986 nominato vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi)

Vescovi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi

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Vescovi oriundi della diocesi

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Elenco di alcuni sacerdoti della diocesi diventati vescovi:

La diocesi nel 2021 su una popolazione di 130.161 persone contava 127.148 battezzati, corrispondenti al 97,7% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
diocesi di Ruvo e Bitonto
1950 86.800 87.000 99,8 80 75 5 1.085 5 102 21
1970 70.200 70.457 99,6 58 52 6 1.210 7 185 25
1980 79.850 80.102 99,7 50 44 6 1.597 11 130 26
diocesi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi
1950 89.900 90.000 99,9 105 83 22 856 30 150 15
1970 103.581 104.081 99,5 94 69 25 1.101 46 213 21
1980 110.140 110.643 99,5 82 64 18 1.343 21 164 28
diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi
1990 135.908 136.828 99,3 97 84 13 1.401 1 16 140 36
1999 137.105 138.269 99,2 99 77 22 1.384 6 25 137 36
2000 136.604 137.774 99,2 97 73 24 1.408 7 27 135 36
2001 136.240 137.405 99,2 93 71 22 1.464 7 25 137 36
2002 134.912 136.082 99,1 91 72 19 1.482 8 20 98 36
2003 135.208 136.383 99,1 91 73 18 1.485 8 19 104 36
2004 134.734 135.905 99,1 99 75 24 1.360 8 25 98 36
2013 132.513 133.530 99,2 103 80 23 1.286 10 23 97 36
2016 131.915 132.826 99,3 94 74 20 1.403 9 38 117 36
2019 128.792 131.297 98,1 91 72 19 1.415 9 31 109 36
2021 127.148 130.161 97,7 89 70 19 1.428 7 29 100 36
  1. ^ Lanzoni nega che Ruvo abbia avuto una sede episcopale prima del VII secolo e ritiene fantasiosi i nomi dei vescovi e storicamente inattendibili; cfr. Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), vol. I, Faenza, 1927, pp. 303-304. Francesco Scorza Barcellona (v. Cleto, nell'Enciclopedia dei Papi della Treccani) ritiene come «tradizione priva di fondamento storico, attestata per la prima volta da F. Ughelli» l'episcopato di Cleto a Ruvo. Autori locali tuttavia confermano la tradizione petrina; Pellegrini per esempio afferma che «non si vede come possa continuarsi a dire del tutto leggendaria la presenza di Cleto nella civitas rubensis» (La cattedrale di Ruvo, pp. 7-8).
  2. ^ Cattedrali di Puglia. Una storia lunga duemila anni, Bari, 2001, pp. 153-154.
  3. ^ a b c La bolla riporta un elenco di diciotto località dipendenti dal metropolita barese, tra cui Ruvo, Giovinazzo e Molfetta, e da all'arcivescovo barese la facoltà di consacrare dodici vescovi suffraganei scelti fra le località menzionate. Il documento è tuttavia sospetto; secondo Nitti, editore del Codice diplomatico di Bari, la bolla è spuria, essendo una copia fatta sul modello di una bolla posteriore di papa Alessandro II; dello stesso avviso lo storico Pratesi. Jules Gay, L'Italie Méridionale et l'Empire Byzantin depuis l'avènement de Basile Ier jusqu'à la prise de Bari par les Normands (867-1071), Paris 1904, p. 427. A. Pratesi, Alcune diocesi di Puglia nell'età di Roberto il Guiscardo: Trani, Bari e Canosa tra Greci e Normanni, in «Roberto il Guiscardo e il suo tempo. Relazioni e comunicazioni nelle Prime Giornate normanno-sveve (Bari, maggio 1973)», Roma, 1975, pp. 226-227, 231-232, 234-241.
  4. ^ a b c Kehr, Italia pontificia, IX, pp. 317-320, nnº 2, 4 e 7.
  5. ^ a b c Storia della diocesi dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web
  6. ^ Kehr, Italia Pontificia, IX, p. 349.
  7. ^ Contestualmente unita in persona episcopi all'arcidiocesi di Bari.
  8. ^ Eubel, Hierarchia catholica, VI, p. 247, nota 1.
  9. ^ Storia della diocesi dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web
  10. ^ Giuseppe Bertolotti, Statistica ecclesiastica d'Italia, Savona, 1885, p. 637.
  11. ^ Cattedrali di Puglia. Una storia lunga duemila anni, Bari, 2001, pp. 123-124.
  12. ^ Kehr, Italia pontificia, IX, p. 321, nº 13.
  13. ^ Tra questi: Giovanni (1037), Baldovino (1071), Ruggero (1185) e Alessandro (1325).
  14. ^ Gabrieli, Bibliografia di Puglia, parte II, p. 309.
  15. ^ Cronotassi iconografia e araldica dell'Episcopato pugliese, Regione Puglia 1984, p. 229.
  16. ^ Luigi Michele de Palma nella storia dal sito web della diocesi Archiviato il 10 gennaio 2017 in Internet Archive..
  17. ^ a b c Storia della diocesi dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web
  18. ^ Ospedale è qui da intendersi nel senso etimologico di hospitalis (da hospes, hospitis = ospite), luogo di accoglienza e ristoro.
  19. ^ Seminario vescovile. Annuario 2009-2010 Archiviato il 2 aprile 2015 in Internet Archive., pp. 7-8
  20. ^ Lorenzo Palumbo, Le relazioni per le visite "ad limina" dei vescovi molfettesi dalla fine del Cinquecento agli inizi dell'Ottocento, in Archivio Storico Pugliese 29 (1976), pp. 138-139.
  21. ^ Bolla Qui Beatissimo Petro, AAS 72 (1980), pp. 1232–1233.
  22. ^ a b Kehr, Italia pontificia, IX. P. 351.
  23. ^ Luigi Michele de Palma, La pergamena più antica del fondo del Capitolo Cattedrale nell'archivio diocesano di Molfetta, in Archivio storico pugliese 38 (1985), pp. 21-34.
  24. ^ a b c d e f g Kamp, Kirche und Monarchie…, vol. II, pp. 643-647.
  25. ^ Alcuni storici locali (Sarnelli, Giovene e Salvemini) includono nella cronotassi di Molfetta il vescovo Ruggero (1185). Il documento a riprova dell'esistenza di questo vescovo non riporta tuttavia il nome di Ruggero, ma solo l'espressione Melfiensis episcopus; questo anonimo personaggio era vescovo di Melfi e non di Molfetta. Il nome di Ruggero sarebbe una invenzione di Sarnelli, come pure il nome Gualbertus erroneamente attribuito al vescovo di Troia. Kamp, Kirche und Monarchie…, vol. II, p. 644, nota 5.
  26. ^ Chiamato anche Riccardo.
  27. ^ Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreichen Sizilien. I: Prosopographische Grundlegung: Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194–1266, vol. IV, München, 1982, p. 1316.
  28. ^ Secondo Eubel (Hierarchia catholica, I, p. 335, nota 2), già nel 1275 circa i canonici della cattedrale di Molfetta avevano eletto vescovo il canonico barese Angelo da Saraceno, confermato dal metropolita di Bari. Dopo alcuni anni, non essendosi ancora fatto consacrare vescovo, gli fu imposto di rassegnare le dimissioni e la diocesi affidata al cardinale Bentivegna de' Bentivegni di Albano. Angelo da Saraceno riottenne la diocesi di Molfetta dal papa il 28 settembre 1285 e morì nel 1289 circa. Leone Mattei Cerasoli, Di alcuni vescovi poco noti, 2, in Archivio storico per le province napoletane, 44 (nuova serie 4), 1919, p. 317.
  29. ^ Mattei Cerasoli, Di alcuni vescovi poco noti, pp. 317-318.
  30. ^ Diversi autori (Ughelli, Gams, Cappelletti) inseriscono un vescovo Alessandro nel 1325; questi tuttavia era vescovo di Melfi, non di Molfetta. Il suo inserimento nella cronotassi molfettana ha portato questi autori a distinguere due vescovi di nome Giacomo. Eliminato Alessandro, Eubel conclude che «uterque Jacobus unus idemque habendus est» (Hierarchia catholica, I, p. 335, nota 4).
  31. ^ Il 19 gennaio 1671 fu nominato arcivescovo titolare di Amasea.
  32. ^ Cronotassi iconografia e araldica dell'Episcopato pugliese, Regione Puglia 1984, p. 189.
  33. ^ Kehr, Italia pontificia, IX, p. 354. Hans-Walter Klewitz, Zur geschichte der bistumsorganisation Campaniens und Apuliens im 10. und 11. Jahrhundert, in Quellen und Forschungen aus italienischen archiven und bibliotheken, XXIV (1932-33), p. 58.
  34. ^ Kehr, Italia pontificia, IX, p. 354.
  35. ^ Klewitz, Zur geschichte der bistumsorganisation Campaniens und Apuliens im 10. und 11. Jahrhundert, p. 58.
  36. ^ Secondo Kamp, il vescovo Berto (chiamato anche Gilberto) fu sepolto a Salerno il 5 novembre 1178 in base ad una lapide oggi perduta; la sua morte tuttavia, documentata dal Necrologio della cattedrale al 1 ° febbraio, deve essere avvenuta in un anno sconosciuto tra il 1172 e il 1178.
  37. ^ Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreichen Sizilien. I: Prosopographische Grundlegung: Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194–1266, vol. IV, München, 1982, pp. 1313-1314.
  38. ^ a b c d e Kamp, Kirche und Monarchie…, vol. II, pp. 630-635.
  39. ^ Le cronotassi di Giovinazzo, a partire da Ughelli, inseriscono un vescovo Orso II, deceduto nel 1218. Secondo Kamp questo vescovo è spurio ed è stato probabilmente confuso con l'omonimo documentato nel XII secolo. È comunque da escludere per la concomitante presenza di Maraldizio, che Ughelli chiama Maldisio.
  40. ^ Palmerio è già documentato come vescovo eletto in un privilegio dell'arcivescovo Andrea di Bari del 18 maggio 1225 (Kamp, Kirche und Monarchie…, vol. IV, p. 1314); riceve la conferma pontificia il 19 giugno 1226.
  41. ^ Vescovo di Trebigne, la sua nomina da parte del capitolo di Giovinazzo fu rigettata da papa Gregorio X con lettera del 14 maggio 1275; il 5 dicembre 1276 fu trasferito alla sede di Ragusa in Dalmazia.
  42. ^ Dal 1969 al 1975 le diocesi furono date in amministrazione apostolica sede plena a Settimio Todisco, in seguito arcivescovo di Brindisi. AAS 62 (1970), p. 6.
  43. ^ a b A riprova della criticità della serie episcopale di Ruvo per il primo millennio è la presenza di Adriano Germando e di Brocardo Piellio, i cui nomi di chiara origine germanica sono anacronistici nella Puglia dei primi secoli cristiani (Lanzoni).
  44. ^ Secondo le indicazioni di Ughelli e degli autori che da lui dipendono, questo vescovo avrebbe preso parte al terzo concilio di Cartagine. Un Epigono prese parte ai concili di Cartagine del 393 e del 397, ma era vescovo di Bulla Regia non di Ruvo. André Mandouze, Prosopographie chrétienne du Bas-Empire, 1. Prosopographie de l'Afrique chrétienne (303-533), Éditions du Centre National de la Recherche Scientifique, Paris, 1982, pp. 354-355.
  45. ^ a b c Secondo Klewitz i vescovi Gioacchino de Zonici, Abiatar Barghettini e Pietro Gargenti non hanno alcuna pretesa di credibilità. Klewitz, Zur geschichte der bistumsorganisation Campaniens und Apuliens im 10. und 11. Jahrhundert, p. 59.
  46. ^ Kehr, Italia pontificia, IX, p. 349.
  47. ^ Alessandro Di Meo, Annali critico-diplomatici del regno di Napoli, tomo IX, Napoli, 1804, p. 269.
  48. ^ a b c d e f g h Kamp, Kirche und Monarchie…, vol. II, pp. 652-655.
  49. ^ Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreichen Sizilien. I: Prosopographische Grundlegung: Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194–1266, vol. IV, München, 1982, p. 1317.
  50. ^ Nelle cronotassi tradizionali di Ruvo, questo vescovo è chiamato Francesco; tuttavia, come documenta Kamp, il suo nome non è riportato da alcuna fonte coeva.
  51. ^ Secondo Kamp il nome di questo vescovo, menzionato nelle cronotassi tradizionali di Ruvo, è introvabile nei documenti coevi.
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