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Datazione con azoto

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La datazione con azoto è una tecnica di datazione relativa che si basa sulla rottura delle catene polimeriche e sul successivo rilascio degli amminoacidi contenuti nelle ossa dei reperti da analizzare.[1]

Principio di funzionamento e limiti

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Nelle ossa umane, la tecnica si basa sul fatto che esse contengono normalmente il 5% di azoto, prevalentemente sotto forma di collagene; la misurazione della percentuale residua di azoto presente nel campione da analizzare, permette di fare una stima dell'età del reperto.[2]

L'affidabilità del metodo non è molto elevata in confronto a quella di altre tecniche di datazione, perché la velocità di estrazione degli amminoacidi dalle ossa dipende da molti fattori quali temperatura, pH del suolo, scorrimento di acque sotterranee e presenza di microorganismi in grado di digerire gli elementi ricchi di azoto, come il collagene.[1][2] Si può pertanto applicare solamente a campioni biologici provenienti dallo stesso sito.

In alcuni studi, l'età ottenuta tramite la datazione con l'azoto è stata confrontata con i risultati ottenuti con altri metodi come la datazione per assorbimento del fluoro, per arrivare a produrre stime più accurate.[2][3]

  1. ^ a b Nitrogen dating - Oxford Reference.
  2. ^ a b c (EN) A. Haddy e A. Hanson, Research Notes and Application Reports Nitrogen and Fluorine Dating of Moundville Skeletal Samples (PDF), in Archaeometry, vol. 24, n. 1, 1º febbraio 1982, pp. 37–44, DOI:10.1111/j.1475-4754.1982.tb00645.x, ISSN 1475-4754 (WC · ACNP).
  3. ^ Jim Moore, Paleoanthropological methods: Dating fossils (PDF), su pages.ucsd.edu, UCSD.