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Cuon alpinus

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Cuon alpino
Stato di conservazione
In pericolo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumDeuterostomia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
InfraphylumGnathostomata
SuperclasseTetrapoda
ClasseMammalia
SottoclasseTheria
InfraclasseEutheria
SuperordineLaurasiatheria
OrdineCarnivora
SottordineCaniformia
FamigliaCanidae
SottotribùCanina
GenereCuon
Hodgson, 1838
SpecieC. alpinus
Nomenclatura binomiale
Cuon alpinus
(Pallas[2], 1811)
Areale
Distribuzione del cuon

Il cuon alpino (Cuon alpinus Pallas, 1811), detto anche cane rosso, cane selvatico asiatico o semplicemente cuon, è un canide lupino indigeno dell'Asia Centrale, meridionale e sudorientale. È geneticamente vicino ai canidi del genere Canis[3], nonostante abbia il cranio dal profilo concavo, manchi del terzo molare inferiore[4] e i suoi molari superiori siano forniti di una sola cuspide invece di due o quattro[5]. L'areale del cuon alpino era molto più vasto durante il Pleistocene, inglobava quasi tutta l'Eurasia e il Nordamerica, ma si restrinse a quello attuale 12 000-18 000 anni fa[6].

Il cuon è un animale altamente sociale, vive in grandi clan caratterizzati dalla mancanza di gerarchie rigide[7] e dalla presenza di molteplici femmine riproduttive[8]. Questi clan sono composti normalmente da una dozzina di individui ma sono stati segnalati gruppi anche di quaranta esemplari[9]. È un cacciatore sociale diurno che dimostra una preferenza per gli ungulati di taglia medio-grande[10]. Nelle foreste tropicali il cuon condivide il suo habitat con tigri e leopardi ma evita gli scontri con essi cibandosi di prede diverse[11].

La IUCN classifica il cuon come specie in pericolo: la sua popolazione conta infatti meno di 2500 esemplari adulti. Tra i fattori che contribuiscono a questo declino vi sono la distruzione ambientale, la scarsità di prede, la concorrenza con altri predatori e le malattie contratte dai cani domestici[1].

Oltre a "cuon", l'animale è chiamato in numerosi modi, tra cui "dhole", "colsun", "buansu" e "adjag"[12]. Il nome "cuon" deriva dal greco κύων, cioè "cane"[13], mentre l'etimologia di "dhole" è più incerta. La sua prima menzione a stampa fu nel 1808, in un resoconto scritto dal soldato britannico Thomas Williamson, che incontrò l'animale nel distretto di Ramgarh e affermò che gli abitanti del luogo lo chiamassero “dhole"[14]. Nel 1827, Charles Hamilton Smith propose una derivazione della parola da una lingua parlata in "varie zone dell'Oriente"[15]. Due anni dopo, Smith collegò la parola col turco deli (folle, pazzo), e lo paragonò, erroneamente, con l'anglosassone dol e l'olandese dul[16], sebbene questi ultimi due derivino invece dal protogermanico *dwalaz (stupido, cretino)[17]. Richard Lydekker, quasi 80 anni dopo, sostenne che la parola non era usata dagli indigeni nell'areale della specie[18]. Secondo il dizionario Merriam-Webster, il nome potrebbe derivare da tōḷa, la parola kannada per lupo[19].

Scoperta, storia e tassonomia

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Tigre braccata da cani selvatici (1807) di Samuel Howitt. Questo rappresenta uno delle prime illustrazioni della specie, sebbene prenda troppo alla lettera le descrizioni di Thomas Williamson, che la paragonò a un cane pariah.

Il primo documento attestante l'esistenza della specie risale al 1794 e venne redatto da un esploratore di nome Pesteref, che incontrò il cuon durante i suoi viaggi nell'Estremo Oriente russo. Lo descrisse come un predatore sociale, simile allo sciacallo dorato, che si nutriva di stambecchi alpini. Peter Pallas gli diede il nome binomiale Canis alpinus nel 1811, scrivendo che il suo areale inglobava l'Udskoi Ostrog settentrionale nell'attuale Oblast' dell'Amur, verso il lato orientale del Lena, comparendo anche nei pressi dell'Enisej, e che ogni tanto oltrepassava il confine cinese[20]. Questo areale russo settentrionale è molto più a nord di quello attualmente attestato per la specie.[5] Il naturalista britannico Brian Hodgson diede al cuon il nome binomiale Canis primaevus, e ipotizzò che si trattasse del progenitore del cane[21]. Hodgson riconobbe solo successivamente le differenze fisiche, separando il cuon dal genere Canis, e assegnandoli il nome generico Cuon[22].

Illustrazione (1859) di Leopold von Schrenck, uno delle prime rappresentazioni affidabili della specie, basato su una pelliccia che l'autore comprò nel villaggio di Dšare presso l'Amur[23]

Il primo studio sull'origine della specie fu opera del paleontologo Erich Thenius, che concluse che il cuon fosse il discendente di un antenato simile allo sciacallo dorato apparso dopo il Pleistocene[24]. Il membro del genere Cuon più antico attualmente conosciuto è il C. majori della Cina Villafranchiana. C. majori manteneva più tratti in comune con i canidi del genere Canis che non con la specie attuale, che possiede molari ridotti con cuspidi forniti di punte taglienti. C. majori perse l'ultimo molare inferiore nello Ioniano inferiore, originando la specie moderna durante lo Ioniano superiore, quando il molare inferiore rimasto divenne un dente dal singolo cuspide tagliente. I cuon dello Ioniano superiore erano praticamente indistinguibili dai loro discendenti, a parte le loro dimensioni maggiori, che si avvicinavano a quella del lupo grigio. Il cuon si estinse in gran parte del suo areale europeo durante l'ultimo periodo glaciale[25], ma continuò a resistere fino all'Olocene inferiore nella penisola iberica[26] e presso il Riparo Fredian nell'Italia settentrionale[27]. Il vasto areale pleistocenico di questa specie includeva anche numerose isole asiatiche in cui oggi è estinta, inclusi lo Sri Lanka, il Borneo e probabilmente Palawan[28][29][30][31]. I reperti fossili, come i resti rinvenuti in Beringia e in Messico, indicano che visse anche nel Nordamerica[32].

Ossa di un cuon europeo trovate nella Cova Negra de Játiva vicino a Valencia, risalenti all'ultimo periodo glaciale.

La morfologia particolare del cuon è stata fonte di confusione nel determinare la posizione sistematica della specie tra i canidi. George Simpson lo mise nella sottofamiglia Simocyoninae insieme al licaone e allo speoto, data la loro dentatura simile[33]. Ulteriori studi dimostrarono che il cuon ha più caratteristiche in comune con i canidi del genere Canis che con il licaone e lo speoto, e che qualsiasi somiglianza con questi ultimi è dovuta solo ad un'evoluzione convergente.[4] Uno studio sul genoma dei canidi rivelò che sia il cuon che il licaone sono più strettamente imparentati con i lupi grigi, i coyote, i lupi africani, gli sciacalli dorati e i lupi etiopi che non con gli sciacalli dalla gualdrappa e striati, i quali sarebbero più filogeneticamente basali.[3] La parentela con Canis potrebbe essere stata confermata in una ménagerie del Madras, dove lo zoologo Reginald Pocock riportò un accoppiamento avvenuto tra un cuon e uno sciacallo dorato.[34]


Canidi lupini

Sciacalli africani

Licaone

Cuon alpino

Lupi, cani, coyote ecc.

Storicamente furono riconosciute 10 sottospecie di cuon.[35] Attualmente la MSW3[36] ne riconosce solo tre.[2]

Sottospecie Immagine Autorità Nome comune Descrizione Areale Sinonimi
C. a. alpinus Pallas, 1811 Cuon rutilano Sottospecie di grandi dimensioni, con manto rosso intenso e cranio snello.[5] Estremo Oriente russo, Mongolia, Cina, Nepal, subcontinente indiano, Bhutan, Birmania, Indocina e Giava. adustus (Pocock, 1941), antiquus (Matthew & Granger, 1923), clamitans (Heude, 1892), dukhunensis (Sykes, 1831), fumosus (Pocock, 1936), grayiformis (Hodgson, 1863), infuscus (Pocock, 1936), javanicus (Desmarest, 1820), laniger (Pocock, 1936), lepturus (Heude, 1892), primaevus (Hodgson, 1833), rutilans (Müller, 1839)
C. a. hesperius Afanasjev e Zolotarev, 1935 Cuon del Tien Shan Più piccolo di C. a. alpinus, con un manto più chiaro e un cranio più largo.[5] Monti Altaj, Tien Shan e probabilmente Pamir e Kashmir jason (Pocock, 1936)
C. a. sumatrensis Hardwicke, 1821 Cuon di Sumatra Sottospecie con pelo corto e ispido, senza borra, e piedi quasi neri.[37] Sumatra, Giava, Malesia peninsulare

Gli studi sul DNA mitocondriale e i microsatelliti del cuon dimostrano però che non ci sono distinzioni razziali notevoli. Tuttavia sono stati scoperti due gruppi filogeografici di cuon nell'entroterra asiatico che probabilmente si divisero durante un periodo glaciale. Una di queste popolazioni si estende dall'India meridionale, centrale e settentrionale (al sud del Gange) fino alla Birmania, mentre l'altro si estende dall'India a nord del Gange all'India nordorientale, alla Birmania, alla Thailandia e alla penisola malese. L'origine dei cuon presenti a Sumatra e a Giava è ancora incerta, dato che sono geneticamente più vicini agli esemplari dell'India, della Birmania e della Cina piuttosto che alle specie della Malesia. Data l'assenza di ulteriori dati, i ricercatori hanno teorizzato che i cuon di Sumatra e di Giava potrebbero essere stati introdotti nelle isola dagli umani[38].

Teschio e molari, illustrazione di St. George Mivart (1890).

Il cuon è stato descritto sia come una combinazione del lupo grigio e della volpe rossa,[5] sia come un canide dai tratti felini, per la schiena lunga e gli arti snelli.[24] Ha un cranio largo e robusto con una cresta sagittale elevata,[5] e i suoi masseteri sono altamente sviluppati in confronto a quelli degli altri canidi, dando alla faccia dell'animale un aspetto da iena.[39] Il suo rostro è più corto di quello del cane e della maggior parte degli altri canidi.[9] La specie è fornita di sei invece che di sette molari inferiori.[40] I molari superiori sono meno robusti rispetto a quelli del lupo, avendo solo una cuspide invece che 2-4 come gli altri canidi,[5] un adattamento che si ritiene migliori la capacità tagliente, permettendo così al cuon di competere con successo contro i concorrenti nel cibarsi di carcasse.[10] Gli adulti possono pesare 18 chili e le femmine pesano circa 4,5 chili di meno dei maschi. È alto 43-56 cm al garrese e misura 91 cm di lunghezza. Come il licaone, le sue orecchie sono arrotondate invece che appuntite.[40] È fornito di 6-7 paia di mammelle, a volte anche otto.[5]

Il tono generale della pelliccia è rossiccia, con sfumature più intense durante l'inverno. Nel manto invernale, infatti, la schiena è coperta d'un colore rosso ruggine saturato con sfumature brunastre lungo la testa, il collo e le spalle. La gola, il torace, i fianchi, l'addome e le parti superiori degli arti sono più giallastre. Le parti inferiori degli arti sono biancastre, con segni bruni scuri sui lati frontali delle zampe anteriori. Il muso e la fronte sono grigio-rossicci. La coda è molto folta e pelosa, di un colore generalmente rosso ocra con una punta marrone scura. Il manto estivo è più corto, ispido e scuro.[5] I peli di guardia laterali e dorsali negli adulti misurano 2-3 cm. I cuon dello zoo di Mosca fanno la muta una volta all'anno, da marzo a maggio.[9]

Il cuon emette fischi simili ai richiami della volpe rossa, a volte trascritti come coo-coo. Come questo suono sia prodotto non è chiaro,[41] visto che le sue corde vocali non differiscono molto da quelle della volpe rossa che non emette tali suoni,[42] ma si ritiene aiuti a coordinare i membri del clan quando viaggiano nelle foreste fitte. Quando attacca una preda, emette un suono descritto come un KaKaKaKAA stridulo.[41] Altri suoni includono gemiti (quando chiedono il cibo), ringhi (per minacciare), urla, schiamazzi (entrambi richiami d'allarme) e guaiti.[43] Contrariamente ai lupi, i cuon non ululano né abbaiano.[5] Il cuon ha un linguaggio del corpo complesso. I saluti amichevoli o sottomessivi sono accompagnati dalle leccature, dalla ritrazione delle labbra e dall'abbassamento della coda. I cuon giocherelloni fanno un inchino accompagnato alla apertura della bocca con le labbra ritratte e la coda tenuta verticalmente. I cuon aggressivi o minacciosi corrugano le labbra avanti in un ringhio e alzano i peli del dorso, tenendo la coda orizzontale o verticale. Quando hanno paura, i cuon ritraggono le labbra, con la coda tra le gambe e le orecchie abbassate.[44]

Ecologia e comportamento

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«Nel cacciare rassomiglia in tutto al lupo, ma se ne distingue per un gran coraggio e per una sociabilità amichevole.»

Comportamento e territorialità

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Cuon nell'atto di giocare, Pench Tiger Reserve.

Come già detto, il cuon non ha rigide gerarchie sociali[5] (come, ad esempio, quelle del lupo grigio), dato che la scarsità stagionale di cibo non è così problematica. Per questo motivo è più simile al licaone, per quanto riguarda il comportamento sociale.[7] Il nome collettivo con cui si indica un insieme di cuon è il "clan" invece che "branco"; quest'ultimo termine, infatti, fa riferimento a un gruppo di animali che cacciano sempre insieme mentre i clan di cuon si dividono spesso, specialmente durante la primavera, in gruppi di 3-5 esemplari, numero ideale per catturare i giovani ungulati.[46] I capibranco sono difficili da identificare perché non assumono posture di dominanza, come fanno i lupi, sebbene i subordinati dimostrino sottomissione.[8] Le lotte all'interno del clan sono rare.[47] Il cuon è molto meno territoriale del lupo e i membri di un clan, una volta raggiunta la maturità sessuale, possono unirsi senza problemi ad un clan diverso.[48] In India i clan consistono tipicamente di 5-12 individui, mentre in Thailandia i clan raramente superano i tre esemplari.[9] Contrariamente alle altre specie di canidi, non ci sono prove che i cuon usino l'urina per marcare il loro territorio. Quando i cuon urinano, in particolar modo i maschi, alzano entrambe le zampe posteriori, assumendo una postura quasi verticale a testa in giù. Questo comportamento si è visto anche negli speoti.[49] La defecazione non sembra avere un ruolo di delimitazione territoriale, in quanto le feci sono, per la maggior parte, depositate in latrine all'interno del territorio, piuttosto che alle periferie. Non grattano il terreno come fanno gli altri canidi per depositare il loro odore.[44]

Sono stati descritti quattro tipi di tane utilizzate dal cuon: una semplice tana di terriccio con una sola entrata (solitamente si tratta della tana abbandonata e ristrutturata di una iena striata o di un istrice), una tana cavernosa e complessa con più di una entrata, una tana semplice cavernosa scavata sotto o tra le rocce e una tana cavernosa complessa interconnessa con altre tane. Le tane solitamente si trovano tra la boscaglia fitta o sulle rive dei fiumi prosciugati. L'entrata d'una tana può essere verticale, con una caduta improvvisa lunga un metro e mezzo. Il tunnel si apre in un'anticamera, da cui diparte più d'un passaggio. Certe tane possono presentare sei entrate che conducono a corridoi collegati lunghi fino a 30 metri. Queste "città" sotterranee sono a volte scavate da molteplici generazioni di cuon e sono occupate dalle femmine del clan, che condividono la cura della prole.[50] Come i licaoni e i dingo, i cuon evitano di abbattere prede presso le loro tane.[51]

Riproduzione e sviluppo

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Cucciolo, Kolmården Wildlife Park.

In India la stagione degli amori è tra ottobre e gennaio, mentre i cuon nello zoo di Mosca si riproducono solitamente in febbraio.[9] Al contrario dei branchi di lupi, un clan di cuon può contenere più di una femmina riproduttiva.[8] Non è insolito per le femmine condividere la stessa tana allo scopo, di accudire le rispettive cucciolate.[47] Durante l'accoppiamento la femmina assume una postura accovacciata felina. Al contrario delle altre specie di canidi, il maschio non rimane attaccato alla femmina dopo la monta. La coppia invece si sdraia sui fianchi, in una formazione semicircolare.[52] La gravidanza dura 60-63 giorni e le cucciolate solitamente sono di 4-6 cuccioli.[9] La crescita dei cuccioli è più veloce di quella del lupo, ed è paragonabile a quella del coyote. I cuccioli sono allattati per almeno 58 giorni. Durante questo periodo il clan nutre la madre nella tana. Una volta cominciato lo svezzamento, gli adulti rigurgitano cibo per i cuccioli fino a che questi non sono abbastanza grandi per partecipare alla caccia. Rimangono presso la tana per 70-80 giorni e poi, all'età di sei mesi, cominciano ad accompagnare gli adulti nella caccia, assistendo all'abbattimento di prede grandi come i sambar.[51] In cattività, la longevità massima è di 15-16 anni.[47]

Comportamenti venatori

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Cuon attaccano un sambar, parco nazionale di Bandipore.

Prima d'una battuta di caccia, i membri del clan si annusano a vicenda, strofinandosi i corpi e montandosi etero e omosessualmente.[53] Il cuon è principalmente un cacciatore diurno: predilige infatti le prime ore del mattino e solo raramente caccia di notte quando c'è luna piena, a dimostrazione che la vista è un senso importante nel rintracciare le prede.[54] Sebbene non sia veloce come lo sciacallo o la volpe, può inseguire una preda per molte ore.[5] Durante un inseguimento, uno o due cuon possono prendere l'iniziativa mentre gli altri membri del gruppo mantengono una velocità meno elevata, assumendo la guida quando i primi si stancano. La maggior parte degli inseguimenti non dura molto e supera raramente i cinquecento metri.[55] Quando inseguono prede veloci, i cuon possono correre a una velocità di trenta miglia all'ora.[5] I cuon spesso spingono le prede verso l'acqua, dove i movimenti di queste sono rallentati.[56]

Se la preda è di grandi dimensioni, una volta immobilizzata, un cuon la afferra per il naso mentre il resto del clan la abbatte tirandola per i fianchi e il posteriore, disdegnando di afferrarla per la gola.[57] Sono stati notati occasionalmente accecare le prede attaccandole agli occhi.[58] I capricorni sono fra le poche prede capaci di difendersi efficacemente contro i cuon, grazie alla loro pelle spessa, al loro pelo folto e alle corna affilate capaci d'impalarli.[18] I cuon lacerano i fianchi della preda, sventrandola, e consumano il cuore, il fegato, i polmoni e porzioni dell'intestino. Lo stomaco e il rumine vengono solitamente lasciati.[59] Prede pesanti meno di 50 chili normalmente cedono dopo due minuti, mentre i grandi cervi possono resistere fino a quindici minuti prima di morire. Una volta uccisa la preda, i cuon strappano pezzi di carne per mangiarli in solitudine.[60] Al contrario dei branchi di lupi, in cui la coppia riproduttiva monopolizza le parti migliori della carcassa, i cuon danno priorità al benessere dei cuccioli durante il pasto, permettendo loro di mangiare per primi.[8] Sono generalmente tolleranti verso gli animali spazzini che li accompagnano su una carcassa.[61]

Branco di cuon che si nutrono di un cervo pomellato, Bandipur National Park.

Tra le prede cacciate in India vi sono i cervi pomellati, i sambar, i muntjak, i tragulidi, i barasinga, i cinghiali, i gaur, i bufali d'acqua, i banteng, i bovini, i nilgai, le capre, le lepri indiane, i ratti dell'himalaya e i colobi[9][34][62]. In Kashmir cacciano i markhor,[34] mentre in Birmania la preda principale è il tameng[9]. I cuon di Sumatra cacciano i tapiri dalla gualdrappa mentre quelli di Giava attaccano i sambar dalla criniera[10]. Nel Tien Shan e nei monti Tarbagatai i cuon si cibano di stambecchi siberiani, arkhar, caprioli, maral e cinghiali. Nei monti Altaj e Sajany cacciano i moschi e le renne. Nella Siberia orientale le loro prede preferite sono i caprioli, i wapiti della manciuria, i cinghiali, i moschi e le renne, mentre nel Territorio del Litorale attaccano i sika e i goral. In Mongolia si cibano prevalentemente di argali e raramente di stambecchi siberiani. Come il licaone, ma contrariamente al lupo grigio, il cuon non caccia gli umani[5][34]. Contrariamente a molti canidi, il cuon non disdegna la frutta e la verdura. In cattività lo si è visto mangiare vari tipi di erbe e foglie, apparentemente per puro piacere[37]. I cuon del Tien Shan infatti consumano una quantità notevole di rabarbaro di montagna durante l'estate[5]. Sebbene sia opportunista, il cuon sembra avere una certa riluttanza nell'assalire i bovini domestici[63]. Tuttavia, la predazione del bestiame da parte dei cuon in Bhutan è un problema sin dagli ultimi anni novanta, dato che il bestiame viene spesso lasciato libero a pascolare nei boschi, a volte per settimane intere. I bovini che invece vengono tenuti in stalla di notte o pascolati presso le case non vengono attaccati. I buoi sono più vulnerabili delle vacche, probabilmente perché vengono protetti di meno[64].

Nemici e concorrenti

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Cuon ucciso e depositato su un albero da un leopardo.

In alcune regioni, i cuon condividono il loro areale con le tigri e i leopardi. La concorrenza fra queste specie viene solitamente evitata attraverso la scelta di categorie di prede diverse, sebbene rimanga una sovrapposizione alimentare notevole. Insieme ai leopardi, i cuon tipicamente preferiscono prede pesanti tra i 30 e 175 chili, mentre le tigri selezionano solitamente animali di peso superiore. Altre caratteristiche, come il sesso, l'arborealità e l'aggressività delle prede possono giocare un ruolo nel modo in cui i tre predatori le scelgono. I cuon attaccano selettivamente i cervi pomellati maschi, mentre i leopardi sono meno selettivi, e le tigri preferiscono prede più grandi. I cuon e le tigri raramente riescono a catturare i colobi, mentre i leopardi ci riescono grazie alla loro agilità sugli alberi. In contrasto, i leopardi sono cacciatori di cinghiali inefficaci in confronto ai cuon e alle tigri, a causa della forza e della ferocia dei suini.[11]

Occasionalmente, i cuon sono stati segnalati assalire le tigri. Quando sono braccate dai cuon, le tigri cercano rifugio sugli alberi o si posizionano con le spalle a un tronco o un cespuglio, dove possono resistere per lunghi periodi agli assalti prima di tentare la fuga. Le tigri che fuggono vengono solitamente uccise, mentre quelle che affrontano i cuon hanno più possibilità di salvezza.[34] Le tigri sono avversarie pericolose per i cuon, essendo fornite di forza fisica sufficiente a poter uccidere un cuon con una sola zampata.[65] Lo scrittore Kenneth Anderson descrisse un tale evento a cui ebbe modo di assistere:[66]

(EN)

«The dogs had spread themselves around the tigress, who was growling ferociously. Every now and again one would dash in from behind to bite her. She would then turn to attempt to rend asunder this puny aggressor, when a couple of others would rush in from another direction. In this way she was kept going continually, and I could see she was fast becoming spent.
All this time the dogs were making a tremendous noise, the reason for which I soon came to know, when, in a lull in the fray, I heard the whistling cry of the main pack, galloping to the assistance of the advance party. The tigress must have also heard the sound, for in sudden, renewed fury, she charged two of the dogs, one of which she caught a tremendous blow on its back with her paw, cracking its spine with the sharp retort of a broken twig. The other just managed to leap out of danger. The tigress then followed up her momentary advantage by bounding away, to be immediately followed by the five remaining dogs. They were just out of sight when the main pack streamed by, in which I counted twenty-three dogs, as they galloped past me without the slightest interest in my presence. Soon the sounds of pursuit died away, and all that remained was the one dead dog.»

(IT)

«I cani avevano circondato la tigre (femmina) che ringhiava ferocemente. Ogni tanto, un cane la attaccava da dietro per morderla. Quando [la tigre] si girava per dilaniarlo, gli altri la colpivano da altre direzioni. Fu costretta a continuare così e vedevo che si stava rapidamente stancando.
Nel frattempo, i cani facevano una rumore tremendo, la cui ragione scoprii quando, durante una pausa nello scontro, sentii il richiamo stridente del branco principale, in arrivo per dare manforte all'avanguardia. Deve averlo sentito anche la tigre, poiché con furia rinnovata, caricò due dei cani, colpendone uno con una tremenda zampata sulla schiena e spezzandogli la spina dorsale col suono acuto d'un ramoscello spezzato. L'altro riuscì appena ad evitare il pericolo. La tigre sfruttò il vantaggio momentaneo dandosi alla fuga, seguita dappresso dai cinque cani rimasti. Erano ormai fuori campo quando il branco principale, in cui ho contato ventitré esemplari, arrivò di corsa, galoppandomi davanti senza alcun interesse alla mia presenza. Presto, i suoni dell'inseguimento si allontanarono e tutto ciò che rimase fu il singolo cane morto.»

Ciò che rimaneva della tigre in questione fu scoperta il giorno dopo cinque miglia dal luogo di battaglia iniziale, circondata da cinque cuon morti.[66]

I cuon possono derubare i leopardi delle loro prede, mentre i leopardi possono tentare di uccidere i cuon se li incontrano da soli o in coppia.[34] Siccome i leopardi sono più piccoli delle tigri ed è più probabile che caccino i cuon, i clan di cuon tendono a reagire più aggressivamente verso di loro che verso le tigri.[67] Sono stati segnalati numerosi casi in cui i cuon hanno costretto i leopardi a rifugiarsi sugli alberi.[34] Si riteneva un tempo che i cuon fossero un fattore significativo nel sopprimere le popolazioni di ghepardo asiatico, ma la cosa è dubbia dato che i ghepardi evitano le zone di bosco fitto preferite dai cuon.[68]

I clan di cuon ogni tanto molestano orsi dal collare e labiati, impedendo loro di rifugiarsi nelle caverne e mordendogli i posteriori.[34]

Sebbene siano solitamente antagonistici verso i lupi grigi,[5] occasionalmente i due canidi cacciano insieme.[69] C'è almeno un caso in cui un lupo solitario fu adottato da una coppia di cuon nel Debrigarh Wildlife Sanctuary.[70] Occsionalmente, formano gruppi misti con gli sciacalli dorati. I cani randagi possono uccidere i cuon, anche se sono stati segnalati casi in cui le due specie mangiavano insieme.[71]

Malattie e parassiti

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Il cuon è vulnerabile a un numero di diverse malattie, soprattutto nelle zone dove condivide il suo areale con altri canidi. Patogeni contagiosi come Toxocara canis sono presenti nelle sue feci, e può contrarre la rabbia, il cimurro, la rogna, la tripanosomosi, il parvovirus canino, ed endoparassiti come i cestodi e i nematodi.[10]

Cuon che si ciba d'una carcassa di sambar, Parco nazionale di Khao Yai.

Il cuon potrebbe essere ancora presente nel parco nazionale di Tunka, presso il Lago Bajkal.[72] Potrebbe ancora vivere nel Territorio del Litorale, con segnalazioni non confermate nella foresta protetta di Pikthsa-Tigrovy Dom. In altre zone del Territorio, non ci sono state segnalazioni sin dagli anni settanta.[73] Attualmente, non ci sono segnalazioni recenti affidabili di cuon in Russia. Lo stesso vale per Mongolia, Kazakistan, Kirghizistan, e Tagikistan, sebbene un esemplare sia stato catturato nel distretto di Jiangxi in Cina meridionale. Nel 2011-2013, fu segnalata la presenza di numerosi cuon ad altitudini di 2.000-3.500 metri presso la riserva di Taxkorgan nella regione del Karakorum/Pamir nel Xinjiang, presso i confini con Pakistan, Tagikistan e Afghanistan.[74] Sono stati avvistati anche nell'Altyn-Tagh, presso il Tibet.[75] Non si sa con certezza se la specie continui ad abitare nel Tien Shan, sebbene appaia in poche unità nel Gansu, con almeno un clan segnalato nel Qilian Shan nel 2006.[76] Resiste ancora in Tibet, e potrebbe anche abitare in Corea del Nord.

Sebbene non ci siano state segnalazioni in Pakistan, la specie una volta viveva nelle steppe alpine che si estendevano fino al Kashmir. Il cuon resiste ancora in India a sud del Gange, soprattutto nelle pianure centrali e nei Ghati occidentali ed orientali degli stati meridionali. Nell'India nordorientale, abita nell'Arunachal Pradesh, Assam, Meghalaya, e nel Bengala occidentale. Lo stato della specie nell'Himalaya e nell'India nordoccidentale è precario, con le popolazioni frammentate. Potrebbero esistere ancora nella zona Ladakh del Kashmir. Abitava una volta nella regione Terai della pianura indo-gangetica.[1] Nel 2011 in Nepal, dei clan furono avvistati attraverso fotocamere trappola nei parchi nazionali di Chitwan[77] e Kanchenjunga.[78] In Bhutan, i cuon si sono ripresi dopo una campagna di avvelenamento svolta negli anni settanta, ristabilendosi negli anni novanta.[79] Attualmente, occupano il Parco nazionale di Jigme Dorji.[80] I cuon sono ancora presenti nelle riserve forestali della zona Sylhet del Bangladesh nordorientale e nei colli di Chittagong nell'area sudorientale. È improbabile però che i cuon in questi luoghi rappresentino popolazioni stabili, poiché la maggior parte delle segnalazioni sono solo di individui solitari o piccoli gruppi che probabilmente sono in declino a causa della mancanza di prede.[1]

La presenza del cuon in Birmania è stata confermata in undici zone, dove sembra che, insieme al leopardo, abbia rimpiazzato la tigre come predatore alfa. Il suo areale è molto frammentario nella Penisola malese, Sumatra, Giava, Vietnam e Thailandia.[1] Nel 2014, fu confermata la continuativa presenza della specie nel Parco nazionale di Kerinci Seblat in Sumatra.[81] Un'indagine con fotocamere trappola nel santuario forestale di Khao Ang Rue Nai in Tailandia nel 2008-2010 confermò la presenza di almeno un clan in buona salute.[82] Nel Laos settentrionale, i cuon sono stati soggetti a vari studi nelle zone protette nel corso del 2012.[83]

Una popolazione disgiunta è stata segnalata negli anni novanta nelle zone di Trebisonda e Rize nella Turchia nordorientale, presso il confine con la Georgia.[84] Alcune autorità hanno accettato la segnalazione come valida,[47] mentre altre si sono dette scettiche.[1] Nel 2013, fu abbattuto un esemplare presso Cabardino-Balcaria.[85] Nel 2015, una spedizione guidata dal Museo di storia naturale di Sofia tentò di confermare la presenza di cuon in Turchia.[86] La ricerca non ebbe frutto.[87]

Nella cultura

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Rublo russo

Una cimasa presente sullo stupa di Bharhut, risalente al 100 a.C., rappresenta tre cuon che costringono una persona o spirito a rifugiarsi su un albero, come fanno i cuon odierni con le tigri.[88] La reputazione feroce dell'animale è espressa in India attraverso i suoi numerosi nomi peggiorativi, che dalla Lingua hindi si traducono in "diavolo rosso", "cane diavolo", "diavolo della giungla" o "mastino di Kālī".[65] Lo zoologo Leopold von Schrenck ebbe difficoltà nell'ottenere esemplari di cuon durante la sua esplorazione dell'Amur, perché i giliachi locali temevano molto l'animale. Questo timore non era però condiviso dai Tungusi. Von Schrenk teorizzò che il diverso atteggiamento verso i cuon fosse legato al fatto che i Tungusi erano un popolo di caccia e raccolta.[23] Creature simili ai cuon sono descritte in numerosi vecchi testi europei, tra cui le saghe degli Ostrogoti, dove vengono raffigurati come cani infernali. I cani demoniaci che accompagnano Arlecchino nelle sacre rappresentazioni francesi del medioevo e i cani leggendari della foresta di Brocéliande sono stati accostati ai cuon. Secondo Charles Hamilton Smith, i canidi feroci di Montefalcone descritti da Scaligeri potrebbero essere basati sui cuon, siccome vengono descritti come diversi dai lupi per comportamento, vocalizzi e apparenza. Lo stemma dei Montefalconi infatti rappresenta due cani rossi come sostegni.[16]

I cuon appaiono col nome di "Dhole" nella storia I cani rossi nel Secondo libro della giungla di Rudyard Kipling, dove vengono rappresentati come animali aggressivi e sanguinari che vengono dal Deccan per invadere il territorio del branco di Seonee, dimora di Mowgli e della sua famiglia adottiva di lupi. Vengono descritti in forma di enormi branchi contenenti centinaia di esemplari, e sono temuti anche da Hathi capo del popolo degli elefanti. I dhole sono odiati dal popolo libero a causa della loro distruttività, il loro disdegno per le tane e il fatto che sono forniti di pelo tra le dita. Con l'aiuto di Mowgli e Kaa, il popolo libero riesce a sterminare i dhole adescandoli in una trappola, facendogli attraversare la zona degli alveari delle api assassine e un fiume torrenziale che li decimerà, per poi uccidere i superstiti.

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