Vai al contenuto

Cahiers du cinéma

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Cahiers du cinéma
Logo
Logo
StatoFrancia (bandiera) Francia
Linguafrancese
Periodicitàmensile
Genererivista cinematografica
FondatoreAndré Bazin, Jacques Doniol-Valcroze, Joseph-Marie Lo Duca, Léonide Keigel
Fondazioneaprile 1951
SedeParigi
EditorePhaidon Press
Diffusione cartacea15.544 (2018)
DirettoreStéphane Delorme
Redattore capoMarcos Uzal
ISSN0008-011X (WC · ACNP), 2698-0940 (WC · ACNP) e 3039-7618 (WC · ACNP)
Sito webwww.cahiersducinema.com, gallica.bnf.fr/ark:/12148/cb34348401n/date, www.retronews.fr/ark:/12148/cb34348401n/notice e www.cahiersducinema.com/

I Cahiers du cinéma sono la più prestigiosa rivista cinematografica francese. Sulla sua onda segue la rivista rivale Positif, definita da Marcos Uzal in un editoriale sui Cahiers avversaria autoproclamata per sessant'anni, ma mai ipocrita né vendicativa.[1]

La rivista è stata fondata nell'aprile 1951 da André Bazin, Léonide Keigel, Joseph-Marie Lo Duca e Jacques Doniol-Valcroze, raccogliendo l'eredità della Revue du cinéma e riunendo i membri di due circoli cinematografici parigini: Objectif 49 (Robert Bresson, Jean Cocteau, Alexandre Astruc ecc.) e il Ciné-Club du Quartier Latin. Tra i collaboratori figuravano Éric Rohmer, Jacques Rivette, Jean-Luc Godard, Claude Chabrol e François Truffaut.

Gli articoli dei Cahiers reinventarono le basi della critica cinematografica. L'elaborazione della politica degli autori riconobbe per la prima volta il valore dei film hollywoodiani di Alfred Hitchcock, Howard Hawks, Robert Aldrich, Nicholas Ray, Fritz Lang, e Anthony Mann, ma soprattutto di registi come Jean Renoir, Roberto Rossellini, Kenji Mizoguchi, Max Ophüls e Jean Cocteau, in polemica con il cinema francese del periodo. L'articolo di Truffaut Su una certa tendenza del cinema francese (1954) è considerato il manifesto del movimento cinematografico originato dagli ex-redattori dei Cahiers passati alla regia, detto Nouvelle Vague.

Dopo Éric Rohmer, caporedattore dal 1957 al 1963, la guida passò a Jacques Rivette. L'attenzione si spostò dagli Stati Uniti alle cinematografie nazionali emergenti, mentre si faceva strada una politicizzazione che esplose in particolare nel 1968. I Cahiers furono guidati, per qualche anno, da un collettivo di ispirazione maoista. Più tardi, con Serge Daney e Serge Toubiana, le posizioni politiche si sono gradualmente smussate, ma non si è ridotta l'influenza critica della rivista, né la sua capacità di produrre, dalle file dei suoi collaboratori, nuovi registi francesi (André Téchiné, Leos Carax, Olivier Assayas, Patrice Leconte).

Nel 1998, Le Editions de l'Etoile (la casa editrice dei Cahiers) è stata acquisita dal gruppo Le Monde. Quest'ultimo nel 2008 ha ceduto la società editrice al gruppo anglosassone Phaidon Press.

La rivista è stata diretta da Jean-Michel Frodon (affiancato da Serge Bozon) fino al 2009. Il comitato di redazione è formato da Hervé Aubron, Stéphane Delorme, Charlotte Garson, Ludovic Lamant, Elisabeth Lequeret, Thierry Lounas, Vincent Malausa, Thierry Meranger, Cyril Neyrat, Eugenio Renzi, Jean-Philippe Tessé, Antoine Thirion.

Nel luglio 2009 Stéphane Delorme rimpiazza Frodon come caporedattore ed è affiancato da Jean-Philippe Tessé.

Considerazioni nel tempo

[modifica | modifica wikitesto]

Aldo Tassone nel suo volume Que reste-t-il de la Nouvelle Vague, che contiene interviste a trenta registi che hanno accettato di ripercorrere il tempo del movimento cinematografico francese, tra i quali Chabrol, Malle, Truffaut, Varda, riprende in esame certe valutazioni ritenute puramente ideologiche sulla rivista, che per altro nel tempo ha cambiato più volte orientamento e linea. Tassone riporta all'inizio del volume una citazione, in francese, di Luis Buñuel del 1976 dove sostanzialmente il regista spagnolo dice di non conoscere la Nouvelle Vague ma di non aver mai riso così tanto quanto leggendo alcuni articoli dei Cahiers du cinéma.[2] Buñuel in Belle de jour cita comunque la famosa scena del film di Godard À bout de souffle dove Jean Seberg vende il New York Herald Tribune, con lo stesso quotidiano nella stessa Parigi degli anni Sessanta in un simile contesto malavitoso, che però nel caso di Belle de jour è venduto da un anonimo ragazzo poco prima del sessantesimo minuto del film.[3]

Caporedattori

[modifica | modifica wikitesto]

Versione italiana

[modifica | modifica wikitesto]

Il sito ufficiale della rivista propone ogni mese in lettura libera due articoli provenienti dalla rivista cartacea. Di questi è stata offerta dal 2005 al 2007, grazie al sostegno dell'Ambasciata di Francia a Roma, una versione in lingua italiana[4].

Collaboratori (parziale)

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ (FR) Marcos Uzal, La mort d'un critique, in Cahiers du cinéma, n. 804, Paris, Décembre 2023, p. 5.
  2. ^ (FR) Aldo Tassone (sous la direction de), Que reste-t-il de la Nouvelle Vague, Paris, Stock, Juillet 2003, pp. 9-23.
  3. ^ Luis Buñuel, Bella di giorno, 1967. URL consultato il 16 maggio 2025.
  4. ^ Extraits. Versione Italiana - Cahiers du Cinéma, su cahiersducinema.com. URL consultato il 14 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2016).

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàGND (DE4147155-6 · J9U (ENHE987007404696305171