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Arsenale (film)

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Arsenale
Il protagonista Timoš (Semën Svašenko)
Titolo originaleАрсенал
Arsenal
Paese di produzioneUnione Sovietica
Anno1929
Durata65 min
Dati tecnicib/n
rapporto: 1,33:1
film muto
Generedrammatico
RegiaAleksandr Petrovič Dovženko
SceneggiaturaAleksandr Petrovič Dovženko
ProduttoreAleksandr Petrovič Dovženko
Casa di produzioneVUFKU
FotografiaDaniil Demutsky
MontaggioAleksandr Petrovič Dovženko (non accreditato)
MusicheIgor Belza
ScenografiaVadim Meller, Iosif Shpinel
Interpreti e personaggi

Arsenale (in russo Арсенал?, Arsenal) è un film del 1929 scritto e diretto da Aleksandr Petrovič Dovženko.

È stato prodotto per commemorare l'insurrezione degli operai dell'arsenale di Kiev contro il governo nazionalista ucraino nel gennaio 1918.[1]

Nel 1929 è stato indicato tra i migliori film stranieri dell'anno dal National Board of Review of Motion Pictures.

Il film presenta inizialmente scene emblematiche collegate tra loro dalla miseria e dagli orrori del tempo della prima guerra mondiale, la gioventù che non torna dal fronte o che torna deformata. La bambina che segue trotterellando l’uomo in stampelle, donne immobili, inaridite da ristrettezze oltre le quali c’è l’impossibilità alla sopravvivenza, uomini che imprecano alla natura come il contadino che prende a calci un ignaro e mal ridotto asino. Il film prosegue partendo dall'abdicazione dello zar e quindi dalla Russia che esce dal conflitto nel 1917. A Kiev sono messe in scena manifestazioni dei nazionalisti e feroci scontri con i bolscevichi tornati dalla guerra. Gli operai dell’arsenale entrano in sciopero, combattimenti per strada e borghesia impaurita chiusa tra le pareti domestiche. Alla fine i Bianchi escono vincitori e fucilano il protagonista che continua ad avanzare la camicia aperta sul petto nudo.

Romanticismo e humour nero convivono nel dramma, come nel caso del gas esilarante che lascia una smorfia agghiacciante di riso sul volto della vittima dopo averla immobilizzata, o «l’isterismo dei nazionalisti che portano attorno il ritratto di Ševčenko e lo collocano, come un’icona davanti e dei ceri accesi (che il ritratto, improvvisamente animandosi, spegne con un soffio)».[2]

  1. ^ Il Mereghetti - Dizionario dei Film 2008, Milano, Baldini Castoldi Dalai editore, 2007, p. 240, ISBN 978-88-6073-186-9.
  2. ^ Georges Sadoul, Il cinema. Vol. 2° - I film A - M, Sansoni Enciclopedie pratiche, Firenze 1968, © by Éditions du Seuil, Paris 1965

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