Accomandigia
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Il termine Accomandigia (variante: raccomandigia), derivante da commenda, era usato in Toscana e in Romagna e si applicava, soprattutto in diritto pubblico per indicare il riconoscimento di un'autorità superiore fondato su espliciti rapporti di sudditanza o di protettorato e rappresentanza estera.[1] A volte ciò era dissimulato da forme pattizie. Numerosi furono i casi di feudi imperiali autonomi affidati in accomandigia ai granduchi di Toscana o ai duchi di Modena.
Romagna
[modifica | modifica wikitesto]Per la Romagna è nota l'accomandigia della contea di Dovadola al Comune di Forlì, nel 1255.
Toscana
[modifica | modifica wikitesto]In particolare si ricordano i feudi della Lunigiana in accomandigia toscana:
- marchesato di Mulazzo
- marchesato di Groppoli nel 1577, poi annesso nel 1774
- marchesato di Villafranca nel 1567 e poi dal XVIII sec. sotto accomandigia di Modena
- marchesato di Castevoli nel 1525
- marchesato di Licciana nel 1686, rinnovata nel 1704 e poi nel 1756 a Modena
- marchesato della Bastia nel 1704
- marchesato di Tresana nel 1575, rinnovata nel 1665
- marchesato di Olivola nel 1569
- marchesato di Pontebosio nel 1670
- marchesato di Treschietto nel 1698
- marchesato del Monte Santa Maria Tiberina fino al 1731
- marchesato di Sorbello nel 1558
- contea di Chitignano nel 1380
- contea di Montauto nel 1385
- contea di Elci nel 1560, poi annessa nel 1779.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ accomandigia nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 14 gennaio 2021.