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Acanto (ornamento)

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Foglie di Acanthus mollis
Acanthus spinosus in fiore

L'acanto (pronuncia: /aˈkanto/[1]; in latino Acanthus) è una delle più comuni forme di pianta per ornamenti e decorazioni a fogliame.[2]

In architettura è un ornamento inciso in pietra o legno in forma di foglie dalla specie mediterranea dell'Acanthus spinosus (o anche della variante Acanthus mollis), un genere di piante che ha foglie tagliate profondamente con qualche somiglianza a quelle del cardo selvatico e della celidonia.

Arte greca e romana

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Capitello composito con foglie di acanto spinoso

Nell'architettura della Grecia antica l'ornamento di acanto[3] compare nelle decorazioni vegetali degli elementi architettonici e nel capitello corinzio. L'esempio più antico che si conosca di colonna corinzia si trova nel tempio di Apollo Epicurio a Bassae nella Messenia (Peloponneso), risalente alla seconda metà del V secolo a.C., ma l'ordine fu usato moderatamente in Grecia prima del periodo romano.

Lo scrittore romano Vitruvio sostiene che l'ordine corinzio sia stato inventato da Callimaco, uno scultore ed architetto greco, che vi sarebbe stato ispirato dalla vista di un cesto votivo, lasciato su una tomba da una giovinetta. Esso conteneva pochi suoi giocattoli ed una tegola quadra vi era stata posta sopra per proteggere il contenuto dalle intemperie. Una pianta di acanto era cresciuta attraverso l'intreccio del cesto.

Il capitello corinzio si diffuse anche in Italia in epoca repubblicana, dando luogo a forme locali (capitello corinzio italico). Con l'utilizzo del marmo di importazione si diffusero nuovamente forme greche che trovarono codificazione in epoca augustea con forme poi adottate per il periodo imperiale romano (con "acanto molle", a fogliette arrotondate) nella parte occidentale dell'impero, mentre nella parte orientale si diffuse una tipologia diversa di foglia d'acanto ("acanto spinoso", con fogliette appuntite). I capitelli ad acanto spinoso furono quindi esportati anche in occidente, spesso prodotti in serie in officine situate presso le cave di marmo.

In età augustea[4], dall'unione della parte inferiore del capitello corinzio, con le foglie d'acanto, e del capitello ionico nacque anche il capitello composito.

Sempre in epoca augustea si diffuse l'uso delle girali d'acanto per fregi e rilievi a decorazione vegetale, come nell'Ara Pacis. L'acanto venne utilizzato con forte valore simbolico, in relazione con la propaganda augustea di un ritorno all'età dell'oro e al culto di Apollo.[5]

La popolarità delle decorazioni in forma di foglie di acanto proseguì nell'architettura bizantina, in quella romanica e in quella gotica, ma visse un vero e proprio revival in quella rinascimentale, ed è in uso ancora oggi.

Arte bizantina e medievale

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Alcune delle più dettagliate ed elaborate decorazioni a forma di foglie di acanto si trova su importanti edifici dell'architettura bizantina, ove le foglie sono tagliate dal basso verso l'alto e distribuite su di un'ampia superficie.

L'impiego di questo motivo proseguì nell'arte medievale, in particolare nelle sculture e nell'intarsio su legno e nei fregi, sebbene esso sia normalmente fortemente stilizzato. Foglie e girali d'acanto compaiono frequentemente ai bordi e nell'ornamento delle lettere iniziali dei manoscritti miniati e si trovano spesso combinati con palmette nei tessuti in seta.

Nel Rinascimento i modelli classici furono seguiti molto da vicino e l'acanto divenne chiaramente riconoscibile ancora su larga scala nelle architetture.

Galleria d'immagini

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  1. ^ Luciano Canepari, acanto, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 1999, ISBN 88-08-09344-1.
  2. ^ (EN) Philippa Lewis & Gillian Darley, Dictionary of Ornament (1986) Pantheon: NY
  3. ^ La relazione fra l'acanto ornamentale e la pianta dell'acanto è stata soggetto di lunghe controversie. Alois Riegl argomentò, nella sua famosa opera Stilfragen, che l'ornamento di foglie di acanto ebbe origine come versione delle palmette nelle sculture e solo successivamente incominciò ad assomigliare all'Acanthus spinosus. (EN) A. Riegl, tr. E. Kain, Problems of style: foundations for a history of ornament (Princeton, 1992), pp. 187-206.
  4. ^ (EN) D. E. Strong, Some early examples of the composite capital, in "Journal of Roman Studies", 50, 1960, pp. 119-128.
  5. ^ (FR) Gilles Sauron, La promotion apollinienne de l'acanthe et la définition d'une esthétique classique à l'époque d'Auguste, in "L'acanthe dans la sculpture monumentale de la renaissance à l'antiquité. Actes du Colloque international" (congresso di Parigi 1990), Paris, 1993, pp. 75-98.
  • (FR) AA.VV. L'acanthe dans la sculpture monumentale de la renaissance à l'antiquité, Actes du Colloque international (congresso Paris 1990), Paris 1993.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  • Acanto, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
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