Fabio Volo è il solito irritante personaggio simpatico, un po' cazzone e pieno di battute da belloccio imbranato.
Deluso dal livello medio di spillatura della birra servita nei pub della sua città, progetta insieme ai suoi amici falliti di aprire un pub tutto loro, con black jack e squillo di lusso per offrire da bere a tutti i suoi amici e fallire in una settimana.
Non appena hanno trovato il posto (una chiesa sconsacrata mi pare, o forse mi confondo con un pub che hanno aperto dalle mie parti), viene fuori che Fabio Volo lo chiamano a lavorare in comune e parte quindi il dilemma morale tra lavorare come una persona normale o passare le giornate a cazzeggiare con la birra a trentacinque anni suonati.
Siccome però all'epoca del film stava per arrivare la crisi, Fabio decide che è meglio accettare il posto fisso, anche perché così sa già che potrà esibirsi per tutto il film nella sua menata preferita, ossia il conflitto interiore e insanabile tra quello che vorrebbe essere e quello che invece è. Che palle cazzo.
Appena arrivato si accorge che il comune deve tipo riscuotere ottomila decadi arretrate di varie tasse, e allora comincia a fare il giro della città col SUO motorino e il SUO notebook (perché è un eroe che combatte l'inefficienza pubblica rimettendoci del SUO) per chiedere alla gente di pagare 'ste tasse.
Ovviamente tempo trenta minuti vogliono già linciarlo, così decide di applicare il condono alla prima che trova con due tette decenti.
Dà lì scopano un po', poi litiga coi suoi amici, poi arriva pure Napolitano (WTF?!) non ho capito bene a fare cosa perché nel frattempo cazzeggiavo su internet, poi manda affanculo il suo dirigente, poi viene fuori che la graduatoria con la quale è entrato in comune era stata truccata da suo babbo morto con gli ultimi soldi della liquidazione.
Insomma dai, un po' la storia di tutti noi dipendenti pubblici. Tette di Valeria Solarino a parte.
(e ora la valutazione espressa in linee di febbre)