L'antinomia del mentitore, ovvero la storia di una resa
Ci si appassiona alla filosofia, la fascinazione scatta in virtù del fatto che il non capire ti spinge a studiarla. Io ho amato la Logica in particolare, me ne innamorai il giorno in cui in una piccola aula sintetica ed assolata del dipartimento della facoltà, una docente lanciò distrattamente la sfida del paradosso: il bugiardo dice: "questa frase è vera" ..... La sensazione fu notevole, il mio pensiero girava su se stesso in cerca di soluzioni.
Ma esiste una soluzione? La posizione aristolelica imputa alla autoreferenzialità il presupposto dell'autoannullamento della frase stessa.
A questo limite imposto, il pensiero dal medioevo in poi si è spostato verso una sorta di relatività di bugia e verità, il loro valore si muove lungo la linea di una variante.
La commistione di posizioni picoanalitiche e visione filosofica rielabora la figura del bugiardo offrendolo ad una dimensione "artistica", egli crea mondi paralleli, vive altre vite, scardina la logica altrui, gioca con il nulla, con la inconsistenza della propria esistenza ....
Il bugiardo non va interpretato ma lasciato a se stesso in quanto le frasi che egli espone nascondono echi degli insolubilia aristotelici .....
