Sylvia Earle
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Sylvia Alice Earle (1935 – vivente), oceanografa statunitense.
Intervista di Ali Tabrizi
dal documentario Seaspiracy, 2021
- Negli anni ho assistito a tanti cambiamenti e ho vissuto forse la più grande epoca di scoperte negli oceani, ma so bene che abbiamo anche perso tantissimo. Dalla metà del XX secolo, l'umanità è riuscita a sottrarre agli oceani una grandissima biodiversità. Si stima che entro la metà del XXI secolo, se proseguiremo ai livelli attuali, non esisterà più la pesca commerciale, perché mancheranno i pesci.
- Oggi sappiamo che non tagliare gli alberi o piantarne altri contribuisce all'equazione carbonica, ma l'integrità degli oceani è ancora più essenziale. Tutti questi grandi animali e anche i più piccoli assorbono anidride carbonica e la trattengono quando muoiono. L'oceano è la nostra grande discarica carbonica.
- Ho cercato in lungo e in largo per capire se fosse possibile una pesca su vasta scala, ma sostenibile. Devo ammettere che non esiste.
- Trovo incredibile che ci si chieda se i pesci soffrano. Sono una scienziata e dico che è logico. Tutti i pesci hanno un sistema nervoso e in questo sono uguali a tutti gli altri vertebrati, inoltre hanno altri sistemi sensoriali che forse neanche possiamo immaginare. Noi sentiamo il dolore, il contatto, ma i pesci hanno organi come quelli della linea laterale, che consentono loro di percepire i minimi movimenti nell'acqua, è così che mille pesci possono muoversi all'unisono. C'è chi dice che possiamo fare loro di tutto, perché non hanno una coscienza, non razionalizzano il dolore o l'imminenza della morte. Chi lo dice non conosce i pesci. È solo una giustificazione per fare cose immonde a creature innocenti. È l'unica spiegazione che mi viene in mente per questo atteggiamento così barbaro. [«Lei non mangia pesce?»] No, né pesci né altri animali.
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