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Sergio Floccari

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Sergio Floccari (2017)

Sergio Floccari (1981 – vivente), ex calciatore italiano.

Citazioni di Sergio Floccari

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Citazioni in ordine temporale.

  • Quando giochi con Christian [Riganò] al fianco sei tranquillo. Sai che lui prima o poi ti metterà in condizione di segnare perché non pensa solo al gol ma soprattutto all'interesse della squadra. Quando tocca la palla sa sempre come mettere in crisi l'avversario per questo risulta difficile da marcare.[1]
  • Io mi considero un operaio del calcio. Ho cominciato a 13 anni, a 16 ero già fuori casa, inseguendo la mia passione.[2]
  • [Sulla S.P.A.L.] Qui ho trovato passione, semplicità, la tendenza a vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, l'abbraccio che la città ha verso la squadra. Spero non cambi mai.[3]
  • Al giorno d'oggi la normalità, quindi la semplicità, non fa audience. Ora non c'è argomentazione, dialogo, la cosiddetta piazza: spingi un tasto, aggiungi un "mi piace" e magari lo fai perché ne vedi trecento e segui la massa. L'andazzo è questo. L'altro giorno Petagna, Schiattarella e Paloschi mi hanno fatto iscrivere a Instagram, perché poi se fra qualche anno i miei figli me lo chiederanno, non vorrò fare la figura del vecchio suonato. Ecco: a un certo punto un amico mi ha detto "ti taggo". Eh? Mi che? Non voglio fare lo zio, ma una volta nei ritiri giocavi a carte, parlavi. Sia chiaro: la tecnologia è il tempo che va, mi piace, è giusto che scorra. Ma la normalità di cui parlavo è una storia da scoprire: [...] l'80% dei miei compagni ha storie bellissime da raccontare.[3]
  • [Sulla finale della Coppa Italia 2012-2013] Mi ricordo la sensazione dell’Olimpico che tremava. Fu un momento di liberazione, di gioia, credo di non aver mai fatto un'esultanza così. [...] Prima della finale andammo [...] a Norcia. [...] penso sia stata la cosa vincente perché in quella settimana siamo stati bravi a saperla vivere, senza pensarla come un ritiro. Lo abbiamo sfruttato per stare insieme. Tornavamo ragazzini, dopo cena ci fermavamo a giocare in mezzo alla strada e per le porte usavamo i garage. Sembra una cosa sciocca ma era un modo per poter condividere altro tutti insieme. Vivemmo quella finale un po' più sereni, perché di tensione ce n'era tanta. Era un appuntamento con la storia.[4]

Intervista di Sergio Chesi, fanpage.it, 9 giugno 2020.

  • [Durante la pandemia di COVID-19] Guarda, ti dico una cosa: non mi piace vedere le partite senza tifosi allo stadio. Quella roba lì non è contorno, quello è il calcio. È una cosa surreale [...]
  • Ci sono squadre forti a cui ho segnato spesso, anche in partite importanti. Mi ricordo la prima volta che giocai contro la Juventus, a Messina. Feci una doppietta: i miei primi gol in Serie A. I giocatori della Juve fino a qualche mese prima li vedevo alla Playstation e nel sottopassaggio, prima di entrare in campo, mi sembrava tutto stranissimo.
  • [...] fin quando c'è la passione, ci si diverte e si riesce a restare competitivi, penso si debba continuare a giocare. Questo è il lavoro più bello del mondo e continuerò a farlo finché sarà possibile.

Luca Pagano, uscatanzaro.net, 2 dicembre 2022.

  • [Sugli inizi] Nel 1996 sono andato ad Avezzano a fare gli allievi nazionali. A fine anno però sono tornato a casa, perché l'Avezzano fallì. Da lì sono andato in Veneto, a fare un provino con la primavera del Treviso. Non andò bene. Poi ci provo a Montebelluna, che all'epoca faceva la Promozione. Arrivato lì mi dicono che non prendevano ragazzi da fuori. Poi faccio una partita e mi "tengono" per tutta la stagione. [«Non dev'essere stata una passeggiata, così giovane, dalla provincia calabrese al Nord da solo»] Sì, è stato un anno di sacrifici così lontano da casa. Poi mi sono spostato a Mestre. Pensa che sbagliai orario per il provino con la Berretti e alla fine il mister della prima squadra mi fece allenare con loro. Ero fuori allenamento e spaventato dalla prima squadra, ma in quei pochi minuti faccio una grande azione e un gol. Così mi prendono e gioco lì per due anni, il secondo anche con la prima squadra. Una bella botta di fortuna, insomma.
  • Ho fatto tanta fatica all'inizio, ma ho avuto un grande spirito d'adattamento. Il calcio per me è stato un grande maestro di vita, mi ha tirato su. I valori me li ha trasmessi la mia famiglia, che ringrazierò sempre, ma poi il calcio mi ha dato e insegnato tanto. [...] Mi ha insegnato il rispetto, l'impegno con se stessi. Mi ha fatto capire che il futuro dipendeva da me e non da altri. Io non ho mai avuto una mentalità che mi spingesse a dare la colpa all'allenatore o alla società se qualcosa non funzionava. Ho sempre pensato che dovessi essere io a costruire il mio futuro.
  • [Sull'Atalanta Bergamasca Calcio] Certe peculiarità quell'ambiente ce le ha sempre avute. [...] Il valore dell'impegno e dell'umiltà, il saper lavorare con i giovani e trasmettere i giusti valori. Si vive in un contesto di normalità, ti insegnano veramente il valore del lavoro, sono riusciti negli anni a mentalizzare i calciatori fin da piccoli.

Note

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  1. Citato in Rosario Pasciuto, Riganò, l'ex muratore di Lipari adesso sogna la maglia azzurra, la Repubblica, 31 ottobre 2006.
  2. Dall'intervista di Luca Baccolini, Floccari: "Scusate il ritardo, sono un operaio ma darò a Destro una bella mano", bologna.repubblica.it, 15 gennaio 2016.
  3. a b Dall'intervista di Matteo Dalla Vite, «Sono Floccari, la mia normalità fa volare la Spal», La Gazzetta dello Sport, 19 aprile 2019; citato in Floccari, l'elogio della normalità in un'intervista a La Gazzetta, lospallino.com.
  4. Da un'intervista ai canali ufficiali della Società Sportiva Lazio; citato in Floccari, le emozioni del 26 maggio: "Abbiamo festeggiato alla grande, durante l'attesa la città era paralizzata", lazionews.eu, 25 maggio 2023.

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