Nicola II di Russia
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Nicola II Romanov (1868 – 1918), ultimo imperatore di Russia.
Citazioni di Nicola II
[modifica]- Giuro solennemente che non farò pace finché un solo nemico rimarrà sul suolo russo. (da una dichiarazione al momento dell'incoronazione, 26 maggio 1896[1])
- [Ricevendo l'ambasciatore d'Inghilterra George Buchanan] Lei mi dice che devo meritare la fiducia del mio popolo: ma non è il popolo che deve piuttosto meritarsi la mia?[2]
- Manterrò per il bene delle Russia intera il principio dell'autocrazia assoluta, nel modo fermo e deciso come l'ha fatto mio padre. (da una dichiarazione al momento dell'incoronazione, 26 maggio 1896[1])
- Non sono preparato, è il mestiere che meno avrei preferito di fare. Non so neppure come devo rivolgermi ai miei ministri. (da una dichiarazione al momento dell'incoronazione, 26 maggio 1896[1])
- Un uomo forte non ha bisogno del potere; un debole ne viene schiacciato.[3]
Citazioni su Nicola II
[modifica]- Intere generazioni di democratici aborrivano la dinastia dei Romanov: né il Kaiser Guglielmo, né l'imperatore asburgico Francesco Giuseppe erano detestati quanto Nicola II. In Russia vigeva la più rigida repressione dei partiti politici e dei sindacati e solo nel 1905 Nicola II concesse suo malgrado, dopo mesi di tumulti rivoluzionari, l'elezione di un parlamento (Duma). Quando questo si riunì, l'anno seguente, si rivelò incapace di far fronte alla monarchia. Manipolando la nuova Costituzione a proprio vantaggio, l'imperatore sciolse poi la seconda Duma e ritoccò le leggi elettorali per farne eleggere una terza più compiacente. (Robert Service)
- La voce pubblica gli attribuiva tendenze miti e quasi mistiche. Il Blowitz, corrispondente da Parigi del Times, lanciava un giorno la notizia sensazionale che il giovane Czar voleva chiudersi in un convento e farsi frate. Certo era un debole e lo si vide anche più tardi quando soggiacque alle funeste influenze della Czarina e di Rasputin. (Mario Borsa)
- Era semplice, forse buono, ma senza idee, stanco e timido. Pareva che sentisse la corona come un peso. Serbava per tutto una maschera di impassibilità che gli cadeva un attimo solo quando gli si parlava della famiglia o in chiesa. Dinanzi le iconi sacre, si prostrava devoto, segnandosi quattro o cinque volte con fervore e raccogliendosi tutto nella preghiera come un fedele ortodosso fanatico. Gli uomini lo turbavano: non sapendo guardarli in viso, diritto, i suoi occhi sfuggivano sempre inquieti gli altri occhi. (Virginio Gayda)
- Noi abbiamo due zar: Nicola II e Lev Tolstòj. Qual è il piú forte? Nicola II è impotente contro Tolstòj, non può scuotere il suo trono, mentre Tolstòj è senza dubbio in grado di scuotere il trono di Nicola II e della sua dinastia. (Aleksej Suvorin)
- Non c'è dubbio: anche la morte di Nicola II è un suicidio prima che un assassinio. Iniziato il periodo delle riforme con la costituzione del 1905, l'Imperatore non ebbe mai il coraggio di rinnegare il famoso manifesto dell'ottobre di quell'anno, ma fece tutti gli sforzi per appoggiare il ritorno all'autocrazia. Rimasto indeciso tra le due vie, non sufficientemente illuminato per poter governare con la costituzione, non abbastanza forte e capace per governare da solo, non duro e ambizioso per difendere brutalmente la corona con ogni mezzo, egli doveva cadere come è caduto; un po' per i suoi difetti e un po', anche per i suoi meriti. (Ugo D'Andrea)
- Quando divenne zar era disperato. Continuava a dire che non sapeva cosa sarebbe successo di noi e che lui si sentiva completamente inadatto a regnare. (Ol'ga Aleksandrovna Romanova)
- Quanti uomini avete fatto uccidere? Ne avete una vaga idea? E sa Dio quanti uomini hai fatto morire. Sa Dio quanti bambini. Sai solo il numero dei soldati perché qualcuno li ha contati per voi. Sette milioni. A sette litri di uomini per sette milioni di volte; un oceano di sangue. Avete mai visto una battaglia? No, voi non siete Nicola il Sanguinario. Voi siete un uomo senza fantasia. (Nicola e Alessandra)
- Un sovrano di cui non ci si può fidare. Approva oggi quel che domani respinge. È incapace di guidare la nave dello Stato. (Sergej Jul'evič Vitte)
- In realtà, Nicola si considerava un fallito. Il suo fatalismo non era che una forma di difesa passiva di fronte allo sviluppo storico, e si accompagnava all'arbitrio, meschino nei moventi psicologici, ma mostruoso nelle conseguenze.
- La sua personalità era, in fondo, caratterizzata da un'intima indifferenza, da una grande carenza di forza morale, da una scarsezza di impulsi volitivi. La maschera dell'indifferenza, che in certi ambienti viene chiamata «educazione», si confondeva naturalmente con il viso stesso di Nicola.
- Nicola II aveva avuto in eredità dai suoi antenati non solo un impero immenso, ma anche la rivoluzione. Essi non gli avevano lasciato alcuna qualità che lo rendesse atto a governare l'impero o solo una provincia o un distretto. Al flusso della storia, le cui ondate si avvicinavano sempre più alle porte del palazzo, l'ultimo dei Romanov contrapponeva una sorda indifferenza: sembrava che tra la sua mentalità e i suoi tempi si frapponesse una parete divisoria, sottile, ma assolutamente impenetrabile.
Note
[modifica]- ↑ a b c Citato in Luigi Fossati, Nicola II, in Le ultime monarchie, Istituto Geografico De Agostini, 1973, p. 19.
- ↑ Citato in Enzo Biagi, Russia, Rizzoli, Milano, 1977, p. 50.
- ↑ Dagli scritti originali dello zar; citato in E. Heresch, Nicola II: vita e morte dell'ultimo imperatore di Russia, epigrafe.
Voci correlate
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