Me Too (hashtag)
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Citazioni su #MeToo.
- All'inizio si trattava di denunciare gravi abusi di potere [...] Ma con il tempo questa vena militante si è dilapidata. #Metoo è diventato un prodotto hollywoodiano, qualcosa che instupidisce, di un po' finto e bigotto. Un pass, un vestito da sera e basta. La Democrazia Cristiana in tutto il suo splendore. (Asia Argento)
- Certamente il caso Weinstein ha portato a galla situazioni gravi, poi però il livello del dibattito è sceso. Di certi argomenti bisogna parlarne nelle sedi giuste, non farne pettegolezzo. Si sarebbe dovuto fare anche un discorso sulla cultura della violenza e sul fascino del potere, che tutti subiscono. È stata un po' un'occasione persa. Queste cose non vanno affrontate solo inventandosi slogan per i social. (Valentina Lodovini)
- [«Del MeToo si discute molto. È giusto denunciare anni o appunto decenni dopo?»] Certo che è giusto! A volte occorre molto tempo per elaborare quel che è accaduto, per trovare il coraggio di raccontarlo. Spesso la donna è vittima due volte: dell'uomo e del senso di vergogna che prova, come se fosse lei la colpevole. (Cristina Comencini)
- [«Lei che cosa pensò quando scoppiò il MeToo?»] Che finalmente qualcuno denunciava. Ai miei tempi, la parola di una ragazza non aveva valore. A me è successo più volte di essere molestata da chi aveva il potere di farmi lavorare e non ho denunciato: chi mi avrebbe creduto? Però, anche in situazioni pesanti in cui ho corso il rischio di essere violentata, sono riuscita a uscirne indenne: ho un riflesso col ginocchio che è una roba micidiale. Alle attrici di oggi consiglio di mirare col ginocchio dove sappiamo. (Edwige Fenech)
- Credo che le intenzioni del MeToo fossero assolutamente nobili, che il fenomeno delle molestie e della prevaricazione maschile dovesse venire alla luce. Il tempo era scaduto, time is out. [«E poi?»] Qualcosa è andato storto, qualcuno si è fatto prendere la mano. E quindi ecco i processi mediatici, questa denuncia in massa. Attenzione, sono sacrosante le denunce e sono l'arma per sconfiggere i soprusi, ma farle televisive e nel modo in cui s'è visto, non so quanto bene abbiano portato. (Paola Turci)
- Il #metoo? C'è stato un momento in cui sembrava una caccia alle streghe. Poi si è ridimensionato, ma ha insegnato qualcosa. Tanto anche ai ragazzi, ai giovani. Ha smosso delle idee, ha sottolineato delle situazioni. È stato importante. (Nancy Brilli)
- Il Me Too non mi piace dall'inizio, non mi convince che sia la strada giusta per certe battaglie. Ho sempre creduto che dovessimo aiutarci a vicenda. (Marina Cicogna)
- Il movimento #MeToo è sintomo di un sistema giuridico inceppato. Troppo spesso le rimostranze delle donne e di altre vittime di abuso non ricevono la giusta attenzione da parte delle istituzioni, quindi si è usato un nuovo strumento: internet. [...] Se il sistema giuridico viene aggirato perché considerato inefficace, cosa prenderà il suo posto? (Margaret Atwood)
- Io ho iniziato la mia carriera poco prima della nascita del #MeToo. Ricordo che ai provini erano tutti un po’ terrorizzati. Credo che la mia generazione sia stata salvata dal #MeToo, siamo state salvaguardate da chi ha denunciato. (Ludovica Martino)
- #MeToo ci ha mostrato che potrebbe succedere al tuo amico, a tua sorella, alle donne che ti servono cibo in un ristorante, non succede solo nei film. (Kaya Scodelario)
- Non bisogna esagerare con la demonizzazione: se uno ti mette la mano sul ginocchio, gentilmente gliela sposti, non occorre denuncia. Però il problema non è il sesso, è l'esercizio del potere. Siamo in una società maschilista. [«Ne ricorderà di avance moleste»] Ah sì, però io ero vaccinata, venivo dal '68, dalla lotta studentesca: ero abituata a reagire. Una diciottenne oggi non ha la fiducia in se stessa e le armi per un "no". C'è un unico modo per cambiare la situazione: dare alle donne la possibilità di crescere nel potere. (Stefania Casini)
- [Nel 2018] Parliamoci chiaro: la gente comincia ad avere seri problemi col movimento #MeToo [...] che ha trasformato in una casa infestata di paranoie non solo Hollywood, ma anche Washington, grazie al circo delle udienze Ford-Kavanaugh che il mese scorso ha tenuto inchiodati gli Stati Uniti. Stavolta però si trattava dei ricordi nebulosi di una festa di liceali ubriachi avvenuta più di trent'anni fa, durante la quale una donna si è sentita minacciata da un ragazzo fradicio d'alcol e non c'è stato sesso, e che oggi avrebbero potuto far escludere un uomo dalla Corte Suprema. La prossima volta cosa sarà? Il fatto di aver chiesto a una massaggiatrice di massaggiarti la coscia «un po' più su» nel 1993? Una battuta sessuale fatta in ascensore durante l'amministrazione Obama? Un polso afferrato nel 2005? Un'avance indesiderata nel 1976? Ecco in cosa sembra si stia trasformando il #MeToo: in una caccia agli stronzi, agli sfigati, agli studenti ottusi, ma soprattutto agli uomini di potere bianchi, e la lista delle infrazioni si andava allungando — troppo ubriaco, un po' aggressivo — in base all'urgenza con cui bisogna spazzarti via. [...] Il movimento #MeToo è partito da Hollywood con intenzioni lodevoli: compensi equi, lo smantellamento delle molestie sessuali sistemiche che caratterizzano la città. [...] Ciò che si è visto succedere a Washington è che il movimento si è trasformato in un'arma politicizzata usata per abbattere un candidato sgradito a una parte, macchiandone la reputazione; si è trattato di un gioco di potere che riproduceva in modo sconvolgente l'atteggiamento di quelle stesse persone che inizialmente si volevano screditare. All'improvviso il #MeToo è parso un movimento autoritario, convinto che non esista altra opinione all'infuori della sua e, cosa ancor più discutibile, che si debba credere a qualsiasi accusa formulata da qualsiasi donna, anche se alcune vicende di rilievo coperte dai media lasciano intendere il contrario [...]. Le intenzioni iniziali del #MeToo sono insomma degenerate in una caccia alle streghe, volta a spazzar via chiunque faccia parte del patriarcato per malefatte che, molto semplicemente, alla definizione di violenza sessuale, stupro o molestia sistemica non si avvicinano nemmeno. (Bret Easton Ellis)
- Per quanto la fobia del regime di Putin per le rivoluzioni colorate sia ben nota, non ho ancora visto alcun servizio giornalistico o ricerca che abbia parlato della sua insofferenza per un'altra rivoluzione occidentale, il fenomeno #MeToo sulla violenza sessuale che ha dato forza alle donne e spogliato del loro potere uomini considerati fino a quel momento intoccabili. Nel 2017, la tempesta di accuse sul magnate del cinema statunitense Harvey Weinstein ha destato enorme interesse in tutto il mondo dopo che una serie di donne ha denunciato i suoi crimini. In Russia, invece, il dibattito pubblico ha trasformato Weinstein in un eroe, una macchina del sesso ossessionata dalle ragazze, e Dmitrij Peskov ha definito le sue vittime prostitute che si ripromettono di intascare milioni di dollari con le loro dichiarazioni. Il movimento #MeToo non è stato ignorato in Russia, ma ne è stata offerta al pubblico un'immagine speculare, distorta. Le donne dell'industrai cinematografica sono state ascoltate, ma soprattutto per esprimere opiniono opposte a quelle dell'Occidente. Celebri attrici russe hanno difeso Weinstein e incolpato le vittime. Ksenja Aleksandrova, Miss Russia, ha dichiarato che in Russia non esistono molestie sessuali, «grazie al presidente Vladimir Putin». Quello stesso anno, Putin ha elogiato le prostitute russe, definendole le migliori del mondo. (Sofi Oksanen)
- Poteva essere un movimento fortissimo, ma è finito in "Al lupo, al lupo", facendo perdere potere alle donne che, mi dice un magistrato, in un caso su due denunciano abusi che non sono stati fatti, il che danneggia le vittime vere. (Claudia Zanella)
- Quante donne subiscono abusi, e non parlo solo di Harvey Weinstein e dello showbusiness? [...] riflette come sia una condizione quasi epidemica nella società: chi ha il potere ne abusa, facendo leva su persone giovani e insicure. C'è ancora una strada lunga da percorrere [...]. Parlare dell'argomento lo rende meno tabù e abbiamo l'obbligo di parlarne. (Erin Moriarty)
- Se ci fosse un metoo delle commesse ne sentiremmo delle belle. Non è solo il mestiere di attrice, poi certo nel cinema ci sono zone d'ombra dove i molestatori sguazzano. (Roberta Lena)
- [Nel 2019, «come vede il #MeToo?»] È un movimento importante, è positivo che le cose migliorino, ma sarebbe importante anche evitare che il #MeToo possa essere usato da alcune donne soltanto per mettersi in mostra. Per questo di fronte ad ogni accusa bisogna sempre procedere con estrema cautela.
- [Nel 2018, «lei ha testimoniato contro Harvey Weinstein: le cose sono cambiate?»] Sulla parità di salari resta ancora molto da fare. E dobbiamo rimboccarci ancora le maniche anche sul concetto di solidarietà femminile. Si sono levate troppe voci contrastanti. Cinque anni fa, quando ho sostenuto che Adèle (Exarchopoulos) e io eravamo state maltrattate sul set di La vita di Adele, alcune attrici famose mi hanno criticata. Abdellatif Kechiche ha detto che mi lamentavo solo perché ero una ragazzina viziata... Io credo che oggi [dopo il #MeToo] la testimonianza mia e di Adèle sarebbe accolta con maggiore benevolenza.
- [Nel 2018] Tu appartieni a te stessa. Credo molto nella libertà personale e odio le persone che cercano di sfruttarti e manipolarti. Non solo nel lavoro, anche in famiglia. Non sopporto chi cerca di farti sentire inferiore o fa la vittima per avere la tua attenzione. Ti devi difendere sempre. È vero, però, che nel mondo del cinema accade spesso ed è un ambiente duro per una donna.
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