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Gli uomini, che mascalzoni...

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Gli uomini, che mascalzoni...

Descrizione di questa immagine nella legenda seguente.

Lya Franca e Vittorio De Sica nel film

Titolo originale

Gli uomini, che mascalzoni...

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1932
Genere commedia, sentimentale
Regia Mario Camerini
Soggetto Aldo De Benedetti, Mario Camerini
Sceneggiatura Aldo De Benedetti, Mario Camerini, Mario Soldati
Produttore Emilio Cecchi
Interpreti e personaggi

Gli uomini, che mascalzoni..., film italiano del 1932 con Vittorio De Sica e Lya Franca, regia di Mario Camerini.

Frasi

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  • Sorgi e lavora![1] (Tadino)

Citazioni su Gli uomini, che mascalzoni...

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  • Come Camerini anticipò il neorealismo, facendo di Milano qualcosa di più di una tela di fondo per questa commedia comico-sentimentale profumata di giovinezza e raccontata con garbo. (il Morandini)
  • Gli uomini che mascalzoni... è, probabilmente, il nostro film più equilibrato e terso. C'è Milano, la sua gente, la sua Fiera, ma sembra che stiano lì apposta per rendere più veri e più felici un tassista, un autista e una commessa. La osmosi tra ambienti e personaggi si realizza a livello della cronaca e, continuamente, si trascende in un'armonia segreta e umbratile, garantita dai ritmi, dalle angolature d'una ripresa lietamente creativa. L'intonazione briosa non altera mai la cornice, dalla quale sollecita, anzi, un contributo asciutto, genuino. (Francesco Savio)
  • Il film rimane una testimonianza di un momento di cambiamento e ristrutturazione del capitalismo italiano, soprattutto per le scene alla Fiera campionaria dove Mariuccia lavora in uno stand e Bruno decanta, con un ridicolo megafono, le virtù di uno spruzzatore. Inconfondibile lo stile di Camerini. (Il Mereghetti)
  • Non è un film ambizioso, un film in cui ci sia magniloquenza e spreco di mezzi. È un film fatto di finezze, di garbo, di squisita misura. [...] È anche un film profondamente nostro, di carattere e di atmosfera. [...] Il luogo dell'azione è Milano. È la prima volta che vediamo Milano sullo schermo. Ebbene, chi poteva supporre che fosse tanto fotogenica? [Camerini ha saputo] cogliere con una finezza estrema certe inconfondibili caratteristiche del volto e del movimento di Milano, a darcene, senza sforzo, e senza quegli abusi documentari, che qualche volta riducono i film di questo genere a delle raccolte di cartoline di monumenti celebri, il colore tutto lombardo, l'operosa vitalità. (Filippo Sacchi)
  • Se tutti gli interpreti sono guidati con mano sicura (ottimi tra gli altri Lia Franca e Cesare Zoppetti), il film segna decisamente una non facile tappa di Vittorio De Sica. I suoi precedenti saggi sullo schermo (uno short, una particina nella Vecchia signora, il recente Due cuori felici), pur dimostrando impegno e bravura non ci erano apparsi assai convincenti. In quest'ultimo film del Camerini il giovane attore ha invece saputo comprendere quali profonde differenze esistano tra la ribalta e lo schermo; e, per lo schermo, ha avuto il coraggio di ricominciare da capo. È giunto così subito dove non molti altri attori più agguerriti di lui sarebbero giunti; ha saputo tratteggiare, con grande semplicità di mezzi, un tipo di giovanotto trasognato e scanzonato quanto basta; e ora, dopo questa prova felice, De Sica può aspirare a essere quel buon attor giovane che finora mancava allo schermo italiano. (Mario Gromo)

Note

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  1. Cfr. Edmondo De Amicis: «la voce che ogni dì sulla prim'ora | mi grida in suono d'amoroso impero: | è l'alba, figlio mio! Sorgi e lavora!»

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