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Gilles Villeneuve

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Gilles Villeneuve nel 1981

Joseph Gilles Henri Villeneuve (1950 – 1982), pilota di Formula 1 canadese.

Citazioni di Gilles Villenueve

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  • Non penso alla morte, ma accetto il fatto che sia parte del gioco.[1]
  • Non puoi staccare il piede dall'acceleratore mentre stai correndo veloce. L'unica speranza è che l'altro pilota ti stia guardando nello specchietto retrovisore.[1]
  • So bene che un giorno o l'altro finirò per avere un tremendo incidente.[1]

Citazioni su Gilles Villeneuve

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  • 1981, pista di Fiorano. Gilles chiede se, per caso, qualcuno di noi tecnici se la fosse sentita di fare un giro con lui in pista, a bordo di una Ferrari, credo 308. Io, avendo fatto da navigatore tecnico sui modelli rally, mi ritenevo preparato, per cui accettai. Se non fosse che dopo un giro e o due, Gilles scodò e fece un pauroso testa coda in pista, lasciandomi per un attimo davvero senza fiato. [«Errore o numero da circo voluto da Gilles?»] Di preciso, non so, ma credo di più la seconda... (Claudio Lombardi)
  • Arrivò a casa e disse: «Ho venduto la casa per comprare una macchina».[1] (Joann Villeneuve[2])
  • Che cosa ha reso grande Villeneuve che pure non era un tipo affabile ed empatico, ma al contrario timido e scontroso? Il suo stile di guida spettacolare [...]. E poi il suo talento. La sua grinta. Le imprese impossibili che ha compiuto al volante della Ferrari. Villeneuve era la personificazione del Pilota con la P maiuscola. Tutto coraggio e temerarietà. Il cavaliere del Rischio per antonomasia. Un Nuvolari moderno. Rispecchiava quello che noi tutti, forse in privato sogniamo di essere: un supereroe con il mantello e i superpoteri capace di imprese impossibili. Vincere con un sorpasso mozzafiato all'ultimo giro oppure combattere e non arrendersi mai, cercare di portare la macchina al traguardo anche se a pezzi e senza ruote. Come Nuvolari divenne famoso per aver vinto una Mille Miglia superando Varzi a fari spenti nella notte per sorprenderlo in scia, così Villeneuve esaltò le folle concludendo un GP in Canada sotto la pioggia con l'alettone anteriore divelto, piegato davanti al casco che gli faceva da schermo e gli impediva di vedere la strada. Guidò sulla pista di Montreal a memoria, e per trovare il punto di inserimento in curva guardava di lato le tracce lasciate sul bagnato dalle gomme delle altre F1. Non sono tanto le vittorie che hanno esaltato la leggenda di Gilles, quanto le sue imprese al limite del disperato. [...] Ai tifosi Villeneuve piaceva perché era spettacolare, capace di imprese impossibili ed era il principale motivo per cui valeva la pena pagare il prezzo del biglietto di un Gran Premio. A Enzo Ferrari Gilles piaceva perché era uno che non si risparmiava: portava al limite le sue automobili e maciullava la meccanica stimolando i suoi progettisti a costruire auto sempre migliori e più solide. Solo a una certa F1 un po' altezzosa, le imprese esagerate di Gilles facevano storcere il naso. Alcuni piloti lo reputavano un pericolo pubblico perché guidava sempre al limite; diversi giornalisti e opinionisti lo snobbavano perché il suo atteggiamento spavaldo ed emotivo era così lontano dal freddo e razionale comportamento di Niki Lauda che aveva introdotto in F1 il concetto del pilota-computer, insensibile alle emozioni e portato a dosare al minimo i rischi. Gilles era l'esatto contrario. (Alberto Sabbatini)
  • Con la sua capacità distruttiva che macinava semiassi, cambi, frizioni, freni ci insegnava anche cosa fare perché un pilota potesse difendersi in un momento di necessità. È stato un campione di combattività, ha aggiunto notorietà a quella che la Ferrari già aveva, gli volevo bene. (Enzo Ferrari)
  • Gilles era ed è tuttora una leggenda, un mito intramontabile dell'automobilismo. L'8 maggio 1982 fra le 13 e le 14 si stavano svolgendo le prove ufficiali del Gp del Belgio, su una pista ormai dimenticata, quella di Zolder. Gilles uscì velocissimo da un curvone a sinistra, imboccò un breve rettilineo che culminava con un'altra curva a destra. Uscito largo dalla curva, si trovò davanti, all'improvviso, un'altra macchina che andava piano. Ne toccò la ruota posteriore, e volò in aria. Una, due, tre giravolte orribili e prima di ricadere a terra vedemmo tutti il pilota volare via dalla vettura con tutto il seggiolino. Sembrò un pilota da caccia che si lancia con seggiolino e paracadute. Morì la sera all'ospedale di Lovanio. E quella scena orribile dell'auto che vola e del pilota che si proietta in un altro volo sembra oggi, a mente fredda, l'immagine simbolo di un ragazzo che era stato soprannominato "l'aviatore". Erano stati i meccanici della Ferrari a chiamarlo così, tanto era apparso subito spericolato, audace, quasi un barone rosso delle piste terrene. (Carlo Marincovich)
  • Gilles ha vinto poco ma era unico. Un giorno arriva al casello di Modena Nord a bordo di una Ferrari. Non esisteva Telepass, non si pagava ancora con le tessere, dovevi consegnare lo scontrino e sborsare i contanti. Bene, il casellante controlla il biglietto e scopre che l'autista ha percorso la distanza Ventimiglia/Modena Nord in due ore e dodici minuti. Due ore e dodici minuti! Crede ci sia un errore e rivolto all'automobilista esclama: scusi, ma lei vorrebbe farmi credere di essere Niki Lauda? Il finestrino si abbassa e il tizio risponde: in effetti sono meglio di lui, sono Gilles Villeneuve! (Leo Turrini)
  • Gilles Villeneuve ha vinto in tutto 6 gare, ma è rimasto nella storia e nel cuore della F.1. Come si spiega questo fenomeno più unico che raro? La simpatia, la generosità, il carattere impetuoso e un po' selvaggio, ma sopratutto i grandi duelli in pista. A lanciarlo nella leggenda fu il Gp di Francia di Digione nel 1978. Uno spettacolo unico, e mai più visto, di lui e René Arnoux che si prendono a ruotate in pista, come all'autoscontro. [...] Musei, cimeli che ancora oggi vanno e vengono nelle grandi aste, strade, piazze. Tutto si è intitolato a questo ragazzo impareggiabile (dava del voi a chi era più anziano di lui), che con sole sei vittorie continua a vivere nel cuore di tutti. (Carlo Marincovich)
  • Gilles Villeneuve per me non era un mito, non poteva esserlo. Era il mio papà. (Jacques Villeneuve)
  • Gli anni di Gilles li ho vissuti davvero da vicino, [...] lavoravo ad Autosprint e poi a Rombo sempre con il grande Marcello Sabbatini come direttore che con Villeneuve aveva un rapporto unico e aveva contribuito tantissimo a costruirne il mito. Fu Sabbatini ad avere l'idea di promuovere la "febbre Villeneuve" oppure a imbastire la celebre sfida F.1 contro aereo da caccia sulla pista d'atterraggio di Istrana. Erano anni in cui accadevano cose incredibili, ad esempio con la Polstrada che ti invitava a farti da parte, fermandoti magari sulla corsia d'emergenza, sulla Ventimiglia-Genova perché stavano per arrivare Villeneuve e Pironi in corsa ravvicinata per arrivare per primo a Maranello. All'epoca c'era anche il doppio casello a Piacenza ma lì, sempre avvisato via radio dalla Stradale, il mitico Pupillo (casellante con il Cavallino impresso sul cuore) dava ordine di alzare le sbarre per non fare perdere tempo a nessuno dei due contendenti... Robe che a raccontarle adesso nessuno ci crede. Ma a Villeneuve era concesso di tutto, e ci si aspettava da lui proprio di tutto. Mio padre, buonanima, anche se Gilles a due giri dal traguardo era staccato di un giro diceva: "cosa c'entra? Con quello lì può sempre succedere che vinca...". Ovviamente non era vero, però nell'immaginario collettivo era così. (Carlo Cavicchi)
  • I piloti che più entusiasmano e che conquistano gli appassionati, di un calcolo non sanno che farsene. Tanto è vero che ancora oggi viaggia nel firmamento il mito Gilles Villeneuve, un pilota che non riuscì mai a trattenersi, a fare della tattica una filosofia, macché. Cuore e piede destro, il bello del gas. Con aggrappati alla sua tuta molti presentimenti, l'ipotesi di una fine tragica, puntualmente avvenuta. (Giorgio Terruzzi)
  • Ogni volta andava al limite ed ogni volta cercava di superarlo, andando sempre un po' più oltre. (Patrick Tambay)
  • Se Villeneuve potesse tornare indietro a vivere di nuovo la sua vita, penso che farebbe esattamente le stesse cose. (Jody Scheckter)
  • Sinceramente faccio fatica a spiegare chi sia stato Villeneuve a chi ancora non c'era per ragioni anagrafiche. Fu un catalizzatore di emozioni. Eravamo tutti per lui. Ci incantava con le sue acrobazie, con il suo coraggio senza limiti. Gilles è stato molto più di un pilota. Io scavalcavo le reti del circuito [di Imola] di notte, per lui. [...] da adolescenti senza soldi in tasca facevamo di tutto pur di vedere la Rossa di Villeneuve da vicino. (Stefano Domenicali)
  • Un pilota dal talento smisurato, che a quei tempi riusciva ancora ad imporre la bravura del pilota sul mezzo, anche quando quest'ultima non era particolarmente competitivo. La sua morte è stata una tragedia che ha paralizzato il mondo dello sport. Ancora oggi, nelle classifiche dei 10 piloti più forti della storia della Formula 1, Villeneuve è sempre presente nonostante abbia vinto soltanto 6 GP. Questo significa che la vittoria non è preponderante rispetto al messaggio di velocità e di spettacolarità che trasmette il pilota. (Alberto Sabbatini)
  • Villeneuve portò l'immaginazione al potere, nell'Italia terribile degli anni di piombo fu come un raggio di luce. Era l'innocenza al servizio della fantasia. La sai quella del sedile? [«Racconta»] Allora, a fine estate del 1977 [...] Lauda [...] tradisce la Ferrari e scappa alla Brabham. Il Vecchio di Maranello, prendendosi del rimbambito da tutti, lo sostituisce con lo sconosciuto Villeneuve. Gilles arriva a Fiorano, gli prendono le misure dell'abitacolo e siccome deve correre un Gp subito, proprio in Canada, Ferrari gli dice: ragazzo, piglia il sedile e spediscilo con i bagagli sull'aereo. Ma lui aveva una paura fottuta che andasse perso e pretese di portarselo, il sedile, in cabina. Il comandante dell'Alitalia credeva di avere a che fare con un pazzo e non voleva prenderlo a bordo. Andò a finire che Enzo Ferrari dovette telefonare al ministro dei trasporti per ottenere una deroga. (Leo Turrini)
  • A un Gran Premio del 1981 Enzo Ferrari mi telefonò dicendo che avrebbe mandato un motore sperimentale da montare sulla vettura di Villeneuve la domenica mattina. Mi incaricò di dire a Gilles che l'importante era testarlo in gara, per saggiarne la resistenza: era schierato tipo in quinta fila, e gli ripetetti più volte il concetto: "Gilles, siamo indietro, non ci interessa il risultato, porta il propulsore fino al termine che dobbiamo capire come va!". Lui mi rispose certo Mauro, sicuramente, capisco. Al verde superò subito le due monoposto davanti a lui, sfiorandole miracolosamente, e poi cercò un impossibile varco tra quelle successive, decollò sopra le ruote di un avversario e fini contro i tabelloni della prima curva. Questo è un aneddoto che ricordo spesso e che ben esprime il carattere del canadese. [...] Gilles considerava ogni gara per se stessa. Lui aveva il piacere fisico della velocità, ed era in questo una vera forza della natura, capace di regalarci vittorie impossibili.
  • Lui voleva correre. Correva sempre. Gli dava piacere fisico farlo. Ovunque, comunque... Lo ricordo dopo le qualifiche di Anderstorp '78. Eravamo in macchina io e lui. Per arrivare all'albergo dovevamo attraversare un bosco di betulle e lui inscenò una sorta di prova speciale di un rally: sempre in controsterzo a 180 km/h; io avevo una fifa boia mentre lui sorrideva.
  • Villeneuve era un asso della guida. Ma umanamente parlando era un puro, un ingenuo. E come pilota non aveva il senso del limite e della misura. Tornava al box con la macchina demolita, senza ruote e cambio e chiedeva: si può riparare? Posso continuare?

Note

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  1. a b c d Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 49. ISBN 88-8598-826-2
  2. Moglie di Gilles.

Voci correlate

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