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Francesco Balilla Pratella

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Francesco Balilla Pratella

Francesco Balilla Pratella (1880 – 1955), compositore e musicologo italiano.

Citazioni su Francesco Balilla Pratella

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  • A leggere le composizioni di questo romagnolo ci si persuade subito d'essere dinanzi ad un vero musicista, ad una sincera forza di cui l'espressione e il linguaggio non possono essere che una cosa sola: canto.
  • A Pratella per giudicarlo come si merita e con equilibrio occorre togliere mentalmente quel brutto attributo di «futurista» che gli s'è appiccicato dietro e che non vuol dir nulla. Dimentichiamo ch'egli è stato il firmatario dei due manifesti della musica futurista e che una sua «distruzione della quadratura» ci viene incontro con un'apparenza dinamitarda per poi dirci onestamente le cose più sensate di questo mondo: almeno per la maggior parte. E non soffermiamoci a certe novità grafiche, che hanno pure il loro peso, ma non tanto da gettare una luce singolare sul profilo di chi le ideò. Così accostiamoci alla musica di Francesco Balilla Pratella con animo cordiale, senza saper nulla di lui: se non che egli vive per la sua arte, in atto leggermente disdegnoso, su terra di Romagna: ed ha una volontà di creare che la solitudine ogni giorno gli sostanzia maggiormente. Soltanto così, sbarazzando il terreno da certe... assonanze mentali, riusciremo a scorgere in pieno e nella miglior luce il musicista Pratella, ed ambientarlo al punto giusto nella vita musicale italiana d'oggi, a comprenderne l'anima e le sue intenzioni.
  • Canto, dunque: e vocalità essenziale. Ecco dunque una prima limitazione dell'opera di Pratella: ed ecco stabilita la superiorità delle composizioni per la voce in rispetto di quelle strumentali. Basta leggere una delle ultime liriche, una delle Canzoni del niente o degli Stati d'anima: dove tutta la espressività e la commozione estetica del lavoro è nella parte cantata, che soverchia e copre lo scialbo e trascurato commento pianistico od orchestrale. Qui c'è una voce che canta prepotentemente, senza vincoli e senza freni; e risveglia qua e là qualche eco nell'istrumento, che fa sì e no di sfondo alla monodia. Talora la deficienza dell'elaborazione strumentale è tale che si preferirebbe non ci fosse affatto: e riportarsi in aperta terra e pensare che la voce sia quella di una spigolatrice, inebriata di sole.

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