Christopher Lee
Christopher Frank Carandini Lee (1922 – 2015), attore e cantante britannico.
Citazioni di Christopher Lee
[modifica]- Io ho sempre detto esattamente la stessa cosa. Orrore è una parola terribile e impropria. È una parola facile da piazzare sullo schermo o sulla carta. Io le chiamo fiabe, drammi allegorici, melodrammi, pantomime, ma la parola orrore suggerisce sempre al pubblico qualcosa di pericoloso. (da un intervista di Marjorie Bilbow per BBC Radio sul set di La casa delle ombre lunghe, 1982)[1]
- È stato molto interessante prendere parte a Spazio 1999; penso che fosse una delle prime serie di fantascienza realizzate in Inghilterra, a Pinewood. Questa produzione era molto avanti e penso abbia fissato gli standard per le serie successive. I costumi erano molto belli perché non ci rendevano come alieni irriconoscibili ma come umanoidi, molto simili ai terrestri, a parte l'altezza esagerata. Anche le tre ragazze erano alte e affascinanti. Dà un po' di speranza nel futuro sapere che se esplori lo spazio, puoi trovare ragazze così. (da un'intervista con M. Frostrup, The Little Picture Show, 24 febbraio 1993)[2]
- Ho incontrato Tolkien, 45 anni fa a Oxford, mi ha stupito la sua aria dimessa e gentile, un timido professore. Avevo letto da poco il libro e quando mi hanno detto chi era mi sono messo in ginocchio: l'ho visto arrossire.[3]
- Il signore degli Anelli è uno dei più grandi lavori di ogni tempo, paragonabile a Omero. Quando ho saputo che si preparava un film, ho chiesto se c'era un ruolo, uno qualunque. Poi ho saputo che Jackson aveva già pensato a me per Saruman. Avrei preferito Gandalf, ma sono troppo vecchio. È stata un' esperienza che non speravo più di vivere, un cast meraviglioso, un regista che ha tutte le qualità.[4]
- Uno della tv inglese mi ha chiesto chi vincerebbe tra Dracula e Saruman. L'ho guardato a lungo in silenzio: spero di averlo spaventato a morte.[4]
- Non ce la faccio più, gli dissi, Che succede amico mio?, mi rispose. Allora mi lanciai in una filippica sul mangiare: Credo che morirò per colpa di questo cibo tremendo. Questo studio fa schifo... La mia fu una lamentela prolungata e di proporzioni epiche. Lui continuò a guardarmi mentre sbucciava la sua mela. Poi disse semplicemente: Beh, sai, è inutile lamentarsi - e questo era il suo livello più alto di severità. Detto da lui, fu stroncante. (aneddoto su Peter Cushing durante le riprese di Horror Express)[5]
- Non ho mai amato la parola "horror", la trovo ai limiti del pornografico. Io non ho mai fatto film "horror".[6]
- [Sui film fantasy] Quei film sono favole che insegnano una morale. Il problema dell'industria cinematografica odierna è che è gestita da giovani che non sanno cosa fanno e assoldano attori senza esperienza. Gli unici che stimo sono Tim Burton e Johnny Depp con i quali ho lavorato benissimo.[6]
- [Su Triage] Per cinque anni ho partecipato alla seconda guerra mondiale, quattro anni di guerra e uno nei tribunali per i crimini bellici. Non ne parlo mai, ma con questo film l'orrore vissuto è riaffiorato. Non si dimentica l'orrore di un medico costretto a sparare personalmente ai feriti incurabili, l'ho visto con i miei occhi, succedeva anche allora. E pensare che in battaglia ci sentivamo incoraggiati da quello che dicevano tutti: la fine della seconda guerra mondiale sarà la fine di tutte le guerre. Ci credevamo.[7]
- [Elencato i criteri in base ai quali decideva se recitare in un film] Sono molto semplici: uno, com’è la sceneggiatura; due, chi è il regista; tre, chi sono gli altri membri del cast. Poi, ad un livello puramente personale, penso in base a me stesso: 3, è un ruolo che ha qualche significato? 4, è un ruolo che posso interpretare? 5, la cosa più importante di tutte, è un personaggio del film che il pubblico ricorderà? In altre parole: è un ruolo per cui vale la pena? Sono l’attore giusto per questo ruolo? È un ruolo al quale posso dare qualcosa? E verrà ricordato? (da un'intervista di CNN, 2014)[8]
Intervista di Michele Anselmi, L'Unità, 27 novembre 1982.
- Di solito, mi fanno sempre le stesse domande: se mi sento un signore della paura, se mi reputo il Dracula più bravo della storia del cinema, se mi sono mai risvegliato vampiro, eccetera eccetera... [...] L'ho già detto, Dracula è il passato. Ho interpretato decine di personaggi, ho ballato, cantato, ho recitato commedie divertenti, film in costume, sono stato nemico mortale di James Bond, Fu Manchu, conte di Rochefort nei Tre moschettieri di Richard Lester, Principe Filippo d'Inghilterra, fratello di Sherlock Holmes per Billy Wilder, nazista fanatico in 1941: Allarme a Hollywood di Spielberg, leader degli Hell's Angels in una serie tv, omosessuale, poliziotto, mummia, mostro di Frankenstein, Mr. Hyde, Quasimodo... e invece mi chiedono tutti solo di Dracula il vampiro.
- Terence Fisher era davvero un simpatico "arrangiatore" dell'orrore: lui prevedeva tutto, seguiva le riprese dalla A alla Z, sapeva come "giocare" con quelle atmosfere gotiche. Era geniale. Quanto ai critici, beh, quando facevo Dracula scrivevano che la mia interpretazione era di una "mostruosoa unidimensionalità", quando cambiavo genere scrivevano che ero grande come Dracula, e via di seguito.
- Io credo che, sullo schermo, Dracula non sia mai stato realizzato bene. Del resto, ci sono attori e registi che non hanno nemmeno letto il libro di Stoker. Però io sono stato più fortunato di altri miei colleghi, perché ho potuto conoscere la nipote e il bisnipote di Stoker.
- Mi sento anch'io un po' responsabile della degenerazione attuale dei film dell'orrore. Effetti speciali incredibili, make-up impressionanti, particolari da sala d'anatomia... Ormai è solo questione di shock, i registi fanno a gara nel suscitare il ribrezzo, nessuno bada più alle psicologie, gli attori sono carne da macello.
- Chaney era veramente eccezionale. Si sottoponeva a sofferenze incredibili pur di riuscire a deformare il proprio corpo ed era incontentabile verso se stesso. Come stupirsi che sia morto a poco più di quarant'anni, già vecchio e logorato nel corpo e nella psiche?
- [Su Peter Cushing] Uomo squisito e ottimo attore. Peccato che stia così male adesso. Dopo la morte della moglie si è chiuso in un silenzio di ghiaccio.
Citazioni raccolte da Marco Zatterin da interviste rilasciate a Film & Filming, Hammer House of Horror, Fangoria e direttamente all'autore, Fantafestival, 1987.
- [Su La maschera di Frankenstein] Per la prima volta la mia statura giocò a mio favore e con lei tutta la mia esperienza. L'attività passata come mimo mi aiutò moltissimo per quella parte senza battute.
- Quando accettai la parte [del Conte Dracula] ero determinato a non vedere quanto fatto precedentemente da altri attori, Lugosi in particolare. Non volevo fare le cose che aveva fatto e pensavo che nel profondo della Transilvania un vampiro in smoking fosse ridicolo. Così non ho mai copiato Lugosi. Cercai di entrare nella parte leggendo il libro di Stoker, studiando la sceneggiatura ed elaborando una mia visione del personaggio. Per prima cosa stabilii che, essendo un nobile, doveva avere una presenza regale, impressionante nel fisico. Allo stesso tempo, doveva conservare negli occhi uno sguardo triste come un uomo prigioniero della propria vita che prova una sorta di disperazione che diventa una luce di pace nel momento in cui muore. Insomma, un carattere con molti aspetti diversi da far coincidere: molto pericoloso, fiero, forte oltre le capacità umane, irresistibile per le donne, rispettato dagli uomini che, in fondo, vorrebbero essere come lui. Tutti elementi contenuti nel libro e che io volevo fossero anche nel film.
- [Su Dracula il vampiro] Ricordo che nel momento di girare la sequenza in cui Dracula deve buttare la donna nella fossa scavata in giardino, succese qualcosa di molto ridicolo. Gettai la ragazza, che poi era una stunt girl, nella fossa e mi buttai su di lei cominciando a ridere sino a che Fisher fermò l'azione dicendo che non stavamo facendo "uno di quei film..."
- Alla fine credo che Dracula sia un vero anti eroe, dotato di una grande forza che spesso non sa controllare e questo dà delle difficili responsabilità per l'interprete. Non è infatti semplice rendere credibile un personaggio come Dracula che la gente guarda per un'ora e mezza sapendo di dover accettare qualcosa che non accadrà mai nella vita reale.
- [Su Dracula, principe delle tenebre] Alla Hammer mi volevano nel film, ma sarei costato loro troppo se avessi preso parte a tutto il lavoro, e allora, dissero, «costruiamo la storia e vediamo se riusciamo a mettercelo dentro». Quando ebbi la sceneggiatura nelle mani mi resi conto che non avevano molto bene in mente cosa avrei dovuto dire e io gli risposi che piuttosto che recitare frasi come «Io sono l'apocalisse» avrei preferito evitare di dire una sola parola e giocare tutto sui gesti. Il problema della Hammer è che il film veniva prima degli interpreti che venivano fatti calzare a forza. Una volta chiesi: «Perché non usare il libro di Stoker, nessuno lo ha mai fatto». Non mi risposero e mi arrabbiai. «È giusto il momento di finirla – replicai – mi state sfruttando. Vendete questi film solo perché ci sono io che faccio il vampiro. Sto diventando stereotipato e questo rende sempre più difficile trovare nuovi lavori perché i produttori non sanno che io so fare molte altre cose».
- Con I satanici riti di Dracula persi tutto l'interesse nel personaggio, e credo che pure il pubblico l'abbia pensato nello stesso modo. Così la feci finita. Pensai che Dracula in tempi moderni fosse abbastanza ridicolo, una stupida mistura fra il Dottor No e Howard Hughes. Era assurdo; come attore non volevo continuare a fare sempre la stessa cosa.
- L'unico motivo che potrebbe tentarmi ad interpretare Dracula di nuovo sarebbe un film completamente fedele al libro di Stoker, parola per parola, riga per riga. Ma non credo che possa essere fatto. Immagino che sarebbe troppo costoso.
- [Su La mummia] È stato faticosissimo perché nella scena dello stagno con le sabbie mobili io dovevo portare Ivonne Fourneaux per una cinquantina di metri tenendo le braccia tese. Lei non poteva attaccarsi al mio collo perché doveva risultare svenuta. Un grandissimo sforzo giunto al culmine quando per sfondare una porta mi slogai una spalla.
- Sono l'unico attore che abbia mai interpretato i due fratelli Holmes, Sherlock e Mycroft; nel primo film insieme a Peter Cushing [La furia dei Baskerville], recitai la parte del protagonista romantico a cui spettava la ragazza e... il cane. Quest'ultimo era uno splendido danese che si chiamava Colonel. Sul set si annoiava moltissimo, così i tecnici gli davano continuamente della cioccolata che lo rendeva estremamente mansueto. Quando doveva simulare gli attacchi, non voleva però sentire ragioni e ricordo che, un giorno, lo incitarono tanto che mi morse davvero sotto una ascella.
- I miei commenti su Sherlock Holmes and the Deadly Necklace non possono essere scritti. Il personaggio del detective era affascinante, e mi piacerebbe reinterpretarlo in condizioni migliori. Quella volta, però, andò male ed il risultato fu confuso. Lo girammo in uno studio a Spandau, a pochi passi da dove furono impiccati i famosi congiurati del 20 luglio che cercarono di uccidere Hitler. Il teatro di posa era stato precedentemente una fabbrica di gas venefico, un posto strano. Accadde però che il sonoro del film fosse inutilizzabile e che quindi il lavoro dovesse essere ridoppiato; io, mi aggiudicai una voce ridicola. E, a peggiorare tutto, ci si mise anche la musica, un orribile jive. Se il film non è andato bene è quindi solo colpa del produttore.
- [Su Vita privata di Sherlock Holmes] Il film è recitato molto bene e la mia rappresentazione di Mycroft credo sia molto simile ai testi di Conan Doyle. Per calzare il personaggio, mi rasai anche la testa e sono stato fortunato che tutti i capelli mi siano ricresciuti. Non succede sempre.
- [Su Rasputin: il monaco folle] Rasputin è uno dei miei film preferiti, è stato un personaggio difficile e stimolante, per le sue caratteristiche di sdoppiamento di personalità. Le informazioni su di lui sono contrastanti e così, nell'affrontare il ruolo, ho messo dentro qualche mia idea personale. Qualche anno fa, a Los Angeles, ho incontrato la sorella di Rasputin e ho subito pensato, «Se ha visto il film, sono nei guai». Lei mi ha subito tranquilizzato dicendo che io assomigliavo molto a Rasputin. Io, allora, le ho fatto notare che la statura era diversa e così gli occhi. Lei ha risposto che quello che ci accumunava era l'espressione. Non ho osato chiederle perché.
- Mi ci sono voluti degli anni per convincere la Hammer a girare The Devil Rides Out, per fargli vincere i problemi di censura contro il satanismo. [...] All'inizio la Hammer voleva che io interpretassi Mocata, il capo della setta satanica. Io gli chiesi però di farmi stare con i buoni, una volta tanto, e credo che i fatti mi abbiano dato ragione.
- [Su The Wicker Man] Lessi lo script e lo trovai fantastico, il vero sogno di ogni artista.
- È difficile parlare di Peter senza essere un po' sentimentali, troppo sentimentali, in un modo che a lui non piacerebbe. Siamo nati lo stesso giorno, il 27 maggio, ed in questa data gli mando sempre dei messaggi stupidi per ricordargli il mio affetto e la mia amicizia firmandoli Silvestro. Questo è un gioco che ha avuto inizio un giorno in cui dopo aver girato ci siamo trovati sul set senza nulla da mangiare. Io, che sono un grosso appassionato dei cartoni animati di gatto Silvestro, ho cominciato ad imitarne la voce gridando «Non c'è nulla da mangiare». Da allora lui mi ha sempre chiamato Silvestro come per celebrare un rito scherzoso privato.
- Peter è una delle poche persone realmente valide che io abbia mai incontrato. Ha spesso interpretato personaggi malvagi, ma posso garantire che la sua vera anima è l'esatto contrario di questi.
- Quando ho letto per la prima volta la sceneggiatura di Starship Invasions, ho pensato si trattasse di una idea molto interessante. Si parlava infatti di un popolo in grado di comunicare telepaticamente, senza muovere la bocca, un concetto visivamente molto interessante. Nelle mani di un buon regista avrebbe probabilmente funzionato bene. Ed invece non mi resi conto che si sarebbe trattato di una ridicola mascherata e che il regista non aveva abbastanza esperienza per tenere il film in mano. C'è poi da pensare che quando mi offrirono la parte e mi dissero che sarei stato al fianco di Robert Vaughn e questo mi fece accettare. Poi ho scoperto che non era vero, ma era troppo tardi.
- In America, adesso la situazione è questa, si passa da un estremo all'altro. Ci sono i film con gli effetti speciali che costano molto e per i quali gli attori vengono pagati moltissimo. E ci sono i film per i teenagers, che costano meno, ma sono anche visti da un numero minore di persone.
Intervista di Michele Anselmi, L'Unità, 6 giugno 1987.
- Dracula continua a perseguitarmi. Pazienza. Una cosa però la devo volentieri a quel tenebroso conte: mi ha insegnato nella realtà e nella finzione a camminare in equilibrio tra dramma e ironia.
- Sapete qual è la cosa più spaventosa che si può mostrare sullo schermo? Una porta aperta. Dietro può esserci di tutto. Bene, quella porta aperta è la mia idea di paura. Per questo amo Hitchcock e Polanski. Loro suggeriscono, ti danno la sensazione di aver visto anche cose che hai appena immaginato.
- Quando John Carpenter mi chiamò per interpretare la parte del prete in Fog, io gli risposi gentilmente che il personaggio non mi funzionava. Quel prete era sempre ubriaco fradicio, la gente del villaggio non sarebbe mai andata da lui in cerca di aiuto. La parte venne affidata a Hal Holbrook che la fece benissimo. Ma qualche mese dopo, il film era andato così così – Carpenter mi chiamò e sorridendo disse «Avevi ragione tu, caro Christopher».
- È vero, c'è troppa disoccupazione in Inghilterra, ma c'è anche tanta gente che non vuole lavorare. Non sono qui per parlare di politica, però non ho difficoltà a dirvi che la Thatcher mi piace. Crede nella disciplina e nel coraggio: un primo ministro così ce la invidiano dappertutto.
La repubblica, 23 gennaio 1993.
- [Su Dracula di Bram Stoker] Anche Coppola ha subìto il fascino maligno che mina da decenni il cinema fantastico: il faraonismo degli effetti speciali. Qualsiasi interprete di horror viene ormai schiacciato tra le magie dell'elettronica e del make-up. Sono queste, più dell'acqua santa e del paletto, le vere minacce cui vanno incontro i vampiri d'oggi. Perciò, da vent'anni non calco più un set di fantasy.
- [Su Dracula di Bram Stoker] Il film viene garantito come il più fedele alle pagine di Bram Stoker. In parte è vero. Finalmente i nomi dei personaggi sono gli stessi del romanzo, la morte di Dracula è descritta come l'aveva immaginata l'autore. Prima di Coppola, c'è stata solo un'altra versione fedele, anche se scolastica, all'originale letterario, quella che ho interpretato nel '72 con la regia di Jess Franco: merito anche delle mie ripetute insistenze perché mi lasciassero qualche dialogo di Stoker. Fino ad allora i Dracula dello schermo erano tratti non dal romanzo ma dal successivo adattamento teatrale, privo di spettacolari scene d'azione come l'inseguimento-western della diligenza, che Coppola ha giustamente ripreso.
- [Su Dracula di Bram Stoker] È la rappresentazione del protagonista che mi lascia perplesso, proprio in rapporto a quella del romanzo. Basta pensare alla sua descrizione fisica. [...] Lasciamo perdere l'acconciatura a dir poco bizzarra, ma perché appare in un abito rosso? Insomma, la fedeltà è ancora una volta interrotta da tante libertà.
- Da quella mia "prima volta", Dracula è diventato il mio incubo. Nel film di otto anni dopo [Dracula, principe delle tenebre], almeno, sono riuscito a non aprir bocca (per parlare...). Dopo aver letto la sceneggiatura, ho posto come condizione che non avrei mai pronunciato frasi come: "Sono l'Apocalisse!"
- Quando nel '75 mi sono trasferito a Los Angeles, ho conosciuti tutti, John Landis, Martin Scorsese, Steven Spielberg, Brian De Palma. E tutti, come un ritornello, a ripetermi: da ragazzi abbiamo divorato i vostri film, al cinema e in tv, sono stati la nostra scuola; se non ci fossero stati i film della Hammer non avremmo potuto girare i nostri. Coppola, persino, mi ha detto che, senza la Hammer, oggi il cinema fantastico forse non esisterebbe.
Intervista di Luigi De Angelis, Draculahomepage.altervista.org, 1997.
- Io rispetto tutti i film che ho interpretato, soprattutto quelli del periodo Hammer, ma Dracula rappresenta solo un momento della mia carriera nella quale ho girato oltre 300 film. Sono fiero di quel ruolo ma non voglio morire come Bela Lugosi, legato esclusivamente a un personaggio, a un film. Personalmente credo di aver dato molto al personaggio, accentuando l'aspetto erotico che, precedentemente, era stato quasi del tutto ignorato.
- Credo che il mio miglior film sia The Wicker Man, è una pellicola poco conosciuta in Europa ma considerata di culto negli Stati Uniti.
- [Su La maschera di Frankenstein] Il film era indubbiamente ottimo, e poi mi ha dato la grande possibilità di lavorare insieme con Peter (Cushing), una delle migliori persone che abbia mai incontrato, un amico insostituibile e di grande levatura morale. Non ricordo con particolare affetto il film a causa del pesante make-up, che mi costrinse a recitare in uno stato di grande disagio. Ricordo che il primo giorno delle riprese entrai completamente truccato nel camerino di Peter dicendo: "guarda qua, tutto questo sacrificio e non dico nessuna battuta nel film, non una singola parola!" ero molto seccato e lui mi rispose con lo humour inglese che lo distingueva "sei fortunato, io ho letto lo script".
- Terence era un gran professionista, un artista non sempre apprezzato in giusta misura. Ha fatto cose incredibili, anche considerando le limitate possibilità tecniche offerte dal periodo. Credo che la maggior parte dei registi moderni non avrebbe potuto realizzare ciò che Terence ha fatto, non senza la tecnologia a disposizione. Mi dispiace che non abbia mai ricevuto l'attenzione che si meritava da parte della critica.
- [Sulla voce sull'essere stato l'ispirazione per James Bond] Ho sentito molte volte questa voce. Che le devo dire: se fosse vero non potrei mai ammetterlo, perché violerei il mio giuramento di agente segreto; se non fosse vero non potrei mai dire il falso... quindi le rispondo semplicemente: No.
- Bava era fantastico, un vero artigiano del cinema, sempre pronto ad inventare cose nuove, a realizzare dal nulla opere ricche di fantasia. Era anche molto divertente come uomo, al punto che una volta gli suggerii di fare l'attore comico. Era anche un grandissimo direttore della fotografia, non per nulla lavorò anche con Fellini. Con lui ho fatto un film a cui tengo molto dal titolo La frusta e il Corpo, un opera complessa e piena di tensione erotica. Purtroppo il film ebbe delle inspiegabili grane con la censura, che ne tagliò tante scene fino a rovinarlo.
- Non mi piacciono i film troppo espliciti, violenti, dove non viene lasciato nulla alla fantasia dello spettatore. Il vero cinema dell'orrore, per essere spaventoso, deve far intuire, immaginare, deve minacciare di mostrare cose orribili senza mai farlo, almeno non completamente. Solo così si raggiunge quella dimensione di tensione che crea il giusto risultato.
Dichiarazioni al convegno "La morte fa spettacolo" durante il Fantafestival a Roma, La repubblica, 7 giugno 1998.
- In 52 anni ho interpretato 254 personaggi e solo in alcuni di questi sono stato Dracula e Frankenstein. Non riesco tuttora a spiegarmi perchè il pubblico mi ricollega solo a quelle interpretazioni, mentre io ho fatto anche il comico e il cantante.
- Ho deciso di diventare attore perché mio cugino Nicolò Carandini, che nell'immediato dopoguerra è stato il primo ambasciatore italiano a Londra, mi chiese se avevo mai pensato di tentare la carriera artistica. Ho provato e mi è andata bene, forse perchè alcuni miei antenati erano stati cantanti d'opera persino in Australia.
- Oggi è di moda inserire in quasi tutti i film eccessive scene di sesso. Io le definisco noiose perchè tutti sanno come si fa.
Intervista di Lorenzo del Porto, 2002; riportato in Nocturno.it, 2016.
- Non ne potevo più di essere riconosciuto per la strada come Dracula. The Wicker Man fu la mia grande occasione per lasciarmi alle spalle quel vampiro ammuffito.
- Purtroppo, il film finì nelle mani sbagliate e la EMI che lo aveva rilevato dalla British Lion non sapeva che farsene. Mi ricordo che fui invitato, insieme a mia moglie, da Michael Deeley, che all'epoca era il boss della EMI e ce lo fece vedere nella sua saletta privata. Mi resi conto che mancavano almeno 15 minuti di film. Deeley mi chiese cosa ne pensassi e gli risposi che era un film bellissimo, ma non capivo il motivo di tutti quei tagli. Deeley mi rispose che secondo lui era uno dei 10 peggiori film che avesse visto in vita sua. Quella frase mi offese profondamente e capii che il film che più amavo era già stato condannato a morte
- Non ho mai creduto alla storia della copia integrale finita al macero per sbaglio. Sono convinto che qualcuno lo abbia occultato, ma prima o poi riuscirò a rintracciare quella copia.
Dichiarazioni in occasione del XX Festival Internazionale del Cinema Fantasy e di Fantascienza di Bruxelles, La repubblica, 28 maggio 2002.
- [Su Jinnah] Nel 1997 sono andato in Pakistan e ho speso dieci settimane con attori indiani, pakistani, inglesi. Ho interpretato un uomo di nome Mohamed Ali Jennah, un personaggio popolare pakistano di larghe vedute, incorruttibile, integro, brillante, seguace di Gandhi. Grande successo in Pakistan dove è rimasto oltre tre mesi nei cinema. Sicuramente l'esperienza più bella della mia vita d'attore. Non è stato mai distribuito perché era un film su un leader musulmano e i distributori hanno pensato che se lo avessero programmato, qualcuno avrebbe messo una bomba nel cinema.
- Il più bel film di terrore che ho visto è sicuramente Rosemary's Baby. Mi emoziona ancora quando lo vedo, con quel terrore riflesso nell'espressione di Mia Farrow. E la ragione è molto semplice: tu non vedi niente di quanto sta accadendo. E lo stesso accade nei film di Hitchcock. In Rosemary's Baby gli occhi, le mani, il corpo di Mia Farrow parlano. Ho sempre pensato che è proprio ciò che non vedi e che ti viene suggerito quello che ti intriga e ti terrorizza di più, perché lascia spazio all'immaginazione dello spettatore ed è più forte di quello che può offrirti lo schermo. Lo appresi da Boris Karloff col quale ho girato tre film e che è stato mio vicino di casa a Londra. Ricordo quando dicevano che di mattina andasse a raccogliere i cadaveri dai contenitori dell'immondizia, ma era un uomo meraviglioso. Difficile paragonare gli splendidi film in bianco e nero degli anni Trenta con quelli a colori degli anni Quaranta della Hammer. Tuttavia posso dire che il film più terrificante interpretato in quegli anni fu La casa del terrore, che feci con Susan Strasberg. Poi l'horror è diventato un genere che si è riempito di sangue, sangue, sangue. Non capivano che mostrando tutto al pubblico, un giorno avrebbe reagito dicendo, basta, basta. Credo che il livello di questi film si sia abbassato molto e con risultati spesso disgustosi.
- Che faccio se smetto di lavorare? Cary Grant smise, ma andò a lavorare per Fabergé. Randolph Scott smise e, più o meno, anche Bing Crosby. Ma John Gielgud lavora ancora e deve avere 94 o 95 anni. No, io non smetterò mai.
La repubblica, 12 marzo 2004.
- "Guardate là, sull'entrata, è Lord Byron" è la prima frase che ho pronunciato in un film, nel 1947. Sarebbe potuta andare peggio perché in molti film non ho detto neanche una parola. E poi per dieci anni ho appreso il mestiere facendo di tutto, al teatro e al cinema, dalla comparsa all'attore, viaggiando, recitando e cantando. Allora era un'epoca di giganti: Gary Cooper, Spencer Tracy, John Wayne, Bette Davis, con la quale ho lavorato una volta e che considero la più grande attrice che io abbia conosciuto. Oggi ci sono alcuni attori che amo: Al Pacino, De Niro, Nicholson, Jody Foster. Oggi è diventata una professione triste, i giovani hanno troppa fretta. Vogliono tutto subito.
- Cosa posso fare se non recito? Non sono carpentiere, non so disegnare. E poi mia moglie impazzirebbe!
- È stato nel 1957 che ho cominciato ad interpretare ruoli veramente bizzarri per le produzioni Hammer. Quando mi proposero la creatura Frankenstein, non il mostro, mi sono detto: nessuno ti conosce, non il nome, né il volto. Se avrai successo sarai famoso, se il film non va non succede niente. E venne il successo, Dracula e tutto il resto. Tuttavia è dal 1976 che non ho più girato un film del terrore.
- Il [film] più importante per me è Jinnah. Non dico il migliore o quello di grande successo, ma il più importante. Ho lavorato dieci settimane in Pakistan nel 1997 per dar vita al personaggio che ha fondato lo stato pakistano. Per me come attore è stata la più grande responsabilità della mia carriera. Una sfida enorme per un occidentale e cristiano che va in Oriente a interpretare un eroe islamico.
L'Unità, 22 luglio 2004.
- È la terza volta che vengo in Italia. La prima è stata durante la seconda guerra mondiale, quando sono sbarcato in Sicilia e ho risalito la penisola come soldato nelle forze speciali del Regno Unito. E a Roma, dopo la Liberazione, sono andato in via 24 maggio per vedere se la mia famiglia stava bene. Mio cugino Niccolò Carandini era lì con la moglie Elena Albertini, la figlia del direttore del Corriere della Sera Luigi Albertini.
- Ho sempre sognato che un giorno qualcuno riuscisse a trarre un film da Il signore degli anelli, ma non ci contavo. Tolkien l'ho conosciuto personalmente ad Oxford. Ha creato storie ma anche una lingua. Il signore degli anelli non è una fiaba, lo stesso Tolkien disse che si trattava di una storia ambientata nell'Inghilterra di migliaia di anni fa. Maghi, elfi, nani, uomini, tante razze mescolate, anche quelle create da Sauron, il Signore degli anelli. E ognuna di queste razze ha il suo linguaggio e la cosa incredibile è che questi linguaggi si possono imparare a leggere, a scrivere e a parlare. È un'opera complessa che rapisce. Serviva un uomo che avesse le idee chiare su quello che voleva fare, con una grande determinazione e una grande stabilità, visto il lavoro enorme che si sarebbe trovato davanti. I sogni si sono avverati. Ero a Londra nel 1999 per girare con Burton Il mistero di Sleepy Hollow. Ricevetti la telefonata di Peter Jackson che si trovava a Londra e gradiva vedermi per parlare con me della trilogia. Così, nel 2000, sono andato in Nuova Zelanda e sono rimasto lì tre mesi. La storia è tutta qua.
- Forse ci sarebbe qualcosa che non rifarei. Ma alla fine l'unica considerazione che posso fare è che io sono un attore, sono pagato per recitare e, anche se ho fatto qualche sbaglio, è solo il mio lavoro, non è una cosa di importanza mondiale. Tutto sommato sono soddisfatto della mia carriera, anche perché la gente ancora oggi mi ferma per strada e spesso sono ragazzini che non erano nemmeno nati quando ho girato Dracula, chiedendomi l'autografo, e ciò lo devo anche ai film minori.
Ilgiornale.it, 24 novembre 2005.
- Ho una certa voce e da ragazzo avevo anche fatto la scuola shakespeariana, ma non bastava: attore per presenza fisica si nasce; per capacità si diventa in dieci anni
- [«Connery aveva presto odiato Bond».] Come io ho presto odiato i miei personaggi di maggior successo.
- Il cinema è per ogni età. [...] Però le attrici sono considerate vecchie a trentacinque anni.
- Il grande fra i grandi è stato Billy Wilder: meticoloso, sferzante, non perdonava gli errori, ma otteneva sempre il meglio dagli attori.
- [Su Tim Burton] Col Mistero di Sleepy Hollow (1999) ha reso omaggio al cinema d'orrore della Hammer, quello dei miei inizi.
- [Su Alberto Sordi] Nel 1990 con lui ho girato L'avaro di Molière diretto da Tonino Cervi. Mentre pronunciavo una battuta, sento come un'eco. Credo che sia l'acustica di Palazzo Farnese, invece no: era Sordi che l'aveva ripetuta fuori campo. Non riusciva a star fermo, né a tacere! Ma lui, non Mastroianni, è stato il più grande attore italiano.
Mymovies.it, 28 novembre 2005.
- Le persone che a Los Angeles prendono le decisioni, non intendo i tecnici, ma tutti quelli che stanno negli uffici, gli esecutivi, i finanziari, i produttori, non sanno niente di cinema. Sono così giovani che non hanno mai sentito parlare di Greta Garbo, di Gary Cooper, di Spencer Tracy o di Clarke Gable. Quello che voglio dire è che a Hollywood le scelte importanti vengono prese da gente che non ha abbastanza esperienza e conoscenza dell'industria e dello scrivere storie. Questo spiega i tanti insuccessi.
- Peter Jackson è una persona molto intelligente, brillante, che lavora molto duramente. Lavorare con lui è stata una bellissima esperienza, è un regista molto pignolo, capace addirittura di girare la stessa scena da diverse angolature. Non conosco davvero nessun altro che avrebbe potuto fare quello che ha fatto lui. Tim Burton, George Lucas e altri registi ancora mi hanno detto che non avrebbero potuto mai fare e neanche concepire un'opera così titanica. Lui è riuscito a fare tre film come se fossero uno, in continuo.
- Il profilo di Saruman che si evince dal film credo coincida esattamente con quello che Tolkien immaginò e scrisse.
- Saruman è l'unico nemico fisico della Compagnia dell'anello, oltre ad essere un mago. Saruman è un essere umano, mentre il Signore Oscuro è soltanto un occhio. Quando lui entra in scena all'inizio è una persona fantastica, dalla forte personalità che poi cambia il suo destino e la sua inclinazione ma non sappiamo quando, Tolkien non ce lo dice. Improvvisamente Saruman pensa che potrebbe diventare lui stesso il Signore degli anelli e questo pensiero finirà per distruggerlo.
- Qualunque attore avrebbe voluto fare Gandalf. Lui è mio personaggio preferito perché è lui a muovere la storia.
Intervista di Paolo Zelati, Paolozelati.it, novembre 2006.
- Ieri un giornale ha scritto che io avrei interpretato Dracula 11 volte, un altro ha scritto che avrei interpretato una parodia di quel ruolo: non è assolutamente vero! Spesso i giornalisti non si informano e questo mi da fastidio. Comunque non capisco perché la gente ancora continui ad identificarmi con quel personaggio...
- [Sul Conte Dracula] Non ho mai interpretato il personaggio correttamente, nessuno lo ha mai fatto... [...] Nemmeno la versione di Coppola rispetta il libro, presentando Dracula esattamente come viene descritto nel romanzo. Nel film che ho interpretato diretto da Jess Franco ci siamo andati vicino, perlomeno da un punto di vista iconografico, però il film non è un granché.
- [Su Le amanti di Dracula] Un giorno Carreras mi ha supplicato in ginocchio dicendomi che aveva già venduto i film all'estero con il mio nome dentro; io però gli ho risposto che non avevo nessuna intenzione di interpretare ancora Dracula. A quel punto lui ha giocato sporco e mi ha detto: "Se tu non li fai, tutta le gente che ho assunto rimarrà senza lavoro. Te la senti di assumerti questa responsabilità?". Così, ho accettato: ma è stata l'unica ragione! Di sicuro non è stato per i soldi...
- [Su The Wicker Man] Nessuno aveva mai visto un film così prima di allora. Infatti rimane, ancora oggi, uno dei migliori film britannici mai realizzati. Il centro del film è composto dallo scontro tra le religioni organizzate e il paganesimo, e molte delle cose che io dico nel film, prese fuori contesto, potrebbero essere tacciate di blasfemia. Però, quando abbiamo mostrato The Wicker Man ai rappresentanti delle varie religioni nessuno si è offeso, anzi, hanno compreso le mie battute contestualizzandole con il personaggio.
- [Sulla scena finale di The Wicker Man] Fu molto difficile realizzarla, proprio perché, avendo una sola possibilità non potevamo sbagliare: era molto freddo e quando abbiamo appiccato il fuoco al pupazzo di paglia, la testa si è staccata e, esattamente dietro è comparso il sole, completamente inaspettato. Certe volte al cinema ci vuole fortuna.
Intervista di Davide Ludovisi, L'Unità, 2 gennaio 2010.
- Normalmente un personaggio cattivo è più interessante di un eroe, ovvio, però in tutti i personaggi che ho interpretato ho cercato di far emergere le loro contraddizioni interne, e in quelli malvagi ho sempre evidenziato la “solitudine del cattivo”, il lato umano.
- Le qualità di un attore sono il pensare, l'ascoltare e lo stare fermi: pensare a ciò che si sta dicendo, ascoltare quello che dicono gli altri e stare fermi se non c'è nulla che valga la pena di fare. È proprio l'ultima regola a costituire lo sforzo maggiore, anche se, tuttavia, quella principale per un attore, soprattutto alle prime armi, è quella di sopravvivere
- [Su Mohammad Ali Jinnah] Non è proprio il mio personaggio preferito, ma quello la cui interpretazione ha rappresentato la sfida maggiore della mia vita di attore: sono stato in Pakistan per dieci settimane, interpretando di fronte agli abitanti il fondatore della nazione. Se lo immagina? Sicuramente non sarebbe possibile rifarlo oggi, troppo pericoloso!
- Billy Wilder è il migliore regista con cui ho lavorato.
- Triage è un film molto importante per me. Tuttavia mi dispiace che abbiano tagliato ben venti minuti della mia parte, anche se Tanovic mi ha confidato che glielo hanno ordinato. Non capisco perché, visto che in quei venti minuti si capiva molto del mio personaggio e del suo rapporto con gli orrori della guerra.
- Quando apriamo un giornale o accendiamo la televisione e vediamo delle notizie terribili di guerra, spesso non ci facciamo caso, ma c’è chi sta rischiando la vita per raccontarcele. Penso che queste persone siano molto più coraggiose dei soldati, visto che non hanno nemmeno una pistola.
La repubblica, 14 aprile 2010.
- Fu Federico Barbarossa a concedere alla mia famiglia lo stemma del Sacro Romano Impero, come testimoniano un anello con sigillo in mio possesso e il Collegio Araldico di Roma.
- In realtà solo mio nonno, Francesco Carandini, undicesimo marchese di Sarzano, parlava italiano. Io l'ho imparato leggendo e praticandolo: durante la Seconda guerra, quando eravamo di stanza in Sicilia, nei molti film che ho girato da voi, frequentando i membri della mia famiglia.
- [Sul Heavy metal] La cosa che più mi ha colpito di questa musica è l'interazione che esiste tra gli artisti i fan, che quasi diventano un'estensione della band.
- La mia bisnonna, Madame Marie Carandini (1826-1894), diventò famosa col nome di Melba e fondò la prima compagnia d'opera in Australia, dove la chiamavano l'usignolo della Tasmania. Il quartiere di Melba, a Canberra, è dedicato a lei. Anch'io da ragazzo pensavo di diventare un cantante d'opera, se lo avessi fatto ora non avrei più un filo di voce.
- La gente si meraviglia della mia vitalità. Ho il corpo di un 87enne e una mente che ringiovanisce ogni anno che passa. La chiamano Sindrome di Don Chisciotte, ecco un personaggio che vorrei interpretare: Don Chisciotte.
Intervista di Valentina d'Amico, Movieplayer.it, 8 agosto 2013.
- The Wicker Man è il miglior film che abbia mai fatto come attore. È scritto da uno scrittore assolutamente brillante. [...] Quando sono stato chiamato hanno scelto di cucirmi addosso un ruolo apposta per me. Non posso dire che il Lord che interpreto sia un cattivo, è una persona che crede in qualcosa di controverso. È un uomo dotato di senso dell'humor, è molto rispettato, ma prima di tutto è una persona che crede.
- [Su The Wicker Man] Non lo definirei un horror, eccetto per il finale che è davvero spaventoso.
- [Su Jinnah] Sentivo una responsabilità immensa dal punto di vista religioso e politico, ma alla fine i locali mi hanno ringraziato. È uno dei lavori di cui vado più orgoglioso.
- La commedia è la cosa più difficile da interpretare. I tempi comici sono fondamentali per far ridere il pubblico e mentre in teatrlo la risposta è diretta non sai come reagirà il pubblico in sala. La commedia è una cosa molto seria, ma posso dire che è la cosa che so fare meglio.
- Peter era un attore meraviglioso e un carissimo amico col quale ho passato tanto tempo. Il suo Sherlock Holmes è fantastico. Con Peter scherzavo, facevamo le imitazioni dei cartoni animati, era una persona fantastica.
La repubblica, 29 settembre 2013.
- Conosco tutte le opere di Puccini, ma Tosca e Il Tabarro sono le mie preferite. Sa cosa disse Puccini la prima volta che incontrò Enrico Caruso e ne ascoltò la voce? "Chi ti ha mandato da me? Dio?"
- Ho imparato ad amare la lirica durante la guerra. Ho visto la prima opera in una Napoli appena liberata, al Teatro San Carlo. Era Il barbiere di Siviglia: bella musica, storia divertente, buffi personaggi. Mi conquistò. È l'opera perfetta per iniziare ad apprezzare il genere.
- La musica è una parte essenziale della mia vita, ha sempre accompagnato le mie emozioni e i miei stati d'animo. Non c'è niente di meglio per superare i momenti negativi.
- A ogni mio compleanno auguro a me stesso soltanto una cosa, di aver il tempo di vedere l'ultimo film che ho fatto. La vita che mi resta è tutta un regalo, ne ho già vissuta tanta.
- Non potevo essere una spia, come avrei fatto a passare inosservato con questo metro e 95 di altezza che mi porto appresso? Ero semplicemente nelle Forze Specialie tutti noi in un modo o nell'altro facevamo parte dell'Intelligence: il nostro lavoro non era quello di spie, dovevamo solo passare informazioni.
- La maggior parte dei miei cattivi sono nati dalla fantasia, davvero non capisco perché facciano così tanta paura. Diverso il discorso per i personaggi realmente esistiti, e ne ho interpretati alcuni. Rasputin è uno di questi, e forse neppure il peggiore. Ma non mi piace chiamarli "cattivi", preferisco la definizione dei francesi: "eroi negativi".
- Su James Bond so tutto, sono preparatissimo, praticamente l'ho visto nascere essendo stato Ian Fleming mio cugino. Stavamo spesso insieme, giocavamo a golf e parlavamo del suo lavoro e del mio. Secondo me, tra gli interpreti di Bond l'attore più vicino ai libri è Pierce Brosnan, ha l'eleganza e la leggerezza che piaceva a Ian.
- Resto però l'attore che ha fatto più film, 230 secondo alcuni, quasi 280 secondo altri. Io non lo so, non voglio saperlo: alcuni li ho dimenticati altri, quelli fatti solo per soldi, non voglio ricordarli.
- Un eroe romantico l'ho interpretato eccome, in Jinnah ero Muhammad Ali Jinnah, fondatore del Pakistan. Ma è vero che nessuno mi ha mai proposto un ruolo da innamorato in una storia sentimentale. Si vede che non ho il fisico e forse neppure la faccia. O forse non c'è mai stata un'attrice alla mia altezza.
- Andando indietro nel tempo da parte di mio padre siamo di origini inglesi, francesi e americane. Ma Lee è un cognome gipsy, zingaro. Ne ho incontrati parecchi nella vita di zingari, e forse da lì viene la parte selvaggia del mio carattere.
- Non so da voi in Italia, ma in Inghilterra le persone nate con un certo nome e che hanno frequentato certe scuole e che appartengono all'upperclass sono definite con disprezzo "posh". Io sono un conservatore, è vero, tuttavia ritengo che tutti siamo ciò che diventiamo prescindendo dalla nostra nascita. Quando però mi sento dire che io sono "posh" e che la mia casa a Chelsea è "posh ", beh mi monta una grande tristezza.
Dal 2013 a Locarno, riportato in Ansa.it, 11 giugno 2015.
- Stavo dilettandomi con canti goliardici studenteschi con alcuni conoscenti a Stoccolma quando Johannsson Piorling, considerato un Caruso svedese, ha preteso che il giorno dopo facessi un'audizione e poi mi disse, avevo una trentina d'anni, di lasciar perdere di fare l'attore e di diventare un cantante. Ma lasciai perdere, nonostante in seguito sia stato contattato anche da Metropolitan, Scala e Bayreuth, la mia bisnonna avesse fondato la Compagnia d'Opera in Australia e avessi una zia che era chiamata l'usignolo della Tasmania.
- Ho fatto anche un serial tv su una banda di motociclisti Hells Angels gay, dovevo stupire come mi era stato consigliato.
- Ho fatto solo 12 film in cui interpretavo un malvagio e mi è stata appiccicata un'etichetta addosso, come è capitato a Bela Lugosi.
Citazioni su Christopher Lee
[modifica]- Christopher è stato un'enorme fonte di ispirazione per tutta la mia vita. Ho avuto l'onore e il piacere di collaborare con lui in cinque film. È stato l'ultimo della sua specie - una vera leggenda - e ho avuto la fortuna di potermi definire suo amico. Continuerà a ispirarmi e sono sicuro che lo farà anche per le generazioni a venire. (Tim Burton)
- Christopher Lee, con cui ho lavorato in seguito, si scusò con me per aver fatto Howling II. (Joe Dante)
- Christopher Lee possiede sempre il necessario carisma interpretativo. (Dario Argento)
- È sempre stato molto gentile e simpatico, però freddo, c’era sempre una certa distanza tra te e lui, come se non si volesse mai concedere del tutto. Ma questa è una cosa che riguarda tanti inglesi. Con il tempo è cambiato. Soprattutto dopo aver lavorato in America. (Jesús Franco)
- Era un talento incredibile, conosceva molte lingue e aveva un'intelligenza che gli permetteva di spaziare dall'arte alla politica, dalla letteratura alla storia e alle scienze. (Peter Jackson)
- Era uno che voleva fare Shakespeare a teatro e invece non faceva altro che Dracula, la Mummia o il mostro di Frankenstein nei film di Terence Fisher e altri. [...] Lo convinsi che [Il conte Dracula] sarebbe stato un Dracula diverso, più simile a quello del romanzo di Stoker. Cambiò atteggiamento qualche tempo dopo, dopo essere stato in America e aver fatto altri film. Divenne più rilassato. Ad ogni modo, durante il monologo di Dracula nel mio film ho avuto per la prima volta nei miei film l’impressione di trovarmi davanti a un grande attore. (Jesús Franco)
- Forse la più efficace e riuscita personificazione del diabolico Conte. (Luigi Lunari)
- L'ho incontrato a Londra e ho parlato con lui per oltre due ore, è come essere ipnotizzato da Dracula. Sembravano cinque minuti ed erano più di due ore. È così autorevole, sembra di parlare con Dracula. [...] È un uomo eccezionale. (Tim Burton)
- Mi piacevano i film della Hammer con Christopher Lee. Lui sì che era selvaggio e spaventoso. Ricordo che ero molto giovane e che il suo Dracula mi spaventò parecchio. (Dario Argento)
- Poche persone hanno quel tipo di autorevolezza sullo schermo. Una delle cose che ho sempre ammirato in Chris è che aveva già più di ottant’anni quando ha recitato in due dei più grandi film della storia del cinema – "Guerre stellari" e "Il signore degli anelli". È semplicemente una leggenda che ha girato centinaia di film. Parla perfettamente francese, italiano, tedesco e spagnolo, e ha recitato in film francesi, italiani, tedeschi e spagnoli parlando perfettamente ogni lingua. È molto spiritoso, e non gli piace parlare del fatto che ha interpretato "Dracula". (John Landis)
- Sono cresciuto amando i film di Christopher Lee. Per la maggior parte della mia vita sono stato affascinato dagli iconici ruoli che non solo ha creato, ma ha contribuito a far crescere nel tempo. Ma a un certo punto, come per magia, Christopher Lee si è magicamente dissolto per lasciar spazio al mio amico Chris. E ho amato Chris ancor di più. Non ci sarà mai un altro Christopher Lee. (Peter Jackson)
- Una volta era più insicuro. Credo che cercasse in Peter la sua ispirazione per la parte. Erano grandi amici, andavano molto d'accordo. Chris sapeva di trovarsi di fronte ad un attore del talento eccezionale che solo raramente si è trovato a recitare parti degne delle sue capacità. Non li ho mai sentiti avere una parola di disaccordo. (Freddie Francis)
- Guai a parlargli di Dracula. Diventa subito nervoso. È come – scusate l'ovvietà – chiedere a un vampiro se gradisce l'aglio, la luce del giorno, i paletti di legno e il plasma in bottiglia. No, Christopher Lee, forse il più celebre «principe delle tenebre» dello schermo, insieme a Bela Lugosi e a Max Schreck, non è un tipo simpatico: difetta di autoironia e, a differenza del suo amico e collega Vincent Price, deve sentirsi poco in pace col proprio passato vampiresco, altrimenti riconoscerebbe serenamente che la grande fama, nel cinema, gliel'ha ragalata soltanto il conte della Transilvania.
- Guardandolo bene da vicino, qualcosa gli è rimasto dell'aristocratico vampiro scaturito dalla penna di Bram Stoker: forse sono gli occhi, quegli occhi terribili che il regista Terence Fisher voleva iniettati di sangue; o forse quella voce bassa e impostata che sembra evocare misteriose saghe; o forse ancora quella bocca larga e sensuale dalla quale aspetti invano che spuntino i classici canini.
- Insieme a Vincent Price, Peter Cushing, Peter Lorre, John Carradine e Boris Karloff, s’era imposto come uno dei grandi interpreti del genere horror, quando l’orrore era di cartapesta e poco sanguinario, senza tanti effetti speciali. Lui che adorava la commedia sentimentale hollywoodiana e avrebbe voluto essere un po’ Cary Grant, se non proprio Laurence Olivier...
- L’uomo era spiritoso, curioso, di un’eleganza naturale, fumava solo sigari Montecristo n.1, da qualche anno s’era fatto crescere una bella barba da venerabile, parlava otto lingue, incluse svedese, russo e greco, e gli piaceva molto stare sul set: pare sia comparso in 230 film, ma c’è chi azzarda 280.
- Si può capire perché sir Christopher Lee, il cui nome completo suonava Christopher Frank Carandini Lee, non ne potesse più del conte Dracula, che pure gli aveva regalato fama internazionale dal 1958 in poi, grazie ai film della mitica casa britannica Hammer. Basta dare uno sguardo su YouTube al video intitolato "Christopher Lee as Dracula: Bite Montage", in sostanza uno spiritoso montaggio dei micidiali morsi vampireschi inferti dall’attore sui colli di tante pallide e poppute fanciulle nel corso di una dozzina di film. Sempre lo stesso rituale.
- Durante il conflitto viene trasferito all'intelligence Service, sempre per conto della RAF, e a quelle che vengono definite "special operations". Insomma, si occupa di spionaggio e firma l'Official Secrets Act che lo impegna alla segretezza sulle sue attività: Lee infatti non ha mai rivelato quali fossero i suoi compiti. Ed è questo un altro tassello che intreccia la sua biografia con la sua futura carriera cinematografica: infatti a Lee, agente segreto nella vita reale, doveva capitare di essere sullo schermo uno dei più temibili avversari della spia per eccellenza nell'immaginario odierno, James Bond.
- Esiste una voce secondo la quale Fleming si sia ispirato proprio alla sua vita per creare il personaggio di James Bond, dato che come abbiamo detto Lee ha lavorato per i servizi segreti durante la guerra e avrebbe forse continuato anche successivamente a collaborare con l'intelligence britannica.
- Il suo giudizio sul mondo del cinema era spesso severo. Un po' moralista, riteneva che i ragazzi sotto i 15 anni dovessero essere tenuti lontani dai film pornografici e da quelli troppo violenti (di una violenza «imitabile»), ma era contrario alla censura cinematografica per gli adulti. Si diceva contrario allo star system, dato che chi viene ritenuto "star" non necessariamente è un buon attore, e riteneva che l'industria cinematografica fosse «devastata dall'ignoranza». Era molto critico con i film sulla Seconda guerra mondiale, a suo dire pieni di errori perché non realizzati da chi aveva veramente partecipato al conflitto.
- La filmografia di Christopher Lee è una grande galleria di personaggi inquietanti, a volte mostruosi, quasi sempre dei "diversi". Era in grado di nobilitare le figure più terribili, rendendo percepibile sullo schermo quella che chiamava «la solitudine del male» (la sua spiegazione era che «nessuno è totalmente malvagio»).
- Nonostante il carattere riservato e a volte poco cordiale, non si sottraeva al bagno di folla dei fan, donando volentieri autografi e dediche sulle sue foto. Era assiduo frequentatore della libreria londinese Forbidden Planet in New Oxford Street, specializzata in fantascienza e fumetti, per firmare copie dei suoi film e libri.
- Patriottico, come si è visto era stato in gioventù persino agente segreto per l'Intelligence Service. Ma se gli si chiedeva di raccontare qualcosa sulle sue avventure nelle Special Forces o nei servizi segreti inglesi, lui, così loquace su tutti gli argomenti della sua carriera e della sua vita, si chiudeva in un rigido «non posso dire nulla».
- Tra le diverse abitazioni in cui ha vissuto, rimane nella memoria di chi ha potuto visitarla quella londinese a Chelsea, un appartamento al terzo piano dove accoglieva gli ospiti in un soggiorno illuminato da luci dorate, con mobilio di tec orientale, un grande specchio e tappeti persiani. A ornare la sala, i soprammobili che provenivano dai tanti viaggi dei coniugi Lee. Ai due lati di un camino i muri erano occupati da librerie che arrivavano fino al soffitto e che contenevano volumi su ogni argomento: storia, guerra, fantascienza, fantasy, horror, occulto, mitologia, musica, e soprattutto biografie storiche e autobiografie. I suoi autori preferiti del soprannaturale erano Edgar Allan Poe, Arthur Machen, Ambrose Bierce, Algernon Blackwood, H. P. Lovecraft e Ray Bradbury.
- Attore sapiente e multiforme più di quanto lo spettatore normale possa immaginare, Christopher Lee si è costruito con grande determinazione una carriera eccezionale, sapendo operare nel tempo delle scelte anche radicali che al momento potevano sembrare controproducenti, ma che invece dimostravano come fosse sempre perfetamente al timone della sua barca.
- Mi piace ricordarlo nei film che l'hanno reso grande, come i capolavori della Hammer diretti da Terence Fisher (Dracula il vampiro su tutti) e come quell'affascinante affresco orrorifico filosofico che è The Wicker Man, film da lui prediletto. Un film che chiunque pensi che Christopher Lee sia un attore dal registro espressivo limitato dovrebbe vedere per capire quanto sia sbagliato questo preconcetto.
- Sulla breccia da moltissimi anni, capace di sorprendere con interpretazioni autorevoli e intense anche in questi ultimi anni, sembrava semplicemente immortale.
Filmografia
[modifica]- La maschera di Frankenstein (1957)
- Vittoria amara (1957)
- Dracula il vampiro (1958)
- La furia dei Baskerville (1959)
- Sherlock Holmes - La valle del terrore (1962)
- Sfida al diavolo (1963)
- Le cinque chiavi del terrore (1965)
- Dracula, principe delle tenebre (1966)
- Le amanti di Dracula (1968)
- The Devil Rides Out (1968)
- Il conte Dracula (1970)
- Una messa per Dracula (1970)
- La casa che grondava sangue (1971)
- 1972: Dracula colpisce ancora! (1972)
- Horror Express (1972)
- Il cervello dei morti viventi (1973)
- I satanici riti di Dracula (1973)
- Il terrore viene dalla pioggia (1973)
- The Wicker Man (1973)
- Agente 007 - L'uomo dalla pistola d'oro (1974)
- La casa delle ombre lunghe (1983)
- Mosè (1995)
- Jinnah (1998)
- Il mistero di Sleepy Hollow (1999)
- In the Beginning - In principio era (2000)
- Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello (2001)
- Il Signore degli Anelli - Le due torri (2002)
- Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (2002)
- Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re (2003)
- Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith (2005)
- La fabbrica di cioccolato (2005)
- La sposa cadavere (2005)
- La bussola d'oro (2007)
- Alice in Wonderland (2010)
- Hugo Cabret (2011)
- The Resident (2011)
- L'ultimo dei Templari (2011)
- Dark Shadows (2012)
- Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato (2012)
- Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate (2014)
Note
[modifica]- ↑ Citato in Peter Cushing, l’ambiguità e l’orrore, Carmillaonline.com, 25 maggio 2013.
- ↑ Citato in Giuseppe Turdo , Destinazione Obbligata, Lulu.com, 2015, p. 55, ISBN 9781326216757
- ↑ Citato in Il magico mondo di Tolkien, La repubblica, 27 luglio 2001.
- ↑ a b Citato in Christopher Lee Basta vampiri, La repubblica, 10 dicembre 2001.
- ↑ Da Lord of Misrule. The Autobiography of Christopher Lee, Orion Books Ltd., London 2004, pp. 358-359; riportato in Mario Galeotti, Peter Cushing e i mostri dell'inferno, Edizioni Falsopiano, 2020, pp. 15-16
- ↑ a b Citato in Christopher Lee I miei film non sono horror, La repubblica, 14 settembre 2006.
- ↑ Citato in Dalla Bosnia al Kurdistan il mio cinema per la pace, La repubblica, 16 ottobre 2009.
- ↑ Citato in È morto l’attore Christopher Lee, Ilpost.it, 11 giugno 2015.
Altri progetti
[modifica]- Wikipedia contiene una voce riguardante Christopher Lee
- Commons contiene immagini o altri file su Christopher Lee