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"Ora, come è stato narrato, la possanza di Elwë e Melian si accrebbe nella Terra di Mezzo, e tutti gli Elfi del Beleriand, dai marinai di Cirdan ai cacciatori nomadi dei Monti Azzurri di là dal Fiume Gelion, avevano Elwë per signore; Elu Thingol, così era detto, cioè, nella lingua del suo popolo, Re Mantogrigio. Ed essi son detti Sindar, Elfi Grigi del Beleriand illuminato dalle stelle; e benché fos- sero Moriquendi, sotto il governo di Thingol e grazie al- l'ammaestramento di Melian divennero i più belli e i più saggi e i più abili di tutti gli Elfi della Terra di Mezzo. "
—I Sindar, Il Silmarillion

I Sindar, conosciuti anche come Elfi Grigi, Elfi del Crepuscolo o Elfi Mediani, furono un popolo dei Primogeniti di Ilúvatar affine alla stirpe dei Teleri che visse nelle terre del Beleriand e in alcune zone della Terra di Mezzo ad est degli Ered Luin. Furono chiamati Sindar per distinguerli dagli Avari, ovverosia quegli Elfi che rifiutarono l'invito dei Valar di trasferirsi a Valinor.

i Sindar infatti, accettarono l'invito a raggiungere la terra benedetta di Aman, ma una volta giunti sulla riva del Mare decisero di rimanere nel Beleriand, separandosi dai Teleri: in quel tempo infatti, Re Elwë era scomparso (rimasto preda di un incantesimo d'amore assieme a Melian nella foresta di Neldoreth) e molti dei suoi sudditi rifiutarono categoricamente di lasciare la Terra di Mezzo senza il loro signore.

Alcuni anni dopo Elwë emerse dalla foresta ammantato di grande maestà e potenza e, con Melian al suo fianco, radunò attorno a sé tutti i suoi fedeli, proclamandosi Signore del Beleriand. Benché non avessero visto la luce degli Alberi di Valinor, a differenza dei Noldor e dei Vanyar, i Sindar furono in parte benedetti dal riflesso di quella luce che promanava dai loro sovrani, ottenendo doni di bellezza e saggezza, abilità e dell'arte del combattimento i quali li resero superiori a tutti altri Elfi rimasti a est del Grande Mare.

A questo popolo appartennero Luthien, figlia di Thingol e Melian, e Celeborn, futuro sposo di Galadriel e nonno materno di Arwen Undómiel.

Nomi e etimologia[]

Sindar non è un nome Sindarin, bencì Quenya e significa letteralmente "Popolo Grigio"; gli fu affibiato per distinguerli dai Nandor che rifiutarono di cominciare il Grande Viaggio verso Aman. Un nome meno comune, sempre Quenya, con il quale erano chiamati è quello di Sindeldi.

Non si sa per quale motivo venissero chiamati Elfi Grigi: alcuni ipotizzano che essi abbiano preso tale denominazione dal loro Re Thingol (che significa letteralmente "Mantogrigio"), altri perché tra quel popolo erano comuni coloro che avevano i capelli grigi, benché la maggioranza dei Sindar avesse i capelli scuri. Nella propria lingua, il Sindarin, chiamavano sé stessi Edhil che significa "Elfi".

Nelle cronache dei Dúnedain i Sindar venivano chiamati anche Elfi Mediani, per distinguerli dagli Alti Elfi (ovverosia coloro che avevano visto la luce degli Alberi di Valinor) e dagli Elfi Oscuri (coloro che non avevano neppure potuto bearsi del riflesso degli Alberi).

Descrizione[]

Aspetto e carattere[]

Doriath by kimberly80

Thingol e Melian, Signori del Doriath, kimberly80.

I Sindar, come gli altri Primogenti, erano generalmente alti e di bell'aspetto; avevano gli occhi grigi, e anche i loro capelli erano perlopiù di quel colore, anche se non mancavano membri di quel popolo dai capelli neri o biondi, sebbene quest'ultimi fossero ben più rari.

Erano molto abili nel canto e, attraverso i contatti con i Nani degli Ered Luin, divennero discreti fabbri e artigiani, esperti nella creazione di armi e gioielli, anche se non riuscirono mai ad eguagliare i Noldor.

La maggior parte di loro si concentrava nel centro del Beleriand, entro i confini di quello che divenne il regno del Doriath, ma vivevano abbastanza numerosi anche nelle regioni del Nevrast e dell'Hithlum.

Lingua e cultura[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi la voce Sindarin.

I Sindar parlano una lingua che è detta Sindarin, la quale rappresenta un'evoluzione nobile del linguaggio dei primi Elfi. Durante la Prima Era Thingol, venuto a sapere del massacro di Alqualondë e del ruolo avuto dai Noldor e dai Figli di Fëanor, proibì l'uso del Quenya all'interno dei suoi domini e vietò ai suoi sudditi di utilizzarlo. Per questo motivo il Sindarin divenne una sorta di lingua franca parlata da tutti gli Elfi e pian piano rimpiazzò il Quenya nella parlata comune.

Per scrivere i Sindar utilizzavano le rune dell'alfabeto Cirth, inventato da Daeron del Doriath aedo di Re Thingol e della Regina Melian. Successivamente all'arrivo dei Noldor presero ad utilizzare l'alfabeto Tengwar e tra gli elfi il Cirth cadde in disuso, ma continuò ad essere utilizzato dai Nani per trascrivere il Khuzdul.

Non avevano l'abitudine di costruire case o aule come i Noldor o gli Uomini, ma sovente dimoravano in rifugi ricavati da radure protette nei boschi o sugli alberi; tuttavia grazie ai Nani appresero tecniche di costruzione e di ingegneria: il frutto più mirabile di questa collaborazione fu indubbiamente Menegroth, la reggia di Re Thingol.

Storia[]

Anni degli Alberi[]

Il Grande Viaggio[]

Nan Elmoth - Elwë and Melian by Elena Kukanova

L'incontro tra Thingol e Melian nel bosco di Nan Elmoth, Elena Kukanova [1].

Quando i Valar invitarono gli Elfi a vivere nella terra benedetta di Valinor coloro che decisero di partire si mossero verso ovest divisi in tre numerose schiere: i Vanyar, i Noldor e i Teleri. Questi ultimi erano guidati da Elwe e da suo fratello Olwë, ma rispetto alle altre due stirpi erano i più lenti poiché ogni poco si fermavano ad ammirare le meraviglie che la Terra di Mezzo aveva da offrirgli. Fu così che quando giunsero nel Beleriand l'isola di Tol Eressëa, che fungeva da traghetto, era già partita portando con sé i Vanyar e i Noldor; per questa ragione i Teleri furono costretti a dimorare per qualche tempo nel Beleriand in attesa che Ulmo facesse tornare indietro l'isola e li caricasse alla volta di Aman.

Mentre attendevano il loro turno essi esplorarono il Beleriand; durante una di queste esplorazioni Elwe, il loro Re, si trovò a passare da solo per il bosco di Nan Elmoth e qui incontrò Melian la Maia, che soleva danzare da sola in quei boschi allietata dalla compagnia di uccelli e altri animali. Thingol in un vero e proprio colpo di fulmine, s'innamorò perdutamente di lei e, come le prese dolcemente la mano, essi furono colpiti da un incantesimo d'amore che li immobilizzò nel bosco, dove stettero immobili per diversi anni senza dire una sola parola, contemplandosi negli occhi. Preoccupati per la scomparsa del loro Re i Teleri lo cercarono a lungo, senza tuttavia riuscire a trovarlo; quando giunse il loro turno di partire alla volta di Aman molti recalcitrarono, non volendo raggiungere Valinor senza il loro Sovrano. Fu così che i Teleri si divisero: una parte, la più numerosa, riconobbe Olwë come proprio sovrano e partì alla volta di Aman mentre una parte dei Teleri rimase nel Beleriand: alcuni decisero di dimorare sulle coste della Baia di Balar sotto la signoria di Círdan il Carpentiere, mentre un'altra parte di loro si disperse nel Belriand continuando a cercare Elwe.

Il Regno di Thingol e Melian[]

The royal court of Thingol by Steamey

Thingol e Melian in Menegroth, steamey.

Elwë riapparve diversi anni dopo e i suoi sudditi lo trovarono estremamente cambiato: il contatto con Melian e il suo amore lo avevano investito di una stupenda maestà e i suoi grigi capelli brillavano della luce di Aman, benché egli non l'avesse mai vista. Era dunque Elwë divenuto il più grande e magnifico tra i Figli di Ilúvatar; egli riunì dunque i suoi sudditi e si proclamò Re del Beleriand, con Melian come sua Regina, assumendo il nome di Elu Thingol. Per molte ere degli Anni degli Alberi Thingol e Melian guidarono i Sindar che, grazie anche alla loro Regina, divennero i più grandi e magnifici tra gli Elfi che decisero di rimanere nella Terra di Mezzo. Furono anni molto felici che furono oltremodo allietati dalla nascita di Luthien, figlia di Thingol l'Elfo e Melian la Maiar, che fu la più bella tra tutti i Figli di Ilúvatar. Tuttavia la felicità non poteva durare per sempre: con l'approssimarsi della liberazione di Morgoth i suoi servi cominciarono a risvegliarsi e il Beleriand, che per millenni era stato pacifico, cominciò a conoscere l'oscurità. Conscio della situazione e saggiamente consigliato dalla moglie Thingol costruì con l'aiuto dei Nani di Nogrod una propria roccaforte nascosta che divenne nota come Menegroth. Inoltre strinse accordi con i Nani di Belegost che insegnarono ai Sindar a forgiare armi e armature, che vennero raccolte all'interno delle immense armerie della reggia di Thingol. Furono i Sindar a combattere la Prima Guerra del Beleriand e i primi a scontrarsi con gli Orchi di Morgoth, aiutati in questo dagli Elfi Verdi dell'Ossiriand.

Prima Era[]

L'avvento dei Noldor e le Guerre contro Morgoth[]

La Ricerca dei Silmaril e la storia di Beren e Luthien[]

La fine del Doriath e del Falas[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi le voci Battaglia delle Mille Caverne, Secondo Fratricidio e Caduta del Falas.


La Guerra d'Ira[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi la voce Guerra d'Ira.


Seconda Era[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi le voci Guerra tra Sauron e gli Elfi, Reame Boscoso, Lothlórien, Guerra dell'Ultima Alleanza e Battaglia di Dagorlad.


Terza Era[]

Exquisite-kfind Per approfondire, vedi le voci Battaglia dei Cinque Eserciti e Guerra dell'Anello.


Quarta Era[]

Dopo la sconfitta di Sauron l'esodo degli Elfi verso Valinor si fece più accentuato: alla fine del primo secolo della Quarta Era non rimaneva più alcuno del popolo dei Noldor ad est del Grande Mare, ma anche coloro che appartenevano al popolo dei Sindar erano rimasti molto pochi. La maggior parte di quest'ultimi si concentrava soprattutto nel Reame Boscoso, governato da Thranduil, e furono i più ostinati nella decisione di non accogliere l'invito dei Valar e nel desiderio di rimanere nella Terra di Mezzo. Tolkien non fornisce molte informazioni riguardo al loro destino, tuttavia lascia intendere che, con l'affermarsi del dominio degli Uomini, essi abbiano finito per "sbiadire" fino a trasformarsi in spiriti guardiani delle foreste.

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