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Wujud

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Wujūd (in arabo ﻭﺟﻮﺩ?) è una parola araba che di solito viene tradotta nel significato di esistenza, presenza, essere, sostanza, o entità. Tuttavia è nella religione dell'Islam, che tende ad assumere un significato più profondo. È stato detto che tutto ciò che guadagna il suo wujūd viene trovato o percepito da Dio.[1]

Nella tradizione sufi, il wujūd ha più che altro a che fare con il ritrovamento di Dio che l'esistenza di Dio. Anche se il wujūd è comunemente tradotto come "esistenza", il suo significato originale è "essere trovato". Questo "essere trovato" è talvolta descritto come la fase finale di fanāʾ in cui si è immerso nell'esistenza o nel ritrovamento di Dio, mentre tutto il resto è annientato.[1]

«Per un sufi, al di là della realizzazione della distruzione dello stato di non-esistenza, non c'è nulla se non l'esistenza. Non c'è nulla al di là di questo nulla, tranne la sopravvivenza e niente nella morte, ma la vita. Questo annientamento implica la riunione eterna, così come l'esistenza in piena positività e gloria.»

«Ciò che si deve estinguere è solo l'errata supposizione che un essere sia una realtà autonoma a sé stante; ciò che permane è la realtà profonda dalla quale quell'essere è costituito.»

Il wujud infatti dipende interamente da Dio dato che le creature non hanno un principio di esistenza proprio. Ma ciò non significa che esse sono Dio, perché le cose sono altro da Dio. Un'ombra non può esistere indipendentemente dalla figura che la proietta, perché quest'ultima che la fa apparire e che per così dire le "presta" l'esistenza. Questo aspetto è fondamentale dato che sono sorte nel tempo delle false interpretazioni del wujud.[4] Per chiarire meglio il senso è molto utile leggere un estratto chiarificatore del Trattato sull'unicità dell'esistenza di 'Abd al-Ghani al-Nabulusi:

«Il senso secondo il quale il wujud è ciò per cui ogni essere è, nell'eterno e nel creato, è quello più vicino alla realtà. Infatti, l'essere contingente (mumkin) non può assolutamente fare a meno dell’Essere eterno (qadim): l'uno dipende dall'altro. Quanto invece all'essenza e alla forma concreta dell'essere contingente, esse sono altre dall’Essere eterno, perché da esso sono distinte. Tuttavia,il wujud grazie al quale queste due realtà (cioè il creato e l’Eterno) possiedo non essere è uno soltanto, (differente solo nel fatto che) nel primo è un essere di per sé, mentre nel secondo dipende da un altro. Così, l’Eterno e per Sua stessa Essenza, mentre il creato esiste di un'esistenza che è l’Essenza dell’Eterno. Ma è del tutto errato credere che il creato sia puramente e semplicemente l’Essenza dell’Eterno, come altrettanto errato ritenere che l’Eterno sia la stessa essenza del creato, perché ciascuno è differente dall'altro, sia nell'essenza sia degli attributi. Entrambi tuttavia coincidono nel fatto di essere la manifestazione di un unico wujud e di sussistere in virtù di esso. Un unico wujud che, però, all’Eterno viene da Se stesso, mentre al creato viene dall’Eterno e non da sé; e ancora, l'unico wujud nel caso dell’Eterno è assoluto (mutlaq), in un modo che non potrebbe essere più elevato, mentre nel creato è limitato (muqayyad), in un modo che si confà appunto al creato, un modo che è inferiore al primo, di un'inferiorità che proviene tutta dalla parte del creato e non dell’Eterno.»

Relazione col Wajd

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Wajd può essere tradotto come 'estasi'. Wujūd (che viene descritto come esistenzialità estatica, in questo caso) si dice che avvenga solo dopo essere andati oltre al wajd. In altre parole, l'estasi non porta ad altro che l'Essere.

Wajd e Wujūd possono essere meglio compresi pure nei termini del Tawḥīd. Tawḥīd (o dottrina dell'unicità di Dio) è descritta come un inizio e wujūd come fine, con wajd si diviene intermediari tra i due. Abū ʿAlī al-Daqqāq spiega ulteriormente:

«Tawḥīd comporta la totalizzazione del servo. L'Estasi (wajd) che comporta l'immersione del servo. Wujūd comporta l'estinzione del servo.»

I sufi credono che chi sperimenta wajd riporta una certa conoscenza residua dall'oggetto della sua scoperta (wujūd). Inoltre, quando si ottiene la conoscenza per esperienza, bisogna tentare di trovare una contrazione per bilanciare. Se uno non riesce a farlo, si rimane a un livello inferiore di conoscenza.[7]

Visione filosofica

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Abū l-Qasim al-Junayd riflette sull'esistenza spiegando:

«Quando mi afferra con la paura, mi annienta attraverso la mia esistenza, poi mi preserva da me stesso... Attraverso ciò gusto il sapore della mia esistenza.»

Egli afferma anche "Il wujūd (scoperta, esperienza, estasi, esistenza) del reale si verifica con la perdita di sé”[6] Il sé è un'altra importante parte dell'esistenza nella filosofia islamica. Molti sostengono che l'esistenza del sé sia la prova dell'esistenza di altro. Questo 'Altro' si dice sia l'unica Realtà, nel senso che "tutto ciò che 'è' diverso dall'Altro è inesistente.”[2]

Come ʿAbd al-Karīm ibn Hawāzin al-Qushayrī dice:

«Il primo passaggio di distanza si trova la scomparsa del sé e dei suoi attributi e sopportare attraverso gli attributi il reale. Vi è poi la scomparsa dagli attributi del reale attraverso la testimonianza del reale. Poi c'è una persona che testimonia la scomparsa del proprio trapasso attraverso il suo perire nell'esistenzialità estatica (wujud) del reale»

C'è anche l'idea che ci siano due tipi di Essere, corporale e spirituale. O, «uno che si muove e uno che provoca il movimento, attraverso il se stesso impassibile»[8] Va inoltre notato che vi è una sorta di esistenza superiore nella comprensione nonché negli oggetti.

Waḥdat al-wujūd

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Lo stesso argomento in dettaglio: Metafisica Sufi .

Waḥdat al-wujūd o 'unità dell'essere' può significare che «c'è un solo Essere, e che tutta l'esistenza non sia altro che la manifestazione o lo splendore esteriore di quell'Essere Unico».[2]

«L'esistenza non è una qualità intrinseca dell'essenza, ma solo un predicato o un accidente di essenza.»

«L'assoluta Maestà e Bellezza, come puro e semplice essere-puro di possibilità, costituisce la totalità del wujūd»

  1. ^ a b Schimmel, Anne Marie.
  2. ^ a b c Kamal, Muhammad.
  3. ^ Ventura p.72
  4. ^ Ventura p.70
  5. ^ Ventura pp.89-90
  6. ^ a b c d Sells, Michael A., ed.
  7. ^ a b Singh, David E. "The Possibility of Having Knowledge of Al-wujūd Al-mahd 'sheer Being' According to Ibn 'Arabī's Kitāb al-jalāl wa-al-jamāl."
  8. ^ De Boer, T.J., The History of Philosophy in Islam.
  9. ^ Corbin, Henry.

Voci correlate

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