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Taraxacum officinale

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Tarassaco
Taraxacum officinale
Stato di conservazione
Rischio minimo
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi
(clade)Campanulidi
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaCichorioideae
TribùCichorieae
SottotribùCrepidinae
GenereTaraxacum
SottogenereTaraxacum sect. Taraxacum
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseAsteridae
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaCichorioideae
TribùCichorieae
GenereTaraxacum
SottogenereTaraxacum sect. Taraxacum
Sinonimi
  • Leontodon taraxacum L.,
  • Taraxacum dens-leonis Desf.
  • Taraxacum retroflexum Lindb.
Nomi comuni

Tarassaco
Dente di leone
Soffione
Nonnino
Piscialletto
Cicoria matta
Polenta del diavolo[1][2][3]

Il taràssaco comune (Taraxacum officinale (Weber) ex Wiggers, 1780) è una pianta a fiore (angiosperma) appartenente alla famiglia delle Asteracee. L'epiteto specifico, officinale, ne indica le virtù medicamentose, note fin dall'antichità e sfruttate con l'utilizzo delle sue radici e foglie.

Nella tassonomia attuale (aggiornata al 2022) il nome scientifico Taraxacum officinale F.H.Wigg., 1870 risulta essere il sinonimo della sezione Taraxacum F.H.Wigg., 1870.[4][5][6][7]

È comunemente conosciuto come dente di leone[8], dente di cane[8], soffione[9] (l'infruttescenza), nonnino, cicoria selvatica[10], cicoria asinina[10], grugno di porco[10], ingrassaporci[10], brusaoci[10], insalata di porci[10], pisciacane[10], lappa[10], missinina[10], piscialletto[11], girasole dei prati[12], erba del porco o anche con lo storpiamento del nome in tarassàco.

È una pianta erbacea e perenne, di altezza compresa tra 10 e 30 cm. Presenta una grossa radice a fittone dalla quale si sviluppa, a livello del suolo, una rosetta basale di foglie munite di gambi corti e sotterranei.

Le foglie sono semplici, oblunghe, lanceolate e lobate, con margine dentato (da qui il nome di dente di leone) e prive di stipole.

Il fusto, che si evolve in seguito dalle foglie, è uno scapo cavo, glabro e lattiginoso, portante all'apice un'infiorescenza giallo-dorata, detta capolino. Il capolino è formato da due file di brattee membranose, piegate all'indietro e con funzione di calice, racchiudenti il ricettacolo, sul quale sono inseriti centinaia di fiorellini, detti flosculi.

Ogni fiore è ermafrodita e di forma ligulata, cioè la corolla presenta una porzione inferiore tubolosa dalla quale si estende un prolungamento nastriforme (ligula) composto dai petali. L'androceo è formato da 5 stami con antere saldate a tubo; il gineceo da un ovario infero, bi-carpellare e uniloculare, ciascuno contenente un solo ovulo e collegato, tramite uno stilo emergente dal tubo, a uno stimma bifido.

La fioritura avviene in primavera, per la maggior parte in aprile-maggio ma si può prolungare fino all'autunno. L'impollinazione è di norma entomogama, ossia per il tramite di insetti pronubi, ma può avvenire anche grazie al vento (anemogama). Da ogni fiore si sviluppa un achenio, frutto secco indeiscente, privo di endosperma e provvisto del caratteristico pappo: un ciuffo di peli bianchi, originatosi dal calice modificato, che, agendo come un paracadute, agevola col vento la dispersione del seme, quando questo si stacca dal capolino.

Distribuzione e habitat

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Ciclo vitale del tarassaco comune: nella prima riga si nota il germoglio diventare fiore; seguono le fasi di formazione dell'infruttescenza che, infine, viene dispersa nell'aria[13].

Il tarassaco cresce spontaneamente nelle zone di pianura fino a un'altitudine di 2000 m e in alcuni casi con carattere infestante. È una pianta tipica del clima temperato e, anche se per crescere non ha bisogno di terreni e di esposizioni particolari, predilige maggiormente un suolo sciolto e gli spazi aperti, soleggiati o a mezzombra. In Italia cresce dovunque e lo si può trovare facilmente nei prati, negli incolti, lungo i sentieri e ai bordi delle strade.

Sostanze bioattive nel Taraxacum officinale

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La pianta fresca di Taraxacum officinale contiene oltre alla cellulosa una serie di sostanze bioattive.
La foglia contiene particolarmente:

La radice è particolarmente ricca di:

Tarassaco[10]
Valori nutrizionali per 100 g
Energia20 kcal (80 kJ)
Proteine2,7 g
Carboidrati
Totali8,8 g
Fibre1,8 g
Grassi
Totali0,6 g
 
Acqua86 g
Vitamine
Vitamina A8000 µg
Tiamina (Vit. B1)0,19 mg
Riboflavina (Vit. B2)0,17 mg
Niacina (Vit. B3)0,17 mg
Vitamina C36 mg
Minerali
Calcio160 mg
Ferro3,5 mg
Fosforo70 mg
Potassio440 mg
Sodio76 mg

Il tarassaco viene usato sia dalla cucina sia dalla farmacopea popolare.

È una pianta di rilevante interesse in apicoltura, che fornisce alle api sia polline sia nettare, se ne può ricavare un ottimo miele monoflorale, che cristallizza abbastanza velocemente.

Uso culinario

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Foglie di tarassaco lavate per preparare un'insalata

Il tarassaco è usato per preparare un'insalata primaverile, sia da solo che con altre verdure. In Piemonte, dove viene chiamato "girasole"[14], è tradizione consumarlo con uova sode durante le scampagnate di Pasquetta. In Liguria è utilizzato insieme ad altre erbe per il ripieno dei pansoti.

Anche i petali dei fiori possono contribuire a dare sapore e colore a insalate miste. I boccioli sono apprezzabili se preparati sott'olio; sotto aceto possono sostituire i capperi[10]. I fiori si possono preparare in pastella e quindi friggere. Le tenere rosette basali si possono consumare sia lessate e quindi condite con olio extravergine di oliva, sia saltate in padella con aglio (o ancor meglio con aglio orsino). In Carnia le stesse rosette basali vengono consumate crude, condite con guanciale soffritto con pochissimo olio e "spento" a fine cottura con abbondante aceto.

I fiori vengono inoltre utilizzati per la preparazione dello sciroppo (o gelatina) di tarassaco, spesso erroneamente definite "miele di tarassaco"[15][16].

Con le radici tostate di tarassaco si può preparare il caffè di tarassaco, un surrogato del caffè che ne mantiene in certa misura il gusto e le proprietà digestive, in modo simile al caffè d'orzo e al caffè di cicoria[10][17].

In orticoltura si coltivano diverse varietà mutate, da consumare come insalata e verdura.

È pianta molto visitata dalle api, che vi raccolgono abbondante nettare.[18]

L'origine dei vari nomi

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Esiste naturalmente una spiegazione per i vari nomi della pianta: viene chiamata "dente di leone" a causa della forma dentata delle foglioline, "soffione"[9] per via della palla lanosa che contiene i semi.

Il nome ufficiale Tarassaco proviene dal greco ταραχή tarakhḕ "scompiglio", e ἄκος àkos "rimedio", questa è dunque capace di rimettere in ordine l'organismo. Infine esiste un ultimo nome con cui il tarassaco è conosciuto, "piscialetto", datogli per le sue proprietà diuretiche[19].

  1. ^ Riscoprire il tarassaco, su VivereCremona.it. URL consultato il 28 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 26 luglio 2014).
  2. ^ Giusi Morbini, Dove sono finiti i fiordalisi?, in Popolis, 9 luglio 2019. URL consultato il 9 novembre 2019.
  3. ^ Giuseppe Maffeis, Il tarassaco. Erba umile ma preziosa, in Calendula, malva e tarassaco, Milano, Edizioni Riza, 2014, p. 100.
  4. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 6 marzo 2022.
  5. ^ Cichorieae Portal, su cichorieae.e-taxonomy.net. URL consultato il 6 marzo 2022.
  6. ^ Pignatti 2018, vol.3 pag. 1085.
  7. ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 6 marzo 2022.
  8. ^ a b Taraxacum officinale su agraria.org
  9. ^ a b soffione, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
    «[...] così chiamata per il fatto che, alla maturazione dei frutti (achenî muniti di pappo), i peli dei pappi si espandono formando nell'insieme una sfera che, al minimo soffio, si dissolve perché gli achenî si staccano facilmente dal ricettacolo dell'infruttescenza [...]»
  10. ^ a b c d e f g h i j k l Achille Morricone; Vincenzo Pedicino, Dizionario dietetico degli alimenti, Milano, A. Vallardi, 1986, p. 817.
  11. ^ piscialletto, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  12. ^ Tutti in forma col Tarassaco, su piemonteparchi.it.
  13. ^ Filmato audio (EN) Neil Bromhall, Time lapse Dandelion flower to seed head, su YouTube, 6 giugno 2010. URL consultato il 12 aprile 2020.
  14. ^ o "cicoria". Gli ortaggi dalla A alla Z, pagina 25, Grazia Balducci, ed. Tecniche nuove, anno 2005
  15. ^ Gelatina di fiori di tarassaco o miele di tarassaco, su blog.giallozafferano.it. URL consultato il 22 aprile 2014.
  16. ^ Gelatina di tarassaco, su Comune di Orsara di Puglia. URL consultato il 22 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).
  17. ^ Caffè al tarassaco, su Comune di Orsara di Puglia. URL consultato il 22 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2014).
  18. ^ http://www.florabeilles.org/serie/taraxacum_apis-mellifera-6
  19. ^ Tarassaco: proprietà, uso, controindicazioni, su Cure-Naturali.it. URL consultato il 24 aprile 2014.
  • Della Loggia, R (cur), Piante officinali per infusi e tisane. Manuale per farmacisti e medici, OEMF 1993; ISBN 88-7076-132-0
  • (DE) Fintelman V. Weiss R. Lehrbuch der Phytotherapie, Hippokrates 2002 ISBN 3-8304-5243-8
  • (DE) Karl Hiller, Matthias F. Melzig. Lexikon der Arzneipflanzen und Drogen. Spektrum akademischer Verlag, 2009. ISBN 978-3-8274-2053-4
  • Kadereit J.W. & Jeffrey C., The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VIII. Asterales., Berlin, Heidelberg, 2007.
  • V.A. Funk, A. Susanna, T.F. Steussy & R.J. Bayer, Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae, Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Seconda edizione., Bologna, Edagricole, 2018.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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