Vai al contenuto

Sea-Watch 3

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Sea Watch 3)
Sea-Watch 3
Descrizione generale
Tipoyacht - nave di ricerca e soccorso
ArmatoreSea-Watch e.V.
ProprietàSea-Watch e.V.
Registro navaleDNV-GL
Porto di registrazione Rio de Janeiro
(30/06/1973 - 01/07/1990)

 ???
(01/07/1990 - 23/08/1991)
Douglas
(23/08/1991 - 14/10/1999)
Kingstown
(14/10/1999 - 02/12/2004)
Monrovia
(02/12/2004 - 01/10/2010)
Panama
(01/10/2010 - 10/07/2017)
Amsterdam
(10/07/2017 - oggi)

Identificazionenominativo internazionale ITU:
Papa
P
Echo
E
Seven
7
Zero
0
Nine
9
Eight
8
(Papa-Echo-Seven-Zero-Nine-Eight)

numero MMSI: 244140096
numero IMO: 7302225

Utilizzatore principaleorganizzazione non governativa
Sea-Watch
CostruttoriShimoda Dockyard Co. Ltd
CantiereShimoda
Costruzione n.211
Impostazione14 dicembre 1972
Varo30 giugno 1973
Nomi precedentiAlegrete
(1982 - 1995)
Seaboard Swift
(1995 - 1997)
Hornbeck Swift
(1997 - ??/10/1999)
Swift
(??/10/1999 - ??/11/2004)
Swift I
(??/11/2004 - 01/12/2004)
VOS Southwind
(01/12/2004 - 05/10/2010)
Furore G
(01/10/2010 - 01/05/2015)
Dignity I
(01/05/2015 - 10/07/2017)
Sea-watch III
(10/07/2017 - oggi)
Caratteristiche generali
Stazza lorda645 tsl
Stazza netta195 tsn
Portata lorda498 tpl
Lunghezza(fuori tutto) 50,35 m
(tra le p.p.) 45,50 m
(gallegg. est.) 47,13 m
Larghezza11,65 m
Pescaggio(max) 3,62 m
Propulsione2 × motore Diesel Caterpillar D399TA
Velocità12 nodi (22,22 km/h)
voci di navi mercantili presenti su Wikipedia

Sea-Watch 3 è una nave battente bandiera dei Paesi Bassi, gestita dall'organizzazione non governativa tedesca Sea-Watch con sede a Berlino[1].

Registrata come imbarcazione da diporto tramite la Watersportverbond e sul Kadaster (catasto olandese) con Zeebrief (documento di nazionalità di un'unità marittima) dal Det Norske Veritas-Germanischer Lloyd (DNV•GL)[2], in passato è stata utilizzata come rifornitore per le piattaforme in alto mare[3], è oggi utilizzata per la ricerca e soccorso (SAR) dei naufraghi nelle zone antistanti le coste libiche.

La nave fu costruita come rifornitore offshore con il numero di matricola 211 dall'azienda Shimoda Dockyard in Giappone. La chiglia venne impostata nel 1972 e la nave venne consegnata alla Petroleiro Brasileiro S.A. - Petrobras Frota Nacional de Petroleiros a Rio de Janeiro all'inizio del luglio 1973 e messa in servizio con il nome di Alegrete.

Nel 1982 la nave venne venduta alla Companhia Brasileiro de Offshore di Salvador.[4] Nel 1990 la nave è stata venduta alla Sunset Shipping di Douglas sull'isola di Man e trasformata in una nave da ricerca offshore, ribattezzata Seaboard Swift.[4]

Nella seconda metà degli anni 1990 l'imbarcazione è stata rivenduta a più aziende e ridenominata più volte; nel 1999 la società Rederij West Friesland l'ha trasformata in una nave di supporto per la ricerca sismica presso il cantiere navale Frisian Shipyard di Harlingen.[4] Nel 2004 è stata acquisita dalla Telco Marine a Den Helder, ma pochi mesi più tardi è stata ceduta alla Vroon Offshore Service, che la ribattezzò VOS Southwind. Nel 2010 la nave fu venduta alla Rederij Groen, che la ribattezzata Furore G. e destinata a nave di supporto offshore.[4]

Nel 2015 la nave è stata venduta all'ONG Médicos Sin Fronteras España a Barcellona[4], che l'ha ribattezzata Dignity I e destinata all'attività di ricerca e soccorso dei migranti nel Mediterraneo. Nel 2017 viene rilevata dall'associazione tedesca Sea-Watch che la utilizza in sostituzione della Sea-Watch 2.

Nel giugno 2018, le autorità maltesi hanno sequestrato la nave nel porto de la Valletta perché non correttamente registrata sotto bandiera olandese. Pur avendo regolarizzato la registrazione nel mese successivo, alla Sea-Watch 3 venne rifiutata l'uscita dal porto della Valletta per motivi politici fino al mese di ottobre.[5][6][7] Nel dicembre 2018, l'associazione Sea-Watch ha presentato una denuncia contro il Ministero dei trasporti maltese per aver arbitrariamente impedito la libera disponibilità della nave Sea-Watch 3.[8]

Nel gennaio 2019 il governo italiano rifiutò alla Sea-Watch 3 di entrare in uno dei porti italiani, poiché il porto sicuro più vicino era in Tunisia dove era altresì presente un centro di soccorso. In risposta a una denuncia del comandante della Sea-Watch 3 e di diversi migranti a bordo, dopo dieci giorni la Corte europea dei diritti dell'uomo ordinò all'Italia l'accoglimento di 47 persone, con assistenza medica e alimentare a bordo e, per i minori, il patrocinio legale gratuito. Poco tempo dopo, i governi di Germania, Francia, Portogallo, Romania e Malta hanno offerto la propria disponibilità ad ospitare i migranti a bordo. Il 1º febbraio 2019 la Guardia Costiera italiana, nell'ambito di controlli ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), ha effettuato il fermo amministrativo della Sea-Watch3 per presunte violazioni delle norme in materia di sicurezza della navigazione e di tutela dell'ambiente marino[9]. La Sea-Watch3 ha poi potuto riprendere il largo il 22 febbraio 2019 dopo il "via libera" da parte delle autorità italiane.[10]

A metà maggio 2019, l'equipaggio della Sea-Watch 3 aveva annunciato di aver recuperato 65 persone a 60 chilometri al largo della costa libica, ma il ministro dell'interno Matteo Salvini ha ordinato il divieto di navigazione nelle acque territoriali italiane. Poco dopo i feriti e le loro famiglie (18 persone) sono state soccorse da una nave della guardia costiera italiana, che però dovette rimanere fuori dalle acque italiane a 15 miglia nautiche da Lampedusa. Dopo che gli attivisti della Sea-Watch annunciarono possibili intenzioni suicide fra i 47 migranti rimasti a bordo, il 18 maggio decisero, nonostante il divieto, di dirigersi verso le acque territoriali italiane per ragioni umanitarie, rivendicando il diritto di approdare nel porto sicuro più vicino in quel momento. I migranti sono stati così fatti sbarcare a Lampedusa dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza. La nave è stata poi sottoposta a sequestro cautelare, per poi essere nuovamente dissequestrata il 1º giugno 2019. Il presidente del Consiglio della Chiesa protestante della Germania, Heinrich Bedford-Strohm, ha successivamente visitato la nave, non ancora accessibile in quel momento, esprimendo il suo sostegno all'equipaggio.

Il 12 giugno 2019 la Sea Watch-3 ha recuperato 53 persone nelle acque della zona SAR libica, di cui 11 sono state portate subito a terra per motivi medici, mentre le restanti 42 sono rimaste a bordo. La nave è rimasta in una posizione di attesa in acque internazionali al largo di Lampedusa senza permesso di entrare. Il 21 giugno il comandante Carola Rackete e diversi cittadini di diversi Stati africani hanno chiesto alla Corte europea dei diritti dell'uomo un'ingiunzione provvisoria per costringere l'Italia a far entrare la nave, ma il 25 giugno 2019 il tribunale ha respinto la richiesta urgente, in quanto le misure provvisorie sono previste solo se vi era un "rischio immediato di danno irreparabile". La situazione a bordo della nave non giustificava dunque alcuna forma di coercizione nei confronti dell'Italia, la quale aveva comunque prestato assistenza alle persone ferite, donne e bambini. Il 26 giugno 2019, dopo due settimane di navigazione, la nave è entrata nelle acque territoriali italiane, nonostante la minaccia di pesanti sanzioni.[11] Salvini ha invitato la magistratura ad agire rapidamente, dichiarando che l'Italia non era un "ormeggio per immigrati clandestini" e che si trattava di "una nave olandese di un'organizzazione non governativa tedesca, che accoglie i migranti al largo della Libia”: la nave, quindi, è stata fermata dalla guardia costiera. Nel frattempo, l'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia ha offerto di prendersi cura dei migranti senza costi per lo Stato italiano (incontrando la contrarietà del Ministro degli Interni Salvini),[12] ed anche diverse città tedesche - per voce del Ministro degli Interni tedesco Seehofer - avevano dichiarato la loro disponibilità ad accettarli, cosa su cui lo stesso Seehofer pose però come condizione il coinvolgimento di altri stati dell'Unione Europea.[13]

Gennaio - luglio 2020

[modifica | modifica wikitesto]

All’inizio del 2020, dopo che il tribunale di Palermo a dicembre ne aveva disposto il dissequestro,[14] la nave ha soccorso in mare 119 migranti, poi sbarcati a Taranto a metà gennaio.[15] A febbraio, nel corso di una nuova missione, la nave ha effettuato tre interventi prendendo a bordo, complessivamente, 194 migranti che sono stati sbarcati a Messina il 27 dello stesso mese.[16]

A giugno, dopo essere rimasta ferma a Messina durante il periodo di sospensione delle attività dovuto alle misure di contenimento della pandemia di COVID-19,[17] la nave ha ripreso il largo dirigendosi verso il golfo della Sirte[18] e, intorno alla metà di giugno, con tre diverse operazioni nel giro di 48 ore ha imbarcato 211 persone[19] che sono state portate a Porto Empedocle per essere poi trasferite sulla Moby Zazà, la nave noleggiata dal governo per la quarantena dei migranti.[20]

All’inizio del mese di luglio la nave, che ora batte bandiera tedesca, è stata sottoposta a fermo amministrativo in conseguenza di un’ispezione della Guardia Costiera che ha rilevato irregolarità di natura tecnica e operativa riguardanti la sicurezza e la tutela ambientale.[21] La decisione è stata duramente commentata dalla ONG.[22]

La nave è alimentata da due motori Diesel a sei cilindri a quattro tempi della Caterpillar (tipo: D399TA) con una potenza combinata di 1630 kW, che agiscono su due eliche fisse tramite riduttore[23]. Raggiunge circa 10 kn di velocità[24]. La nave è equipaggiata con una elica di manovra prodiera.

  1. ^ Wir brauchen nicht mehr Regeln, wir brauchen mehr Rettungsschiffe Archiviato il 2 ottobre 2018 in Internet Archive., Sea-Watch, 26. Juli 2017, abgerufen am 4. Juli 2018.
  2. ^ Det Norske Veritas-Germanischer Lloyd (DNV•GL), su vesselregister.dnvgl.com. URL consultato il 1º febbraio 2019 (archiviato il 2 febbraio 2019).
  3. ^ Ong nel mediterraneo, su ilpost.it. URL consultato il 10 luglio 2019 (archiviato l'8 luglio 2019).
  4. ^ a b c d e Na verkoop herdoopt, su Koopvaardij. URL consultato il 5 luglio 2018 (archiviato il 29 giugno 2019).
  5. ^ Matthew Vella, Malta still preventing Sea-Watch vessel from departing, despite positive inspection, su Maltatoday, 11 settembre 2018. URL consultato il 23 novembre 2018 (archiviato il 10 luglio 2019).
  6. ^ Christian Jakob, Rückkehr der Seenotretter, su TAZ, 6 novembre 2018. URL consultato il 23 novembre 2018 (archiviato il 16 maggio 2019).
  7. ^ Raphael Thelen e Andreas Evelt, "Sea-Watch 3" hat alle Zulassungen – darf aber nicht auslaufen, in Spiegel, 1º agosto 2018. URL consultato il 23 novembre 2018 (archiviato il 27 giugno 2019).
  8. ^ Denise Grech, Transport Ministry taken to court over ‘abuse of power’, in Malta Times, 11 dicembre 2018. URL consultato il 28 giugno 2019 (archiviato il 16 dicembre 2018).
  9. ^ Corpo delle Capitanerie di porto - Guardia Costiera. Comunicato stampa del 1º febbraio 2019., su guardiacostiera.gov.it. URL consultato il 1º febbraio 2019 (archiviato il 2 febbraio 2019).
  10. ^ Via libera alla Sea-Watch 3: ha lasciato il porto di Catania, su LaStampa.it. URL consultato il 26 giugno 2019 (archiviato il 26 giugno 2019).
  11. ^ Copia archiviata, su rainews.it. URL consultato il 26 giugno 2019 (archiviato il 26 giugno 2019).
  12. ^ Nosiglia, pronti ad accogliere i migranti, su avvenire.it. URL consultato il 7 luglio 2019 (archiviato il 1º luglio 2019).
  13. ^ La lezione "tedesca" all'Italia: 50 città pronte ad accogliere i migranti di Sea Watch, su europa.today.it. URL consultato il 7 luglio 2019 (archiviato il 7 luglio 2019).
  14. ^ Francesco Spagnolo, La Sea Watch torna in mare. Saviano primo firmatario della campagna per il dissequestro delle altre navi, su News Mondo, 20 dicembre 2019. URL consultato il 4 agosto 2020.
  15. ^ Sea Watch 3, approdata a Taranto la nave con 119 migranti a bordo, su Tgcom24, 16 gennaio 2020. URL consultato il 4 agosto 2020.
  16. ^ Luca Sablone, Altro che navi in quarantena: 194 migranti verso Messina, su ilGiornale.it, 26 febbraio 2020. URL consultato il 4 agosto 2020.
  17. ^ Sofia Dinolfo, La Sea Watch pronta a ripartire: l'annuncio dell'Ong su Twitter, su ilGiornale.it, 4 giugno 2020. URL consultato il 4 agosto 2020.
  18. ^ Migranti: Sea Watch ne soccorre 100 - Cronaca, su Agenzia ANSA, 17 giugno 2020. URL consultato il 4 agosto 2020.
  19. ^ Migranti, Sea Watch con 211 naufraghi cerca un porto sicuro, su la Repubblica, 19 giugno 2020. URL consultato il 4 agosto 2020.
  20. ^ Alan David Scifo, Agrigento, trasbordo dalla Sea Watch di 211 migranti: faranno la quarantena sulla Moby Zazà, su la Repubblica, 21 giugno 2020. URL consultato il 4 agosto 2020.
  21. ^ Fermo amministrativo per la Sea Watch, su Adnkronos, 8 luglio 2020. URL consultato il 4 agosto 2020.
  22. ^ Fermo amministrativo per le navi Ong: perché c'è qualcosa che non quadra, su AL MAGHREBIYA NEWS 24, 10 luglio 2020. URL consultato il 4 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 4 agosto 2020).
  23. ^ Furore G Archiviato il 24 giugno 2019 in Internet Archive., Zeeschepen of het Haringvliet, abgerufen am 5. Juli 2018.
  24. ^ (EN) Specifications Offshore and support vessel "Furore-G" (PDF), su Rederij Groen BV. URL consultato l'8 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2015).

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]